Gocciazzurra, 22/03/2008 17.41:
E chi ci assicura che dopo il clamore suscitato da tale "opera d'arte" l'autore abbia rigirato la frittata?
Comunque sia, ammesso che le cose stiano come afferma l' "artista", è comunque un'azione di pessimo gusto.
Invece di farsi pubblicità con quanto sopra meglio sarebbe stato che si fosse adoperato con modalità più pratiche per quelle povere bestiole..
Nel blog di Attivissimo la questione è riassunta in questo modo:
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Riassumendo:
- abbiamo un blogger anonimo che ha dato la stura alla vicenda scrivendo che a lui/lei risulta che il cane sia morto. Che fine abbia fatto la bestiola, però non si sa: su questo non c'è nessuna testimonianza diretta, di prima mano.
- abbiamo il direttore della galleria d'arte che dice che il cane è stato nutrito, ma non durante le tre ore giornaliere della mostra, e che poi è scappato, e su queste dichiarazioni pone la propria firma;
- abbiamo l'artista in questione che non conferma e non smentisce la morte del cane; dice che non era sua intenzione causargli sofferenza.
- abbiamo una vicenda che fa leva su tutti i sentimenti giusti per ottenere la vastissima eco mediatica alla quale aspirano tanti "artisti".
Con questo quadro di dati, la spiegazione più
probabile (ma non certa) è che il cane non sia stato maltrattato come descrive l'appello, ma che l'artista abbia fatto una provocazione male interpretata e non si sia reso conto delle possibili conseguenze mediatiche della provocazione.
Come ben sappiamo, qualsiasi storia di maltrattamento di animali, vera o falsa, fa perdere il lume della ragione a tanta gente e risveglia nei giornalisti la voglia di scoop che riempie intere pagine con poca fatica. La voglia di credere al luogo comune dell'artista moderno incomprensibile e insensibile, combinata col fatto che gli avvenimenti hanno avuto luogo in un paese lontano e "primitivo", ha fatto il resto.
In sintesi, la storia funziona perché gioca sui nostri luoghi comuni: gli artisti moderni sono indecifrabili e farebbero qualsiasi cosa in nome della cosiddetta "arte"; i visitatori di queste mostre sono snob insensibili; i paesi latinoamericani sono rozzi e primitivi; la gente è crudele con gli animali e nessuno fa nulla per fermarli.
Ma paradossalmente funziona anche su un altro livello: ha dimostrato pienamente la tesi di Vargas, ossia che la gente è ipocrita. Con pochissime, nobili eccezioni, s'indigna e si mobilita per un animale messo in mostra a morire (apparentemente) di stenti, mentre fa finta di nulla quando incrocia la stessa creatura per strada.
Per questa storia si è mossa l'
Organizzazione Italiana Protezione Animali e si è attivato persino il commissario UE Frattini per trovare la maniera di
bandire Guillermo Vargas dall'Unione Europea. Ma scusate, il principio dell'innocenza fino a prova contraria che fine ha fatto? Allo stesso modo, temo che molta gente "firmerà" questa petizione assolutamente inutile e crederà con questo di aver fatto il proprio dovere di animalista DOC.
Io avrei una proposta: invece di "firmare" pigramente, andare a comperare una scatoletta di cibo per cani e portarla al rifugio per animali più vicino. Costa più fatica, ma è sicuramente un gesto più utile. E con lo stipendio di un commissario UE, o di un giornalista che ha riportato come assolutamente certa la notizia senza verificarla, chissà quante scatolette si potrebbero comperare.
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Ciao
Achille