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E' più difficile per chi lo è dalla nascita?!

Ultimo Aggiornamento: 06/04/2008 22:14
03/04/2008 15:28
 
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Lo sconforto di essere innamorato di una ragazza TdG fin dalla nascita mi spinge a porvi questa domanda.

Per una persona che è TdG fin dalla nascita è'più difficile abbandonare la setta rispetto ad un'altra persona che ci è diventata nel corso della sua vita?!

[SM=x570868]
03/04/2008 16:40
 
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La risposta a questa domanda è un categorico sì!
Per chi nasce all'interno della religione dei Tdg la situazione è molto più difficile e dolorosa di chi vi entra da adulto.
E non lo dico solo perchè io vi sono nato ma perchè dall'analisi di diversi fattori di natura psicologica chi nasce in un culto chiuso ha dificoltà molto più grandi di chi invece vi entra liberamente.

Chi entra da adulto nei Tdg ha già una sua personalità formata, derivante dall'insieme di esperienze fatte 'nel mondo' (espressione con cui i Tdg indicano tutti coloro che sono al di fuori della loro fede). Hanno già accumulato esperienze, confronti, errori e successi; si sono già creati una compostezza di carattere. Entrano all'interno dei Tdg e ripongono nel gruppo la loro fede condividendone dottrine, usi e costumi, ma mantenendo quella forma di carattere (ciò che conferisce sicurezza) che già possedevano in precedenza.
Quando perciò una persona che è entrata adulta nei Tdg lascia il movimento, affronta certamente una trauma a livello psicologico ma può più facilmente ambientarsi riappropriandosi a pieno regime del carattere e della personalità che erano suoi prima dell'entrata nel gruppo

Chi invece nasce all'interno del movimento invece subisce fin dalla tenera infanzia tutti gli schemi mentali del gruppo e li fa propri, impostando spontaneamente la propria personalità, il proprio carattere e la propria psiche con l'ambiente che lo circonda. I Tdg diventano veramente la propria casa, la propria famiglia in cui trovare sostegno e conforto. L'organizzazione diventa una sorta di mamma in cui sentirsi protetti al riparo dalle interferenze esterne.
Quando il giovane Tdg poi arriva a confrontarsi col mondo esterno (facendolo per davvero, cioè mettendo se stesso e le sue credenze in discussione, senza soltanto predicare al solo scopo di convincere gli altri delle tue ragioni), ecco che per la prima volta 'cammina da soilo'. E' la prima vera esperienza di vita in cui finalmente gioca se stesso senza protezione.
Così nonostante è Tdg, per la prima volta incomincia ad assaporare, a vagliare a ragionare liberamente e a trarre delle sue conclusioni davvero personali. E questo poi può condurre alla consapevolezza che la religione in cui si sta non è quella che ci convince di più.
Anche se però a livello cosciente egli è giunto a questa consapevolezza, a livello inconscio invece ha incamerato tutti gli schemi mentali del suo gruppo che ripete meccanicamente, all'interno della sua psiche, con una incredibile precisione. Ecco che scattano feroci i sensi di colpa verso Dio (ma perchè? se lui è convinto che la religione che segue non è giusta non dovrebbe provare questo profondo senso di colpa verso il suo Dio, pensando di tradirlo! Nemmeno dovrebbe pensare che il Diavolo se lo stia giocando e che lo stia ormai strappando dall'unica vera verità di Dio e Gesù Cristo! Perchè invece ha questi pensieri? Perchè questi sono gli schemi mentali a cui è stato abituato fin dalla tenere infanzia dai vari discorsi pronunciati dal podio, adunanza dopo adunanze, e dai vari studi di Torri di Guardia fatti). Scatta anche la paura di ciò a cui andrebbe incontro proseguendo per la via di allontanamento che sta cominciando a intraprendere: ossia l'emarginazione e l'essere considerato un giuda e un traditore di Dio allorchè decidesse di cambiare religione. Non che questi timori non li provi anche chi entra nel culto da adulto, però in colui che è nato nalla 'verità' questa paure sono più intensificate, poichè tutta l'impostazione del suo carattere, tutta la sua certezza e tutta la sua sicurezza poggiano sull'organizzazione.
L'organizzazione è stato tutto il suo mondo e non ha mai avuto altre pietre di paragone nel corso della sua vita, diversamente invece da chi è entrato nel gruppo da adulto.

