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Esodo 20:4

Ultimo Aggiornamento: 18/04/2008 20:44
12/01/2008 15:36
 
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o meglio "I dieci comandamenti"
Ricordo che quando studiavo la Bibbia con alcuni Testimoni di Geova la cosa che piu' mi aveva colpito era il fatto che i Dieci comandamenti che mi avevano inculcato nella testa per anni fossero diversi da quelli riportati nella Bibbia... quando ho chiesto il perche' a un prete... va be' storia antica sono stata sbattuta fuori dalla porta come al solito dicendomi che dovevo conoscerli cosi' come li avevo imparati e che il resto non importava... ma questa parte che fine ha fatto per la Chiesa?
"Non devi farti immagine scolpita nè forma simile ad alcuna cosa che è nei cieli di sopra o che è sulla terra di sotto o che è nelle acque sotto la terra. Non devi inchinarti davanti a loro nè esere indotto a servirle perchè io, Geova tuo Dio, sono un Dio che esige esclusiva devozione, recando la punizione per l'errore dei padri sui figli......"
Allora qualcuno può rispondermi perche' la Chiesa è piena di statue, di figure, ecc... con sotto tanto di richiesta di offerta?Solo per un fine economico come tante altre astuzie che ha studiato la Chiesa con gli anni?
[Modificato da Sammy3 12/01/2008 15:38]
12/01/2008 15:41
 
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Una prima risposta la trovi qui:


LA BIBBIA PROIBISCE L'USO DI IMMAGINI?

freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=4598396

Ciao [SM=x570892]

Bruno
______________________________


---Verba volant scripta manent---
-----
--- www.vasodipandora.org ---
12/01/2008 15:45
 
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Grazie ci guardo subito!
12/01/2008 15:58
 
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Ecco una risposta alla domanda formulata da Mons. Raffaello Martinelli:


Perché le immagini sacre?


CHE COSA SONO LE IMMAGINI SACRE?

Sono raffigurazioni (statue, pitture, mosaici, sculture…) di contenuti religiosi, che vengono effettuate con vario materiale e con diversi stili. In particolare esse rappresentano Dio, Gesù Cristo, lo Spirito Santo, la Madonna, i Santi.


DI CHE COSA SI SERVONO LE IMMAGINI RELIGIOSE?

Si servono di elementi che provengono da questo mondo, nelle sue diverse componenti: umano, animale, vegetale, materiale. Ma tali elementi sono lì dipinti per indicare qualcos’altro: rimandano a realtà che non appartengono a questo mondo visibile. Sono riflesso, segno del divino, del religioso, dello spirituale, del soprannaturale.


CHE TIPO DI PASSAGGIO ESIGONO LE IMMAGINI SACRE?

In esse l’uomo è sollecitato a passare dal visibile all’invisibile, dal significante al significato, dal mondo creato a Dio. Per questo noi chiamiamo simboliche le immagini religiose. Sono un ponte tra il visibile e l’invisibile, tra il fedele e il mistero.


DA QUANDO ESISTONO LE IMMAGINI SACRE?

La scelta di rappresentare contenuti della fede cristiana con immagini risale a molto tempo addietro. Fin dai primi secoli, i cristiani realizzavano e utilizzavano immagini sacre. Una antica e autorevole testimonianza in tal senso sono le catacombe, ove anche oggi si possono ammirare ad esempio varie raffigurazioni di Cristo e della Beata Vergine Maria. “Gli artisti di ogni tempo hanno offerto alla contemplazione e allo stupore dei fedeli i fatti salienti del mistero della salvezza, presentandoli nello splendore del colore e nella perfezione della bellezza” (Card. Joseph Ratzinger, Introduzione al Compendio).



PERCHE’ ALCUNE RELIGIONI PROIBISCONO LE IMMAGINI?

L’Ebraismo e l’Islamismo ad esempio proibiscono di raffigurare Dio, in quanto vogliono in tal modo evidenziare la totale invisibilità, l’infinita diversità e superiorità di Dio rispetto alle sue creature: Dio è il totalmente Altro. La rappresentazione del sacro in immagini costituisce per tali religioni una profanazione.



L’ANTICO TESTAMENTO PROIBISCE LE IMMAGINI?

Nell’Antico Testamento, Dio aveva ordinato: “Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo, né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra” (Es 20,2-4). Tale “ingiunzione divina comportava il divieto di qualsiasi rappresentazione di Dio fatta dalla mano dell’uomo. Il Deuteronomio spiega: “Poiché non vedeste alcuna figura, quando il Signore vi parlò sull’Oreb dal fuoco, state bene in guardia per la vostra vita, perché non vi corrompiate e non vi facciate l’immagine scolpita di qualche idolo” (Dt 4,15-16). È il Dio assolutamente trascendente che si è rivelato a Israele. “Egli è tutto”, ma, al tempo stesso, è “al di sopra di tutte le sue opere” (Sir 43,27-28). Egli è “lo stesso autore della bellezza” (Sap 13,3).

Tuttavia, fin dall’Antico Testamento, Dio ha ordinato o permesso di fare immagini che simbolicamente conducessero alla salvezza operata dal Verbo incarnato: così il serpente di rame, l’arca dell’Alleanza e i cherubini” (CCC, n. 2129-2130). “Farai dunque un’arca (...), la rivestirai d’oro puro (...). Farai due cherubini d’oro (...), fa’un cherubino ad una estremità e un cherubino all’altra estremità” (Es 25,10-22). “Il Signore disse a Mosè: fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque, dopo essere stato morso, lo guarderà resterà in vita” (Num 21,7-8).



QUANDO NELLA STORIA DEL CRISTIANESIMO FURONO PROIBITE LE IMMAGINI?

1) Quando ci fu l’iconoclastia, e cioè quel Movimento religioso, sviluppatosi a Bisanzio tra l’VIII e il IX secolo, che considerava idolatrico il culto delle immagini sacre (Cristo, la Vergine, i santi) e predicava la loro distruzione. La venerazione delle immagini (iconolatria) in Oriente aveva dato vita a forme di fanatismo. La disputa divenne politica quando l’imperatore bizantino Leone III Isaurico, abbracciata decisamente l’iconoclastia (726), cominciò a perseguitare gli iconoduli (adoratori di immagini), chiuse monasteri e chiese ribelli (confiscandone le terre e distribuendole a contadini-soldati) e tentò di imporre anche a Roma la distruzione delle immagini sacre.

Ma il secondo Concilio di Nicea, nel 787, decise a favore delle immagini: “Noi definiamo con ogni rigore e cura che, a somiglianza della raffigurazione della croce preziosa e vivificante, così le venerande e sante immagini, sia dipinte che in mosaico o in qualsiasi altro materiale adatto, debbono essere esposte nelle sante chiese di Dio, sulle sacre suppellettili, sui sacri paramenti, sulle pareti e sulle tavole, nelle case e nelle vie; siano esse l’immagine del Signore Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo, o quella dell’immacolata Signora nostra, la santa Madre di Dio, dei santi angeli, di tutti i santi e giusti”.

In Oriente, furono reintrodotte le immagini a partire dall’843, quando l’imperatrice Teodora nominò Metodio patriarca di Costantinopoli.

2) Successivamente, nei primi decennio del 1500, le immagini furono nuovamente proibite, e questa volta da Lutero. Ma il Concilio di Trento con un decreto del 1563 approvò e giustificò il culto delle immagini e condannò quanti affermavano il contrario.



SU QUALI FONDAMENTI SI BA-SANO LE IMMAGINI RELIGIOSE?

Le immagini religiose hanno vari fondamenti complementari:

Fondamento antropologico:

In quanto essere unitario, e cioè costituito di corpo e anima, l’uomo si esprime attraverso segni, parole, gesti, simboli. Egli percepisce le stesse realtà spirituali attraverso segni e simboli materiali. Dante nel Paradiso (Canto 4, versi 42-46) afferma che l’intelletto non può afferrare la vera natura di Dio senza il sensuale, o la mente può solo afferrare la parte sensuale che l’intelletto può allora elaborare così come è.

Fondamento sociologico

1) In quanto essere sociale, bisognoso e desideroso di relazionarsi agli altri, l’uomo ha bisogno di comunicare con gli altri, e lo fa per mezzo del linguaggio, di gesti, di azioni, di immagini.

