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GIOVANNI 5:28,29

Ultimo Aggiornamento: 25/04/2008 19:05
25/04/2008 19:05
 
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Data l'importanza dell'argomento, penso di fare una cosa utile (spero anche gradita) riportando dal: "Dizionario dei concetti biblici del Nuovo Testamento" La 'voce' "Anima" -senza l'apparato storico-letterario.
_________________

Anima
Dal Dizionario dei concetti biblici del Nuovo Testamento
Edizioni Dehoniane Bologna


Avvertenza:
Questo scritto è stato ottenuto utilizzando un software di riconoscimento delle parole (OCR), quindi possono esserci diversi errori ortografici.

"III 1) A differenza dell’uso costante riscontrato nei LXX, nel NT psychè si trova in complesso 101 volte. Nei sinottici vi sono 37 passi, 15 in At e 10 in Gv. Buona parte dei passi ove compare psyché si trova dunque nelle parti narrative del NT. Nelle lettere di Paolo compare
11 volte, 7 in Ap e 6 volte rispettivamente in Eb e lPt.
2) a) Anche nei NT psyché è la sede della vita o semplicemente la vita come nel famoso loghion: « . . .chi vorrà salvare la propria vita (psychén), la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà » (Mc 8, 35 par.; inoltre Mt 10, 39; Lc 17, 33; Gv 12, 25). Cosa significhi l’espressione « chi dà la sua vita la troverà veramente» diventa chiaro in Gesù stesso e nella sua morte e risurrezione: la vera vita si conquista solo con la rinuncia. Altrettanto chiaro il valore di psyché, vita, nel loghion di Mc 10, 45 par.: la missione del Cristo è di dare la propria vita in —> redenzione di molti. Anche in Lc 14, 26 « odiare la propria anima » vuol dire « odiare la propria vita » (cf. Lc 9, 23: rinnegare se stesso). In senso contrario, Ap 12, 11 parla di coloro che non hanno amato la propria vita.
psyché abbraccia tutta la vita e l’essere naturale dell’uomo, per i quali egli si affanna e si preoccupa continuamente. Mt 6, 25 mette in rilievo la preoccupazione per la psychè, cioè per il suo mangiare: vita (psyché) e corpo (sòma) sono opera di Dio; perciò l’uomo deve preoccuparsi più di essi che del cibo e del vestito. In Lc 12, 19, il ricco parla alla sua anima, parla cioè con se stesso. Ma non calcola che la psychè, cioè la vita, può essergli strappata in un attimo. Anche la citazione di At 2, 27 (Sai 16, 10) rileva che psyché — di nuovo come sede della vita — sarà da Dio abbandonata o consegnata all’Ade (H. j. Kraus, Die Psalmen, I, 118), che cioè l’orante potrebbe morire. Rischiare l’anima significava, anche per Paolo, mettere a repentaglio la vita (Fil 2, 30).
In Gv 10, 11 si dice « offrire la psychè », cioè rischiare la vita, mentre in Gv 10, 17 è un reale offrire la propria vita (cf. Mt 20, 28). Di un simile rischio Gv 13, 37s parla ancora per bocca di Pietro: « Darò la mia vita per te (per Gesù)! ». Nei due collegamenti con i verbi tithénai, offrire (Gv) e dotnai, dare (Mt 20, 28; Mc 10, 45), psychè indica la vità.
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Paolo ricorda in Rm 16, 4 coloro che hanno esposto la loro vita per lui; in At 15, 26, di Paolo e Barnaba si dice che hanno dato la loro psyché, cioè la loro vita, « per il nome di nostro Signor Gesù Cristo ».
Il termine psyché è usato, anche nel NT, per contare (At 7, 14: « Giacobbe e tutta la sua parentela, 75 anime »; 27, 37: 276 « anime » nel naufragio presso Malta; lPt 3,20: 8 « anime » salvate nell’arca di Noè) e nella locuzione « ogni anima » per « ognuno» (At 2, 43: «un senso di timore era in tutti »; cf. At 3, 23; 27, 22; Rm 2, 9; 13, 1).
Anche l’espressione « ogni anima vivente » (Ap 16, 3; cf. 8, 9) è da intendersi in senso veterotestamentario. Nella creazione, per il soffio dello Spirito divii;o, la terra è diventata « anima vivente » (cf. Gn 2, 7): in ICor 15, 45, Paolo riprende questa idea per contrapporre a quest’« anima vivente », forza e senso della vita naturale e terrena, lo — spirito, creatore di vita, presente in Gesù Cristo.
