Maripak, 27/03/2008 23.28
3) Alcuni, avvicinando altri cristiani, evangelici o cattolici, acquisiscono fede nella divinità di Gesù e nella trinità di Dio. Una parte di questi, delusi da una Organizzazione che avevano creduto l'unica voluta da Dio. concludono che Dio non ha una propria «organizzazione» (è questo il loro concetto, secondo noi riduttivo, di Chiesa). Pensano che basti la Bibbia. Si accontentano di un cristianesimo biblico individuale, o a piccoli gruppi in diaspora, escludendo qualsiasi appartenenza ecclesiale. Con tutti i limiti e i rischi di un tale approccio.
Argomento dell'anno scorso, ma per me molto attuale.
Da parte mia, che son fuori da neanche 2 mesi, mi riconosco nel punto 3 dell'elenco, anzi mi son stupita di aver trovato precisamente la mia condizione attuale in uno di questi 8 punti descritti da Don Battista Cadei.
Mi sono sentita spiazzata nel leggere che qualcuno conosce così bene i sentimenti degli ex TdG pur non essendolo mai stato. Questo Don dev'essere un eccellente osservatore e studioso dell'animo umano,
Però mi viene da chiedere una cosa:
Quali potrebbero essere i limiti e i rischi di un tale approccio cui si riferisce alla fine del suddetto punto?
Visto l'apprezzamento che hai dimostrato su quanto e come riportato da don Battista Cadei ti faccio rispondere ancora da lui:
tratto da: Battista Cadei - Patrizia Santovecchi, Da testimone di Geova a ...?, Edizioni Dehoniane Bologna, 2002, pp. 64-71
IL PROBLEMATICO RAPPORTO CON LA BIBBIA
I testimoni di Geova si ritengono molto competenti in fatto di Bibbia. È naturale che si ritenga tale anche l'ex testimone di Geova. Effettivamente egli ha una grande familiarità con la sacra Scrittura e, soprattutto, un grande amore per essa. Ma questo non basta! Parafrasando san Paolo (cf. Rm 10,2), si potrebbe dire che i testimoni di Geova hanno zelo per la Bibbia, «ma non secondo retta conoscenza». Non me ne voglia l'ex testimone di Geova, se lo paragono a un ipotetico meccanico che conoscesse le parti di un motore, ma non la strada e tanto meno il codice della circolazione: sarebbe capace di montare e smontare un motore, ma non sarebbe in grado di guidare, e tanto meno di arrivare a destinazione.
L'ex testimone è disposto a discutere e cambiare l'interpretazione di singoli passi, ma è molto restio all'idea di dover rimettere in discussione il suo impianto mentale riguardo al testo sacro.
Pur con tutta la gradualità necessaria, questo problema, a un certo punto, andrà affrontato, nei vari aspetti: canone, traduzione, ermeneutica (interpretazione), ma soprattutto il ruolo della Bibbia nella vita ecclesiale.
Ci limitiamo qui ad alcuni cenni, rinviando a una vera e propria introduzione biblica, indispensabile per chi vuole affrontare in maniera corretta i problemi che stiamo trattando.5
LETTERALISMO E BIBLICISMO
Sono ancora molti gli ex testimoni di Geova che, di fronte a un qualsiasi problema, chiedono: «È biblico questo?», e si accontentano di un solo versetto come risposta definitoria e definitiva! È successo
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5 CEI, Incontro alla Bibbia. Breve introduzione alla sacra Scrittura per il cam¬mino catechìstico degli adulti, LEV, Città del Vaticano 1996; F. ARDUSSO, Comprendi ciò che leggi? Guida alla lettura e alla meditazione del testo biblico, Paoline, Milano 1999 (breve, ma prezioso); M. TÀLBET, Introduzione generale alla Bibbia, San Paolo, Cinisello Balsamo 1998 (un po' difficile, ma completo, anche dal punto di vista storico).
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che, per una sola frase senza contesto, alcuni ex testimoni di Geova abbiano aderito a gruppi evangelici fondamentalisti, o addirittura siano ridiventati testimoni di Geova. Questo sta a indicare come è facile restare impigliati nel letteralismo: un metodo ingannevole che può condurre a soluzioni contraddittorie (si vedano le innumerevoli «mutazioni di intendimento» operate dalla Società Torre di Guardia, come pure i profondi dissidi dottrinali tra i vari gruppi evangelici di tipo letteralista).