La difficoltà poi non è solo nella fuoriuscita ma anche nel riuscire a crearsi una nuova personalità e forgiarsi un nuovo carattere al di fuori dell'organizazione. Al giovane gli si presenta un mondo del tutto nuovo, dove lui è spaesato e non sa come muoversi; non deve più nuotare nel suo 'stsgnetto privato' ma adesso ha l'oceano da affrontare, ed è qui che finalmente dovrà crearsi la sua personalità. Anche se purtroppo adesso non è più un bambino, non è più un adolescente, e dover modificare la propria personalità in un'età più adulta e molto più difficle. E anche una volta che verrà fatto purtroppo resteranno i segni del passato che come 'cicatrici' lo accompagneranno sempiternamente nel corso della propria vita. Un albero quando è piccolo lo si può facilmente raddrizzare ma quando è già grande, beh, è molto ma molto più dura.

In definitiva perciò, se vive un trauma chi abbandona i Tdg quando è entrato nel culto da adulto, vive un vero e proprio esaurimento psicologico chi vi è sempre vissuto. Le difficoltà sono maggiori e maggiore e l'appoggio in termini di amicizia e di comprensione che bisogna dare a queste persone che io non ho esitazioni a definire dei veri e propri eroi, capaci di cambiare totalmente la loro esistenza uscendo dal ghetto in cui erano e ridefinendo totalmente se stessi in età già pienamente adulta.

Ci vuole molto coraggio e forza di volontà per riuscire in una tale impresa.
La verità non è qualcosa di statico ma è basata su una conoscenza progressiva, in grado di mettere in discussione anche i precedenti concetti raggiunti usando il modello del metodo scientifico
03/04/2008 17:01
 
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Re:
Bicchiere mezzo pieno, 03/04/2008 16.40:

La risposta a questa domanda è un categorico sì!
Per chi nasce all'interno della religione dei Tdg la situazione è molto più difficile e dolorosa di chi vi entra da adulto.
E non lo dico solo perchè io vi sono nato ma perchè dall'analisi di diversi fattori di natura psicologica chi nasce in un culto chiuso ha dificoltà molto più grandi di chi invece vi entra liberamente.

Chi entra da adulto nei Tdg ha già una sua personalità formata, derivante dall'insieme di esperienze fatte 'nel mondo' (espressione con cui i Tdg indicano tutti coloro che sono al di fuori della loro fede). Hanno già accumulato esperienze, confronti, errori e successi; si sono già creati una compostezza di carattere. Entrano all'interno dei Tdg e ripongono nel gruppo la loro fede condividendone dottrine, usi e costumi, ma mantenendo quella forma di carattere (ciò che conferisce sicurezza) che già possedevano in precedenza.
Quando perciò una persona che è entrata adulta nei Tdg lascia il movimento, affronta certamente una trauma a livello psicologico ma può più facilmente ambientarsi riappropriandosi a pieno regime del carattere e della personalità che erano suoi prima dell'entrata nel gruppo

