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I Testimoni di Geova e l'analfabetismo biblico

Ultimo Aggiornamento: 12/08/2008 10:57
28/07/2008 20:25
 
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I Testimoni di Geova e l'analfabetismo biblico

di Valerio Polidori

È passato ormai un quarto di secolo da quando l'intellighenzia cattolica tuonava contro la massiccia attività di predicazione dei Testimoni di Geova dalle pagine della Civiltà Cattolica (18 febbraio 1984 n.3208, p.327). Oggi, mutatis mutandis, l'allarmismo di allora sembra non più giustificato, tuttavia una maggiore consapevolezza del problema impone una riflessione più matura che faccia tesoro di quanto si è potuto osservare e studiare in questi ultimi decenni. Innanzitutto i numeri:  se è vero che in Europa occidentale (ivi compresa l'Italia) la crescita degli aderenti al movimento è prossima allo zero, quando non in regresso, non si deve tuttavia dimenticare che ciò è dovuto in massima parte a coloro che, volontariamente o no, lasciano il gruppo dopo un certo periodo di associazione. La sollecitudine pastorale deve dunque essere rivolta primariamente a costoro, alla cura delle sofferenze e del travaglio psicologico che sono esito inevitabile di una "disassociazione", alla ricostruzione di una vita spirituale di fronte allo smarrimento di qualsiasi orizzonte religioso in cui versano quasi tutti i fuoriusciti. Ma se la cura per chi è uscito sembra essere oggi l'obiettivo principe di ogni sforzo comunitario, non si può dimenticare di proseguire nelle parrocchie e nei movimenti l'opera di informazione sull'organizzazione unico vero "vaccino" per impedire alle persone di cadere nelle maglie del movimento di Brooklyn e nel successivo condizionamento mentale che ne può scaturire.
Come ho potuto documentare in una mia ricerca, la "Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture" (Tnm) è il principale strumento di lavoro e di proselitismo dei Testimoni di Geova (I Testimoni di Geova e la falsificazione della Bibbia, Bologna, Edb, 2007, pagine 188, euro 14,80). Bisogna infatti sapere che ogni postulato geovista è corredato, come nella migliore tradizione protestante, da un florilegio di versetti biblici a sostegno dell'enunciato. Fin qui tutto bene, se non fosse che tra la traduzione in uso presso i Testimoni di Geova (la Tnm, appunto) e tutte le altre traduzioni in circolazione vi sono differenze estremamente significative, specialmente nei punti-chiave che riguardano precisi argomenti teologici:  la divinità di Cristo, la Trinità, l'immortalità dell'anima, solo per citare i più importanti.
Facciamo qualche esempio:  una delle manomissioni più famose della Tnm, operata per riesumare una cristologia di stampo ariano, riguarda l'incipit del Vangelo di Giovanni, in cui leggiamo non già che "In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio" (Cei, 1974), ma "In principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e la Parola era un dio" (Tnm, 1987), coerentemente con il singolare assunto geovista secondo cui Gesù Cristo altri non sarebbe che l'arcangelo Michele sotto mentite spoglie:  non Dio, ma "un dio", cioè un essere intermedio tra il Creatore e la creatura. Ancora, la Tnm riscrive ex novo nientemeno che le parole d'istituzione eucaristica e l'espressione di Gesù sul pane spezzato "questo è il mio corpo" (Matteo 26, 26; Marco 14, 22; Luca 22, 19; Prima lettera ai Corinzi 11, 24; Cei) diventa "questo significa il mio corpo", con un'alquanto ardita trasformazione del verbo essere volta a giustificare l'abolizione del sacramento e della presenza reale di Cristo nelle specie eucaristiche. In alcuni casi l'esito delle manomissioni è grottesco, vuoi perché non sempre il testo si presta agli "aggiustamenti" dei redattori di Brooklyn, vuoi per lo scarso acume del traduttore. Ad esempio "per far risplendere la conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto di Cristo" (Seconda lettera ai Corinzi 4, 6; Cei) diviene "per illuminarli con la gloriosa conoscenza di Dio mediante la faccia di Cristo", tentativo un po' maldestro di nascondere la fede dell'Apostolo nella piena divinità di Gesù Cristo. La medesima finalità porta il traduttore non solo a manipolare il testo, ma a operare aggiunte o sottrazioni del tutto arbitrarie:  "Questa è la parola che egli ha inviato ai figli d'Israele, recando la buona novella della pace, per mezzo di Gesù Cristo, che è il Signore di tutti" (Atti degli apostoli 10, 36; Cei) è reso:  "... per mezzo di Gesù Cristo:  questi è Signore di tutti [gli altri]", laddove la differenza tra "Il Signore di tutti" e "Signore di tutti gli altri" (ancora incerto chi sarebbero questi "altri") segna la distanza tra Dio e il dio minore di Giovanni 1, 1 interpolato. Ma non è tutto, e se in Giovanni 16, 27 Gesù sostiene "io sono venuto da Dio" (Cei), secondo il comitato della Tnm Gesù avrebbe invece detto "sono uscito come rappresentante del Padre", producendo un'inedita visione di un arcangelo Michele in paludamenti forensi a "rappresentare legalmente Geova" (così nella Torre di Guardia del 1 settembre 1989 e 15 dicembre 1978).
Le manipolazioni riguardano ogni aspetto della dottrina:  il Corpo direttivo (l'organo dirigente della Società Torre di Guardia, cui fanno riferimento i Testimoni di Geova) stabilisce che non si può pregare Gesù Cristo, ed ecco che Giovanni 14, 14 "Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò" (Cei), perde un pezzo:  "Se voi chiederete qualcosa nel mio nome, io la farò", per indicare che non è a Gesù che va chiesta (come dice il Vangelo), ma a Geova (come vuole il Corpo Direttivo). Analogamente nel racconto degli Atti, mentre Stefano veniva lapidato non pregava Gesù Cristo, ma "faceva appello" (Tnm, Atti degli apostoli 7, 59); ancora, negli Anni Trenta del secolo scorso si stabilisce che Gesù non è stato crocifisso bensì "appeso a un palo di tortura" ed ecco che la croce sparisce dal Vangelo, arbitrariamente sostituita da un "palo" (sconosciuto ai padri della Chiesa e assente in qualsiasi iconografia), riuscita operazione di marketing del fu "giudice" Rutherford (secondo presidente della Società) contro il principale simbolo della Cristianità. In ultima analisi interesse dei dirigenti di Brooklyn è soprattutto quello di creare un forte spirito di identità, e dunque fanno la loro comparsa nel testo circa seimila "Geova" che prendono il posto di "Dio" e "Signore", anche (e soprattutto) quando il Signore in questione è Gesù Cristo, con non poca confusione per chi si avvicina alla lettura della Nuovo Mondo senza una cultura biblica di base.
Questa colluvie di falsificazioni è già di per se stessa un antidoto al proselitismo geovista per chi conosce bene i testi sacri. Tuttavia non si deve dimenticare che nel mondo occidentale la cultura biblica è in regresso lento ma costante, e se da un lato l'avanzare del secolarismo pone seri problemi anche alla predicazione dei Testimoni di Geova, dall'altra un certo analfabetismo religioso di ritorno può viceversa offrirgli un terreno ancora fertile. In questa direzione occorre dunque operare, promuovendo a tutti i livelli (scolastico, parrocchiale, mediatico) e specialmente nelle nuove generazioni, la formazione di una cultura biblica di base.

