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Ricordi di Gaeta...

Ultimo Aggiornamento: 15/01/2007 14:45
14/01/2007 10:58
 
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Forse vi sembrerà strano, ma io ho un buon ricordo del periodo che ho trascorso in carcere (5 mesi a Peschiera e 7 a Gaeta), per non aver prestato il servizio militare e civile, in ossequio agli allora intendimenti del CD.

In particolare ricordo tanti "fratelli" con i quali riuscii a stringere un legame affettivo e di amicizia, legame che fuori dal carcere, nella congregazione, non riuscii più in seguito a ricreare. I fatto di stare insieme tutto il giorno, di condividere ogni cosa, di essere in una condizione disagevole, di soffrire le stesse cose tutti insieme, favoriva certamente la creazione di contatti umani autentici.

Mi ricordo in particolare di un "fratello", A.I. (che divenne in seguito sorvegliante di circoscrizione), con il quale trascorrevo la maggior parte del tempo. Questo "fratello" mi apprezzava molto per la mia passione nello studio, e quando doveva fare qualche discorsetto nelle adunanze che si tenevano nel carcere, mi consultava per avere qualche suggerimento.

Quando venne il momento per lui di uscire dal carcere, rimasi molto colpito dal fatto che si mise a piangere a dirotto. Ricordo che gli dissi: "Ma perché piangi così? Ci rivedremo quando uscirò, verrò a trovarti a casa...".
Ma queste mie parole non bastarono a consolarlo. Intuiva evidentemente che quel rapporto speciale, quel legame affettivo, che si era creato lì dentro, non si sarebbe più ricreato fuori. Ed infatti, purtroppo, così avvenne.

L'ho risentito poco tempo dopo la mia uscita dall'organizzazione.
Mi telefonò (dopo anni che non lo sentivo) per chiedermi come stavo.
Gli dissi che non ero più TdG, e questo lo fece rimanere di sasso.
Dopo qualche parola di circostanza riattaccò, e da allora (1998) non l'ho più risentito.
Tutto normale nella "teocrazia".

Ricordo anche a Gaeta alcuni "fratelli" poco spirituali, che erano piuttosto malvisti.
Ce n'era uno in particolare che non veniva mai alle adunanze settimanali e che se stava un po' in disparte.
Però quel "fratello", per quanto non avessi parlato molto con lui, mi rimase impresso.
Chissà cosa passava per la mente di questa persona, mal vista dai "fratelli sprirituali", pur essendo costretto dalle circostanze a rimanere in quel luogo.
Non ricordo che nessuno fosse stato disassociato in carcere. Mi domando cosa sarebbe successo in quel caso...
Sarebbe stato piuttosto difficile evitare tale persona, trovandosi nella stessa camerata con lui...

C'erano poi anche i "fratelli" molto zelanti e "spirituali".
Con uno di questi in particolare non riuscii mai a legare.
Dato che allora ero molto "teocratico" era mio proposito stringere con tutti i "fratelli" un buon rapporto ("Allargatevi nell'amore", dice la Bibbia). Ricordo quindi che per un certo periodo mi svegliavo la mattina con il proposito di socializzare con questo "fratello", di avere con lui lo stesso rapporto amichevole che avevo con la stragrande maggioranza degli altri compagni. Purtroppo, a causa dell'atteggiamento di questa persona - che, a distanza di decenni ho incontrato di nuovo, e che ho scoperto non essere fondamentalmente cambiata! -, non ci sono mai riuscito.
Di solito nella vita si ricordano di più le cose particolarmente negative o particolarmente positive.
Ecco, questo "fratello" mi rimase impresso per la prima ragione: ogni giorno che passava e che i miei sforzi di riuscire a socializzare con lui (così come facevo con tutti) fallivano, mi lasciava una sensazione spiacevole, quasi un senso di colpa per non avere (io) cercato abbastanza di "allargarmi nell'amore".

Alla fine rinunciai a questi tentativi, rendendomi conto - con delusione - che anche nella "fratellanza" i rapporti fraterni/affettivi non erano una cosa così scontata ed automatica come pensavo.

Forse direte che avevo scoperto l'acqua calda, ma allora ero giovane ed ero convinto che i TdG fossero i veri cristiani (mi ero battezzato da pochi mesi). Quindi il fatto che non ci fosse lo stesso legame di "amicizia" con tutti mi deludeva.

Uscendo dal carcere, la consapevolezza che tali legami affettivi erano molto superficiali, se non addirittura inesistenti, si concretizzò sempre di più. E mi resi conto man mano che il tempo passava che i rapporti umani nell'organizzazione non sono autentiche espressioni di amore per il prossimo, ma sono basati fondamentalmente sul formalismo...

Tutto questo lo si comprende solo con il tempo ed è qualcosa che si può solo percepire, intuire, agli inzizi, quando si comincia a frequentare la congregazione, e si viene sommersi da innumerevoli espressioni di "amicizia" e di "interesse personale". Si chiama "love bombing".