Il letteralismo o fondamentalismo biblico,6 partendo dal principio che la Bibbia è ispirata e infallibile, sostiene che essa va interpretata letteralmente in tutti i suoi dettagli. Il letteralismo è nato in reazione al razionalismo, ma ha finito col diventare anch'esso ingannevole. Risponde all'esigenza, tipica dei testimoni di Geova, di semplicità e chiarezza: usare la Bibbia come «il libretto delle istruzioni» per la soluzione di tutti i problemi concreti, o come «tabella di marcia» degli ultimi tempi dell'umanità. Il letteralismo intende l'ispirazione come una dettatura da parte di Dio, perciò il testo biblico non può essere messo in discussione, neanche quando, così come suona, è in contrasto con la storia o la scienza o il buon senso. I letteralisti, pertanto, sono contrari a qualsiasi interpretazione che tenga presente il genere letterario, o che distingua tra messaggio religioso infallibile e limiti storico-culturali. Si interpreterà allora il rapporto di coppia in termini di superiorità dell'uomo (cf. 1Cor 14,34; Ef 5,22); oppure il testo sull'uso della verga nel senso che la Bibbia comanda di percuotere i bambini (cf. Pr 23,13-14). Oltretutto il letteralismo crea contraddizioni insolubili: ci sono nella Bibbia racconti «storici» che contraddicono altri dati biblici altrettanto «storici».
Per biblicismo intendiamo quel movimento contrario a qualsiasi tradizione pratica o devozione che non sia esplicitamente menzionata dalla Bibbia. Ma la ricerca di un riscontro biblico letterale per ogni questione può essere addirittura deviante. Sia ben chiaro che non vogliamo sminuire la Bibbia come fondamento della fede. Ma vogliamo sottolineare che non è vero che la Bibbia esiga di attenersi solo a quanto è scritto in essa. La Bibbia stessa raccomanda di seguire non solo gli insegnamenti scritti degli apostoli, ma anche le tradizioni orali: «Perciò, fratelli, state saldi e mantenete le tradizioni che avete appreso così dalla nostra parola come dalla nostra lettera» (2Ts 2,15). È quella che noi chiamiamo la fede della Chiesa. Se non avessimo questa, con quale criterio potremmo distinguere i libri biblici dagli apocrifi? La Bibbia non ha... l'indice della Bibbia!
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Cf. TÀLBET, Introduzione generale alla Bibbia, 284-285.
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LA TRADUZIONE
Uno dei cavalli di battaglia degli ex testimoni di Geova è un libro, pubblicato dalla Società Torre di Guardia, intitolato
The Kingdom Interlinear Translation of the Greek Scriptures. Si tratta del Nuovo Testamento in lingua originale greca, con traduzione letterale inglese riga per riga, e traduzione libera inglese a fianco. Questo libro è molto utile a mostrare, anche a chi non conosce il greco, l'inesattezza di alcune traduzioni operate dai testimoni di Geova, e che quindi la loro traduzione del nuovo mondo non è affidabile.
Ma attenzione! Anche qui bisogna guardarsi dal letteralismo: non sempre la traduzione più letterale è di per sé più fedele. L'ex testimone di Geova che, non conoscendo la lingua originale, si accanisce a fare confronti letterali con l'originale biblico, può fare un lavoro utile nei casi clamorosi, riferiti a singole parole (per esempio l'originale
Kyrios/Signore da essi abusivamente tradotto Jehovah/Geova; aggiunte od omissioni ingiustificate...), ma potrebbe anche ridursi a un letteralismo inutile e talora dannoso.
L'INTERPRETAZIONE:
LETTURA «CRISTOLOGIA» DELLA BIBBIA
È inutile negarlo: il nostro modo di interpretare la Bibbia è lontano mille miglia da quello geovista. Nessuna meraviglia quindi se i maggiori problemi riguardano proprio il modo di intendere un testo biblico, e l'insieme della Bibbia in relazione alla vita cristiana. Qualche ex testimone di Geova, liberatesi dalla «gabbia» del Corpo Direttivo, pensa che basti una buona traduzione e il buon senso individuale. Ma l'esperienza mostra che questo porta a tante interpretazioni quante sono le teste, facendo dire alla Bibbia tutto e il contrario di tutto, talora gettando la persona nello scetticismo e nella «desperatio veri» (perdere la speranza di trovare la verità). Uno dei motivi della diversità di strade che gli ex testimoni di Geova imboccano è la mancanza di un criterio interpretativo affidabile.
