Sotto invito di Mario70 esprimo il mio punto di vista in merito alle sue considerazioni sulla trinità...
Mario70...
Scrissi addirittura un libro (che comunque ho tenuto per me) nel quale dichiaravo come si poteva essere cristiani pur non accettando la dottrina trinitaria, da un punto di vista storico e teologico, questo mi ha portato ad approfondire meglio tale dottrina consultando tomi importanti, leggendomi quello che scrissero i padri della chiesa ed esaminando attentamente le parole usate per descrivere la trinità, molte delle quali sono scritte nella bibbia stessa.
Da non trinitario ho cominciato ad accettare il semplice fatto che essere della natura del padre o avere la stessa sostanza del padre, poneva Cristo molto al di sopra del rango di creatura, quindi ho cominciato ad avere più chiara in mente la distinzione tra creato e generato: il figlio, in quanto tale, essendo il primo e l'unico figlio di Dio (primogenito e unigenito sono termini biblici), non poteva che essere generato dal padre, quindi era Dio come lui, essendo entrambi di natura divina.
Un figlio non si crea, si genera, ed è esattamente della natura di chi lo genera è interessante notare che capii ed accettai questo fatto, quando ero ancora un testimone di Geova attivo!
Come conciliare il versetto di Rivelazione 3:14? L’ultimo libro della Bibbia definisce Gesù “il principio della creazione di Dio”.
Secondo noi, alcuni versetti rivelano che Gesù venne effettivamente creato da Dio.
In tutti i casi, nel N.T. , “principio” (greco arche), seguito da un genitivo, mostra che esso denota sempre il principio o la parte iniziale di qualcosa.
In generale, l’uso del singolare arche, seguito da un’espressione al genitivo, favorisce (almeno da un punto di vista statistico) il significato di “principio” per Rivelazione 3:14. Non si sono trovate eccezioni a questa conclusione, in particolare quando il soggetto sia una persona e non un oggetto inanimato.
Ho sempre pensato ogni volta che leggevo la parola "Dio" a Geova o Yahweh (come lo si voglia chiamare) ossia al padre, non ho mai riflettuto seriamente su questo termine, "Dio" indica non un nome ma la natura di chi è chiamato così, esattamente come è per la parola "uomo", non esiste una persona che si chiama "Uomo" (o anche se esistesse sarebbe un eccezione singolare dovuta a dei genitori bizzarri), il figlio naturale di un uomo è uomo anche lui, ossia condivide la medesima natura di chi lo ha generato, la stessa cosa avviene per il padre:
Questa conclusione è personalissima.
Non sempre il termine “Dio” indica la natura di chi è chiamato così. In Isaia spesse volte il termine è riferito a “immagini scolpite” a “dei” senza valore. Isaia 43:10 fa riferimento agli idoli fatti dagli uomini dei paesi vicini ad Israele.
Quindi non sempre il termine “Dio” indica la natura divina.
Ci troviamo davanti ad un paragone (il figlio naturale di un uomo è uomo anche lui) improponibile.
Che Cristo sia "Il Figlio di Dio" lo dice tutto il nuovo testamento, egli non è un figlio di Dio, egli è IL, l'unico figlio, quando dopo la resurrezione egli scrisse "io salgo al padre mio e padre vostro" egli fece una distinzione importante tra la relazione che aveva lui col padre e quella che avevano i suoi discepoli i quali erano figli per adozione, se egli non avesse voluto sottolineare nulla, non avrebbe fatto questa importante distinzione, ma si sarebbe limitato a dire "salgo al padre nostro".
In questa espressione (Giov. 20:17) notiamo che Gesù aveva un Dio. Chiaramente, significa che non poteva nello stesso tempo essere quel Dio. Quindi, se il Padre è Dio di Gesù, non possono essere lo stesso Dio.
Col tempo capii anche che le scritture veterotestamentarie portate avanti dagli antitrinitari (e dai testimoni di Geova, me compreso) per sostenere che "generato" e "creato" siano sinonimi, che poeticamente parlano della creazione come di generazione o parto (ad es: salmo 90:2), andavano prese per quello che erano: semplici allegorie poetiche, e non potevano essere usate per descrivere termini in un altra lingua di mille anni dopo (mi riferisco ovviamente agli scritti dei salmi e dei proverbi in ebraico, in contrapposizione al nuovo testamento greco, iniziato a scrivere appunto circa mille anni dopo dei libri prima menzionati).
Però a questo punto mi sono trovato in difficoltà in quanto facevo coesistere due dèi, uno il padre e un'altro il figlio, generato da lui nel tempo o con il tempo, questo era quello che credevo un po di tempo fa.
