ossia: La nostra erba non ha più bisogno d'acqua di quella del vicino.
Alcuni tdG "internettiani" hanno giudicato sagge queste regole di comportamento che dovrebbero tenere i cattolici nei loro confronti:
Se un componente della vostra famiglia ha la "sventura" di diventare TdG, il trauma per il parente cattolico può essere fortissimo. E allora cosa potete fare?
1) Accettare la persona. Uno deve entrare in quest'ordine di idee; «lo prendo atto e accetto che mia sorella (o mia nonna ecc.) sia tdG».
2) Mantenere il contatto e curare un rapporto positivo. Dobbiamo sforzarci perché le nostre reazioni emotive non portino ad atteggiamenti di chiusura e distacco.
3) Approfondire la nostra vita cristiana. Uno non può dare ciò che non ha. Perciò ai familiari di un tdG, si raccomanda di rafforzare e approfondire la propria fede e la propria condotta cristiana, prima di criticare quella degli altri.
4) Cercare di capire la persona e la sua dottrina. Domandarsi: che cosa l'ha attirato nei tdG?
5) Rispettare la religione dell'altro. Vanno escluse battute polemiche o ironiche.
6) Dialogare. È sicuramente improduttivo sostenere che da una parte c'è tutta la verità, e dall'altra solo falsità; questo atteggiamento produce solo il rafforzamento delle posizioni di partenza.
7) Concordare una linea di condotta reciprocamente corretta. Se non si può ottenere altro, converrà concordare le linee di comportamento reciproco: non toccare l'argomento religione, accettarsi come persone, parlare con rispetto della religione dell'altro, rispettare i reciproci diritti religiosi.
8) Dialogo della vita: col mostrare amore, rispetto e preoccupazione in centinaia di piccole cose.
9) Ricorso alla preghiera. Talora l'esempio del familiare cattolico che si è messo a vivere con più coerenza e con maggior pratica religiosa la sua fede, spinge il tdG a ripensamenti.
Penso anch'io che siano dei consigli saggi o almeno ragionevoli, per quanto scontati e forse, in un mondo perfetto, addirittura superflui.
Mi chiedo però se gli stessi tdG reputerebbero saggi questi altri consigli, identici agli altri salvo qualche piccolo particolare:
Se un componente della vostra famiglia di testimoni ha la "sventura" di lasciare i TdG e diventare per esempio ateo, il trauma per il parente tdG può essere fortissimo. E allora cosa potete fare?
1) Accettare la persona. Uno deve entrare in quest'ordine di idee; «lo prendo atto e accetto che mia sorella (o mia nonna ecc.) non sia più tdG».
2) Mantenere il contatto e curare un rapporto positivo. Dobbiamo sforzarci perché le nostre reazioni emotive non portino ad atteggiamenti di chiusura e distacco.
3) Approfondire la nostra vita cristiana. Uno non può dare ciò che non ha. Perciò ai familiari di un ex tdG, si raccomanda di rafforzare e approfondire la propria fede e la propria condotta cristiana, prima di criticare quella degli altri.
4) Cercare di capire la persona e la sua dottrina. Domandarsi: che cosa l'ha portato fuori dai tdG?
5) Rispettare la religione o le nuove credenze dell'altro. Vanno escluse battute polemiche o ironiche. (Eheh)
6) Dialogare. È sicuramente improduttivo sostenere che da una parte c'è tutta la verità, e dall'altra solo falsità; questo atteggiamento produce solo il rafforzamento delle posizioni di partenza.
7) Concordare una linea di condotta reciprocamente corretta. Se non si può ottenere altro, converrà concordare le linee di comportamento reciproco: non toccare l'argomento religione, accettarsi come persone, parlare con rispetto della religione delle credenze e delle opinioni dell'altro, rispettare i reciproci diritti religiosi e civili.
8) Dialogo della vita: col mostrare amore, rispetto e preoccupazione in centinaia di piccole cose.
9) Ricorso alla preghiera. Talora l'esempio del familiare testimone che si è messo a vivere con più coerenza e con maggior pratica religiosa la sua fede, spinge l'ex tdG a ripensamenti.
Personalmente riterrei saggi gli stessi consigli posti anche in quest'altro modo. E anche in questo caso mi sembrerebbe superfluo raccomandare cose che dovrebbero essere nell'ordine naturale delle cose.
Ma ovviamente, so per certo che sono rari come le mosche bianche i tdG che reputerebbero altrettanto saggi simili consigli, qualora questi fossero rivolti a loro: gli stessi concetti sono encomiabili se rivolti agli altri (per esempio ai cattolici), sono assolutamente deprecabili se rivolti a se stessi.
Come mai questa disparità di trattamento? Perchè pretendere che tutti riconoscano i propri diritti pur essendo i primi a non riconoscere i diritti degli altri?
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Gianluca