“Bravo Bery (ci voleva tanto?) Ovviamente immagino la controrisposta che sinceramente non vorrei sentire tanto gia me la immagino... inoltre questo post mi ha alquanto stancato e credo che sia inutile proseguire essendo stati chiarite le varie posizioni.”
Ma io non credo che tu abbia risposto alle mie argomentazioni, né l’ostinazione su una dottrina è prova della stessa. Ad ogni modo quel “non conseguirono la promessa” probabilmente si riferisce al fatto, attestato anche dalla dottrina cattolica, che Cristo con la sua resurrezione ha spalancato le porte del paradiso prima chiuse per i giusti dell’Antico Testamento in quando il debito dell’umanità non era stato saldato. La lettera agli Ebrei ruota tutto su questo tema, con varie immagini come quella di Cristo che entra per primo nel tempio celeste e tutti dopo di lui. Ad ogni modo questa dottrina non fa alcuna difficoltà al fatto che ci fossero Mosè ed Elia sul Tabor, come Luca dica esplicitamente: “erano Mosè ed Elia”(Lc 9,30).
Non fa difficoltà per due motivi:
1)Se anche volessi fare un discorso semplicistico potrei dire che nei vangeli non sta scritto da dove venissero Mosè ed Elia, che Dio li abbia materializzati dal paradiso o che li abbia materializzati da uno stadio intermedio non toglie il fatto che le loro anime erano vive e vegete. Non conta cioè dove si trovassero ma che erano vivi.
2)Quanto detto al punto 1 è un spiegazione a livello molto banale. In realtà occorre dire che la resurrezione non è un evento storiografico, nel senso che interseca la nostra linea temporale in un punto ma resta un evento trascendente con effetto diacronico. I Padri amavano dire che Cristo ha realizzato l’incarnazione senza lasciare il seno del Padre, per usare una bella espressione di Melitone “stava appeso al legno e reggeva l’universo”. Allo stesso modo non esiste una sincronicità tra ciò che succede sulla terra e ciò che accade nel regno di Dio, anche perché non è un altro luogo con cui si possa stabilire un rapporto di confronto spazio-tempo. Non esiste cioè un tempo trascorso dalle anime imprigionate, la resurrezione per noi situata temporalmente è insieme un evento trascendente che ha spalancato da sempre le porte dei cieli. Piuttosto ridicolo pensare che nel regno dei cieli ci sia stato un mucchio di anime fuori dai cancelli intenti a girarsi i pollici e che poi, trascorso del tempo anche in questo luogo, i cancelli finalmente siano stati aperti. La grazia di Cristo, che dal punto di vista di Mosè era posteriore nel tempo, è dal punto di vista escatologico qualcosa che precede Mosè.
E’ bene non dimenticare nessuna delle due prospettive, che ripeto non sono commisurabili o sincroniche, dal punto di vista del tempo terrestre davvero al tempo di Mosè non s’era ancora conseguita la promessa del messia. Le anime sono state liberate dalla resurrezione di Cristo, ma questo non è avvenuto in un ipotetico anno 30 d.C. di una linea temporale celeste. C'è un'interdipendenza tra cielo e terra, ed è grazie alla storia umana, grazie all'evento della resurrezione che ricapitola tutte le cose nell'eternità, che "gli spiriti dei giusti sono resi perfetti" (Ebrei 12,23) Ennesimo testimone dell'immortalità dell'anima.
“cile rimanere calmi quando si accusa l'altro di essere ignorante, di non aver aperto un libro di filosofia e come asserirai tu piu sotto quelli di teologia”
Neghi forse? Qual è la tua preparazione filosofica o la tua dimestichezza coi classici: Platone, Aristotele, Tommaso, Heidegger? Non abbiamo detto nulla per cattiveria, semplicemente è difficile non fare delle constatazioni quando si vede che l’interlocutore non ha dimestichezza coi concetti chiave della filosofia.
“credo che anche un cretino se leggesse quello che ho scritto sull'anima o sulla trinità, o su termini greci tipo proskineo ecc... si accorgerebbe che quello che ho scritto è di mio pugno (a parte citazioni dove è chiaramente specificata la fonte)questo presuppone che io abbia letto almeno i testi che parlano di quei soggetti.”
Leggere testi che parlano dei soggetti può farlo chiunque, quello che distingue uno studioso da un dilettante è che
1)Ha gli strumenti per capire quello che legge e non fraintenderlo. In questo caso conoscere sia la dottrina di Platone sia quella di Aristotele è indispensabile per capire la differenza tra immortaliamo e dualismo.
2)Lo studioso ha una preparazione accademica che gli permette di sapere se quello che legge è serio o meno. Un antichista conosce i metodi con cui lavora la filologia e dunque sa giudicare la validità di una pubblicazione.
3)Gli autodidatti oltre a non avere una base e a fraintendere la metà di quello che leggono non hanno gli strumenti per orientarsi nel panorama delle opinioni. Una delle cose che fa l’università è proprio metterti al corrente delle varie correnti di pensiero sui veri temi in modo da poter valutare criticamente i lavori che si leggano, vedere se sono parziali, ecc.Il dilettante rischia cioè di andare nelle sue scelte a simpatia perché non si rende conto che nel mondo accademico si dice di tutto, persino che l’Odissea sia ambientata nel Mar Baltico*, ma non per questo l’opinione diventa seria. Si deve cioè distinguere tra i singoli, gli outsider, e quello che invece è il consensus accademico.
“Diciamo che ci vorrebbe l'umiltà per ammettere che si tratta di una interpretazione diversa possibile, alternativa alla propria,”
Come sempre io nelle beghe intepretative godo incredibilmente perché vedo solo dimostrato giorno dopo giorno che il Sola Scriptura non funziona e che se Dio vola comunicarci così evidentemente ha fatto male i suoi conti. Lutero infatti arrivò a sostenere il Sola Scriptura basandosi su altro assunto, la perspicuitas della Scrittura, cioè che il suo messaggio fosse trasparente e chiunque leggendo da solo l’avrebbe potuto capire. Veder litigare della gente sulle mille interpretazioni di un versetto è solo l’ennesima dimostrazione che Lutero sbagliava.
Inoltre io non credo che la tua interpretazione sia diversa ma possibile, penso che sia sbagliata perché tralascia una marea di dati neotestamentari o li esclude in modo molto goffo con interpretazioni del tutto personali, e sei costretto a simili voli acrobatici per l’assunto letteralista di cui ho già parlato: l’illusione che la Bibbia sia coerente su tutti gli argomenti dalla prima all’ultima parola di cui è composta giacché sono le ipsissima verba Dei.
“Credi veramente che quando io leggo la spiegazione che danno i cattolici su un argomento teologico, questo mi possa basstare per farmi cambiare idea?”
Veramente non s’è ancora capito che genere di trattati tu abbia letto, nulla di specialistico presumo. Probabilmente non hai mai letto articoli di filologia specialistici, parlo del genere di articoli su riviste del settore che pubblicano simultaneamente articoli in quattro lingue e che non si preoccupano di tradurli perché sanno bene che genere di pubblico le riceve, del genere di riviste che passa venti pagine ad analizzare una parola greca.
Ad malora
* Mi riferisco all’avvallo dato dalla grande grecista Rosa Calzecchi Onesti alle tesi di Felice Vinci.
[Modificato da Polymetis 19/07/2006 0.47]
[Modificato da Polymetis 19/07/2006 10.51]
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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)