2)Per di più oggi viviamo in un mondo particolarmente attento alle immagini, le quali hanno un ruolo particolarmente rilevante nella vita della persona e della società. Non per nulla si parla di civiltà dell’immagine per indicare la società attuale, ed è il motivo per cui, oggi più che mai, nella civiltà dell’immagine, l’immagine sacra può “esprimere molto di più della stessa parola, dal momento che è oltremodo efficace il suo dinamismo di comunicazione e di trasmissione del messaggio evangelico” (Card. Joseph Ratzinger, Introduzione al Compendio).

Fondamento teologico:

1) esiste una stretta relazione tra il mondo creato e Dio il suo creatore.

Il mondo, nella visione cristiana, infatti è stato creato da Dio, che ha voluto così manifestare e comunicare la sua bontà, verità e bellezza. Pertanto Dio parla all’uomo attraverso la creazione visibile, la quale è un riflesso, sia pure limitato, dell’infinita perfezione di Dio.

2)L’uomo è stato creato a immagine di Dio. L’uomo stesso è il simulacro di Dio. E dunque per conoscere Dio, l’uomo ha a disposizione se stesso: conoscendo maggiormente se stesso nel suo essere immagine di Dio e nel suo agire conformemente a tale immagine, conosce maggiormente Dio. E nello stesso tempo, è anche altrettanto vero che conoscendo Dio nel suo essere e nelle sue opere, l’uomo conosce maggiormente anche se stesso.

3) Dio si è reso visibile in Gesù Cristo. Essendo Egli il Figlio Unigenito di Dio, unito intimamente a Dio Padre - “Io e il Padre siamo una cosa sola” (Gv 10,30). Egli ci fa conoscere in maniera piena, perfetta e definitiva Dio Padre: “Chi vede me, vede il Padre” (Gv 14,9). Gesù Cristo è l’Immagine perfetta visibile del Dio invisibile.

“Un tempo, Dio, non avendo né corpo né figura, non poteva in alcun modo essere rappresentato da una immagine. Ma ora che si è fatto vedere nella carne e che ha vissuto con gli uomini, posso fare una immagine di ciò che ho visto di Dio” (San Giovanni Damasceno, De sacris imaginibus oratio, 1, 16: PTS 17, 89 e 92).

Dunque l’Incarnazione di Cristo giustifica nel cristianesimo il realizzare, il possedere, il venerare le immagini religiose.



GESU’ HA UTILIZZATO SEGNI E SIMBOLI UMANI PER ESPRIMERE IL DIVINO?

Gesù, oltre che essere Egli stesso Colui nel quale si rende presente e visibile Dio, si serve spesso, nel suo predicare e operare qui sulla terra duemila anni fa, delle realtà provenienti dalla creazione per far conoscere, annunciare e comunicare i misteri del regno di Dio. Si pensi anche solo al significato simbolico delle sue parabole e dei suoi miracoli. Cristo inoltre ha utilizzato elementi e segni provenienti dal mondo per istituire i sacramenti della Chiesa.



L’IMMAGINE UMANA E’ LIMITATA RISPETTO AL DIVINO?

Certamente occorre ricordare che qualunque immagine materiale non potrà mai esprimere pienamente l’ineffabile mistero di Dio: la realtà significata (religiosa, spirituale) supera sempre l’immagine umana. Tuttavia qualcosa di questo mistero l’elemento materiale lo fa realmente intuire e percepire.

Gli aspetti profani, nel momento in cui diventano veicolo di trasmissione di contenuti religiosi, vengono sì colti e rappresentati nei loro aspetti positivi; ma nello stesso tempo hanno bisogno di essere purificati, e soprattutto di essere arricchiti e completati. E ciò avviene con i contenuti cristiani, che le immagini contengono e trasmettono. In tal senso anche le mitologie e le favole popolari sono assunte, purificate e trasfigurate dalla fede cristiana, per diventare immagini religiose.



QUALE SCOPO HANNO LE IMMAGINI RELIGIOSE?

Le immagini religiose:

1) facilitano l’accesso, la comprensione e la trasmissione di contenuti a persone appartenenti a lingue, età e culture diverse: sono facilmente leggibili e, pertanto, rispetto alla parola e allo scritto, raggiungono un maggior numero di persone.

2)se viste, capite, interpretate, gustate con la speciale luce che proviene dalla fede cristiana, è possibile allora cogliere il particolare messaggio catechistico, che gli artisti hanno voluto trasmettere con le immagini religiose.



IN CHE SENSO LE IMMAGINI HANNO UNA FINALITA’ CATECHISTICA?

Poiché esiste una stretta correlazione tra l’immagine e il simbolo, e tra il mondo visibile e quello invisibile, diventa logico e giustificato l’annunciare il mistero di Dio servendosi di immagini simboliche. Si comprende così il fiorire, lungo i secoli, dell’iconografia cristiana, dove l’intento evangelizzante e catechistico s’accompagna anzi s’intreccia strettamente con l’aspetto pittorico ed estetico. Attraver-so l’immagine si vuol trascrivere il messaggio evangelico, che la Sacra Scrittura trasmette attraverso la parola.

“Dalla secolare tradizione conciliare apprendiamo che anche l’immagine è predicazione evangelica” (Card. Joseph Ratzinger, Introduzione al Compendio). Anzi la storia ci insegna che i cristiani, per annunciare il messaggio evangelico e catechizzare le persone, si sono serviti in una maniera speciale, prima ancora dei catechismi scritti, della cosiddetta Biblia pauperum, e cioè delle immagini, dei catechismi visivi, catechismi fatti di immagini e di rappresentazioni iconografiche (si vedano ad esempio le molteplici e stupende immagini realizzate nelle basiliche e nelle chiese lungo i secoli).

“Immagine e parola s’illuminano così a vicenda. L’arte «parla» sempre, almeno implicitamente, del divino, della bellezza infinita di Dio, riflessa nell’Icona per eccellenza: Cristo Signore, Immagine del Dio invisibile.

Le immagini sacre, con la loro bellezza, sono anch’esse annuncio evangelico ed esprimono lo splendore della verità cattolica, mostrando la suprema armonia tra il buono e il bello, tra la via veritatis e la via pulchritudinis. Mentre testimoniano la secolare e feconda tradizione dell’arte cristiana, sollecitano tutti, credenti e non, alla scoperta e alla contemplazione del fascino inesauribile del mistero della Redenzione, dando sempre nuovo impulso al vivace processo della sua inculturazione nel tempo” (Papa Benedetto XVI, Discorso di presentazione del Compendio alla Chiesa e al mondo, 28-6-05).

Sono una forma particolare di catechesi popolare, libri aperti senza parole per tutti, un ponte tra il fedele e il mistero, mentre adornano, decorano gli spazi sacri, rendendoli più accoglienti e invitanti alla preghiera.


LE IMMAGINI SONO ANCHE UN INVITO ALLA PREGHIERA?

Certamente. L’arte e l’iconografia cristiana, oltre che essere strumenti al servizio dell’evangelizzazione e della catechesi, sono sempre stati e lo sono tutt’ora anche un invito alla preghiera: “La bellezza e il colore delle immagini sono uno stimolo per la mia preghiera. È una festa per i miei occhi, così come lo spettacolo della campagna apre il mio cuore a rendere gloria a Dio” (San Giovanni Damasceno, De sacris imaginibus oratio 1, 47). La contemplazione delle sacre immagini, unita all’ascolto della Parola di Dio, aiuta a imprimere nella memoria del cuore il mistero che viene percepito, sollecitando a trasformarlo in preghiera e a testimoniarlo in quella novità di vita, che proviene dalla fede cristiana e che ha il suo centro in Cristo.



LE IMMAGINI RELIGIOSE IN CHE RAPPORTO STANNO CON CRISTO?

Nell’iconografia cristiana tutte le immagini hanno come finalità principale quella di annunciare la persona, il messaggio, l’opera di Cristo, essendo Lui il Rivelatore perfetto di Dio Padre e il Salvatore unico e definitivo dell’uomo e del mondo. “L’immagine di Cristo è l’icona per eccellenza. Le altre, che rappresentano la Madonna e i Santi, significano Cristo, che in loro è glorificato” (Compendio, n. 240), e, annunciando Cristo, aiutano a far nascere e crescere la fede e l’amore verso di Lui. Venerare i Santi significa riconoscere che Dio è la fonte, il centro e il culmine della loro santità: i santi hanno accolto, con l’aiuto dello Spirito Santo, la santità di Dio nella fede e a tale santità divina hanno docilmente corrisposto con una vita santa, seguendo e imitando Cristo, l’immagine per eccellenza del Dio invisibile.

