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«Il fratello di un Testimone di Geova "è morto per niente"»

Ultimo Aggiornamento: 06/04/2008 18:47
04/06/2007 18:46
 
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Dal Canada.
Traduzione (parziale) mia.

Un ex testimone di Geova il cui fratello è morto dopo avere rifiutato una trasfusione di sangue ha ottenuto l’appoggio di 5000 persone affinché i governi emanino leggi che autorizzino i medici ad intervenire senza riguardo per le credenze religiose del paziente. Jonathan Lavoie è dell’avviso che suo fratello Jean-Claude, di 26 anni, sia morto per niente nel dicembre scorso. Era stato operato per un tumore intestinale ed aveva rifiutato una trasfusione.
Per il sig. Lavoie, gli adulti dovrebbero essere assoggettati alle stesse norme giudiziarie dei bambini prima di poter rifiutare una cura medica basandosi soltanto su credenze religiose. "Io vorrei che le leggi fossero modificate in modo che i medici possano senza esitazioni procedere con il trattamento necessario, quando i pazienti rifiutano una procedura medica in base alla loro religione, non importa quale sia la religione", ha dichiarato il sig. Lavoie.
Il sig. Lavoie intende presentare la sua petizione ai governi federali e provinciali, ma non ha ancora deciso quando lo farà.

I testimoni di Geova non possono ricevere trasfusioni di sangue, poiché ciò contrsta con la loro interpretazione di alcuni passaggi della Bibbia, che proibisce di ingerire sangue.
In vari casi la giustizia è intervenuta per ordinare che i bambini ricevano trasfusioni. Ma gli adulti possono rifiutare un trattamento, purché la loro decisione sia presa liberamente, dopo essere stati informati. Questo è ciò che il sig. Lavoie spera di vedere cambiare nella legge. …
"Non posso credere che nel 2007, la gente muore ancora per la religione”.."… sono state le infezioni che hanno ucciso il mio fratello, delle infezioni rese possibili a causa dell’assenza di globuli bianchi."

Fonte: www.cyberpresse.ca/article/20070602/CPACTUALITES/70602078/1019/CPAC...
04/06/2007 19:02
 
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Spero che la richiesta di appoggi o di firme si
allarghi anche qui in Italia.
Vedrai quante adesioni avrà questa persona.

In effetti il discorso della scelta di morire
quando ci possiamo salvare con una trasfusione è assurda
come assurdi sono tanti punti della LORO dottrina.

Spero che questa sua iniziativa riscuota il massimo
successo.
04/06/2007 20:12
 
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se penso che la dottrina del sangue...
..se penso che la dottrina del sangue è una delle più controverse...per cui...INCERTA..E CHE PERSONE IN BUONA FEDE SI PRIVINO DELLA VITA PERCHè UN PUNGOLO DI BUE MENTALE TE LO OBBLIGA...

MI VIENE LA NAUSEA...DISGUSTO
05/06/2007 07:05
 
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La notizia è stata riportata anche dai media in lingua inglese:
cnews.canoe.ca/CNEWS/Canada/2007/06/02/4228937-cp.html

Achille
08/06/2007 07:22
 
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Altro articolo sul caso:
www.hebdorivenord.com/article-111601-Heresie-medicale.html

La pagina da dove è possibile firmare la petizione (solo per i residenti nel Canada):
www.primovivere.org/

Il testo della petizione:

«Nous signons cette pétition pour demander au gouvernement du Québec et du Canada, aux ministres de la santé, aux ministres de la justice de niveau provincial et fédéral, de rendre illégal le refus de traitements médicaux pour des raisons religieuses. Nous croyons que le droit à la vie est plus grand que le droit de pratiquer la religion de son choix. Les Témoins de Jéhovah, refusent les transfusions sanguines pour des raisons religieuses. Ceci entraîne un stress immense sur la famille, le personnel hospitalier, des coûts financiers supplémentaires pour notre service de santé, mais plus important encore, des pertes de vie humaines comme celle de Monsieur Jean-Claude Lavoie 26 ans, décédé le 27 décembre 2006, à l’hôpital St-Francois D’assise de Québec. S’il avait reçu une transfusion sanguine au début de son traitement, il serait vivant aujourd’hui.
Nous croyons fermement que notre société a le devoir de protéger ses citoyens. Nous ne permettons pas le suicide dans notre société, il ne devrait pas non plus être permis pour des questions religieuses, aussi passif que ce suicide puisse être».