b) psyché, in quanto vita interiore dell’uomo, equivale a persona, a personalità che comprende tutte le facoltà dell’anima. In 2Cor 1, 23, Paolo dà in pegno la sua « anima > in una sorta di automaledizione quale forma di solenne assicurazione. In questo caso non si tratta solo della vita, ma dell’uomo intero con tutto ciò che crede, spera e desidera. Ancora in lTs 2, 8, Paolo scrive che lui stesso e i suoi collaboratori hanno offerto giorno e notte le loro anime, cioè la loro vita ed energia, se stessi dunque con tutte le forze della loro persona per il lavoro di assistenza alle comunità da essi dirette. « Anima », nel senso di persona con tutte le facoltà della coscienza, compare in Gv 10, 24: « Fino a quando terrai l’animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente ». La domanda esprime la tensione e l’incertezza dei giudei di fronte a Gesù. Le anime hanno bisogno di requie, di pace (Mt 11,29). 11 dolore viene percepito fin nel profondo dell’anima (Mt 26,28 par.). In Le 1,46, anima e spirito compaiono in parallelismo. Ambedue significano. l’uomo interiore in opposizione alla corporeità delle labbra e della parola. In questo caso l’anima, trascendendo il pensiero greco, è soprattutto sede della vita religiosa, del rapporto con Dio. Questa radice religiosa della vita umana viene prospettata in Le 2, 35, in contrasto con la spada che dall’esterno trapassa il corpo. E’ un’esperienza nascosta, spirituale, intima. Di questa vita religiosa si parla anche in 3Gv 2: « Va bene per la tua anima ». In tal senso, 2Pt 2, 9 può dire che il pio è un’« anima giusta
E’ interessante la contrapposizione anima e spirito nell’antropologia tricotomistica di lTs 5, 23. Non vengono accoppiati anima e corpo, ma —* spirito, anima e —> corpo. Come in Filone e nel platonismo, anche qui lo spirito designa la parte superiore dell’uomo, forse un qualcosa che non è lontano all’hèghemonik6n di Filone. In questo contesto l’anima è la vita, cioè la vitalità, quella parte dell’uomo che è volontà e sentimento. Similmente Paolo contrappone all’a pto uxLxé, dnthròpos psychik6s, l’pwtO Eu[w-x6, dnthròpos pneumatikds, l’uomo illuminato dallo spirito di Dio (1Cor 2, 14). Il primo è l’uomo vivo, ripieno di potenza di vita (« un’anima vivente »: Gn 2, 7; cf. iCor 15, 45), l’uomo naturale, in opposizione all’uomo spirituale. Il suddetto spirito (contrariamente a lTs 5, 23) è spirito di Dio, non una forza superiore di spirito, che del resto è già propria
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dell’uomo naturale. In questo contesto di contrapposizione a spirito, l’anima non indica una categoria antropologica, ma un altro modo di esistenza.
Quando poi in Eb 4,12 si parla di una divisione tra anima e spirito, probabilmente si pensa a una divisione delle forze interiori dell’uomo solo concettualmente e non per un giudizio di minore o maggiore nobiltà. In Eb 6, 19 (« àncora dell’anima ») l’anima designa l’uomo interiore con tutte le facoltà di volontà, intelletto e sentimento. Riferito a questo contesto è anche l’uso di psyché nel senso di discernimento, volontà, sentimento, sensazioni, gli aspetti etici dell’uomo. Così dobbiamo comprendere l’espressione « con tutta l’anima» (Mt 22, 37; cf. Dt 6, 5), e la locuzione x ek psychès, di cuore, spontaneamente (Ef 6, 6; Col 3, 23; la locuzione compare unicamente in queste lettere; cf. inoltre Sir 6, 26 e passim). Prossima a questi significati è anche la locuzione pc ‘kux’ii, mia psyché, in una sola anima (Fil 1, 27), derivata da ‘L r-c, en heni pnéumati, in un solo spirito. A monte di questa immagine è probabilmente la comunità considerata corpo di Cristo, che, in quanto simile al corpo umano, è ripieno di un’anima che si mostra vera e viva se integra l’unità del corpo nell’unità delle forze spirituali della comunità. In At 4, 32 è ancora menzionato il sentimento che anima la comunità unita in un sol cuore e in una sola anima. Il richiamo di Eb 12, 3 è diretto a questa forza spirituale dei membri della comunità, non alle anime (« perché non vi stanchiate perdendovi d’animo »). Le anime non stabili nella fede sono adescate e sedotte (Eh 10, 39): si parla dei moti incontrollati dell’animo. Le anime possono essere trasportate da sentimenti scomposti e malvagi e diventare cattive (At 14, 2).
Derivato dall’AT è l’interscambio tra anima e la prima persona singolare. Dio parla della sua anima abbracciando tutto ciò che nella bibbia indica la personalità vivente di Dio, il suo amore, la sua ira, la sua fedeltà ecc. (Mt 12, 18; Eb 10, 38).