Saluti
Achille

[Modificato da Achille Lorenzi 14/01/2007 11.09]

14/01/2007 12:40
 
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Io conoscevo un fratello che ora è anziano di congregazione, una persona veramente brava e amorevole. E' l'unico che mi ha trattato da persona umana dopo che un giorno sono andato a trovarlo dopo essermi disassociato. Beh questa persona si è dovuta sorbire due anni di carcere per la neutralità cristiana.
Flavio
[SM=x570892]
14/01/2007 14:52
 
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"rendendomi conto - con delusione - che anche nella "fratellanza" i rapporti fraterni/affettivi non erano una cosa così scontata ed automatica come pensavo....
E mi resi conto man mano che il tempo passava che i rapporti umani nell'organizzazione non sono autentiche espressioni di amore per il prossimo, ma sono basati fondamentalmente sul formalismo..."


Ho provato anch'io la stessa amara delusione! [SM=x570866]

In sala c'era un gruppetto di persone che si frequentava,
perchè erano parenti, non per amore fraterno, per gli altri c'era un "formale" [SM=x570883] saluto e qualche parola di circostanza tipo:
"Come stai?" a cui si doveva rispondere "bene, grazie", altrimenti se esternavi qualche disagio
eri subito considerato un lamentatore, ecc. ecc.

Che tristezza! [SM=g27813] [SM=g27825] [SM=x570882] [SM=x570888] [SM=x570895]


Quante promesse non mantenute! [SM=g27812] [SM=g27812] [SM=g27812]




[SM=g27827]: Speranza [SM=g27827]:




"Due cose riempiono l'animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me". (Kant)
14/01/2007 16:56
 
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Oh, Gaeta!
Premetto che io non ci sono stato, ma mio fratello più grande si, nel 1987-88 mi pare... A quel tempo non era nemmeno battezzato e mi era parso proprio assurdo che si sentisse obbligato in qualche modo a farsi un anno di carcere per sta storia del "non fare compromesso" [SM=g27825] .

Comunque...lui non era mai stato il cosiddetto fratello modello, prima di andare là... Durante il periodo di reclusione ci tenevamo in contatto tramite corrispondenza e francamente ci siamo stupiti fin dall'inizio delle sue parole scritte, sembrava di leggere il discorso di qualche sorvegliante, due righe e un versetto biblico, altre due righe e un'altra citazione dalla bibbia. Non sembrava nemmeno lui, evidentemente l'ambiente saturo di coscienziosi fratelli lo aveva proprio preso [SM=g27820]: . Per altro se non vado errando, si tenevano anche delle adunanze all'interno della struttura, insomma è stato un anno di FULL IMMERSION per lui.

Aveva anche stretto forti legami con alcuni fratelli, ma neanche a dirlo, una volta usciti si sono sentiti a malapena qualche volta e poi più nulla. Quello che penso è che chiusi là dentro, non potendo uscire e limitando al massimo gli incontri con i parenti ed amici che si hanno fuori, viene naturale legarsi con qualcuno all'interno, poi una volta fuori viene meno la necessità di queste amicizie nate per effetto della stretta vicinanza.

Chubb [SM=x570894]

"Loro ridono perchè io sono diverso, io rido perchè loro sono tutti uguali."
Jonathan Davis


14/01/2007 18:50
 
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Io ho un buon ricordo del tempo trascorso in carcere per la "neutralitá cristiana".
Conobbi fratelli veramente in gamba, anche se devo dire che abbiamo perso totalmente i contatti. Di alcuni di loro comunque ricordo ancora nome cognome e provenienza.

A proposito, io sono stato a Gaeta, Bari Palese e Peschiera nel periodo fine 1980 e parte del 1981, c'é tra di voi qualche ex "galeotto" come me, che era li nello stesso periodo? Magari ci conosciamo!!!
saluti
Giuseppe
15/01/2007 14:45
 
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Davvero interessanti queste tue righe, Achille.

Riguardo all'esperienza del carcere militare che molti tdg hanno dovuto affrontare (magari anche loro malgrado), vorrei riportare qualche considerazione di uno che stava "di là dalla barricata".

Mio padre, Generale dell'Esercito Italiano in quiescenza, ha molto spesso fatto parte, durante la propria carriera, delle Commissioni di Leva a cui gli eventuali renitenti manifestavano in prima istanza la propria intenzione di non adempiere agli obblighi militari.

Talora racconta di come, diversi Ufficiali, si prodigassero a informare i ragazzi di ciò a cui sarebbero andati incontro cercando, paternamente e forse più amorevolmente dei loro anziani che li spedivano dietro le sbarre senza pensarci due volte, di dissuaderli da un passo che avrebbe avuto non poche conseguenze sul loro futuro.

Veniva proposta l'unica alternativa possibile in quel periodo, quella del servizio militare non armato che veniva tuttavia puntualmente ricusata.

Bisogna purtroppo evidenziare il pesante scotto pagato da chi, un giorno, s'è reso conto di non condividere più la "verità":

1. certificato penale irreversibilmente macchiato;

2. impossibilità di accedere ai pubblici uffici;

3. conseguenze pregiudizievoli sul piano della reputazione sociale.

Forse un po' troppo a fronte di "fratelli" più accorti che, per evitare il soggiorno forzato, si eclissavano per dieci anni all'estero, magari con la complicità di correligionrari che divenivano loro datori di lavoro (spesso e volentieri fittizi).

saluti

Michele

[Modificato da Elrond di Gran Burrone 15/01/2007 18.32]

"Conosco la metà di voi soltanto a metà; e nutro, per meno della metà di voi, metà dell'affetto che meritate". (Bilbo Baggins)


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