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resurrezione sulla terra o in cielo ?

Ultimo Aggiornamento: 23/04/2008 08:38
22/04/2008 10:56
 
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>Scusami ma questo proprio non afferro: “Nèphesh e psyché” cosa sono esattamente?

R- Sono centomila cose! Che vanno capite in base al contesto. Esemplifico: se il contesto dice "aiutami o Dio perché le acque mi sono arrivate fino alla nèphes" la nèphesh sarà da intendersi e da tradursi con COLLO; se dice che un tizio è di nephesh lunga o corta, la nèphesh sarà la PAZIENZA o l'IMPAZIENZA; se il contesto ci parla di "case della nèphesh" la nèphesh non sarà altro che il PROFUMO e la sua cosiddetta 'casa' le boccette che lo contengono. Eccetera...

E veniamo ad Ezechiele, strumentalizzato alla grande e tignosamente dal CD dei TG. Se Ez 18,4 dice "la nèphes che pecca, essa stessa morrà" la parola nèphesh (sempre in base al contesto, e stavolta a questo contesto!) sta solo facendo le veci del pronome personale COLUI e la frase va perciò tradotta "COLUI che pecca morrà"; tradurlo, come fa il CD, "l'anima che pecca morrà" è voler confondere le idee per ricavarne appunto la persuasione che l'anima (come è concepita oggi) sia mortale. Il che non è vero perché la Bibbia non sta parlando di ANIMA ma di nèphes che in questo contesto significa "COLUI CHE" oppure "CHI" oppure "LA PERSONA CHE".
Anzi, non sta neanche parlando di "morte" vera e propria, giacché più avanti si dice che se il peccatore si pente "rivivrà"! Quindi si tratta di morte simbolica (anche noi cattolici usiamo dire che il peccato grave è la morte dell'anima). Ricavare perciò da questo versetto sia il concetto che l'uomo è un'anima, sia che l'anima sia mortale è solo un trucco da prestigiatori da strapazzo.

La nèphesh biblica che emerge dai vari contesti in cui la parola è usata è (come potrai verificare su un dizionario biblico) da rendersi con: fiato, vento, persona, vita, collo, respiro, gola, bocca, individuo, essere vivente, profumo, tratto del carattere (appunto paziente o impaziente) e altro ancora...
Vantarsi quindi, come fa incredibilmente il CD dei TG, di aver in tutta la traduzione della NM «di continuo reso la parola greca psyché (ebraico nèphesh) come "anima"» (cf pag. 1393 della NM del 1967) significa vantarsi di aver TRADITO la Bibbia in doppio senso: Primo per aver reso con un'unica parola italiana quel termine ebraico-greco che secondo i vari contesti andava tradotto diversamente; secondo, perché, in nessun caso, mai, quel termine corrisponde al concetto di anima, come lo intendiamo oggi.

Corrispondeva allo "anima" latino, che è appunto un termine che in latino ha vari significati come quelli elencati. Ed è su questo fatto che il CD gioca alla grande nell'equivocare giacché esistono ancora molte Bibbie che, derivando dalla versione latina della Vulgata, hanno mantenuto la parola "anima" anche in italiano, rapportandola però al senso moderno di "parte spirituale" dell'essere umano, fatto di anima e corpo; particolare questo che il CD finge di ignorare.

Aggiungo che anche la parola "spirito" e "spirituale" vengono usati equivocamente dal CD.
Oggi dire "spirito" per il mondo cristiano (escluso il caso speciale in cui si parli dello Spirito Santo) significa dire anima. Sono termini equivalenti! Invece il CD ha inculcato l'idea dello spirito come energia vitale, cioè di un qualcosa che non può avere entità propria se separata dal corpo che essa energia rende vivo.
Il concetto di "spirituale" accreditato nel mondo moderno è invece quello di entità immateriale. L'anima/spirito (secondo la fede cattolica e di molti della cristianità) viene creata direttamente da Dio alla concezione di una nuova creatura e unita in modo sostanziale al corpo che deriva dai genitori, formando quella che chiamiamo "persona".
Alla morte del corpo, l'anima/spirito resta in essere perché, non essendo fatto di materia, cioè di qualcosa che è naturalmente quantizzata o fatta di parti, non è disgregabile ad opera di agenti fisico-chimici.
Vero è che la "persona umana", nello stato di separazione dell'anima dal corpo, non è più completa e reclama prepotentemente la risurrezione finale in cui si riunirà ad esso. Però è certo, giacché la facoltà di pensare deriva dall'anima E NON DAL CERVELLO, che l'identità della persona rimane perché si annida nell'anima/spirito e, nello stato di separazione dal corpo, l'indivuduo umano rimane cosciente e la persona sussistente, anche se non integralmente. Cioè rimane viva anche se in modo diverso e in una dimensione non più spazio-temporale.