c) Il giudaismo ellenistico conosce da un lato la possibilità della corruzione dell’anima e dall’altro quella della sua salvezza e redenzione. Questi pensieri emergono nelle ultime lettere del NT, dove tuttavia non c’è riferimento all’anima immortale quale forza e garanzia di eternità. Sebbene questi passi denotino una chiara impronta ellenistica, sono tuttavia collocati in un’altra dimensione a motivo della tradizione biblica, del fondamento escatologico e dell’esperienza di fede nel Risorto da parte della comunità cristiana. L’invito « salvate le vostre anime » riferito alla vita (Xenoph. Cyrop. IV, 4, 10) diventa ora un richiamo alla fede e all’obbedienza del messaggio divino. Colui che è alla guida della comunità ha il compito di vigilare sulle anime destinate all’eternità (Eb 13, 17; 0. Michel, Der Briej an die Hebrder, ad loc., interpreta « anima » nel senso di « vita escatologica »). Ge 1,21 e 5,20 parlano della salvezza dell’anima che è in pericolo. La morte, alla quale va sottratta l’anima, è la morte eterna, l’essere esclusi dalla vita eterna. In questo senso la salvezza delle anime è l’obiettivo della fede e il contenuto dell’azione salvifica di Dio; di tale salvezza Dio fa partecipi coloro che sono battezzati nel nome del Figlio suo (lPt 1,9). Perciò in lPt 1,22 si parla di purificazione e santificazione dell’anima, cioè della vita interiore. E’ l’anima, faccia a faccia con Dio:
contro essa, contro la sua volontà e obbedienza si oppongono i desideri del
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la carne (lPt 2, 11). L’anima, in quanto latrice di fede e di santifìcazione, è destinata a partecipare alla vita di Dio, all’eredità del futuro di Dio. In questo contesto si oppongono reciprocamente: spirito e anima-corpo; ma anche: anima e desideri carnali. Queste anime sono menzionate in lPt 2,25 insieme con il loro pastore e guardiano Gesù Cristo. Gli schiavi ai quali Pietro si rivolge vedono così che i guardiani del mondo, con i loro arbìtri e ingiustizie, rappresentano precisamente l’opposto di Cristo. La consapevolezza di avere un vero custode delle anime deve rafforzare gli schiavi nella pazienza, nell’amore e nell’umiltà (lPt 2, 25). E’ detto ancora che queste anime, destinate all’eternità e alla vittoria sulla morte, devono essere affidate dai cristiani, durante la persecuzione, a quel Dio che è sostegno dell’uomo per l’eternità (lPt 4, 19).
Mt 10, 28 par. entra in questo ordine di idee. Soltanto l’anima è relazionata a Dio, che « ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna ». Quest’anima esiste solo perché Dio la chiama, perché si fa chiamare da lui e si fa riempire di virtù divina. Dio solo ha potere su di essa; egli può farla vivere e farla perire. In forma simile anche Ap 6, 9; 20, 4 parla delle anime dei decapitati che si trovano sotto l’altare di Dio, cioè sotto l’altare della controfigura celeste del tempio. Probabilmente questa immagine si richiama al sangue dei sacrifici versato davanti e sopra l’altare. Sono paragonati a questi sacrifici i martiri che hanno versato il loro sangue per la causa di Cristo. Così le loro anime si trovano sotto l’altare di Dio. Motivo di questa immagine può essere: le anime conquistate e salvate da Dio, piene di fede in lui, e che per lui si sono sacrificate, sono conservate presso di lui; nel loro mondo celeste, con il suo futuro proiettato sulla terra, esse sono inscindibilmente unite nella realizzazione dei piani di Dio.
3) Anche se nelle ultime lettere del NT il concetto ellenistico di psychè è usato più spesso che non nelle altre parti del NT, ciò non deve portare a un equivoco ellenistico nel senso che le anime costituirebbero l’elemento essenziale e più prezioso dell’uomo, l’elemento eterno e permanente. In un concetto del genere, che del resto era proprio dell’idealismo tedesco, l’eternità e la continuità dell’anima sarebbero private della loro peculiare prerogativa. Nel NT non si verifica questo caso. L’anima è soltanto quell’entità entro la quale si decidono morte e vita, perdizione e beatitudine. Inoltre tutte le affermazioni sulla psychè sono unite nel contesto di dichiarazioni escatologiche sulla risurrezione e la nuova vita. Non possono essere considerate prescindendo da questo contesto, che è completato dai seguenti aspetti: Dio giudica, il suo giudizio è decisivo per la dannazione e la beatitudine delle anime, e la beatitudine delle anime è sempre intesa nella prospettiva della risurrezione del corpo, cioè di una nuova corporeità dell’uomo risorto.
G. Harder