Traduzione:

"Firmiamo questa petizione per chiedere al governo del Québec e del Canada, ai ministri della sanità, ai ministri della giustizia di livello provinciale e federale, di rendere illegale il rifiuto di cure mediche per ragioni religiose. Crediamo che il diritto alla vita sia più importante del diritto di praticare la religione di propria scelta. I testimoni di Geova rifiutano le trasfusioni di sangue per ragioni religiose. Questo comporta uno stress enorme per la famiglia, il personale ospedaliero, dei costi finanziari supplementari per il nostro servizio sanitario, ma più importante ancora, delle perdite di vite umane come quella di signor il Jean-Claude Lavoie 26 anni, deceduto il 27 dicembre 2006, all'ospedale St-François D'assise del Québec. Se avesse ricevuto una trasfusione di sangue all'inizio del suo trattamento, sarebbe ancora vivo.
Crediamo fermamente che la nostra società abbia il dovere di proteggere i suoi cittadini. Non permettiamo il suicidio nella nostra società, e non dovrebbe neppure essere permesso per questioni religiose, per quanto passivo questo suicidio possa essere".

Achille
28/06/2007 18:36
 
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Privato della trasfusione di sangue.
Ritiene i testimoni di Geova responsabili della morte di suo fratello

Le Journal de Québec
28/06/2007 08h24

Jonathan Lavoie, il fratello di Jean-Claude Lavoie, il testimone di Geova morto nel dicembre scorso dopo avere rifiutato una trasfusione di sangue, manifesterà contro il gruppo religioso in occasione del loro congresso annuale che comincia domani al Colisée Pepsi.

L'uomo di 33 anni ritiene sempre i testimoni di Geova responsabili della morte di suo fratello. Jean-Claude Lavoie è deceduto al Saint-François-d'Assise esattamente sei mesi fa ieri. A 26 anni, aveva rifiutato per motivi religiosi una trasfusione di sangue che avrebbe potuto salvargli la vita.

Accompagnato da una decina di ex-membri dei testimoni di Geova, sarà presente nel parcheggio della Colisée Pepsi fin dalle 7e 30 di venerdì mattina. La sua azione ha principalmente due obiettivi. "In primo luogo auspico che i mass media non parlino solo della pulizia del Colisée dopo il loro congresso." In secondo luogo, desidero sensibilizzare il governo sul pericolo che rappresentano le sette. E’ ridicolo che nel 2007 i fanatici religiosi siano capaci di lasciarsi morire in nome della loro fede ", spiega Jonathan Lavoie che ha lasciato il movimento all’età di 17 anni.

"Alcuni dimostranti porteranno delle maschere. Degli ex che saranno là hanno ancora legami sottili con le loro famiglie e temono di perdere il poco di contatti che restano loro. Altri lavorano in ambienti in cui vi sono altri testimoni di Geova ed hanno semplicemente paura", ha fatto sapere il sig. Lavoie"

Grazie ad un forum

Per mezzo del suo Forum egli è riuscito a rintracciare gli ex testimoni di Geova che verranno a manifestare con lui. "All'inizio, avevano timore ma a forza di discutere con loro hanno accettato", aggiunge il sig. Lavoie.
Si lamenta anche che egli non abbia sufficiente sostegno per aiutare la gente che esce dalle sette. "Non viene fatta alcuna prevenzione sulle sette nel Québec. Né se ne sente mai parlare. Tuttavia ce ne sono molte. Nessun aiuto neppure per le persone che ne escono, nessun aiuto per le famiglie di cui un componente è entrato in una setta. Questo è devastante per le famiglie ", conclude Jonathan Lavoie.

Fonte: www2.canoe.com/infos/societe/archives/2007/06/20070628-082...
05/04/2008 19:26
 
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Ho trovato oggi un video (in francese) di qualche mese fa in cui si parla di questo caso e della manifestazione che c'è stata ad un'assemblea in Canada:



Notate i cartelli e l'ostentata indifferenza dei TdG che passano accanto ai manifestanti.
I TdG si mostrano indifferenti, ma i mass media non lo sono stati.
Il lungo servizio mandato in onda dell'emittente TV ha permesso di mettere maggiormente in evidenza questa assurda credenza del "geovismo" e le sue tragiche conseguenze.

Achille
05/04/2008 19:35
 
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Spero che la richiesta di appoggi o di firme si
allarghi anche qui in Italia.



