Io penso che la "organizzazione" (intendi, una struttura sociale della religione) derivi dal fatto che il Creatore ha messo nel cuore dell'uomo l'istinto della comunicazione interpersonale (cattolicamente direi che siamo ad immagine della Trinità).
E' un fatto, atestato dalla storia delle religioni, che presso tutti i popoli le persone si aggregano, sia per la lingua che per la patria, gli ideali politici, la cultura... e anche per le idee religiose.
Sono pochi quelli che vivono il fatto religioso solipsisticamente. E se nel loro cuore c'è il non curarsi degli altri, dal momento che il fatto religioso riguarda ultimamente la salvezza eterna, non è privo di biasimo chi vive la religione solo per conto suo (sia che si tratti di fede naturale, che di fede basata sulla rivelazione). Significherebbe che non ama i suoi fratelli.
Noi cattolici bisimeremmo al massimo chi volesse entrare nella tappa o in monastero di clausura con l'intenzione di isolarsi. A parte il fatto che non troverebbe la pace ma l'inferno. E' lodato solo chi lo fa non escludendo di "pregare il giornale", cioè in piena comunione con i suoi simili/fratelli-in-Dio-Padre che restano nel mondo.
In conclusione ritengo che sì, Dio vuole che gli uomini vivano la religione in aggregazione (il che comporta una organizzazione, regole, capi, strutture ecc...).
E questo, posto che poi sia vero il fatto storico della incarnazione del Dio-Figlio, comporta, data la diversità attuale delle denominazioni, la ricerca di quale sia la denominazione che ha conservato intatto nei secoli il messaggio e i mezzi di salvezza donati da Cristo e affidati alla SUA Chiesa.
[Modificato da berescitte 18/09/2007 08:41]
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est modus in rebus