BIBLIOGRAFIA. - Aa.Vv., L’uomo nella Bibbia, 1975; E. Bcnamozegh, L’immortalità dell’anima nel Pentateuco, in AnStEbr 3 (1968s) 123-160; [. Boros. Mysterium ,nortis, 1969; 0. Cullmann, Immortalità dell’anima o risurrezione dei morti?, 1968; J. Feiner, L’origine dell’uomo; F. P. Fiorenza - J. B. Metz, L’uomo come unità di corpo e anima; C. Schi.Ìtz - R. Sarach, L’uomo come persona: questi tre articoli si trovano in Aa.Vv., Mysterium Salutis 11/2, 1969, 215- 331; E. Gaibiati - G. Saldarini, L’escatologia individuale nell’AT, in RiBiblt 10 (1962)
113-135; S. Garofalo, Sulla « escatologia intermedia » in S. Paolo, in Gr 39 (1958) 335- "


MIE CONSIDERAZIONI:
Nello studio non v'è alcun accenno reale (a parte le citazioni sulle credenze popolari o particolari di alcuni) sul fatto che l'anima abbia la possibilità di vivere in maniera indipendente dal corpo, di un giudizio individuale dell'anima, del fatto che l'individuo abbia coscienza dopo la morte e che egli possa in qualche modo partecipare agli accadimenti dei viventi.

[SM=x570892] Agabo.

[Modificato da Agabo 25/04/2008 19:07]
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