Chi invece nasce all'interno del movimento invece subisce fin dalla tenera infanzia tutti gli schemi mentali del gruppo e li fa propri, impostando spontaneamente la propria personalità, il proprio carattere e la propria psiche con l'ambiente che lo circonda. I Tdg diventano veramente la propria casa, la propria famiglia in cui trovare sostegno e conforto. L'organizzazione diventa una sorta di mamma in cui sentirsi protetti al riparo dalle interferenze esterne.
Quando il giovane Tdg poi arriva a confrontarsi col mondo esterno (facendolo per davvero, cioè mettendo se stesso e le sue credenze in discussione, senza soltanto predicare al solo scopo di convincere gli altri delle tue ragioni), ecco che per la prima volta 'cammina da soilo'. E' la prima vera esperienza di vita in cui finalmente gioca se stesso senza protezione.
Così nonostante è Tdg, per la prima volta incomincia ad assaporare, a vagliare a ragionare liberamente e a trarre delle sue conclusioni davvero personali. E questo poi può condurre alla consapevolezza che la religione in cui si sta non è quella che ci convince di più.
Anche se però a livello cosciente egli è giunto a questa consapevolezza, a livello inconscio invece ha incamerato tutti gli schemi mentali del suo gruppo che ripete meccanicamente, all'interno della sua psiche, con una incredibile precisione. Ecco che scattano feroci i sensi di colpa verso Dio (ma perchè? se lui è convinto che la religione che segue non è giusta non dovrebbe provare questo profondo senso di colpa verso il suo Dio, pensando di tradirlo! Nemmeno dovrebbe pensare che il Diavolo se lo stia giocando e che lo stia ormai strappando dall'unica vera verità di Dio e Gesù Cristo! Perchè invece ha questi pensieri? Perchè questi sono gli schemi mentali a cui è stato abituato fin dalla tenere infanzia dai vari discorsi pronunciati dal podio, adunanza dopo adunanze, e dai vari studi di Torri di Guardia fatti). Scatta anche la paura di ciò a cui andrebbe incontro proseguendo per la via di allontanamento che sta cominciando a intraprendere: ossia l'emarginazione e l'essere considerato un giuda e un traditore di Dio allorchè decidesse di cambiare religione. Non che questi timori non li provi anche chi entra nel culto da adulto, però in colui che è nato nalla 'verità' questa paure sono più intensificate, poichè tutta l'impostazione del suo carattere, tutta la sua certezza e tutta la sua sicurezza poggiano sull'organizzazione.
L'organizzazione è stato tutto il suo mondo e non ha mai avuto altre pietre di paragone nel corso della sua vita, diversamente invece da chi è entrato nel gruppo da adulto.

La difficoltà poi non è solo nella fuoriuscita ma anche nel riuscire a crearsi una nuova personalità e forgiarsi un nuovo carattere al di fuori dell'organizazione. Al giovane gli si presenta un mondo del tutto nuovo, dove lui è spaesato e non sa come muoversi; non deve più nuotare nel suo 'stsgnetto privato' ma adesso ha l'oceano da affrontare, ed è qui che finalmente dovrà crearsi la sua personalità. Anche se purtroppo adesso non è più un bambino, non è più un adolescente, e dover modificare la propria personalità in un'età più adulta e molto più difficle. E anche una volta che verrà fatto purtroppo resteranno i segni del passato che come 'cicatrici' lo accompagneranno sempiternamente nel corso della propria vita. Un albero quando è piccolo lo si può facilmente raddrizzare ma quando è già grande, beh, è molto ma molto più dura.

In definitiva perciò, se vive un trauma chi abbandona i Tdg quando è entrato nel culto da adulto, vive un vero e proprio esaurimento psicologico chi vi è sempre vissuto. Le difficoltà sono maggiori e maggiore e l'appoggio in termini di amicizia e di comprensione che bisogna dare a queste persone che io non ho esitazioni a definire dei veri e propri eroi, capaci di cambiare totalmente la loro esistenza uscendo dal ghetto in cui erano e ridefinendo totalmente se stessi in età già pienamente adulta.

Ci vuole molto coraggio e forza di volontà per riuscire in una tale impresa.




Per una volta dissento da Gianluca... Io non credo che l'esserci nati sia influente, anzi conosco molti casi in cui figli di tdg nati in famiglie tdg, abbiano lasciato la loro religione in maniera meno traumatica di chi lo ha fatto non essendo nato nei tdg.
L'essere nato in una famiglia di testimoni rende il tutto piu scontato rispetto a chi ci entra da adulto, il figlio del testimone è curioso e spesso conduce una doppia vita, con una è il fratello zelante ed educato, con l'altra affronta e conosce il mondo che lo circonda, spesso superata l'adolescenza sceglie di appartenere solo al mondo e fa in modo di essere disassociato o di dissociarsi.
Con questo non voglio dar speranze a belmont, il problema non è se lei ci è nata o meno, ma quanto ci crede.
Comunque sarebbe interessante aprire un sondaggio verso gli ex tdg che frequentano questo forum per vedere se la maggioranza è nato in una famiglia di tdg o no...

