Scritto da: Achille Lorenzi 25/08/2006 12.32
Di questi morenti, soli,
già obliati dal mondo,
anche la lingua ci è estranea
come la lingua d'antico pianeta
Czeslaw Milosz
(Varsavia 1943)
La poesia è piena di emozione, e trovo questo triste pezzo bellissimo: la persona sofferente messa in disparte, obliata dal mondo quasi la sua sofferenza fosse contagiosa. Così distante che sembra addirittura parlare una lingua inintelligibile alle persone che pur standogli accanto, non gli sono affatto vicine. E' un'impressione che solo un animo sensibile e capace di empatia poteva esprimere così pienamente.
Grazie Achille di averla condivisa
dai diamanti non nasce niente...