Per scusare l'esistenza di due dèi, prendevo spunto da quella che era la teologia primordiale monolatra ebraica (credenza in piu dèi, ma adorazione di uno solo) leggendo in wikipedia il significato di enoteismo e monolatria ho scoperto quanto segue:
"L'Enoteismo (dal greco antico εἷς θεός, "un solo dio") o Monolatria (dal greco μόνος, "unico", e λατρεία, "culto") è una forma di culto intermedia tra politeismo e monoteismo in cui viene venerata in particolar modo una singola divinità senza tuttavia negare l'esistenza di altri dei accanto ad essa: non viene quindi negata l'esistenza di altre divinità, ma ne viene sottolineata l'inferiorità. I due termini differiscono nel fatto che nell'enoteismo, a differenza della monolatria, non è escluso che gli altri dei, per quanto inferiori, siano oggetto di forme di culto. Si può intendere un'ulteriore divisione tra i due termini sul piano temporale: accade dunque che nell'enoteismo il culto di un unico dio, all'interno di un più vasto pantheon, sia un sistema momentaneo per avere favori nell'immediato, da quella determinata forza divina; nella monolatria questo schierarsi dalla parte di un'unica divinità risulta essere più longevo nel tempo, vera passerella per il monoteismo.
Si tratta, per questo motivo, di un concetto profondamente diverso da monoteismo, nel quale esiste un solo e unico dio
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La monolatria si può anche considerare, ma non sempre, una fase iniziale del processo di una religione verso il monoteismo, come lo è stato per il culto di JHWH professato dall'ebraismo."
L’ Enoteismo è rintracciabile negli scritti sacri dell’induismo, per il quale ogni divinità è 'agli occhi del supplicante allo stesso tempo una divinità vera, suprema e assoluta'. A una singola divinità, pertanto, viene tributato un culto che, indirizzandosi a 'un unico Dio alla volta', esclude l'adorazione di altre divinità. Questa forma particolare di politeismo non possiamo applicarla o usarla all’antico testamento e al cristianesimo. Non emerge assolutamente da nessuna parte. Vedi Isaia 43:10.
infatti ci sono scritture dell'antico testamento che chiamano "dèi" sia gli angeli che uomini potenti (i giudici), ma qualcosa non mi tornava...
Ad esempio la scrittura chiave di Isaia 43:10 tanto cara ai testimoni di Geova e Isaia 44:6 dicono:
43:10 (NRV) " I miei testimoni siete voi, dice il SIGNORE, voi, e il mio servo che io ho scelto, affinché voi lo sappiate, mi crediate, e riconosciate che io sono. Prima di me nessun Dio fu formato, e dopo di me, non ve ne sarà nessuno.
ancora:
Isaia 44:6 «Così parla il SIGNORE, re d'Israele e suo salvatore, il SIGNORE degli eserciti: Io sono il primo e sono l'ultimo, e fuori di me non c'è Dio.
Queste scritture erano inequivocabili: poteva esistere un'altro chiamato "Dio" accanto a Yahweh? No!
Appunto perché non era possibile l’esistenza di un altro Dio, non possiamo usare il termine enoteismo.
Alcuni mi dicevano che ero io stesso politeista e all'epoca non gli davo peso, cercavo di scusare la mia teologia in vari modi dicendo che Cristo era "Dio" nel senso di potente, ma quelle scritture erano chiare e smentivano qualsiasi mia presa di posizione.
Dal momento che esistevano entrambi i punti di vista in antitesi tra loro nell'antico testamento, l'unica soluzione era proprio quella che gli ebrei hanno avuto dei cambiamenti di vedute nella loro storia e gli scritti lo dimostrano chiaramente, si è passati dal "Dio degli dèi" (visione monolatra) di deuteronomio 10:17 al "solo ed unico Dio" (versione monoteista) del deutero Isaia e questo in centinaia di anni di evoluzione teologica, io ed i tdg invece ci eravamo fermati allo stadio arcaico della monolatria ebraica (evidentemente ci faceva comodo per sostenere e mantenere le nostre bizzarre tesi), senza cogliere l'evoluzione che gli ebrei (e con loro i loro scritti), hanno avuto nel tempo.
C’è del pregiudizio nell’usare il termine bizzarre tesi (ipotesi personalissima che tenta di influenzare il lettore). La monolatria e il monoteismo sono alla base dell’insegnamento biblico. Non sono in antitesi fra loro ma in buon accordo.
Nel Grande Lessico del Nuovo Testamento di Kittel, la massima opera dell’erudizione tedesca, si dice “Era impossibile per il pensiero rabbinico che esistessero Figli di Dio”(vol. IV pag. 404), ed è anche il motivo per cui la LXX spesso scolorisce il testo ebraico originale in cui invece era attestata la fase monolatrica con degli elohim disseminati ovunque, sempre dal Kittel: “In es. 4,16 Dio dice a Mosè “Egli è per te bocca e tu sei per lui Dio”, I LXX indeboliscono il senso: su de autô(i) esê(i) ta pros ton theon. “(Ivi) “Talvolta anche certi esseri celesti sono chiamati nell’AT elohim. In tali casi, però, i LXX preferiscono deviare e parlare di angheloi(angeli) o di hyioi theou(figli di dio), per evitare ogni apparenza di politeismo. Questa è solo una piccola parte della violenta lotta contro il politeismo e la idolatria, che dai tempo del deutero-isaia è vigorosamente condotta nella letteratura apostolica, ellenistica e rabbinica.” (op. cit. pag 405)
Come si vede dèi fuori da YHWH, sono esplicitamente negati dal deutero-Isaia, sono in odore di politeismo e dunque vengono evitati in modo progressivo.