Un documento della CHI sulla Bibbia nella vita della Chiesa denuncia tra l'altro
«un accostamento non preparato da regole elementari di comprensione, soprattutto nel momento in cui certe sètte religiose abusano proprio della Scrittura...».7
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7 CEI COMMISSIONE EPISCOPALE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE E LA CATECHESI, nota pastorale La Bibbia nella vita della Chiesa, Roma 18 novembre 1995, n. 13.
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Rimandando a un'introduzione biblica, ci limitiamo ad accennare che occorre:
1)Definire il testo critico, scegliendo tra le varianti manoscritte le più attendibili (non le più comode per sostenere o negare una certa dottrina!).
2) Studiare i generi letterari,8 e tutte le informazioni idiomatiche sul contesto culturale... che possano aiutare a capire certi linguaggi.
3)Cercare versioni adeguate, che abbiano in nota eventuali traduzioni alternative.
4) Definire il vero concetto di ispirazione e infallibilità della Bibbia riguardo al messaggio religioso, pur con i limiti culturali del testo biblico stesso (escludendo gli estremi del razionalismo 9 e del letteralismo).
Molte volte l'ex testimone di Geova si domanda se un versetto vada interpretato letteralmente o simbolicamente. La domanda è mal posta, perché i modi di interpretarla non sono due (letterale/simbolico), ma parecchi.
Nella Bibbia, intesa come parola umana, ci sono diversi generi letterari, cioè tipi di linguaggio. Accanto a racconti storici, ci sono per esempio le parabole, che danno insegnamenti veri attraverso racconti inventati. Le poesie possono contenere iperboli (= esagerazioni) da non prendere alla lettera. Un'interpretazione corretta dovrà dunque cogliere il messaggio divino, che è infallibile, al di là degli aspetti umani con i relativi limiti, compresi gli errori «scientifici». Per esempio, il racconto della creazione insegna, in maniera infallibile, che tutto ciò che esiste è stato creato da Dio ed è stato creato buono. Invece non devo chiedere alla Bibbia se la terra all'inizio era coperta di acqua o arida, né se Dio ha creato prima i vegetali e poi gli animali, e neppure la data della creazione. Sono cose che vengono studiate dalla scienza, e che per la fede non hanno importanza.
5) Un principio importante è quello di inserire il testo nel contesto. Perciò, quando trovate una citazione biblica, verificatene il senso leggendo almeno tutto il capitolo, da inserire a sua volta nel quadro generale del libro.
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8 Cf. TALBET, Introduzione generale alla Bibbia, 107-109. Ibid., 286.
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6) II contesto più vasto è l'intera Bibbia,10 che ha come centro Gesù Cristo:11 «Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna, ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza» (Gv 5.39): «Tutti i profeti gli rendono questa testimonianza: chiunque crede in lui ottiene la remissione dei peccati per mezzo del suo nome» (At 10,43). La Bibbia va letta come «storia della salvezza», che inizia con la creazione e culmina in Gesù Cristo, che manifesta il «mistero nascosto da secoli nella mente di Dio, creatore dell'universo, perché sia manifestata ora nel cielo. per mezzo della Chiesa,... la multiforme sapienza di Dio, secondo il disegno eterno che ha attuato in Cristo Gesù nostro Signore» (Ef 3,9-11).
7) «Per mezzo della Chiesa», scrive san Paolo. Altro contesto indispensabile è la bimillenaria fede della Chiesa.12 Viceversa, come osservano i vescovi italiani:
«ci colpisce e ci addolora una lettura della Bibbia attuata non secondo lo spirito che ne ha la Chiesa e, dunque, ignorandone o sottovalutandone la vivente tradizione dottrinale, liturgica e di vita... ». 13
La Bibbia è nata dalla comunità credente ed è lo specchio della sua fede. L'apostolo Pietro scrive: «Nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione» (2 Pt 1,20). La Chiesa cattolica usa come criterio ciò che è stato insegnalo dagli apostoli, e trasmesso negli scritti dei padri della Chiesa, nelle formule di fede, nelle dichiarazioni dei concili, nella liturgia ecc. Viceversa, laddove la Bibbia è interpretata in maniera arbitraria, magari in base a un generico buon senso, l'esperienza insegna che i cristiani si frammentano in gruppi, gruppetti e gruppuscoli senza fine.