Io invece non lo spero affatto. Non si può costringere una persona a farsi curare se non lo vuole, significa violare la sua soggettività trascendentale e la libertàà ad essa connessa. E poi quale sarebbe il passo successivo di questo sistema dove il medico è onnipotente e il paziente è considerato un inetto? Costringere all'aborto terapeutico una madre forse?

Ad maiora
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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)
05/04/2008 20:03
 
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"Io invece non lo spero affatto. Non si può costringere una persona a farsi curare se non lo vuole, significa violare la sua soggettività trascendentale e la libertàà ad essa connessa. E poi quale sarebbe il passo successivo di questo sistema dove il medico è onnipotente e il paziente è considerato un inetto? Costringere all'aborto terapeutico una madre forse?"


E’ un argomento delicato, ricordate il caso Welby?
Riporto un frammento della lettera straziante che si trova qui: www.lucacoscioni.it/node/7191
mi sono rivolto pubblicamente, personalmente, politicamente, al Presidente della Repubblica, quale supremo Garante del rispetto della Costituzione, della legalità repubblicana; per ottenere finalmente l'esercizio del mio diritto naturale civile politico personale ad una mia morte - naturale -. Solo modo possibile per conquistare (anche in Diritto) pace per questo "mio" corpo altrimenti sempre più straziato e torturato”
La libertà della persone è sacra.
Eppure, a Welby è stato negato quello che al giovane canadese è stato concesso.
Il problema, secondo me, è questo: verificare se la volontà espressa da una persona è una sua libera scelta o è stata indotta.
Sappiamo che il divieto di accettare trasfusioni proviene da una distorta interpretazione della Bibbia e che i Testimoni pongono la loro religione al di sopra non solo della loro vita, ma sono pronti a sacrificare anche quella degli esseri che dovrebbero essere loro piu’ cari: i figli.
Spero che lo stato prenda in esame questo problema al piu’ presto.
Nonna Pina

05/04/2008 21:34
 
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L'argomento considera le persone adulte.
Non si può costringere una persona a violare la propria dignità, l’aspetto religioso è irrilevante perché il principio del rispetto umano si applica su qualunque , religioso e non.
Se lo stato imponesse tale obbligo per i medici (curare a tutti i costi, senza tener conto della persona)precipiteremmo di nuovo nell’oscuro medioevo, si instaurerebbe una società dittatoriale, dove i diritti almeno sotto questa circostanza verrebbero annullati.
Anche se la circostanza è dolorosa la società non può agire contro la persona, privandola della propria dignità, ma bensì agire su coloro che impongono tale convinzione, (nel codice penale qualche articoletto sicuramente si troverà), la società dovrebbe fare prevenzione, come la si fa per altre patologie(senza scendere nel particolare).
Quando esce una nuova organizzazione religiosa, ci si deve informare sui suoi ideali, su ciò che predica ai suoi seguaci, e questo senza tirare in ballo la famosa ingerenza da parte dello stato, questo affinché non violi i diritti delle persone sancita da tutti i paesi civili, ci sono state delle pseudo religioni che hanno arrecato molti danni hai loro seguaci, queste devono essere imbrigliate.
Quello che invece si dovrebbe evitare il fare due pesi e due misure.
E’ giusto salvaguardare il diritto della persona a rifiutare una trasfusione di sangue, anche se da ciò risulterebbe salvata la sua vita, ma questa condotta la si può collocare come suicidio, perché la persona è cosciente che senza quella terapia egli morirà, ma egli non vuole trasgredire ad una propria convinzione , sapendo cosa andrà incontro egli preferisce morire, chiamatelo come volete ma è un suicidio.
Perché allora non s’è dato alla persona di Welby la stessa opportunità?, perché non si è permesso di salvaguardare un suo diritto?, non aveva egli una convinzione?, nello suo stato la morte sarebbe stata preferibile, che non continuare a vivere in quelle condizioni.
Ambedue Hanno fatto una scelta il TdG, s’è lasciato morire per una sua convinzione, la società a rispettato il suo desiderio,e la sua dignità.
Welby voleva anch’egli morire per una sua convinzione, la società non ha rispettato il suo desiderio ne la sua dignità.
Franco

05/04/2008 22:38
 
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"Eppure, a Welby è stato negato quello che al giovane canadese è stato concesso."

