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Deve sottoporsi a un trapianto ...

Ultimo Aggiornamento: 29/11/2007 10:48
28/11/2007 23:09
 
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Deve sottoporsi a un trapianto ...



Deve sottoporsi a un trapianto di midollo osseo per sconfiggere la leucemia. Ma i suoi genitori, testimoni di Geova, non vogliono che riceva trasfusioni di sangue. Lei, appena sedicenne, scrive un biglietto ai medici: "Per me una trasfusione è peggio di una violenza sessuale ma vorrei parlare con uno psicologo". Viene accontentata e alla fine sceglie per la vita, decide per il "sì". Altra storia: un bambino nato con la sindrome di down, in più una malformazione cardiaca, i suoi genitori si oppongono all'intervento al cuore, giudicando che la vita del figlio non è degna di essere vissuta. Intervengono i medici che decidono diversamente, l'operazione si fa, oggi il bambino sta bene.
Sono due dei quindici episodi di "interventi al limite" in un groviglio tra medicina, etica, cultura, religione, valori, che i pediatri di Padova si trovano ogni anno ad affrontare. Impresa ardua se non ci fosse il Comitato di bioetica del dipartimento di Pediatria che si riunisce ogniqualvolta si presenta all'attenzione un caso-limite. Storie in bilico tra la lotta per la vita, l'accanimento terapeutico, la qualità dell'esistere e le cure all'infanzia malata terminale. Fino a che punto può e deve giungere la terapia e dove arrestarsi in nome della dignità umana? Se ne parlerà domani e venerdì nell'aula magna del Bo al convengo "Problemi etici in pediatria": relatori italiani ed esteri parleranno di argomenti "scomodi" come la limitazione o la sospensione delle cure nel neonato e nel bambino, il diritto ad avere un figlio "perfetto" (ma esiste?) in un viaggio tra cure futili, cure compassionevoli, interruzione di gravidanza al limite della vitalità, eutanasia. Si affronteranno casi di bambini con malattie irreversibili, totalmente dipendenti dalle macchine, di neonati gravemente malformati, di prematuri estremi: tutte tipologie di pazienti presenti nei nostri ospedali ai quali la medicina non sa dare risposte chiare e certe perché chiamano in causa valori etici, religiosi, giuridici. Ma chi decide per questi bambini, e sulla base di quali principi? «Non tutto quello che tecnicamente si può fare va fatto: sarebbe - spiega il professor Corrado Viafora del dipartimento di Filosofia nonché membro del Comitato di Bioetica della Pediatria - una mancanza di rispetto per la sacralità della vita. Va piuttosto analizzato caso per caso, ascoltando una pluralità di voci».
Federica Cappellato

Fonte:
www.gazzettino.it/VisualizzaArticolo.php3?Luogo=Padova&Codice=3594216&Data=2007-11-28&Pagina=L%...

Ciao [SM=x570892]

Bruno



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---Verba volant scripta manent---
-----
--- www.vasodipandora.org ---
29/11/2007 10:14
 
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Credo di aver già scritto un post sulla mia opinione a questo riguardo. Oltre ai medici che già fanno del loro meglio per fare davvero il loro dovere, secondo me dovrebbe intervenire la MAGISTRATURA. Una religione che induce al suicidio DEVE essere condannata.
29/11/2007 10:48
 
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Utente Junior
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Si ovvio, ma il discorso oggi è molto complesso.
Esistono anche correnti di pensiero che pongono dei limiti agli interventi umani atti a continuare una vita ...che purtroppo non è più vita!
Davvero è difficile decidere fin dove spingersi e dove fermarsi. [SM=g27825]

Parlo sia di scelte terapeutiche che di eutanasia ecc. ecc. non credo sia possibile generalizzare ogni "testa" è un mondo e ogni caso da valutare, specialmente da parte di chi è coivolto.
Per quanto riguarda gli aspetti legali, altro capitolo dove ci sarebbe molto da discutere, lo Stato non può basare le leggi sulla coscienza delle persone, se no impedirebbe ad altri di esercitare le proprie libertà (vedi es. aborto: io credente non lo faro mai, ma non posso gravare te che la pensi diversamente di tutta una serie di oneri vietandoti di farlo)!

L'importante e che se ne parli e che i diritti umani, anche quelli di scegliere se curarsi o no (ovviamente senza pressioni altrui di alcun genere) siano salvaguardati!
Ascolto sempre con interesse questi argomenti!

Maya
E' meglio vivere una spiritualità che usare il nome di una religione. Giuro che son più sicuro nell'insicurezza che nella convinzione! (Povia)
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