Qualche ex testimone di Geova potrebbe domandare: «Ma quale differenza c'è tra le "catene" degli intendimenti della Torre di Guardia e questa fede della Chiesa?». Rispondiamo che la ricerca è libera, non mai ridotta all'interpretazione di una o di poche frasi: è una miniera inesauribile, da cui si possono cavare tesori meravigliosi; ma, nello stesso tempo, è sempre coerente con la fede del popolo cristiano, che è come l'alveo entro le cui sponde il fiume scorre.
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10 Ibid, 307-308.
11 Ibid., 90; Catechismo della Chiesa cattolica, nn. 102-103.
12 TÀLBET. Introduzione generale alla Bibbia, 310-311: ARDUSSO, Comprendi ciò che leggi?. 35-39.
13 CEI. La Bibbia nella vita della Chiesa, n. 11.
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Se occorrono tutte le competenze sopra indicate, vuoi dire che praticamente al non biblista è impedito l'uso della Bibbia? No! Basterà avere alcuni punti fermi:
— Gesù Cristo unico Salvatore e chiave delle Scritture;
— la fede della Chiesa assimilata tramite una competente catechesi;
— ricorrere a buone traduzioni, buoni commenti, dizionari biblici affidabili.
All'inizio ci si accontenterà di ascoltare e leggere interpretazioni corrette. Poi occorrerà una preparazione più «tecnica», ricorrendo a chi ne sa di più nei casi difficili. E senza dimenticare la preghiera.
DIFFICOLTÀ CON LA CHIESA CATTOLICA
Anche quando l'ex testimone di Geova ha accolto con gioia l'annuncio della divinità di Gesù, l'adesione alla Chiesa cattolica spesso resta per lui un ostacolo apparentemente insormontabile. I testimoni di Geova demonizzano la Chiesa sotto molti aspetti: dalle immagini sacre alla croce, dal ruolo della Madre di Gesù a quello del papa, alle colpe storiche - vere o false - attribuite alla Chiesa. Tutto questo continua ad agire nell'ex testimone di Geova, addirittura dopo che ha risolto teoricamente il problema; figuriamoci prima!
L'ex testimone di Geova ha in mente la congregazione che l'ha deluso. E immagina la Chiesa cattolica in base allo stesso schema, cioè come un preteso «canale unico e infallibile di Dio», sia pure con contenuti diversi. Egli si pone la domanda in questi termini: «Dio ha voluto un'organizzazione per distribuire il cibo spirituale ai suoi servi?». E la risposta è: «No!». Se la domanda è questa, siamo d'accordo con la sua risposta. Ma noi pensiamo che si dovrebbero fare altre domande: «Che rapporti ha stabilito Dio tra sé e il suo popolo? Che cosa significa che tutti dobbiamo formare un solo corpo, pur con diverse mansioni? In che senso l'apostolo Paolo definisce gli apostoli amministratori dei misteri di Dio? Tale ruolo era limitato agli apostoli oppure dura tuttora?».
In concreto, l'impatto dell'ex testimone di Geova con la realtà cattolica non è facile. Abituato a una ristretta cerchia di «fratelli e sorelle», tutti più o meno attivi, e tra i quali talvolta c'è una sincera amicizia e condivisione spirituale, può sentirsi smarrito, orfano, isolato, anonimo, e avere nostalgia della comunità geovista.
Dall'organizzazione-Chiesa l'ex testimone di Geova si aspetterebbe più rigore nel riprendere ed eventualmente scomunicare chi commette certi peccati. Certo, si può discutere, come si fa in ogni famiglia, se un metodo pedagogico (più o meno severità?) è adeguato.
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Ma lo si deve fare ricordando che «la santa madre Chiesa» deve praticare la misericordia e la pazienza: quante volle san Paolo «supplicava con lacrime», anziché usare il bastone!
Oltre al passo biblico che proibisce dì salutare (non un ex testimone di Geova. ma chi nega Gesù venuto nella carne), ci sono tanti altri passi da tenere ugualmente presenti. Uno per tutti: «Correggete gli indisciplinati, confortate i pusillanimi (= gli scoraggiati), sostenete i deboli, siate pazienti con tutti» (1Ts 5.14). D'altronde il padrone della parabola del buon grano e della zizzania non accetta la proposta dei servitori zelanti che vorrebbero sradicare immediatamente l'erbaccia. Dio rispetta la nostra libertà, pur con tutti i rischi che questo comporta (cf. Lc 15,11-32; Gal 5,13).
MA CHE COS'È LA CHIESA?
Ci limitiamo qui ad alcuni spunti.