Per questo quando entriamo in Chiesa, bisogna ricercare anzitutto il tabernacolo, ove, se risulta accesa la lampada eucaristica, è presente Cristo-Eucaristia in modo vero, reale, sostanziale: Corpo, Sangue, Anima e Divinità. L’omaggio del nostro saluto e della nostra preghiera va indirizzato pertanto anzitutto a Lui, prima ancora e più ancora delle immagini dei santi, immagini che invece sono fatte di materia.



CHE TIPO DI CULTO SI DA’ ALL’IMMAGINE?

Non di adorazione (riservato unicamente a Dio), ma di venerazione.

Nel Codice di Diritto Canonico, si legge al riguardo: “ Per favorire la santificazione del popolo di Dio, la Chiesa affida alla speciale e filiale venerazione dei fedeli la Beata Maria sempre Vergine, la Madre di Dio, che Cristo costituì Madre di tutti gli uomini, e promuove inoltre il vero e autentico culto degli altri Santi, perché i fedeli siano edificati dal loro esempio e sostenuti dalla loro intercessione. (…) Sia mantenuta la prassi di esporre nelle chiese le sacre immagini alla venerazione dei fedeli; tuttavia siano esposte in modo moderato e con un conveniente ordine, affinché non suscitino la meraviglia del popolo cristiano e non diano ansa a devozione meno retta” (nn. 1186-1188).



CHI VENERIAMO NELL’IMMAGINE?

Il cristiano venera:

- non l’immagine in se stessa, la quale è semplicemente un oggetto materiale (una statua, un’immagine, un simbolo, un amuleto): se si venerasse l’oggetto, si cadrebbe nell’idolatria;

- ma colui che l’immagine intende rappresentare, la ‘Persona’ che le immagini riproducono: Gesù Cristo, la Madonna , i Santi.

In effetti, “l’onore reso ad un’immagine appartiene a chi vi è rappresentato” e “chi venera l’immagine, venera la realtà di chi in essa è riprodotto” (San Basilio Magno, Liber de Spiritu Sancto, 18, 45: SC 17bis, 406 ). L’onore tributato alle sacre immagini è una “venerazione rispettosa”, non un’adorazione che conviene solo a Dio: “Gli atti di culto non sono rivolti alle immagini considerate in se stesse, ma in quanto servono a raffigurare il Dio incarnato. Ora, il moto che si volge all’immagine in quanto immagine, non si ferma su di essa, ma tende alla realtà che essa rappresenta” (San Tommaso d’Aquino, Summa theologiae, II-II, q. 81, a. 3, ad 3).



FRA LE IMMAGINI, QUAL E’ LA PIU’ IMPORTANTE?

E’ l’immagine del crocifisso. Infatti la croce è:

Strumento della passione di Cristo e della sua glorificazione, come egli stesso ebbe a dire nell’imminenza della sua passione: “Ora il figlio dell’uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui e ben presto lo glorificherà” (Gv 13,12).

Segno:

- dell’attualità della salvezza, e anche della speranza di salvezza in Cristo

- della dimensione originale, tipica del cristiano

- dei valori cristiani che caratterizzano certe società e culture

- «del Figlio dell’uomo»(Mt 24,30) che comparirà nel cielo alla fine dei tempi

- di vittoria ultima e suprema del bene sul male (cfr. Gal 6,14).

Richiamo alla sofferenza che comporta la sequela di Cristo: “Chi vuol venire dietro a me, prenda la sua croce e mi segua” (Mt 16,24).



IN CHE SENSO LE IMMAGINI RELIGIOSE ANTICIPANO «NUOVI CIELI» E «TERRA NUOVA»?

Le immagini religiose, con la loro bellezza e il loro splendore, ci offrono un anticipo sulla realtà futura: ci presentano un qualcosa che prefigura quella trasfigurazione che, alla fine di tutti i tempi, il mondo intero un giorno riceverà da Dio. Infatti “dopo il giudizio finale, lo stesso universo, liberato dalla schiavitù della corruzione, parteciperà alla gloria di Cristo con l’inaugurazione dei «nuovi cieli» e di una «terra nuova» (2 Pt 3,13). Sarà così raggiunta la pienezza del Regno di Dio, ossia la realizzazione definitiva del disegno salvifico di Dio di «ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra» (Ef 1,10). Dio allora sarà «tutto in tutti» (1 Cor 15,28), nella vita eterna” (Compendio, 216).




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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)

12/01/2008 19:08
 
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Può l'uomo annullare la legge di Dio?
Matteo 19:16 Ed ecco un tale gli si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?».
17 Egli rispose: «Perché mi interroghi su ciò che è buono? Uno solo è buono. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti».
18 Ed egli chiese: «Quali?». Gesù rispose: «Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso,
19 onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo come te stesso».


Matteo 5:17 Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento.
18 In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto.
19 Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli.


Agabo.

Guarda: picasaweb.google.it/oo751oo751/LaLeggeDiDioI10Comandamenti


[Modificato da Agabo 12/01/2008 19:13]
Visita:

"MA COME UN'AQUILA PUO' DIVENTARE AQUILONE? CHE SIA LEGATA OPPURE NO, NON SARA' MAI DI CARTONE " -Mogol
"Non spetta alla chiesa decidere se la Scrittura sia veridica, ma spetta alla Scrittura di testimoniare se la chiesa è ancora cristiana" A.M. Bertrand
12/01/2008 19:27
 
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Ecco un meraviglioso esempio di letteralismo spicciolo, proprio quello contro cui predicò Gesù quando disse che il Sabato è fatto per l'uomo e non l'uomo per il Sabato...

Se ci vogliamo attenere alla lettera, ne dovremmo dedurre che Dio è un sadico che si diverte a porre l'uomo in una situazione di doppio vincolo (così la chiamano gli psicologi) dandogli ordini contraddittori. Dice infatti l'articolo da me citato:


Nell’Antico Testamento, Dio aveva ordinato: “Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo, né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra” (Es 20,2-4). Tale “ingiunzione divina comportava il divieto di qualsiasi rappresentazione di Dio fatta dalla mano dell’uomo. Il Deuteronomio spiega: “Poiché non vedeste alcuna figura, quando il Signore vi parlò sull’Oreb dal fuoco, state bene in guardia per la vostra vita, perché non vi corrompiate e non vi facciate l’immagine scolpita di qualche idolo” (Dt 4,15-16). È il Dio assolutamente trascendente che si è rivelato a Israele. “Egli è tutto”, ma, al tempo stesso, è “al di sopra di tutte le sue opere” (Sir 43,27-28). Egli è “lo stesso autore della bellezza” (Sap 13,3).
Tuttavia, fin dall’Antico Testamento, Dio ha ordinato o permesso di fare immagini che simbolicamente conducessero alla salvezza operata dal Verbo incarnato: così il serpente di rame, l’arca dell’Alleanza e i cherubini” (CCC, n. 2129-2130). “Farai dunque un’arca (...), la rivestirai d’oro puro (...). Farai due cherubini d’oro (...), fa’un cherubino ad una estremità e un cherubino all’altra estremità” (Es 25,10-22). “Il Signore disse a Mosè: fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque, dopo essere stato morso, lo guarderà resterà in vita” (Num 21,7-8).



E' proprio vero che la lettera uccide!!!

Del resto, proprio nel passo che hai citato, Gesù fa menzione di alcuni comandamenti, ma non di quello relativo al divieto delle immagini.


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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)

12/01/2008 20:52
 
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Letteralismo o comportamentismo?
Se vogliamo metterla sul piano "psicologico" il comportamentismo, corrente psicologica moderna, ci viene in soccorso.

Una cosa è il farsi delle immagini a scopo didattico, per illustrare storie, ornare manufatti ecc. altra cosa è il farsi delle immagini a scopo cultuale.

Non è la prima istanza che la Bibbia proibisce, ma la seconda. Il comandamento, infatti precisa:

Esodo 20:4 Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra.
5 Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano,
6 ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandi.


Tale comando fu molto spesso ignorato dal popolo d'Isaraele ... ma altrettanto spesso condannato dai profeti di Dio e punito severamente con la deportazione, la perdita d'identità, della patria e alla mercè delle più crudeli violenze degli invasori.

Credi forse che personalmente io voglia intendere il Comandamento (il più lungo del Decalogo e quello totalmente omesso nel Catechismo cattolico!!!) come il mero uso di immagini a scopo pedagocico? Ti sbagli se è questo a cui pensi.

Penso, piuttosto, alle immagini poste nel bel mezzo delle chiese che sono oggetto di culto, davanti alle quali molti si prostano, accendono ceri e pregano, che portano in processione cultuale con molti annessi e connesi.

