Ebbene eccoci qui, oggi ho tempo di scrivere e non posso più tirarmi indietro.
Come gia' detto non comincerò dall'inizio... non ci riesco. Risalirò nel tempo piano piano. Inizierò dal recentissimo passato.
Lei non c'è più...o per meglio dire... è ancora nel mio cuore, più che mai viva, ma non la sento più. Ho dovuto abbandonarla, fare la figura del vigliacco, del solito maschio idiota che cattura, ferisce e sparisce.
In realtà la sto proteggendo. Con me intorno le conseguenze per Lei sarebbero enormi. E' giovane, non ha raggiunto la maggior età. Nonostante la sua richiesta silenziosa e sempre dignitosa non sono in grado di aiutarla che così, sparendo, sine die. Mi sento davvero inutile.
Non me l'ha mai detto, forse per non farsi più male, ma ho la presunzione di ritenere che se potesse abbandonerebbe subito tutto... saltando quel fossato che la emargina dal mondo. Dal mondo che le è stato insegnato a temere e a odiare... ma che vuole toccare con avidità e curiosità sincera.
Ma non può... è prigioniera. E deve fingere di esser felice. Perfetta. Solo così le sarà concesso di vivere tranquilla. Tranquilla e ben poco felice. Ma la felicità non conta... i desideri non contano. Ciò che conta è l'Obbedienza. La forma... tutto dev'essere pulito, ordinato, netto, quasi atarassico... dare un'impressione di quiete e serenità Poco importa se sotto il Velo di Maya, dentro l'anima violata, c'è l'Inferno cristiano, proprio quello che si rinnega, con tutte le sue fiamme e la sua sofferenza.
Un'adolescenza repressa, sedata. Ma sempre col sorriso sulle labbra. Rigorosamente.
Schiavitù spacciata per libertà... "la schiavitù è libertà"... questo ciò che si sente ripetere ogni giorno di là. Oltre il fossato, nell'Ade dei vivi.
Par d'essere in "1984" di Orwell. La dittatura del linguaggio. L'affermazione del non valore come nuovo valore. Terribile. E' morte... anche per una ragazzina, poco più che una fanciulla, ma già ben inserita in questo gioco... assai più violento degli Scacchi.
Ora dunque io non ci sono più per Lei che forse piange da sola e di nascosto, maledicendomi o implorandomi. Di nuovo deserto. Niente più calore umano.
E io? Io giro per la città in silenzio. Cercando di rialzarmi, affogandomi nello studio e nel lavoro. Con scarso esito, Non si può smettere di amare a comando. Nemmeno per fare del bene.
E girando li vedo. Forse non ci avevo mai fatto caso prima o forse sono co mparsi tutti adesso, salace ironia di una dura sorte.
Li vedo proprio lì, sotto casa di mia nonna, nel quartiere dove sono cresciuto e andato a scuola. E sono tanti, davvero tanti. Dov'erano prima? Forse se avessi saputo chi sono e cosa fanno me ne sarei preoccupato prima e avrei iniziato a fare qualcosa prima di essere colpito da tutto questo.
Sono lì, girano sorridenti e puliti nella calura estiva. Non sudano, sono freschi e curati. Figure perfette nella cappa appiccicaticcia della città. Sempre in coppia.
Giovani uomini, ragazzi e persino bambini. Molti hanno visi buoni... ci si chiede perchè. Se non siano state tutte un sogno le cose che su di loro si dicono.
Ma tutto è invece realtà! E dunque? Sono cattivi? No di certo... la gran parte di loro è onesta e linda come si sforza di mostrare. Pur dovendo ogni giorni piegare la testa ai diktat di morte e scendere a patti con quella coscienza che gli urla dentro.
Confondono quella voce con quella del peccato. Se ne fanno una colpa. E si piegano alla "virtù" imposta di là... oltre il fossato.
Ce ne sono alcuni che portano "il vestito della festa"... ragazzi avvezzi a jeans e t-shirt e da poco messi di fronte a un completo con cravatta.
Da dandy incallito sorrido talvolta a vederne l'impaccio mentre si abituano a muoversi così paludati o al vedere nodi incerti alle cravatte.
Alcuni hanno invece un piglio quasi severo. Ho l'mpressione che siano vestiti meglio. Le loro camice alla moda staccano su quelle bianche e scialbe e sulle cravatte forse da pochi soldi degli altri. Controllano... o almeno così mi pare. Arrivano e scompaiono in fretta. Gli altri sono sul campo ogni giorno.