Saluti Mario

"Il messaggio è chiaro. Il nostro amore per Geova dev’essere più forte del nostro amore per i familiari che gli divengono sleali.
Oggi Geova non mette immediatamente a morte quelli che violano le sue leggi.
Amorevolmente dà loro l’opportunità di pentirsi delle loro opere ingiuste. Ma come si sentirebbe Geova se i genitori di un trasgressore impenitente continuassero a metterLo alla prova frequentando senza necessità il loro figlio disassociato?"(La torre di Guardia 15 luglio 2011 pagine 31)
03/04/2008 17:11
 
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Sinceramente io non credo che sia più difficile uscire per chi è nato TdG. Semmai penso possa essere il contrario. Chi è diventato TdG lo ha fatto attraverso un percorso più o meno consapevole. Chi ci si ritrova per problemi "dinastici" [SM=g27828] può darsi che possa pensare di non condividere quella vita e quelle regole. Io ho esperienza con i miei allievi. I ragazzi TdG (nati TdG) che ho incontrato sono tutti molto traballanti nelle loro certezze e anzi molti di loro restano TdG soltanto formalmente, evitando di battezzarsi e non negandosi esperienze sociali con i compagni di classe....
03/04/2008 17:14
 
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Io sono convinta che sia più difficile per chi ci è nato. Parlo per esperienza! E' vero che alcuni hanno una doppia vita, ma altri no, ed anche se l'hai ciò è doppiamente doloroso, sei costretto ad uno sdoppiamento della personalità. C'è una falla nel carattere. Non gli viene insegnata la vita reale, ma un surrogato...quello è stato tutto il tuo mondo, il tuo ambiente, è stata la tua culla. C'è una sorta di amore ed odio inevitabile.
Molti di noi sono repressi ed anche fuori c'è sempre l'inconscio confronto tra noi e loro, ci hanno costretto a pensare a due mondi in conflitto per anni.
Da adulti riprendersi la vita, rivedere se stessi è complicato.
Essere persone semplicemente, accettare la propria personalità è difficile, perchè un tdg si sente prima un tdg e poi una persona, non lo ammetteranno mai ma è così.
Chi vuole stare accanto ad una persona del genere deve avere molta ma molta pazienza.
03/04/2008 17:21
 
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Caro mario,


Per una volta dissento da Gianluca... Io non credo che l'esserci nati sia influente, anzi conosco molti casi in cui figli di tdg nati in famiglie tdg, abbiano lasciato la loro religione in maniera meno traumatica di chi lo ha fatto non essendo nato nei tdg.L'essere nato in una famiglia di testimoni rende il tutto piu scontato rispetto a chi ci entra da adulto, il figlio del testimone è curioso e spesso conduce una doppia vita, con una è il fratello zelante ed educato, con l'altra affronta e conosce il mondo che lo circonda, spesso superata l'adolescenza sceglie di appartenere solo al mondo e fa in modo di essere disassociato o di dissociarsi.



Ovviamente io parlavo di chi non solo era nato nei Tdg ma di chi ci credeva veramente. Parlavo di quei giovani che veramente, come veniva spesso ribadito nei discorsi in sala, si sforzavano di seguire il carro celeste di Geova stando al centro e non ai limiti. Parlavo proprio di coloro che come me hanno sempre avuto una condotta irrepresnsibile, la doppia vita cercavano a tutti i costi di evitarla e davano trasparenza e sincerità (forse anche in maniera peraltro molto ingenua) ai membri della congregazione. Questo genere di giovani (che dovrebbero proprio essere quelli che vengono prodotti dalle fila dei Tdg, in quanto è questo lo stile di comportamento che viene sempre incoraggiato dalle parti svolte in adunanza) sono proprio quelli più a rischio.
Considerando il modo in cui hanno vissuto fedelmente e con sincerità la propria giovinezza e considerando che hanno cercato di impostare la propria vita sugli schemi mentali passati dallo 'Schiavo', mi sembra ovvio che costoro hanno molte più difficoltà ad uscire piuttosto che altri, che sono stati similmente dfedeli, ma che almeno, essendo entrati da adulti, avevano già una personalità formata.