Non c'è nessun parallelo. Nel caso di Welby l'intervento del medico avrebbe causato la morte, nel caso del canadese gli avrebbe salvato la vita. Il non intervenire dei medici canadesi ha causato la morte, il non internire dei medici italiani invece avrebbe fatto continuare Welby a vivere. Sono due casi molto diversi.
Il problema etico nel caso di Welby è che lo Stato, non avendo il diritto di uccidere nessun individuo, non può concedere questo diritto a nessun medico. Nel caso del canadese quella persona ha fatto tutta da sola, i medici non li voleva, mentre al contrario Welby voleva che un medico gli provocasse la morte. Vi rendete conto che sono due cose profondamente diverse?

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05/04/2008 23:50
 
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Penso che ognuno sia libero di scegliere se venire curato e in che modo essere curato.

Però, nel caso del rifiuto del sangue da parte dei TdG, penso che questo rifiuto vada necessariamente forzato da parte dei medici, che dovrebbero utilizzare il sangue se necessario. Infatti, il rifiuto del sangue da parte del TdG non è dettato da una scelta ponderata e attentamente meditata: è frutto di una mente plagiata dalla dottrina proveniente dalla WTS. Non voglio usare parole troppo pesanti, ma secondo me il TdG che rifiuta il sangue va paragonato a una persona che non è assolutamente capace di intendere e di volere, quindi le istituzioni sanitarie e legali dovranno prendere decisioni al posto suo.
06/04/2008 00:50
 
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"Infatti, il rifiuto del sangue da parte del TdG non è dettato da una scelta ponderata e attentamente meditata: è frutto di una mente plagiata dalla dottrina proveniente dalla WTS."

Secondo te forse... ma che ne sai che non sei tu quello plagiato e i TdG nel giusto?
Negli Stati Uniti degli anni cinquanta si curavano i gay con la castrazione chimica e l'elettroshock perché lo stato "sapeva" che era meglio per loro e che chi non voleva farsi curare era vittima dell'ideologia....
Non spetta a te, quasi fossi Dio, decidere per gli altri se le loro scelte sono razionali o meno. Ma come pretendi di avere un metro di misura valido? E, se anche ex ipothesi non fossero razionali, cambierebbe qualcosa? Da quando una persona è obbligata a condurre la sua vita "razionalmente"?
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06/04/2008 00:54
 
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E' stato Dio stesso a dotarci del sangue, a differenza dell'elettroshock e della castrazione chimica. Quindi le cure con il sangue rientrano nell'utilizzo di un qualcosa che ci è stato dato da Dio, ma che una brutta malattia o un incidente ci hanno tolto.
06/04/2008 01:03
 
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Re:
Visto che nella tua risposta al mio intervento traspare un tono un pò aggressivo, mi permetto di aggiungere che:

Polymetis, 06/04/2008 0.50:


"Non spetta a te, quasi fossi Dio,



Non ho mai pensato di essere Dio, e tantomeno ho espresso questo mio eventuale pensiero attraverso questo forum.


Polymetis, 06/04/2008 0.50:


Ma come pretendi di avere un metro di misura valido?



Non pretendo niente, ma qui a differenza che nella sala del regno, ognuno ha la sua opinione, non siamo cloni di una torre di guardia, e l'opinione va rispettata come io rispetto la tua.
06/04/2008 01:09
 
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"E' stato Dio stesso a dotarci del sangue, a differenza dell'elettroshock e della castrazione chimica. Quindi le cure con il sangue rientrano nell'utilizzo di un qualcosa che ci è stato dato da Dio"

Evita i paralogismi da quattro soldi. Il punto è che tu pensi di sapere cosa sia meglio per qualcun'altro e che pretendi di poter violare il suo corpo per farlo. Il problema non è se abbiamo o meno sangue, ma come usarlo. Puoi forse berlo? No ovviamente. E allora vedi che il problema non è se ce l'abbia dato DIo o meno ma come vada utilizzato.
E poi, ti illudi forse che non abbiamo elettricità nel nostro corpo o che la corrente elettrica non sia una creazione di DIo? Idem per la castrazione chimica: è solo un mix di ormoni che abbiamo già nel nostro corpo ma in dosi diverse.
La tua argomentazione non c'entra un emerito nulla. Ad esempio immaginiamo che ci sia una setta che vieta si ricorrere all'elettricità perché sarebbe opera di Satana. Queste persone, quando vanno in arresto cardiaco, non si fanno rianimare perché le piastre caricate elettricamente che fanno ripartire il cuore sono ovviamente contrarie al loro credo. Rovesciando contro di te la tua argomentazione, avrebbero il diritto a non farsi curare perché DIo non ci ha donato l'elettroschock già costruito? Ovviamente non la pensi così. Dal tuo punto di vista non c'entra un emerito nulla cosa abbia creato Dio, banalmente pensi di saperne più del prossimo e dunque ritieni che se costui motiva una scelta in modo per te irrazionale vada semplicemente scavalcato, e che non voglia l'elettroschock o il sangue sarebbe irrilevante. Questa, come ripeto, è la scusa di ogni governo totalitario.