La Chiesa è anzitutto una realtà spirituale, che solo Dio conosce: è una fraternità spirituale che forma il corpo di Cristo, animato dallo Spirito Santo, a gloria del Padre celeste. In questa famiglia del popolo di Dio tutti gli uomini sono chiamati, i peccatori sono perdonati, e ci si nutre del corpo e sangue di Cristo... Certo, c'è anche un aspetto organizzativo esterno, voluto da Cristo, ma che non esaurisce l'essenza della Chiesa, Essa è stata paragonata a una cattedrale dalle grandi vetrate che, viste dall'esterno, sembrano sgorbiature, ma, viste dall'interno, mostrano tutta la loro bellezza iconica e cromatica, specialmente se attraversate dal sole. Si farebbe torto alla verità, se ci fermasse all'esterno.
La Chiesa cattolica non è un'organizzazione rigida: circola all'interno di essa quella diversità di opinioni che si ispira a un principio notissimo:
«In necessariis unitas, in dubiis libertas, in omnibus caritas» (= unità nelle cose essenziali: libertà in quelle dubbie; fraterno amore in ogni caso). Essa non ha mai avuto la presunzione di essere una «società di puri», e riconosce le proprie pesantezze umane.
"La Chiesa che comprende al suo interno i peccatori, santa e insieme sempre bisognosa di purificazione mai tralascia la penitenza e il suo rinnovamento... Dalla virtù del Signore risuscitato trova forza per vincere con pazienta e amore le sue interne ed esterne afflizioni e difficoltà, e per svelare al mondo, con fedeltà anche se non perfettamente, il mistero di lui [Gesù Cristo] finché alla fine dei tempi sarà manifestato nella pienezza della sua luce".14
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14 CONCILIO VATICANO II. Lumen gentium. n. 8.
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La Chiesa è umana, ma è abitata da Cristo e dal suo Spirito, in qualche modo ne è il contenitore o il tramite:
«La Chiesa è come una rosa che lasciata ai fioraio non dice nulla, ma offerta da una mano fa passare l'amore, cioè una vita nell'altra. La rosa potrà essere più o meno bella, un giorno appassirà, ma fra le due persone è ormai scoccata la scintilla d'amore e la forza della nuova vita. La Chiesa è come un recipiente. Il recipiente può essere d'oro o d'argento, di alabastro o anche di carta, ma per chi ha sete non conta tanto il recipiente quanto l'acqua di vita che contiene. E la Chiesa svolge proprio questo servizio: di recipiente, a volte povero e a volte sporco, ma necessario per avere l'acqua. Potreste voi avere un liquido senza un recipiente? Così non possiamo accogliere la comunicazione dell'amore invisibile senza un mezzo semplice, magari povero, attraverso cui esso si faccia visibile e ci raggiunga.
La Chiesa è come la segnaletica che mi indica il luogo dove devo andare. L'ha posta Colui che conosceva la giusta direzione della vita e sapeva il suo punto di arrivo. Il fatto che essa sia sporca o mal tenuta, non mi potrà permettere di trascurarla o di andare in senso inverso. Così la Chiesa: la direzione che indica le viene dall'ispirazione divina anche se rivela tanta povertà umana nell'essere un povero e contorto palo, capace però di indicare la via giusta di cui ho bisogno».15
Qualche ex testimone di Geova resta infastidito da questa argomentazione, sospettando che intenda solo giustificare la propria mediocrità. Ma il discorso è perfettamente biblico. Scrive infatti san Paolo: «Noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore; quanto a noi, siamo i vostri servitori per amore di Gesù. E Dio che disse: Rifulga la luce dalle tenebre, rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto di Cristo. Però noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi» (2Cor 4,5-7).
A questo punto all'ex testimone di Geova viene spontanea la domanda: «e la Bibbia?». Rispondiamo che essa è fondamentale: di questo non c'è dubbio. Ma aggiungiamo che oggi abbiamo la Bibbia solo perché la Chiesa da duemila anni la tiene in mano, la copia, la legge, la serve. Senza la Chiesa, la Bibbia sarebbe un libro sconosciuto o un'opera letteraria per pochi studiosi; non la Parola di Dio per il suo popolo. Quindi non c'è l'alternativa: «o Bibbia o Chiesa», ma semplicemente: «Bibbia nella Chiesa».
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15 A. ABLONDI, No, una predica no!, Boria, Roma 1994, 235-236.
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Spero che la risposta, almeno per il momento, sia stata esauriente.
Ciao
Bruno
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