Inoltre tu stesso dici:


Con questo non voglio dar speranze a belmont, il problema non è se lei ci è nata o meno, ma quanto ci crede. (il grassetto è mio)



Quindi stai dando rilevanza più che altro all'intensità con cui uno ripone la propia fede e la propria vita sulle credenze insegnate dalla WTS! Sono d'accordo con te!!
Ma partendo da un presupposto di fede uguale per tutti, partendo da un campione di persone che hanno messo tutto se stessi sulla dottrina dei Tdg, alla luce delle considerazioni da me fatte, puoi davvero dire che chi ci è nato non abbia avuto problemi ben più seri di chi invece ha abbracciato il culto da adulto?

Ovviamente sono da scartare i giovani che hanno avuto una doppia vita, poichè sicuramente non c'era una grande intensità nella fede che avevano nei confronti delle dottrine e dei stili di vita insegnati dalla WTS!
La verità non è qualcosa di statico ma è basata su una conoscenza progressiva, in grado di mettere in discussione anche i precedenti concetti raggiunti usando il modello del metodo scientifico
03/04/2008 17:27
 
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Re:
aramisdherblay, 03/04/2008 17.11:

Sinceramente io non credo che sia più difficile uscire per chi è nato TdG. Semmai penso possa essere il contrario. Chi è diventato TdG lo ha fatto attraverso un percorso più o meno consapevole. Chi ci si ritrova per problemi "dinastici" [SM=g27828] può darsi che possa pensare di non condividere quella vita e quelle regole. Io ho esperienza con i miei allievi. I ragazzi TdG (nati TdG) che ho incontrato sono tutti molto traballanti nelle loro certezze e anzi molti di loro restano TdG soltanto formalmente, evitando di battezzarsi e non negandosi esperienze sociali con i compagni di classe....



Caro Aramis, nascici, credici veramente fino a 26 anni della tua vita e poi ne riparliamo!
Se si analizza la cosa partendo da un campione di giovani che nemmeno ci credevano veramente allora non serve nemmeno discutere, giacchè, chi non ci crede, non potrà mai avere un trauma nè che sia stato adulto nè che sia stato giovane.

Ma se partiamo dal presupposto che sia chi ha guadagnato la fede Tdg da grande, sia chi ci è nato, ci credevano con tutto se' stessi, visto che almeno chi ci è entrato, fuori, ossia 'nel mondo', le ossa se le era già fatte, chi invece è sempre stato dentro ha decisamente più difficoltà.

E tutti quegli schemi mentali che gli sono stati travasati all'interno, nella sua persona, adunanza dopo adunanza, fin dalla sua infanzia (odve il cervello assorbe come una spugna) non rendono la cosa molto più difficoltosa di chi invece, da adulto, aveva una mente già fatta?


La verità non è qualcosa di statico ma è basata su una conoscenza progressiva, in grado di mettere in discussione anche i precedenti concetti raggiunti usando il modello del metodo scientifico
03/04/2008 17:30
 
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Re:
Alcesti80, 03/04/2008 17.14:

Io sono convinta che sia più difficile per chi ci è nato. Parlo per esperienza! E' vero che alcuni hanno una doppia vita, ma altri no, ed anche se l'hai ciò è doppiamente doloroso, sei costretto ad uno sdoppiamento della personalità. C'è una falla nel carattere. Non gli viene insegnata la vita reale, ma un surrogato...quello è stato tutto il tuo mondo, il tuo ambiente, è stata la tua culla. C'è una sorta di amore ed odio inevitabile.
Molti di noi sono repressi ed anche fuori c'è sempre l'inconscio confronto tra noi e loro, ci hanno costretto a pensare a due mondi in conflitto per anni.
Da adulti riprendersi la vita, rivedere se stessi è complicato.
Essere persone semplicemente, accettare la propria personalità è difficile, perchè un tdg si sente prima un tdg e poi una persona, non lo ammetteranno mai ma è così.
Chi vuole stare accanto ad una persona del genere deve avere molta ma molta pazienza.