Letteralismo? E' lo stesso letteralismo che ribadisce Gesù Cristo e che, lungi dall' "uccidere", come tu affermi, conduce, secondo le Sue stesse parole, alla vita!

Matteo 19:16 Ed ecco un tale gli si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?».
17 Egli rispose: «Perché mi interroghi su ciò che è buono? Uno solo è buono. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti».
18 Ed egli chiese: «Quali?». Gesù rispose: «Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso,
19 onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo come te stesso».

_________________
P.S.:
1)mi pareva che sull'osservanza dei 10 Comandamenti fossimo in pieno accordo con la CC. Papa Giovanni Paolo II ha scritto almeno un'Enciclica, a proposito, e vi ha fatto riferimento più d'una volta!
(VERITATIS SPLENDOR):
www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_06081993_veritatis-splendor...


2) Il fatto di menzionare solo ALCUNI dei 10 Comandamenti è solo una citazione "comprensiva" di TUTTI e 10 i Comandamenti, altrimenti dovremmo concludere, secondo quello a cui alludi, che Gesù, non menzionando la "concupiscenza", l'osservanza del giorno del riposo e, in pratica, gli altri 5 Comandamenti, riteneva gli stessi "superati" o non validi!

Leggi:
Giacomo 2:11: "infatti colui che ha detto: Non commettere adulterio, ha detto anche: Non uccidere.
Ora se tu non commetti adulterio, ma uccidi, ti rendi trasgressore della legge."


Se non è ancora abbastanza chiaro, se uno osserva 9 su 10 Comandamenti, è trasgressore riguardo a TUTTI e 10 i suddetti Comandamenti.

Agabo.
[Modificato da Agabo 12/01/2008 21:21]
Visita:

"MA COME UN'AQUILA PUO' DIVENTARE AQUILONE? CHE SIA LEGATA OPPURE NO, NON SARA' MAI DI CARTONE " -Mogol
"Non spetta alla chiesa decidere se la Scrittura sia veridica, ma spetta alla Scrittura di testimoniare se la chiesa è ancora cristiana" A.M. Bertrand
12/01/2008 22:01
 
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Proprio il tuo voler ricorrere al “comportamentismo” dimostra la tua tendenza a fermarti alla superficie (alla lettera). Il comportamentismo è quella corrente della psicologia scientifica moderna (ormai superata da quasi cinquanta anni) che vedeva la mente come una black box (una scatola nera) e non dava alcuna interpretazione agli atti dei soggetti, limitandosi a studiare stimoli e reazioni e a formulare leggi d’ordine descrittivo (vale a dire a considerare i soggetti come oggetti). I comportamentismi non si interrogavano sul senso delle azioni compiute dai soggetti studiati, proprio come i letteralisti non si interrogano sul senso della Scrittura.

Allora, è un fatto che Dio ordina di non costruirsi immagini. Tu dici che questo ordine viene chiarito da quanto fa a questo segue, vale a dire dal divieto di prestare culto alle immagini… e su questo siamo perfettamente d’accordo. La questione verte tutta sull’interpretazione che si dà a tale divieto. Ecco, l’interpretazione che la Chiesa dà al medesimo rende ragione del senso del divieto divino, vale a dire del valore che esso ha per l’uomo (perché il Sabato fu fatto per l’uomo e non l’uomo per il Sabato).
Il primo comandamento dice di non avere altro Dio che Dio, di adorare solo a Lui e di SERVIRE solo Dio. Il comandamento da te citato dice di non prostrarsi davanti alle immagini e di non SERVIRLE. Ergo, quello a cui si oppone il comandamento è l’idea di considerare le immagini in sé come degne di adorazione e di essere servite. Non bisogna porre la propria speranza nell’immagine, nel manufatto, ma in Dio. Ecco, allora che tutto il comandamento non è altro che un corollario al comandamento di non avere altro Dio al di fuori di Dio, in una situazione in cui, invece, i popoli che circondavano Israele erano idolatri, vale a dire che erano genti aduse all’adorazione degli idoli, considerandoli oggetti potenti.

Che il senso di questo divieto sia questo ce lo mostra la Bibbia stessa quando narra del serpente di bronzo che Mosé costruì per ordine diretto di Dio (Dio ordina e permette di costruire immagini, quindi, se queste non sono intese come idoli, come oggetti carichi di potere magico), serpente che Acaz fece poi spezzare (2 Re 18,4). Acaz viene considerato un Re estremamente pio, anche per aver fatto distruggere un’immagine che Dio aveva ordinato di costruire (?!). Perché Acaz fece distruggere un oggetto che Dio aveva ordinato di costruire e anche per questo la Bibbia lo annovera tre i re pii di Giuda? E’ la Bibbia stessa a dircelo: perché il popolo considerava quell’immagine un idolo, prestava culto DIRETTAMENTE a questa considerandola un oggetto potente, invece che adorare quel Dio che gliela aveva donata, per così dire. Il divieto del Signore è quindi un divieto relativo a quella forma di religiosità che sconfina nel magismo e che gli antropologi chiamano “feticismo”.

PS
Sulla questione dei 10 comandamenti tornerò più tardi con un post apposito, ora vado a cena.

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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)

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“Una cosa è il farsi delle immagini a scopo didattico, per illustrare storie, ornare manufatti ecc. altra cosa è il farsi delle immagini a scopo cultuale.”

Nel tuo letteralismo da XXI secolo sembri non capire quale sia il problema di tutta questa discussione. Un cattolico non si prostra e non rende culto ad una statua, bensì a chi vi è rappresentato. O credi forse che se vado al cimitero e dico delle parole sulla tomba di un caro defunto sto parlando con la sua foto? No ovviamente, parlo con lui, la foto, la statura, o qualunque cosa d’altro, sono solo un aggancio visivo.
Per capire il divieto biblico bisogna conoscere un po’ di antropologia dei popoli del Vicino Oriente Antico, popoli cioè che tendevano ad identificare la statua con la divinità, a ritenere cioè che la divinità fosse incarnata in una particolare statua, un po’ come nel mondo greco si riteneva che gli dèi potessero venire ad abitare nella cella del tempio e abitare il simulacro che le rappresentava.
Ciò che condanna la Bibbia è l’adorare le statue, non l’arte. La Bibbia dice di non prostrarsi alle immagini e di non adorarle, infatti io non mi prostro davanti a nessuna immagine né adoro alcun immagine, adoro e mi prostro dinnanzi a chi vi è rappresentato, nel caso sia Cristo ovviamente.

“Credi forse che personalmente io voglia intendere il Comandamento (il più lungo del Decalogo e quello totalmente omesso nel Catechismo cattolico!!!)”

I comandamenti non sono una recita del brano dell’Esodo. Lo omettono anche i luterani, loro che motivazione avrebbero? Semplicemente questa è una forma cristallizzata.

Ad maiora
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Re:
Trianello, 12/01/2008 22.01:

Proprio il tuo voler ricorrere al “comportamentismo” dimostra la tua tendenza a fermarti alla superficie (alla lettera). Il comportamentismo è quella corrente della psicologia scientifica moderna (ormai superata da quasi cinquanta anni) che vedeva la mente come una black box (una scatola nera) e non dava alcuna interpretazione agli atti dei soggetti, limitandosi a studiare stimoli e reazioni e a formulare leggi d’ordine descrittivo (vale a dire a considerare i soggetti come oggetti). I comportamentismi non si interrogavano sul senso delle azioni compiute dai soggetti studiati, proprio come i letteralisti non si interrogano sul senso della Scrittura.

Allora, è un fatto che Dio ordina di non costruirsi immagini. Tu dici che questo ordine viene chiarito da quanto fa a questo segue, vale a dire dal divieto di prestare culto alle immagini… e su questo siamo perfettamente d’accordo. La questione verte tutta sull’interpretazione che si dà a tale divieto. Ecco, l’interpretazione che la Chiesa dà al medesimo rende ragione del senso del divieto divino, vale a dire del valore che esso ha per l’uomo (perché il Sabato fu fatto per l’uomo e non l’uomo per il Sabato).
Il primo comandamento dice di non avere altro Dio che Dio, di adorare solo a Lui e di SERVIRE solo Dio. Il comandamento da te citato dice di non prostrarsi davanti alle immagini e di non SERVIRLE. Ergo, quello a cui si oppone il comandamento è l’idea di considerare le immagini in sé come degne di adorazione e di essere servite. Non bisogna porre la propria speranza nell’immagine, nel manufatto, ma in Dio. Ecco, allora che tutto il comandamento non è altro che un corollario al comandamento di non avere altro Dio al di fuori di Dio, in una situazione in cui, invece, i popoli che circondavano Israele erano idolatri, vale a dire che erano genti aduse all’adorazione degli idoli, considerandoli oggetti potenti.