Tutti vanno e vengono da un portone di una vecchia casa di fronte a quella della nonna. Lassù, nell'appartamento di poche pretese con le finestre dei terrazzini spalancate nella calura, debbono abitare alcuni di loro.
Vedo con assiduità entrare in quel giroscala due ragazzi dall'accento del centro Italia. Facce simpatiche, ma sempre serie, preoccupate. Escono in preedicazione verso sera, quando il caldo si placa. Docilmente indossano i loro "paramenti" ed escono a passeggiare lentamente.
Il venerdì mattina, prestissimo, li puoi già vedere fermi all'incrocio di via Roma, davanti alla stazione ferroviaria. Quasi una postazione strategica.
Ma in casa non credo vi siano solo loro. E' un porto di mare. Spesso arrivano da loro delle donne, in gruppo. Forse per aiutarli nella faccende domestiche. Si fermano un poco e le si può vedere ridere sulle terrazze. Sono carine, discrete e sempre eleganti. Poi se ne vanno.
Talvolta arriva un ragazzino biondo pannocchia, sui sedici anni, staniero, in pantaloncini e maglietta. Sale e poco dopo scende cambiato di fresco col suo completino di poche pretese portato con pulizia ed eleganza disarmanti, per andare in predicazione con uno dei ragazzi più anziani.
Sovente si ferma davanti a quel portone con altri ragazzini stranieri, tutti più piccoli di lui. Parlano, ridono... forse il ragazzo più grande li "guida", si prede cura di loro.
Ma ce ne sono molti altri. Tutti maschi. Tutti fanno su e giù da quell'appartamento. Immagino sia una sorta di gruppo "missionario".
Col tempo infatti il quartiere della stazione è diventato il quartiere "extracomunitario" della città. Neri, asiatici, orientali... una sorta di meltin pot urbano.
Molti lavorano e hanno casa, non se la passano male, ma neppure troppo bene. Immagino stiano tentando l'evangelizzazione di questa zone. Fermano metodicamente quasi solo stanieri oarlando in inglese o in italiano.
Due giovani predicatrici sono asiatiche e lo parlano con una certà fluidità.
C'è un predicatore coreano che avrà al massimo dieci anni. Esce sempre con un attempato e robusto signore che lo passa a prendere, sempre nello stesso punto. Lì davanti al portone.
Un ragazzo di colore che spesso era fermo al bar ora gira con i fratelli e la sua borsetta per il quartiere. Fanno proseliti.
Qualche volta ho tentato di "farmi fermare" capitando a fagiolo proprio nei loro paraggi.
I due ragazzi centritalici mi fermarono una volta, ma soltanto per poche parole e un volantino. Ho l'impressione che siano intimoriti dal mio aspetto distaccato e un po'... professorale.
Con un signore più anziano ho condotto una lunga conversazione. Forte della mia antica passione per la sotria delle religioni e dei miei studi teologici a tempo perso gli ho contestato cordialmente molte cose.
Mi è parso quasi stupito di trovare una persona un poco "ferrata" in materia. Non si è messo sulla difensiva, ma mi è sembrato tenere in gran conto le mie obiezioni seppure "insidiose".
Mi disse che quando ci fossimo reincontrati avremmo potuto riparlarne benchè rifiutassi lo studio biblico. L'ho reincontrato, mi ha salutato con un sorriso e non s'è fermato.
Ora sarò duro, Forse troppo. Trovo indecente che si provi a "circuire" con un messaggio religioso persone semplici, umili immigrati che, forse sentendosi sperduti e nutrendo un segreto bisogno di calore, amicizia e famiglia si lasciano "assorbire" da questo presunto roseo mondo d'amore.
E' vergognoso. Io ho visto come possono ferire e martoriare persone davvero "BELLE" come la ragazza che amo e che quasi sicuramente perderò. Io l'ho visto. E non lo accetto.
Per quel che mi concerne e avendo le conoscenze per tentare cercherò ogni volta che potrò di strappare loro qualche altra vittima.
Non porto rancore, solo tanta amarezza e senso di perdita. Non ho potuto aiutare Lei... forse potrò aiutare qualcun altro.
vi saluto
Elrond
"Conosco la metà di voi soltanto a metà; e nutro, per meno della metà di voi, metà dell'affetto che meritate". (Bilbo Baggins)