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06/04/2008 01:13
 
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" e l'opinione va rispettata come io rispetto la tua."

Ma ti rendi conto della contraddizione tra quello che scrivi e quello che sostieni? Pretendi rispetto delle tue opinioni e poi sei tu a non rispettare l'opinione altrui volendo costringere qualcun altro a trattamenti medici contro la sua volontà. L'unica opinione che va rispettata è la tua perché sei il solo illuminato in materia di bioetica?

" Non ho mai pensato di essere Dio"

Ma come lui pretendi di poter gestire la vita altrui.

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Nel mio post ho chiaramente detto che le mie parole rispecchiavano la mia opinione personale.

Non ho detto che voglio applicare a tutto il genere umano la mia opinione personale, nè cercare di convertire in una crociata personale contro tutto il genere umano affinchè tutti la pensino allo stesso mio modo.

Alla fine, se io ho la mia opinione e non voglio convertire nessuno, a te che fastidio ti da? Non ho mica scritto che tu devi per forza pensarla come me. Ho semplicemente scritto la mia opinione. E come tale, va rispettata, come io faccio con la tua.





06/04/2008 01:26
 
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"Nel mio post ho chiaramente detto che le mie parole rispecchiavano la mia opinione personale. "

Ti contraddici da solo. La tua opinione personale infatti è che la tua opinione personale deve valere per tutti. CHi non vuole farsi curare infatti secondo te non avrebbe diritto alla sua opinione personale ma dovrebbe essere sopraffatto dalla tua opinione, c'è che deve curarsi anche se non lo vuole perché è un povero plagiato.

" Non ho detto che voglio applicare a tutto il genere umano la mia opinione personale"

In questo caso la tua opinione personale non dice più quello che affermava in partenza, giacché sostenevi che si dovesse curare anche chi rifiutava, e dunque volevi per l'appunto applicare a tutto il genere umano la tua opinione.

" Alla fine, se io ho la mia opinione e non voglio convertire nessuno, a te che fastidio ti da? "

Tu infatti non vuoi il consenso, proponi di curare a forza, che è addirittura peggio. Hai scritto: "quindi le istituzioni sanitarie e legali dovranno prendere decisioni al posto suo."
Ti rimangi quello che hai detto? O forse vuoi sostenere l'assurda contraddizione che il tuo parere, che non imponi a nessuno, è che a tutti vada imposto? Ti sembra sensato?

"Non ho mica scritto che tu devi per forza pensarla come me."

Fossi su un letto d'ospedale e fossi TdG, qualora quelli come te l'avessero vinta legalmente, io non dovrei pensarla come te, infatti non ti serve il mio consenso nel tuo paradigma: verrei violato contro la mia volontà.




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06/04/2008 06:36
 
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"Polymetis
Non c'è nessun parallelo. Nel caso di Welby l'intervento del medico avrebbe causato la morte, nel caso del canadese gli avrebbe salvato la vita.
Il non intervenire dei medici canadesi ha causato la morte, il non internire dei medici italiani invece avrebbe fatto continuare Welby a vivere. Sono due casi molto diversi.
Il problema etico nel caso di Welby è che lo Stato, non avendo il diritto di uccidere nessun individuo, non può concedere questo diritto a nessun medico. Nel caso del canadese quella persona ha fatto tutta da sola, i medici non li voleva, mentre al contrario Welby voleva che un medico gli provocasse la morte. Vi rendete conto che sono due cose profondamente diverse?"