Cara Alcesti, ti capisco e quoto al 100% Si vede che anche tu eri una tra quelle che ci credevano con tutte se' stesse. Per questo genere di giovani le cose sono molto più dolorose, anche perchè c'è il discorso di doversi reinventare e formare una propria identità personale fuori dall'organizzazione. E quando la pianta è già cresciuta, raddrizzarla diventa molto più difficile.

Per la cronaca, anch'io parlo per esperienza personale.


La verità non è qualcosa di statico ma è basata su una conoscenza progressiva, in grado di mettere in discussione anche i precedenti concetti raggiunti usando il modello del metodo scientifico
03/04/2008 18:14
 
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In entrambi i casi è comunque molto difficile.

Non sono mai stato tdg, ma dalla mia esperienza ho notato che la difficoltà ad uscire dipende da:

1 - la personalità di ognuno: ogni persona ha una propria tendenza a seguire più o meno gli altri o ad essere indipendente. C'è chi si pone domande e vuole andare in fondo alle cose, rispondendo ai dubbi e c'è chi dice che è così e basta e a cui non interessa approfondire. In questi ultimi è più facile manipolare la mente e le idee. Ma la personalità più o meno forte li rende anche più o meno adatti ad affrontare le conseguenze della loro fuoriuscita.

2 - il percorso di fede: ogni persona è più o meno credente e varia anche l'istruzione religiosa che ha ricevuto dalla famiglia e/o dagli anziani, qualcuno è più aperto e qualcun altro più rigido e intollerante. E' importante cioè come una persona ha vissuto e vive la propria fede e le persone che ha avuto vicino. Se inconsciamente, con il tempo, la sente come un'oppressione o come qualcosa di buono.
03/04/2008 18:41
 
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Più o meno difficile?
Come è stato detto, è difficile in entrambe le situazioni.
Tuttavia secondo me è più difficile per un nato TdG.


Un nato TdG, si presume abbia tutta o buona parte della famiglia stretta che sono TdG.
Uscire significa perdere il 90% della sintonia con tutti loro.
D'altro canto è attirato dal "mondo" perchè ha sempre dovuto dire "no" a TUTTO. (Sport, feste, ragazze/i, ecc ecc.)

Un non nato TdG, ha fatto una scelta. Gli piace e decide gradualmente se e quanto impegnarsi.
Se cambia idea, mollare è più semplice.

Lukkis.

03/04/2008 21:44
 
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Grazie davvero a tutti!

Siete stati molto esaurienti nei vostri pareri, e la sintesi sostanzialmente univoca dei vostri interventi fornisce in modo preciso la risposta al mio quesito.

La ragazza che tanto vorrei uscisse dai TdG, ora 26enne e battezzata all'età di 13, è quanto mai impegnata nell'organizzazione e convinta delle sue credenze.

Non riuscirò mai nella mia impresa... [SM=x570866]

Ciao, Antonio
03/04/2008 22:28
 
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Re: Re:
(Mario70), 03/04/2008 17.01:


Per una volta dissento da Gianluca... Io non credo che l'esserci nati sia influente, anzi conosco molti casi in cui figli di tdg nati in famiglie tdg, abbiano lasciato la loro religione in maniera meno traumatica di chi lo ha fatto non essendo nato nei tdg.
Saluti Mario



Concordo e aggiungo che, a mio parere, non si può MAI categorizzare in assoluto parlando di PERSONE. Tutto è relativo, ognuno di noi ha dei pensieri, dei sentimenti ed una capacità di sopportazione del dolore diversa... ecco, quest'ultima forse è l'unica cosa che si può designare come assoluta, IMHO.

Come tra gli Ebrei e i pagani al tempo del Cristianesimo, potevano avere più fede i secondi, e sentirsi di conseguenza maggiormente coinvolti...




Mari [SM=x570865]
[Modificato da Maribella77 03/04/2008 22:35]
Non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi
03/04/2008 22:31
 
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Re: Grazie davvero a tutti!
a.belmont, 03/04/2008 21.44:


Siete stati molto esaurienti nei vostri pareri, e la sintesi sostanzialmente univoca dei vostri interventi fornisce in modo preciso la risposta al mio quesito. Ciao, Antonio



Non mi pare univoca.. [SM=g27829]


Mari

Non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi
03/04/2008 23:22
 
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Questo Forum è pieno di ex-TdG convintissimi. Non perderti d'animo, costruisciti gli strumenti per poter cercare di instillare il dubbio nella mente della fanciulla in oggetto... e, ovviamente, prega sempre il Signore.