Che il senso di questo divieto sia questo ce lo mostra la Bibbia stessa quando narra del serpente di bronzo che Mosé costruì per ordine diretto di Dio (Dio ordina e permette di costruire immagini, quindi, se queste non sono intese come idoli, come oggetti carichi di potere magico), serpente che Acaz fece poi spezzare (2 Re 18,4). Acaz viene considerato un Re estremamente pio, anche per aver fatto distruggere un’immagine che Dio aveva ordinato di costruire (?!). Perché Acaz fece distruggere un oggetto che Dio aveva ordinato di costruire e anche per questo la Bibbia lo annovera tre i re pii di Giuda? E’ la Bibbia stessa a dircelo: perché il popolo considerava quell’immagine un idolo, prestava culto DIRETTAMENTE a questa considerandola un oggetto potente, invece che adorare quel Dio che gliela aveva donata, per così dire. Il divieto del Signore è quindi un divieto relativo a quella forma di religiosità che sconfina nel magismo e che gli antropologi chiamano “feticismo”.

PS
Sulla questione dei 10 comandamenti tornerò più tardi con un post apposito, ora vado a cena.



Caro Trianello,
le tesi, di qualunque genere siano, abbisognano d'essere quantomeno riviste, di tanto in tanto, per non fossilizzarvisi. Il tuo (e quello di altri, qui) ricorrere a frasi e a termini preconfezionati e stereotipati come è, in questo caso, il termine "letteralismo", dovrebbe essere una buona occasione per una sana riflessione, se non altro perché, da buon cattolico, dovresti sapere che al "letteralismo" riguardo alla Legge morale dei 10 Comandamenti, Dio ci tenne così tanto che per ben DUE VOLTE scrisse "col proprio dito" "le Dieci parole" su "due tavole di pietra".Il fatto è talmente ovvio che è stato sottolineato dall'episodio delle seconde tavole, quelle che pur se tagliate da Mosé, Dio volle comunque incidere, di nuovo, personalmente.

L'altro esempio che porti è del tutto ovvio: il serpente di rame viene creato in un momento contingente, non viene detto che fosse adorato e nemmeno che rappresentasse Dio, ma che dal volgere ad esso lo sguardo dipendeva la salvezza dal morso velenoso dei serpenti (tralasciamo il suo simbolismo, applicato da Gesù, che gli Israeliti non poterono comprendere allora). Un atto di fede, esplicitamente richiesto sotto l'aspetto pragmatico.

Il fatto che più tardi la sua esposizione pubblica potesse sviare gli Israeliti i quali erano già fin troppo inclini all'idolatria, conferma sia la cessazione dello scopo per il quale fu creato, quindi la sua divenuta inutilità, sia l'opportunità di non indurre inutilmente il popolo all'idolatria con quell'immagine, il cui valore di testimonianza storica veniva adesso superato dal pericolo di essere considerato dal popolo come possedente virtù taumaturgiche di per se stesso.

Per contro, né la manna, né la verga d'Aronne che era fiorita potevano correre questo rischio; infatti questi due oggetti erano preclusi alla vista del popolo, essendo collocati nel SS del Tempio.

Agabo.
[Modificato da Agabo 13/01/2008 10:20]
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Polymetis, 12/01/2008 22.04:

“Una cosa è il farsi delle immagini a scopo didattico, per illustrare storie, ornare manufatti ecc. altra cosa è il farsi delle immagini a scopo cultuale.”

Nel tuo letteralismo da XXI secolo sembri non capire quale sia il problema di tutta questa discussione. Un cattolico non si prostra e non rende culto ad una statua, bensì a chi vi è rappresentato. O credi forse che se vado al cimitero e dico delle parole sulla tomba di un caro defunto sto parlando con la sua foto? No ovviamente, parlo con lui, la foto, la statura, o qualunque cosa d’altro, sono solo un aggancio visivo.
Per capire il divieto biblico bisogna conoscere un po’ di antropologia dei popoli del Vicino Oriente Antico, popoli cioè che tendevano ad identificare la statua con la divinità, a ritenere cioè che la divinità fosse incarnata in una particolare statua, un po’ come nel mondo greco si riteneva che gli dèi potessero venire ad abitare nella cella del tempio e abitare il simulacro che le rappresentava.
Ciò che condanna la Bibbia è l’adorare le statue, non l’arte. La Bibbia dice di non prostrarsi alle immagini e di non adorarle, infatti io non mi prostro davanti a nessuna immagine né adoro alcun immagine, adoro e mi prostro dinnanzi a chi vi è rappresentato, nel caso sia Cristo ovviamente.

“Credi forse che personalmente io voglia intendere il Comandamento (il più lungo del Decalogo e quello totalmente omesso nel Catechismo cattolico!!!)”

I comandamenti non sono una recita del brano dell’Esodo. Lo omettono anche i luterani, loro che motivazione avrebbero? Semplicemente questa è una forma cristallizzata.

Ad maiora



Caro polymetis,
sulla questione del letteralismo vale anche per te quello che ho scritto a Trianello.

Non credo che tu sia dedito a pratiche del tipo che descrivi, ma tu stesso non sei garante di nessuno, fuori della tua persona e non puoi conoscere i sentimenti religiosi più intimi di altri.

Questo vale anche per me, naturalmente. Non giudico i sentimenti religiosi, ma i comportamenti cultuali, sì. E, nella nostra pittoresca Italia - ma in quasi tutti i Paesi latini- v'è una tale abbondanza di comportamenti religiosi isterici di massa che non v'è alcuna possibilità di sbagliarsi su che cosa intendono costoro per "adorazione" di immagini.

L'altro errore che, a mio avviso, commetti è quello di separare i comportamenti idolatrici degli antichi popoli pagani da quelli psedudocristiani moderni, essendo la natura umana la stessa e le pulsioni istintive assolutamente uguali a sé stesse nel tempo e nello spazio.

Credi quello che vuoi, ma per me gli isterismi che si verificano davanti al simulacro del sangue di S. Gennaro, per esempio, non sono differenti sotto l'aspetto religioso da quelli di pagani tuttora esistenti in certe aree geografiche e, presumibilmente da quelle dei pagani d'altri tempi e d'altri luoghi.

Agabo.

P.S. Un po' di coerenza: se possono esserci persone che per voi sono incline al "letteralismo" siete costretti ad ammettere che lo stesso "letteralismo" può indurre altre persone ad attribuire a dei feticci o a dei simulacri il culto che è dovuto all'unico Dio. [SM=x570867]
[Modificato da Agabo 13/01/2008 10:15]
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13/01/2008 13:18
 
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“Non giudico i sentimenti religiosi, ma i comportamenti cultuali, sì. E, nella nostra pittoresca Italia - ma in quasi tutti i Paesi latini- v'è una tale abbondanza di comportamenti religiosi isterici di massa che non v'è alcuna possibilità di sbagliarsi su che cosa intendono costoro per "adorazione" di immagini.”

Non ho alcun interesse a difendere quella che tu giudichi la “patologia del sacro popolare”, e non vedo perché dovrei difenderla. Io difendo la religione cattolica e quello che insegna, se poi i suoi fedeli facciano altro questo non vedo come possa essere oggetto di un dibattito sulla correttezza o meno della dottrina cattolica, che non insegna ad adorare statue né immagini.
Inoltre è abbastanza un luogo comune quello che ti attribuisci alla religiosità popolare. Io non posso parlare che per me stesso in quanto vedo solo all’interno della mia mente, ma tu?
Anche volendo ipotizzare che dai comportamenti esterni tu possa dedurne l’atteggiamento interno, il che è tutto da dimostrare, come puoi concludere che l’idolatria verso le immagini rappresenti anche solo un campione significativo di popolazione? Gesù disse “non giudicate” per un banalissimo motivo, ed è che non ne sappiamo abbastanza. Tu in base a che dati statistici presupponi che sia un “fenomeno maggioritario”? O hai conosciuto milioni di cattolici oppure la tua è una generalizzazione di basso livello.

“commetti è quello di separare i comportamenti idolatrici degli antichi popoli pagani da quelli psedudocristiani moderni,”

Non mi sono mai sognato di divederli per la banale ragione che non ne ho mai parlato. Io sto discutendo di ciò che insegna la dottrina cattolica, cosa facciano poi alcuni tipi di cattolico non rientra in ciò che possa interessarmi difendere. Che un cattolico possa comportarsi da pagano fa sì che sia solo un problema suo, se quello che fa è in contrasto con quanto insegna la Chiesa.