Non voglio polemizzare, desidero capire.
Partendo dall’asserto che la volontà del paziente deve essere rispettata.
Il Testimone, rifiutando l’unica terapia che, in quel frangente e secondo le possibilità mediche, avrebbe potuto salvargli la vita, ha chiesto di morire.
Welby ha rifiutato una terapia che gli consentiva di vivere e ha chiesto di morire.
Quindi non trovo differenza tra i due casi.
La differenza sta nell’atto medico, e per atto, intendo proprio azione.
Nel caso di Welby, il medico avrebbe dovuto spegnere le macchine (azione) che gli consentivano la vita.
Nell’altro caso, il medico si è astenuto dal compiere un’azione.
La diatriba, che si trascina da tempo, è dunque, secondo me, legata solo (dico solo, non per sminuirne l’importanza, ma per circoscrivere il problema) alla deontologia medica?
Nonna Pina
06/04/2008 10:42
 
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“on voglio polemizzare, desidero capire.
Partendo dall’asserto che la volontà del paziente deve essere rispettata.”

Non è esattamente quello che ho detto. C’è differenza tra assecondare il paziente che chiede a me di ucciderlo e l’assecondare il paziente che chiede di non essere curato, perché nel primo caso sto istituzionalizzando un diritto di uccidere.

“Nel caso di Welby, il medico avrebbe dovuto spegnere le macchine (azione) che gli consentivano la vita.
Nell’altro caso, il medico si è astenuto dal compiere un’azione.”

Invece è proprio il fulcro del dibattito pro o contro eutanasia, nel caso di Wleby l’intervento del medico avrebbe causato la morte, nel caso del canadese invece i medici si sono astenuti. Legalizzare l’eutanasia vorrebbe dire istituzionalizzare qualcuno che ha il potere di uccidere. Dal punto di vista dell’etica medica, sin dai tempi del giuramento di Ippocrate, c’è una differenza sostanziale tra il lasciar morire perché il paziente non vuol essere curato e il causare di propria mano la morte.
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involtino.primavera, 05/04/2008 23.50:

Penso che ognuno sia libero di scegliere se venire curato e in che modo essere curato.

Però, nel caso del rifiuto del sangue da parte dei TdG, penso che questo rifiuto vada necessariamente forzato da parte dei medici, che dovrebbero utilizzare il sangue se necessario. Infatti, il rifiuto del sangue da parte del TdG non è dettato da una scelta ponderata e attentamente meditata: è frutto di una mente plagiata dalla dottrina proveniente dalla WTS. Non voglio usare parole troppo pesanti, ma secondo me il TdG che rifiuta il sangue va paragonato a una persona che non è assolutamente capace di intendere e di volere, quindi le istituzioni sanitarie e legali dovranno prendere decisioni al posto suo.

Ed è quello che fanno nel caso dei minori, sottraendo (giustamente) la patria potestà a quei genitori che in ossequio all'attuale dottrina del CD li lascerebbero morire piuttosto che acconsentire ad una trasfusione.
Certo, è possibile e anche "giusto" lasciare morire i TdG adulti che rifiutano il sangue. Ma si può coscienziosamente mostrare rispetto per un simile comportamento?
La questione sarebbe a mio parere accettabile se effettivamente le "scelte" dei TdG adulti fossero del tutto libere e lasciate davvero alla decisione personale. Sappiamo però che non è così: chi accetta una trasfusione per sé o per un proprio figlio senza poi pentirsi viene infatti espulso dalla comunità.
In presenza di sanzioni non esiste quindi vera libertà di scelta.

In una questione così drammatica e delicata, il pensiero che qualcuno "scelga" di morire perché ha accettato l'"intendimento" di alcune persone che leggono la Bibbia in maniera tale da stravolgerne completamente il reale significato, "intendimento" che fra qualche anno potrà benissimo essere modificato (come è avvenuto nel caso delle vaccinazioni e dei trapianti), a mio parere va ben oltre quello che è il diritto a scelte religiose e coscienziose davvero consapevoli.

Io ricordo che anche quando ero TdG dentro di me mi auguravo che a Brooklyn rivedessero questa dottrina. Ed è quello che molti TdG si augurano nel loro cuore. Di sicuro se "domani" si leggesse sulla "Torre di Guardia" che accettare o meno una trasfusione in casi di emergenza è una questione di coscienza, molti TdG tirerebbero un sospiro di sollievo e, da un momento all'altro, la "loro" coscienza consentirebbe loro di accettare il sangue.

Achille
06/04/2008 11:43
 
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Scustemi,ma vorrei dire anche io la mia opinione e farvi alcune domande!
Secondo voi che valore ha la vita umana ?
Possiamo giustificare un suicidio o un omicidio anche se volontario o involontario?
L'essere umano è padrone della sua vita e anche della sua morte?
Ma non pensiamo che oltre la morte non cè più nulla !
Vale la pena di vivere o vale la pena di morire?