(©L'Osservatore Romano - 25 luglio 2008)
[Modificato da Achille Lorenzi 28/07/2008 20:26]
12/08/2008 10:50
 
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Mi era sfuggita questa discussione,ma il fatto di non pregare il Cristo
ed utilizzarlo solo come tramite ,qual'e' la verita'?

E' possibile rivolgersi sia a Dio che a Gesu' distintamente oppure no?

Se voi chiederete qualcosa nel mio nome, io la farò", per indicare che non è a Gesù che va chiesta (come dice il Vangelo), ma a Geova (come vuole il Corpo Direttivo). Analogamente nel racconto degli Atti, mentre Stefano veniva lapidato non pregava Gesù Cristo, ma "faceva appello"

Sono cresciuto con questo condizionamento pure nel pregare e faccio veramente fatica a rivolgermi a Dio....

Parola di un disassociato.....
12/08/2008 10:57
 
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rocket74, 12/08/2008 10.50:

Mi era sfuggita questa discussione,ma il fatto di non pregare il Cristo
ed utilizzarlo solo come tramite ,qual'e' la verita'?

E' possibile rivolgersi sia a Dio che a Gesu' distintamente oppure no?

Se voi chiederete qualcosa nel mio nome, io la farò", per indicare che non è a Gesù che va chiesta (come dice il Vangelo), ma a Geova (come vuole il Corpo Direttivo). Analogamente nel racconto degli Atti, mentre Stefano veniva lapidato non pregava Gesù Cristo, ma "faceva appello"

Sono cresciuto con questo condizionamento pure nel pregare e faccio veramente fatica a rivolgermi a Dio....

Parola di un disassociato.....

Trovi dei commenti su questi passi qui:

www.infotdgeova.it/bibbia/TNM2.php (Giov. 14:14);

e qui:

www.infotdgeova.it/bibbia/epikaleo.php (Atti 7:59).

Ciao
Achille
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