“Credi quello che vuoi, ma per me gli isterismi che si verificano davanti al simulacro del sangue di S. Gennaro”

Sai il significato della parola “simulacro”? Il simulacro è la statua o l’immagine di qualcuno, non mi sembra una definizione corretta del sangue di san Gennaro, che è una reliquia, non un’immagine o una statua.
Inoltre, anche qui, non c’è nessuna adorazione di quel sangue, o almeno, la Chiesa insegna a non adorare ampolle. Cosa passi poi per la mente dei singoli fedeli non lo sappiamo né tu né io.

“siete costretti ad ammettere che lo stesso "letteralismo" può indurre altre persone ad attribuire a dei feticci o a dei simulacri il culto che è dovuto all'unico Dio.”

Temo di non capire. Non c’è nessun precetto della dottrina cattolica che, interpretato anche alla lettera, possa indurre all’adorazione di un’immagine.

“Dio ci tenne così tanto che per ben DUE VOLTE scrisse "col proprio dito" "le Dieci parole" su "due tavole di pietra".”

Non vedo quale sia la rilevanza, perché come ti ha spiegato Trianello quel comandamento non ci fa alcun problema, in quanto sappiamo cosa c’è dietro. Noi lo rispettiamo più di coloro che, fraintendendone completamente lo spirito, né fanno un impedimento per la creatività umana.

“serpente di rame viene creato in un momento contingente, non viene detto che fosse adorato e nemmeno che rappresentasse Dio, ma che dal volgere ad esso lo sguardo dipendeva la salvezza dal morso velenoso dei serpenti”

Eppure il comandamento dice di non rappresentarsi né cose del cielo né cose della terra, ergo intepretandolo come fai tu si giunge ad una contraddizione, non è questo invece il caso di Trianello, che legge in quel comandamento non una proibizione dell’arte ma della religione del feticcio, che può concretizzarsi anche nella rappresentazione di animali terrestri (pensiamo agli dèi zoomorfi)

“Il fatto che più tardi la sua esposizione pubblica potesse sviare gli Israeliti i quali erano già fin troppo inclini all'idolatria, conferma sia la cessazione dello scopo per il quale fu creato, quindi la sua divenuta inutilità, sia l'opportunità di non indurre inutilmente il popolo all'idolatria con quell'immagine”

E questo infatti è il discorso di Tranello. Non è la creazione del serpente in sé l’errore, ma l’errato uso che ne è stato fatto dopo ad aver costituito idolatria. Ergo la nostra interpretazione del comandamento dell’Esodo è solida come la roccia, la tua fa acqua da tutte le parti. Dio ha cioè comandato di non fare immagini perché nel Vicino Oriente Antico diventavano troppo facilmente feticci, qualora ciò non avvenga, non c’è nessuna controindicazione all’uso di immagini. Tra l’altro qui l’archeologia viene in aiuto. Gli ebrei hanno iniziato a prendere il divieto dell’Esodo alla lettera solo dal terzo/quarto secolo d.C., al punto che nelle sinagoghe, così come nelle moschee, furono permesse solo decorazioni non figurative. Ma non fu sempre così. “Paradossalmente nelle immagini della salvezza tra sinagoga e Chiesa vi è la stessa continuità che abbiamo avuto modo di constatare negli spazi liturgici. Le ricerche archeologiche ci permettono di verificare che le antiche sinagoghe erano riccamente decorate con figurazioni di scene bibliche. Queste non erano affatto semplici immagini di eventi passati, una sorta di insegnamento della stria attraverso immagini, ma una forma di racconto che, facendo memoria, attualizza una presenza (Haggada): nelle feste liturgiche le gesta compiute da Dio sono presenza. Le feste sono partecipazione all’agire di Dio nel tempio, e le immagini contribuiscono a loro volta all’attualizzazione liturgica, proprio come figura che è divenuta memoria. Le immagini cristiane, così come le troviamo nelle catacombe, riprendono con semplicità e su vasta scala il canone iconico creato nella sinagoga, ma gli conferiscono una nuova modalità di presenza” (Joseph Ratzinger, Introduzione allo spirito della liturgia, Milano, 2001, San Paolo, pag. 112-113)
Questo vuol dire porsi in continuità con la tradizione della Chiesa e non giocare agli eretici che pretendono di riscrivere ciò che non gli va bene in base alla loro scarsa interpretazione contingente dell’evento cristiano.

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Trianello scrive:
"Il primo comandamento dice di non avere altro Dio che Dio, di adorare solo a Lui e di SERVIRE solo Dio. Il comandamento da te citato dice di non prostrarsi davanti alle immagini e di non SERVIRLE. Ergo, quello a cui si oppone il comandamento è l’idea di considerare le immagini in sé come degne di adorazione e di essere servite. Non bisogna porre la propria speranza nell’immagine, nel manufatto, ma in Dio. Ecco, allora che tutto il comandamento non è altro che un corollario al comandamento di non avere altro Dio al di fuori di Dio, in una situazione in cui, invece, i popoli che circondavano Israele erano idolatri, vale a dire che erano genti aduse all’adorazione degli idoli, considerandoli oggetti potenti."

Un ragionamento due volte contraddittorio.
Sarebbe troppo facile rispondere che Dio non ha bisogno di "correttori di bozze", ma serviamoci della logica umana:

1) Se il 2° Comandamento, quello che proibisce esplicitamente la manifattura di immagini a scopo idolatrico è una ripetizione, quindi è superfluo, non farebbe alcun male tenerlo comunque al posto che gli compete.

2) Togliendolo dal Catechismo cattolico, i Comandamenti, da 10 che sono, diventano 9. Che cosa fa quindi la Chiesa Cattolica? Ne sdoppia uno dei 9 rimasti, ovvero il Decimo, per far ritornare il conto! Che cos'è questo, un rigurgito di sano "letteralismo"?

3) Il Decimo Comandamento, quello che è stato sdoppiato, ma che nell'Antico Testamento è UN SOLO COMANDAMENTO viene sdoppiato, operando in tal modo una palese contraddizione con l'operazione riservata al Secondo Comandamento. Infatti, se il Secondo fosse davvero una "ripetizione" o un "corollario del Primo", a maggior ragione il Nono Comandamento è un corollario e una ripetizione del Decimo Comandamento.

In pratica, che operazione è stata fatta? Laddove il Signore ha tenuto distinti e separati i primi due Comandamenti, la Chiesa Cattolica questi li ha invece "riassunti" in UNO SOLO. Dove, al contrario, il Signore ha dato UN SOLO Comandamento, il Decimo, questo, la Chiesa Cattolica lo ha sdoppiato, per deferenza alla LETTERA (il numero 10) e in contraddizione con gli scopi da essa dichiarati riguardo al Secondo Comandamento. [SM=x570868]

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13/01/2008 19:03
 
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Del decalogo vengono date due versioni, una in Es 20,2-17 ed una in Dt 5,6-21. Che i comandamenti siano dieci ce lo dice la Bibbia (Dt 4,13; 10,4), ma poi, apparentemente, sembra che ne elenchi dodici. Prendiamo a titolo di esempio l’elenco che appare in Esodo.

1 Non avrai altri dei di fronte a me. (Es 20,3)
2 Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. (Es 20,4)
3 Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. (Es 20,5)
4 Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascerà impunito chi pronuncia il suo nome invano. (Es 20,7)
5 Ricordati del giorno di sabato per santificarlo.(Es 20,8)
6 Onora tuo padre e tua madre (Es 20, 12)
7 Non uccidere (Es 20, 13)
8 Non commettere adulterio (Es 20,14)
9 Non rubare (Es 20, 15)
10 Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo. (Es 20,16)
11 Non desiderare la casa del tuo prossimo (Es 20,17a)
12 Non desiderare la moglie del tuo prossimo (Es 20,17b)

Il fatto che la divisione in versetti della Bibbia (che appartiene ai tempi moderni e che, per ammissione di tutti gli esegeti contemporanei, in molti punti risulta non adeguata) includa gli ultimi due comandamenti in un unico versetto non ne fa, infatti, un unico comandamento: si tratta di due frasi di senso compiuto rette da un imperativo ciascuna, quindi si tratta di due imperativi (comandi) distinti.
E’ quindi necessario che alcuni comandamenti indicati nella lista non siano dei comandamenti a sé, ma facciano da corollario al comandamento che li precede. Gli evangelici, per arrivare a dieci comandamenti, pensano che il terzo comandamento della lista sia da intendere come un corollario del secondo, e uniscono l’undicesimo ed il dodicesimo comandamento della lista, facendone il decimo. Noi cattolici, invece (seguendo una tradizione di cui abbiamo testimonianza sin dall’epoca patristica), consideriamo l’undicesimo ed il dodicesimo comandamento della lista come due comandamenti distinti (così come sono distinti i comandamenti che impongono di non rubare e di non commettere adulterio), in quanto pensiamo che le persone godano di una dignità diversa rispetto alle cose e che quindi il desiderare la donna d’altri vada distinto dal desiderare le "cose" d’altri; d’altro canto, invece, consideriamo il secondo ed il terzo comandamento della lista come un corollario del primo. Questo perché, come scrive A. A. Valdés nell’articolo linkato da Bruno:


Tutti i popoli che erano in contatto con Israele ritenevano che l'immagine non solo fosse un simbolo della divinità, ma che questa abitasse lì realmente. L'immagine era in un certo modo lo stesso Dio che rappresentava.
Così, secondo la mentalità orientale primitiva, nell'immagine della divinità risiedeva un Fluido personale divino.
Quando qualcuno creava un'immagine, il dio doveva venire a risiedere in essa, dal momento che ogni immagine costituiva in certo senso una epiclesis, cioè una invocazione a Dio perché venisse ad abitarla. Era una specie di "doppione" della divinità simbolizzata.
Per questo la Bibbia racconta che quando Rachele. sposa di Giacobbe, rubò gli idoli al padre Labano, egli si lamentò perché gli avevano sottratto i suoi dei, non le immagini (Gn 31,30). E Mica (...) accusa la tribù dei dainiti di avergli rubato il suo dio, mentre essi se ne sono andati soltanto con un'immagine (Gdc 18,24).



Quindi, quello che gli evangelici considerano come il secondo comandamento non è altro che un corollario del primo, un corollario che era necessario nel contesto in cui i comandamenti furono dettati, contesto caratterizzato dal fatto che i popoli che circondavano Israele erano dediti all’idolatria e consideravano i manufatti sacri come degli oggetti potenti in sé. Questa interpretazione è sostenuta dal fatto che è evidente come il terzo comandamento della lista da me riportata sia un commento non solo al secondo comandamento della medesima, ma ai primi due, segno evidente che l’agiografo li considerasse come un’unità:

“Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandi.” (Es 20,5-6)

Qui va sottolineato il fatto che nel brano appare il verbo SERVIRE. Nel contesto culturale di origine di questo testo (il Vicino Oriente Antico), infatti, gli uomini erano considerati come i SERVI degli dei. Pertanto il divieto di SERVIRE gli idoli altro non è che il divieto di ADORARE gli déi che in questi fisicamente si pensava risiedessero (il divieto di avere altri dei oltre Dio) ed è quindi un corollario del primo comandamento (proprio come al comandamento di osservare il riposo del Sabato fa da corollario quello di lavorare negli altri sei giorni della settimana).
Non a caso, la Chiesa condanna aspramente l’uso di feticci magici, ma non la venerazione indiretta delle immagini sacre, in quanto appunto perché “indiretta” questa è teo-centrica e rispetta pienamente il comandamento di non adorare e non servire altri che Dio. La Chiesa pensa che Dio non si “ingelosisca” se noi per pregarLo facciamo anche uso di immagini (non attribuendo a queste nessun potere in sé), proprio come la nostra fidanzata non si “ingelosisce” se sa che di tanto in tanto, quando lei è lontana, diamo un bacino alla sua fotografia che portiamo con noi nel portafogli (perché sa, ovviamente, che baciando la “sua” fotografia non è che esprimiamo il nostro amore verso la medesima, ma verso di lei).
Come scrive A. A. Valdés nell’articolo succitato:


Credere che quando uno s'inginocchia davanti a un'immagine stia sciupando l'adorazione che deve offrire a Dio solo, è avere una mentalità primitiva, continuando a pensare che abbia il fluido di altre divinità




PS

La mia battuta sul fatto che Gesù, rivolgendosi al giovane ricco, non aveva citato il divieto di farsi immagine nell’elenco dei comandamenti aveva un senso, ma tu evidentemente non lo hai colto. Tornerò sull’argomento appena avrò un po’ di tempo.
[Modificato da Trianello 13/01/2008 19:50]

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18/04/2008 20:44
 
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Esodo 20:4
Mi sembra un tema fondamentale quello che viene affrontato in queso
topic,
un tema sul quale ci sarebbe da riflettere per una vita.

Non voglio contestare le interpretazioni che la CC o quella che le varie sette,nel corso dei secoli hanno dato all'argomento.
Vorrei solo esporre come vengono intesi certi argomenti in ambito
ebraico.
Perdonatemi se a volte (come ora) inserisco articoli del mio archivio,
ma sapete bene come il tempo voli via.

"Il Signore pronunciò tutte queste parole, dicendo"
Quando Mosè informò che D-o intendeva dare nel Sinai al popolo ebraico la Torà, il loro entusiasmo fu illimitato. La loro risposta immediata fu: "Tutto quello che il Signore ha detto, faremo ed ascolteremo". Fu così completa la loro fede in Do e nella bontà delle Sue leggi che essi proclamarono la loro disponibilità ad osservare le norme, prima ancora di aver sentito quale sarebbe stato il loro contenuto.
I figli di Israele avevano però una urgente necessità: "desideriamo vedere il nostro Re". Nonostante che il popolo seguisse Mosè, desiderava una esperienza diretta della rivelazione, attraverso una comunicazione non mediata con D-o stesso. D-o accettò. Anche se i re usano parlare al popolo attraverso loro intermediari, come i ministri, nel Sinai D-o parlò direttamente ad ogni uomo, donna e bambino.
Il Midrash (Shemot Rabba 29:9) enfatizza che in questa occasione quando il Signore parlò tutta la terra era in silenzio e nessun suono distorceva il suono delle Sue parole. Quando il Signore presentò la Torà nel Sinai non c'era un uccello che cinguettasse, nessun bue muggiva, nessun angelo saliva, nessun serafino proclamava la Santità del Creatore. Il mare non si mosse e nessuna creatura produsse suoni; tutto il vasto universo era silenzioso e muto e ciò fu quando la Voce del Signore proclamò: "Io (solo) sono il tuo D-o". Gli ebrei erano stati appena liberati dalla cultura idolatra dell'Egitto dove le forze della natura venivano adorate come deità, in grado di controllare i destini dell'umanità. Nel Sinai D-o fece tacere tutte le forze naturali, in modo da dimostrare che Egli solo è in grado di controllare tutti gli aspetti della creazione.
Rashì nota che il Nome Divino usato in questo passaggio della Torà - Elohim - rappresenta D-o nel suo ruolo di Daian, Giudice, che distribuisce giustizia secondo quanto uno merita nel bene e nel male. L'uso di questo nome nel contesto dei Dieci Comandamenti enfatizza senza compromessi la maniera in cui D-o insiste sull'osservanza di questi precetti: essi non possono essere osservati discrezionalmente, ma devono essere rispettati scrupolosamente.
In questo i Dieci Comandamenti si differenziano da alcune mitzvoth la cui osservanza può dipendere dalle circostanze o dalle necessità personali.
L'intera frase D-o pronunciò tutte queste parole sembrerebbe superflua, in quanto sarebbe stato sufficiente per il versetto dire vaidabber Elohim lemor, e D-o parlò dicendo, indicando poi i Dieci Comandamenti.
Rashì (Mekhiltà) commenta che la presentazione del Decalogo inizia con un miracolo che è incomprensibile in termini umani: D-o pronunciò tutti i Dieci Comandamenti, Tutte queste cose, in una singola espressione.
Il Gur Arieh spiega che lo scopo di questa singola espressione era di dimostrare ad Israele che l'intera Torà è una singola unità inseparabile. Il Decalogo e la Torà non sono una collezione di comandamenti separati, ma sono un tutt'uno, per cui nessuno può dire di poter abrogare o ignorare anche una singola parola o un comandamento senza modificare l'intera Torà.
Secondo il Midrash (Shemot Rabba 28:4), il Creatore disse tutti i Comandamenti in una unica espressione per dimostrare che solo Lui è in grado di fare un numero di cose apparentemente contraddittorie tutte nello stesso tempo. D-o Onnipotente contemporaneamente porta un uomo alla morte, altri alla vita; colpisce uno e cura un altro; chiunque è in pericolo prega a Lui - la donna durante il travaglio, il marinaio nella tempesta, il prigioniero nella cella - uno ad est, un altro ad ovest, uno a nord e un altro a sud, tutti si rivolgono a Lui ed Egli ascolta ciascuno ed ogni personale richiesta.
Il Midrash sottolinea che la parola (Kol), Tutto, ha pesanti implicazioni. Tutto ciò che D-o voleva comunicare ad ogni uomo fu pronunciato nel Sinai; ogni profezia che i profeti avrebbero espresso più tardi fu rivelata nel Sinai; ogni racconto, ogni legge e ogni interpretazione che avrebbe dovuta essere promulgata e rivelata fu pronunciata originariamente sul Sinai.