Per quanto riguarda i tdg e il divieto delle trasfusioni sappiamo benissimo che questo divieto viene esclusivamente da un divieto "umano", e che Dio e la Bibbia centrano ben poco.Ma finora il CD della WTS continua insistentemente a violare il comandamento di Dio che dice:"Non uccidere",perchè essa stessa è la responsabile di queste morti assurdi e ingiustificate.I tdg sono sono le vittime di un irragionevole e ingiustificabile comando "umano".
Ma ricordiamo che la trasfusione di sangue non è una cura!Ma è la salvezza della vita per chi la riceve ! E per me la vita è un diritto inviolabile!Grazia
06/04/2008 11:46
 
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"Achille:
In una questione così drammatica e delicata, il pensiero che qualcuno "scelga" di morire perché ha accettato l'"intendimento" di alcune persone che leggono la Bibbia in maniera tale da stravolgerne completamente il reale significato, "intendimento" che fra qualche anno potrà benissimo essere modificato (come è avvenuto nel caso delle vaccinazioni e dei trapianti), a mio parere va ben oltre quello che è il diritto a scelte religiose e coscienziose davvero consapevoli. "

Hai ragione.
Ma, senza andare contro la scelta, anche se indotta da una manipolazione,del paziente, cosa si può e si deve fare?
E a quale livello istituzionale?

Nonna Pina
06/04/2008 12:03
 
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Vecchia Marziana ha scritto:

Hai ragione.
Ma, senza andare contro la scelta, anche se indotta da una manipolazione,del paziente, cosa si può e si deve fare?
E a quale livello istituzionale?

Secondo me a livello istituzionale iniziative come quella di raccogliere firme per imporre trasfusioni coatte sono improponibili. E' umanamente comprensibile la reazione del fratello del TdG morto a causa della mancata trasfusione, ma non credo vi siano possibilità legali che le sue istanze vengano accolte. L'aspetto più positivo della sua iniziativa/protesta consiste a mio parere solo nell'aver attirato l'attenzione dei mass media su questa vicenda e su altre analoghe che riguardano il rifiuto delle trasfusioni.

Dal punto di vista giuridico attualmente se una persona adulta e consapevole rifiuta una trasfusione, tale decisione viene generalmente rispettata, anche in caso di decesso.
Questo nel caso sia appunto cosciente e consapevole.
In caso di perdita di coscienza le cose cambiano:

«La Terza Sezione Civile della Corte di Cassazione (Sent. n. 4211/2007) ha stabilito che è legittimo il comportamento dei sanitari che praticano la trasfusione di sangue nel ragionevole convincimento che il primitivo rifiuto del paziente non fosse più valido ed operante. Osservano infatti i Giudici di Piazza Cavour che se il trattamento trasfusionale si rende necessario per scongiurare un imminente pericolo di vita del paziente, il sanitario che lo ponga in essere nonostante sia a conoscenza del rifiuto del paziente stesso, pone in essere un comportamento scriminato ex art. 54 c.p. e, conseguentemente una volta "esclusa l'illiceità di tale comportamento" deve escludersi "la sussistenza di un qualsiasi danno risarcibile". I Giudici del Palazzaccio hanno infine ribadito che "il dissenso, come il consenso, deve essere in equivoco, attuale, effettivo e consapevole» (vedi www.infotdgeova.it/leggi/cassa.php e www.infotdgeova.it/sangue/24ore.php ).

Diverso è ovviamente il caso dei minori, ove la "volontà" dei genitori non è ritenuta vincolante dalla Legge.

Io penso che al di là dell'aspetto legale, quello che si può fare sia cercare di ragionare, ogni volta che è possibile, con i TdG per cercare di far loro comprendere l'inconsistenza e infondatezza biblica di questa proibizione.
Un'impresa molto difficile, dato che per i TdG la parola del CD equivale a quella di Dio.
Comunque tentare non nuoce.

Ciao
Achille
[Modificato da Achille Lorenzi 06/04/2008 12:06]
06/04/2008 12:35
 
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A mio avviso la questione è da guardare in uno scenario un poco più ampio. Bisogna chiedersi "il perchè" del rifiuto del sangue da parte dei Testimoni di Geova. Non bisogna dimenticare che tale rifiuto è motivato principalmente dal fatto che "qualcuno", il CD, lo impone loro, pena l'espulsione. Sui TDG è applicata una "forzatura mentale"! Il Testimone di Geova non è consapevole dell'inganno a sue spese da parte della propria classe dirigente.

