Partita la Consulta del dialogo interreligioso in Toscana
(... La Consulta ha registrato la mancata partecipazione della
Congregazione dei Testimoni di Geova, che per il momento hanno scelto di non partecipare. ...)
Si è riunita il 10 aprile 2006 a Firenze, per la sua seduta d’insediamento, la Consulta del dialogo interreligioso e per la pace tra le culture della Regione Toscana. Altre Consulte sono nate qua e là in Italia, sul modello di quella della città di Roma, ma questa è la prima che viene organizzata a livello regionale.
Fortemente voluta dall’assessore regionale alla cooperazione internazionale, perdono e riconciliazione tra i popoli, il prof. Massimo Toschi, che l’ha pensata e patrocinata, la sua costituzione è stata deliberata dalla Giunta Regionale nel novembre 2005.
Il percorso per la sua costituzione effettiva è stato più laborioso del previsto, a causa della difficoltà di definire i criteri per stabilire la sua composizione. Nella prima bozza di statuto, la Consulta doveva essere composta dal presidente della Regione Toscana o da un suo delegato (che dovrebbe essere appunto il prof. Toschi), dai presidenti delle province o loro delegati, da cinque rappresentanti per le comunità ebraiche, dieci per le comunità cristiane (cinque cattolici e cinque di altre chiese cristiane), cinque per le comunità musulmane, quattro per le altre confessioni religiose. In realtà, la rappresentanza religiosa si è estesa, almeno per le confessioni cristiane diverse dalla cattolica, in senso lato, fino a comprendere quattro rappresentanti del mondo protestante (Gianna Sciclone, per la Chiesa evangelica valdese; Tiziano Rimoldi, per la Chiesa avventista del 7° giorno; Giuliano Giorni, per la Chiesa apostolica in Italia; Eliseo Longo, per la Chiesa dei Fratelli), un rappresentante anglicano, e un rappresentante della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. Si è probabilmente cercato in questo modo di mediare tra la scelta iniziale di operare per grandi “blocchi” e la necessità di tenere presente il riferimento costituzionale dell’articolo 8 che prevede che lo Stato s’interfacci con le formazioni sociali religiose incarnate dalle diverse confessioni. La Consulta ha registrato la mancata partecipazione della Congregazione dei Testimoni di Geova, che per il momento hanno scelto di non partecipare.
La prima seduta, che si è svolta lontano dai riflettori della stampa e della televisione per espressa volontà dell’assessore Toschi, il quale voleva così marcarne la valenza concreta e propositiva, e non di semplice propaganda, è servita innanzi tutto per scambiarsi saluti e strette di mano non di rito, e in questo certamente ha raggiunto un primo grande obiettivo: mettere intorno allo stesso tavolo ideale, con cordialità, i rappresentanti di confessioni e tradizioni religiose che una certa vulgata vuole in perenne ed insanabile dissidio o scontro aperto.
Si è anche discusso su quali possono essere gli obiettivi futuri della Consulta e su quali linee di intervento indirizzare l’azione congiunta. La Consulta si pone cinque obiettivi: 1) contribuire alla conoscenza delle singole tradizioni religiose e del loro contributo alla pace e ai diritti umani; 2) favorire il dialogo tra le comunità religiose e la società civile; 3) promuovere il pieno rispetto della libertà religiosa per tutti i cittadini che vivono nel territorio toscano; 4) superare giudizi e incomprensioni, che generano intolleranza, razzismo e non rispetto dell’altro; 5) promuovere la pace nei luoghi di conflitto e la pace tra le culture. Come si vede, obiettivi certamente ambiziosi, alcuni dei quali con ben più ampio respiro di quello della dimensione regionale, e tuttavia non necessariamente utopistici o fuori portata. Non si dimentichi che la modifica costituzionale del 2001 ha previsto sostanzialmente che il livello legislativo regionale sia titolare di una competenza esclusiva o concorrente in numerose materie prima riservate all’azione legislativa del parlamento nazionale, ampliando così la capacità delle Regioni di incedere in maniera significativa sulla vita e sul benessere dei cittadini e dei residenti presenti nel loro territorio.
Numerosi i settori di intervento identificati alcuni come luoghi fisici, ospedali e luoghi di cura, carceri, scuole, cimiteri; alcuni come “luoghi” ideali, come la tematica bioetica, il diritto a costruire nuovi luoghi di culto, come ad esempio la moschea a Colle Val d’Elsa o a Firenze.
Il prossimo incontro dovrebbe vertere sulle possibilità di migliorare il godimento del diritto di libertà religiosa all’interno delle strutture sanitarie che, come prevede la legge italiana, sono gestite direttamente dalle Regioni. Non si tratta in questo caso, così come negli altri, di svolgere un lavoro di lobbying, in altre parole di pressione per ottenere o allargare privilegi, ma di rendere più umano e civile il soggiorno di persone in difficoltà di salute, all’interno di strutture che aspirano a rendere il loro servizio in maniera sempre più rispondente ai bisogni e a migliorare la qualità della vita.
Tiziano Rimoldi
www.avventisti.it/adn/news.asp?idx=132
Ciao
e buon fine settimana a tutti.
Bruno
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