L’uso di figli di Dio non porta automaticamente al politeismo. Isaia 2:6; 10:10 e 11; 19:1-3 ecc. dimostrano in modo chiaro e senza ombra di dubbio che Geova si scaglia contro gli “dei” fatti (o formati) dagli uomini.
Gerald Cooke (The Sons of (the) God(s) fa notare che “la molteplicità della terminologia dell’Antico Testamento riguardo ad un corpo di esseri divini subordinati a Yaweh non è un’indicazione che gli ebrei intendessero diversamente riferendosi a schiere o assemblee di dei. Egli osserva inoltre “Si è scoperto che il concetto di esseri divini minori attorno a Yahweh era noto e utilizzato il tutto il periodo biblico in Israele iniziando probabilmente fin dai primi riferimenti di Genesi… La distinzione funzionale degli dèi all’interno di questa compagnia celeste, tuttavia, è maggiormente chiarita da Isaia e Salmi. Isaia nega l’esistenza di dèi oltre a Yahweh; ma è probabile che abbia continuato a fare uso del concetto della compagnia celeste (Isaia 6:1-4; 6-7).
Il GLNT sostiene anche che “Nella letteratura rabbinica è rarissimo che ci si riferisca a Sal 2,7, e il messia, indipendentemente dal testo vetero-testamentario, non è mai detto Figlio di Dio(…) A questi pochi riferimenti alla parola del Salmo si contrappone tutta una serie di espressioni polemiche dei rabbini, i quali accennano all’unicità di Dio e respingono chiaramente l’idea ch’egli possa avere un figlio”(lemma hyios del GLNT, pag. 178)
Vediamo quindi cosa hanno fatto i traduttori della LXX (diciamo a partire dal IV secolo AC) quando hanno incontrato passi che definivano gli angeli come "figli di Dio", in Genesi 6:2,4; Giobbe 1:6; 2:1; 38:7.
Per non creare problemi ai lettori ebrei di lingua greca, essi non tradussero questi passi nell'equivalente greco "uioi tou theou" (figli di Dio) ma interpretarono con "aggheloi" (angeli); perchè fare questo se non ci fosse stata un evoluzione nell'uso del termine "Dio" o "figlio di Dio"?
Non ci troviamo di fronte ad una evoluzione. L’espressione “figli di …”, nella Bibbia, spesso denota l’appartenenza ad una corporazione o società. Nella Bibbia i “figli dei cantori, sono cantori (Neemia 12:28). I figli dei profeti, sono profeti (1 Re 20:35)
Pertanto, in Genesi 6:2,4 ; Giobbe 1:6; 2:1; 38:7 non significano esattamente figli di Dio/degli dei, ma appartenenti alla classe di. Per questo motivo non devono meravigliarci le traduzioni che riportano questa espressione come in Giobbe 1:6 “Venne il giorno in cui gli dei vennero a presentarsi di fronte a Yahweh.
Tornando alla parola "Dio" usata per "angeli" vediamo come si sono comportati in salmo 8:5:
LND (che si appoggia al testo ebraico masoretico) " Eppure tu lo hai fatto di poco inferiore a DIO [lett. "agli dèi"], e lo hai coronato di gloria e di onore."
Lascio immaginare a voi come hanno tradotto quelli della LXX...
ebbene si! lo vediamo anche nel parallelo di ebrei 2:7 (come sappiamo gli scrittori del NT leggevano il VT dalla LXX):
"Tu lo hai fatto di poco inferiore agli angeli; lo hai coronato di gloria e d'onore".
L’Antico Testamento insegna che gli angeli sono esseri divini. Nel Salmo 8:5 sono chiamati “dei” e questo è confermato dall’apostolo Paolo. Gli israeliti non consideravano questi angeli uguali a Geova. Dio ha sempre utilizzato i suoi servitori angelici come amministratori della Sua volontà divina.
Che dire dei giudei contemporanei di Gesù? come interpretavano il fatto che egli stesso si definiva "IL figlio di Dio"?
1)Giovanni 5:16-18:
"16 Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva queste cose di sabato. 17 Ma Gesù rispose loro: «Mio Padre è all'opera fino ad ora ed anch'io sono all'opera». 18 Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non solo violava il sabato, ma diceva che Dio era suo Padre, facendo se stesso uguale a Dio. "
Chi era a dire che Gesù si stava facendo uguale a Dio? Non certo Gesù. Erano i giudei a pensare che egli volesse farsi uguale a Dio chiamando Dio suo Padre. Pur chiamando giustamente Dio suo Padre, Gesù non pretese mai di essere uguale a Dio. Furono sempre i giudei increduli a dire che Gesù violava il sabato, ma si sbagliavano. E' chiara l'espressione che Gesù rivolge ai giudei: "In verità, in verità vi dico, il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre". Gesù sta impartendo una lezione ed una correzione al loro intendimento sbagliato
[Modificato da Revenge. 16/08/2008 13:54]