Il Talmud (Makkot 24a) nota che nel verso (Torà zivvà lànu Moshè), Mosè ci comandò la Torà, il valore numerico della parola Torà è 611; il verso potrebbe quindi essere così interpretato: Mosè ci ha comandato 611 mitzvoth. Aggiungendo i primi due comandamenti del decalogo, che Israele ha ascoltato direttamente dalla voce di D-o, il totale è 613: il numero delle mitzvoth.
La semplice lettura del verso indica chiaramente che D-o disse tutte queste cose simultaneamente al popolo ebraico.



Vayedaber elohim et kol-hadevarim ha'eleh lemor
E pronuncio' il Signore tutte parole queste dicendo
(Il secondo verso, ecc.) Anochi adonay eloheycha asher hotseticha me' erets mitsrayim mibeyt avadim
1)Io (sono) il signore D-o tuo che ti feci uscire dalla terra di Egitto dalla casa degli schiavi
Lo yihyeh lecha elohim acherim al-panay
Non avrai per te altri dei davanti al mio cospetto
Lo ta'aseh-lecha fesel vechol-temunah asher bashamayim mima'al va'asher ba'arets mitachat va'asher bamayim mitachat la'arets
2)Non farai per te scultura o tutta immagine di cio' che (esiste) nei cieli di sopra e che in terra al di sotto e che nelle acque al di sotto della terra
Lo-tishtachaveh lahem velo ta'ovdem ki anochi adonay eloheycha el kana poked avon avot al-banim al-shileshim ve' al-ribe' im leson'ay
Non ti prostrare a loro e non adorarli poiche' io il Signore tuo D-o (sono) D-o geloso che punisce il peccato dei padri sui figli fino alla terza e fino alla quarta (generazione) per coloro che mi odiano
Ve' oseh chesed la'alafim le' ohavay uleshomrey mitsvotay
E che uso bonta' alla millesima (generazione) per coloro che mi amano e che osservano i miei precetti
Lo tisa et-shem-adonay eloheycha lashav ki lo yenakeh adonay et asher-yisa et-shmo lashav
3)Non pronunciare il nome del Signore tuo D-o invano poiche' non lascera' impunito il Signore a chi pronuncia il suo nome invano
Zachor et-yom hashabat lekadsho
4)Ricorda del giorno di sabato per santificarlo
Sheshet yamim ta'avod ve' asita chol-melachtecha
Sei giorni lavorativi e farai tutta la tua opera
Veyom hashvi'i shabat l'adonay eloheycha lo ta'aseh chol-melachah atah uvincha-uvitecha avdecha va'amatcha uvehemtecha vegercha asher bish'areycha
E il giorno settimo (sara') riposo, per il signore tuo D-o non farai nessun lavoro (ne') tu e tuo figlio e tua figlia e il tuo schiavo e la tua schiava e il tuo bestiame e un forestiero che (sia) dentro le tue porte (della citta')
Ki sheshet-yamim asah adonay et-hashamayim ve' et-ha'arets et-hayam ve' et-kol-asher-bam vayanach bayom hashvi'i al-ken berach adonay et-yom hashabat vayekadeshehu
Poiche' in sei giorni fece il signore i cieli e la terra il mare e tutto quanto in esso (contengono) e riposo' nel settimo giorno per questo benedisse il Signore il giorno del sabato e lo santifico'
Kaved et-avicha ve' et-imecha lema'an ya'arichun yameycha al ha'adamah asher-adonay eloheycha noten lach
5)Onora tuo padre e tua madre affinche' si prolunghino i giorni sulla terra che il Signore tuo D-o ti da
Lo tirtsach
6)Non uccidere
Lo tin'af
7)Non commettere adulterio
Lo tignov
8)Non rubare
Lo-ta'aneh vere' acha ed shaker
9)Non darai contro il tuo prossimo testimonianza falsa
Lo tachmod beyt re' echa lo tachmod eshet re' echa ve' avdo va'amato veshoro vachamoro vechol asher lere' echa
10)Non desiserare la casa del tuo prossimo non desiderare la moglie del tuo prossimo ne il suo servo ne la sua serva ne il suo bue ne il suo asino e tutto quello che e' del tuo vicino

Sulla prima tavola sono iscritti questi comandamenti:

I Io sono il Signore Tuo Dio che ti fece uscire dalla terra d’Egitto, dalla casa degli schiavi
II Non avrai altri dei al Mio cospetto. Non ti farai alcuna scultura…. Poiché il Signore Tuo Dio…..
III Non pronunziare il nome del Signore Tuo Dio invano
IV Ricordati del giorno di Sabato per santificarlo. Sei giorni… ma il settimo giorno… dedicato al Signore Tuo Dio. Poiché in sei giorni il Signore creò….
V Onora tuo padre e tua madre, affinchè si prolunghino i tuoi giorni sulla terra che il Signore Tuo Dio ti dà


Sulla seconda tavola sono iscritti questi altri comandamenti


VI Non uccidere
VII Non commettere adulterio
VIII Non rubare
IX Non fare falsa testimonianza contro il tuo prossimo
X Non desiderare la casa del tuo prossimo, non….moglie…né alcuna cosa del tuo prossimo
La divisione dei comandamenti in due gruppi di cinque ha un motivo preciso.
I primi cinque infatti riguardano i rapporti fra l’uomo e Dio, mentre gli altri cinque regolano i rapporti che intercorrono fra l’uomo ed il prossimo. (Rabbi Y. Zegdun, Guida allo studio della Torah)
La divisione dei comandamenti in due gruppi di cinque ha un motivo preciso.
I primi cinque infatti riguardano i rapporti fra l’uomo e Dio, mentre gli altri cinque regolano i rapporti che intercorrono fra l’uomo ed il prossimo.
Nasce spontanea la domanda: per quale motivo il comandamento riguardante il rispetto dei genitori è posto nella prima tavola che comprende i precetti fra uomo e Dio?
Dicono i Maestri: la Torah ha messo allo stesso livello l’onore di Dio e l’onore per i genitori: quindi rispettare i genitori è come rispettare Dio.
Secondo altri il comandamento è posto come ultimo nella prima tavola, perché esso costituisce il passaggio fra la prima tavola e la seconda.
Sono infatti proprio i genitori quelli che, educando il figlio, gli devono trasmettere l’idea di Dio.
In realtà le due tavole sono strettamente collegate. Se esaminiamo i comandamenti ricercando il nesso fra un comandamento e quello che nell’altra tavola occupa la posizione corrispondente, noteremo:
I-VI (citato sopra)
II-VII il nesso è evidente, chi fa idolatria è come se commettesse adulterio, in quanto tradisce il suo Dio.
III-VIII Chi ruba è portato quasi inevitabilmente a giurare il falso.
IV-IX Il riposo sabbatico è qui motivato con l’obbligo di ricordare la creazione dell’universo compiuta da Dio nei sei giorni. Profanare il sabato significa pertanto rinnegare la creazione divina, è come affermare che essa non è mai avvenuta, dunque attestare il falso.
V-X Chi desidera la casa del suo prossimo finisce per avere figli ribelli che non lo rispettano. E’ innegabile l’influenza che ha il comportamento dei genitori sulle scelte dei figli; pertanto quel genitore che aspira soltanto o quasi, a procurarsi beni materiali e trascura ogni interesse per i valori morali e spirituali, non potrà che educare figli gretti e privi di sentimento che non avvertiranno alcun obbligo morale, come quello del rispetto, nei suoi stessi confronti.

Infine vorrrei aggiungere che per ciò che riguarda la storia dei cherubini o del serpente, per il popolo ebraico non è mai stato motivo di furore iconoclastico né mai ha dedotto che è lecito l’opposto.
L’unico punto dove si trovavano era a guardia dell’arca a simboleggiare i bambini d’Israele.
Il divieto non consiste nel non fare immagini, ma nell’uso che se ne fa.
(altrimenti non potrei più dipingere [SM=x570866] )
Il serpente era solo un oggetto e se qualcuno lo ha idolatrato ha commesso un grave peccato.
A.






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