17/09/2006 17:15 |
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di ANTONELLO DOSE
e MARCO PRESTA
LA VITA è fatta di concomitanze spesso fastidiose. Avete notato che quando c'è lo sciopero dei mezzi pubblici, piove sempre? Si tratta di una casualità crudele, seconda solo all'essere lasciati dalla fidanzata subito dopo un derby perso per tre a zero. Venerdì, mentre diluviava sugli italiani imbottigliati nel traffico, a Firenze si tiravano le conclusioni del XXII congresso della Società Chimica Italiana. Si è parlato di nanotecnologia, branca della scienza che non riguarda gli elettrodomestici di Pupo e Rita Pavone. Stiamo invece parlando di ricerca sull'infinitesimamente piccolo, tipo il prestigio internazionale del cinema italiano, per capirci. Tra le potenzialità delle nanotecnologie, l'invenzione di materiali di applicazione quotidiana, come ha annunciato il prof. Vincenzo Balzani, docente di chimica all'Università di Bologna e candidato al premio Nobel: i vetri autopulenti, i vestiti che non si bagnano, i tessuti antisudorazione, questi ultimi destinati, ci auguriamo, a diventare obbligatori sulla metropolitana in estate. La scienza, per secoli considerata appannaggio esclusivo delle grandi menti, ora scende dal piedistallo e va verso Mastro Lindo. La tanto attesa realizzazione della tovaglia autosgrullante dalle briciole a fine pasto, del calzino da uomo che si rammenda da solo, dell'armadio in grado di realizzare autonomamente il cambio di stagione, forse diventeranno presto delle splendide realtà, irrinunciabili per le generazioni future.
Alla luce di questi sviluppi tecnologici, possiamo dire che la grande molla che spinge l'ingegno umano è la pigrizia: lo slancio che ha portato Galileo, Newton e Franklin a fare le loro grandi scoperte si fonda probabilmente sul desiderio di starsene spaparanzati a godersi il posticipo di serie A, senza doversi occupare di tessuti da smacchiare o lavandini da sturare. «Datemi una leva e non mi solleverò dal divano», questo era quello che in realtà intendeva dire Archimede.
Quali sono però, viene da chiedersi, i rischi insiti nel manipolare la materia a livello molecolare, per ottenere le meraviglie di cui stiamo parlando? Se modificare geneticamente la frutta o gli animali d'allevamento può comportare dei rischi, cosa potrebbe succedere nell'eseguire operazioni simili sulle sostanze chimiche che costituiscono gli oggetti intorno a noi nella nostra casa, in ufficio, in auto e in tanti altri posti? Se un bel giorno di febbraio, tanto per fare un esempio, il nostro maglione di pura lana, addizionata di prodotti chimici per evitare che si riempia di quei fastidiosi pallini, stanco del nostro deodorante o delle camicie che gli abbiniamo, prendesse vita e cercasse di stritolarci all'improvviso? Si tratta certamente di casi estremi, forse di fantascienza, ma finché gli scienziati non ci tranquillizzeranno provatamente, faremo bene a stare attenti. In questi ultimi cento anni, il progresso in alcuni casi ci ha spaventato, quando ha prodotto bombe devastanti o inquinamento o radiazioni capaci di avvelenarci per decine d'anni. Speriamo che il nuovo incubo tecnologico non sia rappresentato dalla poltrona in alcantara che risponde al citofono ai Testimoni di Geova o dal vestito da sera che cambia colore in base alla tappezzeria. Almeno per quello che riguarda le paure, restiamo sul tradizionale.
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Vitale
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