Premesso questo, si può dire che il Testimone di Geova, in realtà, non fa una scelta quando decide di rifiutare una trasfusione, ma in linea di massima si sottopone ad un ricatto "velato" che lo contrappone all'espulsione dal gruppo e di conseguenza alla disapprovazione di Dio.

Se la questione "sangue" fosse lasciata ad una scelta personale di coscenza, senza che ci sia nessuna conseguenza, quanti si lascerebbero morire pur di rifiutare il sangue?

Solo in questo caso si potrebbe parlare di scelta e di "diritto consapevole dell'individuo".

Il Testimone di Geova, di fatto, non esercita nessun diritto, è obbligato a fare "quella" scelta, e se permettete la questione è la medesima se si parla di un medico che somministra coattivamente una trasfusione ad un TDG, con una piccola differenza:

Il medico, con la "sua costrizione", salva una vita,
Il CD, con la sua costrizione, toglie una vita.



Saluti
Gabry
06/04/2008 14:33
 
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Sono d'accordo caro Gabriele con tutto ciò che hai postato!
Se i tdg dovessero scegliere col cuore piuttosto che con il ricatto morale sceglierebbero sicuramente di vivere!Grazia [SM=x570865]
06/04/2008 15:19
 
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Voi continuate a escludere che una persona possa sinceramente essere convinta di quello che crede, e pretendete di ergervi a giudici di quello che per lui può essere fondamentale solo perché, presupponendo di saperne più di lui, pensate di fargli un piacere. In realtà, quando si ha davanti un singolo caso, come sarebbe mai possibile determinare se il TdG che abbiamo davanti vorrebbe la trasfusione ma non la accetta solo per paura di essere disassociato, o invece è intimamente convinto di quello che crede? E’ verissimo che molti TdG sognano di essere costretti, perché in quel caso avrebbero salva la pelle e allo stesso tempo il giudizio degli altri non si abbatterebbe su di loro, ma siccome è impossibile da determinare se chi abbiamo davanti rientra in questa categoria non possiamo forzarlo a subire un trattamento che non desidera. Abbiamo davanti degli adulti che sanno cosa rischiano. Sarà pura una scelta con un pesante carico di ricatto morale ma è pur sempre una scelta fatta con la consapevolezza di ciò che si mantiene e di cosa si perde. Se una persona preferisce rischiare di morire piuttosto che essere disassociato io non vedo proprio perché dovrei ergermi a giudice delle sue idee. Francamente la vostra presunzione di poter decidere per gli altri, come fossero tutti bambini, è da regime totalitario.
[Modificato da Polymetis 06/04/2008 15:23]
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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)
06/04/2008 15:34
 
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Vedi, Polymetis, il dramma nasce proprio perchè i Testimoni che credono fermamente e sinceramente tanto da accettare la morte, credono in una menzogna non suffragata dalla Dottrina Religiosa.
Se la loro religione si basasse su scritti sacri redatti da qualsiasi "profeta" ,che avesse però scritto dall'origine un decalogo di dottrine interpretate sempre correttamente, per quanto strane ci possano sembrare, liberi di scegliere, ma la dottrina geovista si basa sul travisamento delle scritture.
Ora tu mi dirai che è diritto di chiunque credere a quello che desidera, ma se sai che crede a una falsità, non è tuo dovere cercare di convincerlo?
Non si può fare altro, se si è nelle condizioni idonee, cercare appunto di convincerli.
Senza violentare la libertà di nessuno.
Nessuno di noi ha in "tasca" la verità, ma un conto è essere consapevoli di non possederla e un conto è fare finta che la menzogna non esista.
Non sono sicura di aver espresso con chiarezza il mio pensiero, comunque ci ho provato.
Nonna Pina
06/04/2008 15:43
 
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re Polymetis
Francamente non penso di essere presuntuosa o di decidere per gli altri.Ogni persona è libera di fare ciò che vuole ,ma attenzione quì si parla di una vita umana,non di scelte e non di dottrine e comandi.Caro Poly ,quando valore dai alla vita di un essere umano? Senza la vita l'uomo non è nulla,non può fare nessuna scelta ,sia essa giusta ,sia essa sbagliata .Morire senza una ragione per me è sbagliato, non lo approvo,poi ognuno fà quello che vuole .
VIVA LA VITA! Grazia
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