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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)

04/04/2008 09:09
 
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Re: Re: Grazie davvero a tutti!
Maribella77, 03/04/2008 22.31:



Non mi pare univoca.. [SM=g27829]

Mari




Ma sì, dai, Mari: è sostanzialmente univoca.
Mi sembra che ci sia accordo nel ritenere che il vero elemento discriminante sia la "convinzione" in quello che si crede.
Se poi, oltre ad essere un TdG convintissimo, uno lo è anche dalla nascita, la possibilità che ne venga fuori si riduce ulteriormente.
[SM=x570888]
04/04/2008 09:14
 
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Trianello, 03/04/2008 23.22:


Non riuscirò mai nella mia impresa...



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Caro Trianello, il fatto è che io non ho nessun Signore o Santo da pregare...
04/04/2008 12:27
 
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Re: Re: Re:

Concordo e aggiungo che, a mio parere, non si può MAI categorizzare in assoluto parlando di PERSONE. Tutto è relativo, ognuno di noi ha dei pensieri, dei sentimenti ed una capacità di sopportazione del dolore diversa... ecco, quest'ultima forse è l'unica cosa che si può designare come assoluta, IMHO.

E' vero che non si può generalizzare, ma è oggettivamente più complicato uscirne per uno nato tra i tdg. Ricorda il condizionamento mentale a cui si è sottoposti e pensa che ciò è fatto dalla nascita.
04/04/2008 13:57
 
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Re: Re: Re: Re:
Alcesti80, 04/04/2008 12.27:


E' vero che non si può generalizzare, ma è oggettivamente più complicato uscirne per uno nato tra i tdg. Ricorda il condizionamento mentale a cui si è sottoposti e pensa che ciò è fatto dalla nascita.



Nella realtà, secondo me come già detto da altri, le cose non stanno così. Conosco a titolo di esempio alcuni nati nella verità che si sono rifatti una vita al contrario di chi, seppur non figlio di tdg, è ancora in uno stato di rimuginazione. Parlando in generale a mio avviso è così, ma è solo un mio parere poichè non esistono dati in merito ovviamente. In o gni caso bisonga considerare che ognuno, in base alla propria persona, avrà quella o questa difficoltà da superare per ovviare il problema, il condizionameto mentale agisce in maniera inversamente proporzionale alla "forza" di carattere (si parla di carattere come qualcosa di innato).

Tutto questo IMHO ..


Mari
Non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi
04/04/2008 14:23
 
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Re: Re: Re: Grazie davvero a tutti!
a.belmont, 04/04/2008 9.09:



Ma sì, dai, Mari: è sostanzialmente univoca.
Mi sembra che ci sia accordo nel ritenere che il vero elemento discriminante sia la "convinzione" in quello che si crede.
Se poi, oltre ad essere un TdG convintissimo, uno lo è anche dalla nascita, la possibilità che ne venga fuori si riduce ulteriormente.
[SM=x570888]




Pardon Belmont... ho creduto che alludessi al fatto che nascendo tra i tdg fosse + difficile "rialzarsi" e non concordando con tale opinione beh.. la "rispostaE non era univoca .. [SM=g27828]





Mari
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04/04/2008 16:22
 
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Caro Trianello, il fatto è che io non ho nessun Signore o Santo da pregare...



Sì che lo hai... [SM=g27823]

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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)

06/04/2008 22:14
 
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E' difficile in ogni caso se uno ci crede.....
Ho conosciuto giovani che si vedeva lontano 3 km che non si sarebbero mai battezzati e devo dire che hanno fatto solo che bene.
Altri invece sempre nati nella verità hanno fatto il normale percorso diventando TdG....è comunque un fattore personale.
Certo che per chi nasce in una famiglia di TdG si parte decisamente svantaggiati...come minimo 18 anni di me.da...contando pressioni psicologiche,sensi di colpa,ecc. ecc.
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