>Insomma, sembra che il nostro concetto moderno di anima non coincida con quello ebraico di un tempo,

R- Esattamente!


> ma allora se le Scritture dicono che l’anima è comprensiva del corpo,

R- NOO! Le Scritture dicono che la nèphesh (e non l'anima!) è comprensiva del corpo. Lo vedi come hai automatizato lo sgambetto mentale voluto dal CD sostituendo automaticamente il concetto univoco odierno di "anima" a quello polivalente biblico di "nephesh"??


> dobbiamo dedurre che dovremmo ragionare come insegna la bibbia e non secondo la cultura moderna o sbaglio?

R- Sbagli. Sono valide e da seguire sia l'insegnamento biblico che quello della cultura moderna (e solo se e quando è vera). Cioè, si deve ragionare secondo come insegna la Bibbia soltanto e in tutto ciò che concerne il messaggio religioso, perché di quello l'Autore è Dio. Si deve invece vagliare la Bibbia e discostarsenein tutto ciò che essa è carica di pensiero umano se e quando è difettoso (storia, geografia, scienze, psicologia, medicina ecc...)* ivi compresa la concezione essenziale dell'essere umano che è pertinenza dell'antropologia filosofica e appunto non viene espressa adeguatamente dicendo che l'uomo è un'anima giacché la verità è che l'uomo è una "sintesi sostanziale di anima e corpo". Sembrerà un discorso paradossale ma io concludo dicendo che bisogna rifiutare il concetto di "anima" ebraico perfino se lo si trovasse nella Bibbia. Figurarsi poi se addirittura si scopre che nella Bibbia neanche c'è, dal momento che la Bibbia non dice che l'uomo è un'anima ma dice che è una NEPHES, termine che, come ho spiegato, tradurlo con "anima" è divertirsi ad equivocare.
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* Dio, ispirando i vari agiografi a scrivere la Bibbia, non si è mai fatto insegnante o trasmettitore delle varie discipline scolastiche umane. Se qualcuno sostiene che lo abbia fatto ne risulterebbe un Dio molto ignorante in materia...
Dio invece ha lasciato che essi usassero le loro conoscenze del tempo, giacché questo non comportava problemi al veicolare il Suo messaggio religioso, e anche perché se lo avesse fatto avrebbe dovuto usare non l'ispirazione ma la dettatura, e poi spiegare tuonando dal cielo perché diavolo mai avesse fatto scrivere nella Bibbia di protoni, elettroni, muoni, gluoni, quark eccetera... tutte parole, scientificamente vere, ma del tutto incomprensibili alla mentalità del tempo.
Perciò la concezione dell'essere umano che troviamo nella Bibbia (salvo quanto concerne il suo rapporto con l'Eterno, oggetto specifico della religione) non è di Dio na del popolo ebraico! E di un popolo che (lo si vede benissimo confrontando i vari libri della Bibbia) ha avuto una evoluzione nelle conoscenze umane, così che neanche si può dire "la Bibbia ritiene/dice/insegna che..." Onestamente, bisognerà dire "Quel tal autore di quel libro biblico ritiene/insegna/dice che..."

Questa evoluzione è evidente sia nel campo delle discipline umane (giacché la Bibbia copre un arco lungo di secoli) ma anche in quello strettamente teologico, così che è anche sbagliato riferirsi alla Bibbia in blocco perfino in rapporto alle verità religiose.
Esemplifico ancora: il "prossimo" concepito dagli ebrei del VT non è certamente lo stesso "prossimo" insegnato da Gesù; il Dio monopersonale creduto dagli ebrei del VT non è lo stesso che il Dio tripersonale rivelato da Gesù, eccetera...
Applicando alla nostra tematica: la vita oltre la morte di un qualcosa che contenga l'io umano della persona che muore, ha avuto una evoluzione nettissima e sempre più chiarificatrice dall'inizio fino a Gesù e oltre Gesù. Così che è giustissimo parlare di "rivelazione progressiva" ed è per contro una mascalzonata solenne dimenticarsela in rapporto alla nèphesh/psyché che, in omaggio a tale progressività, dovrebbe essere preferita l'idea che ne dà Paolo invece di dimenticarsela preferendole quella che si può ricavarne da Genesi.
[Modificato da berescitte 22/04/2008 11:51]
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