Caro giainuso. Quoto l'intervento di Trianello e spiego esemplificando...
L'episodio di Enrico VIII a cui è stato negato lo scioglimento del matrimonio, a costo di quello che prevedibilmente ne sarebbe seguito, risponde alla tua seguente domanda...
>cosa vuole dire ha costo di rimetterci ?
R- vuol dire a costo di rimetterci in persecuzione, perdita del lavoro, rischio di minacce varie da parte di potenti che si sentono colpiti dai tuoi gesti e parole giuste. Come Gesù che ha continuato a dire la verità sapendo che l'avrebbe portato in croce.
>chi deve pagare il prezzo di essere accusato di apostasia ed eresia per aver semplicemente risposto alla propria coscienza ?
R- il discepolo, esattamente come il Maestro che ha pagato accusato di eresia contro la Legge mosaica e di bestemmia, mentre diceva la verità
>e chi pagarà il risarcimento se l'infamante accusa dovesse causare gravi problemi al cristiano che ne è vittima ?
R- Il Padre. Beati voi quando vi perseguiteranno a causa mia. Esultate ecc... perché
il vostro risarcimento sarà grande nei cieli
>ignazio come cipriano,strenui fautori dell'autorità ecclesiastica,ci ricordano che dobbiamo la nostra ubbidienza all'autorità preposta all'interno della chiesa.
ma fino a che punto devo spingere questo concetto ?
R- Come padre pio. Al punto di obbedire alle cocenti ingiunzioni di restare appartati e di non fare il bene da parte della legittima autorità (che adopera la persecuzione morale dell'isolamento, del sospetto ecc... per verificare se dietro al discorso c'è Dio o un furbastro che cerca una forma di potere). La gloria verrà, in genere e quasi per tutti, solo dopo morte.
Riassumendo
L'episodio di Enrico VIII ti fa capire che la Chiesa vede nella sua amministrazione cose di "diritto divino", cioè stabilite fermamente dal Suo Santo Fondatore, come il dovere di celebrare la Cena/Messa. E su quelle essa sa di non avere alcun potere di modifica o di tralasciarle, ma ha solo il dovere di obbedire.
E poi di cose che Gesù non ha stabilito e perciò si suppone che, quando non contrastano con il diritto divino, Egli le approvi lasciandole alla libera intelligenza pastorale della dirigenza della Chiesa: e sono dette di "diritto ecclesiastico". Così è di diritto ecclesiastico, e perciò variabile secondo il tempo e i luoghi, il modo/rito della Messa, la frequenza della celebrazione, la lingua, le preghiere aggiunte alla sua essenza (che consiste nella consacrazione e comunione di pane e vino) ecc...
E così, mentre è stata disposta a sopportare la persecuzione scatenata da Enrico VIII, semplicemente perché non aveva potere di cambiare ciò che era avvenuto per diritto divino (il matrimonio sacramento tra lui e Caterina d'Aragona), la Chiesa si è sentita libera di imporre, come forma di utilità pastorale, il celibarto ai sacerdoti di rito latino. E questo perché la ricezione del matrimonio, secondo quanto lei capisce dalle Sacre Scritture e dalla Sacra Tradizione, non era stata stabilita tassativamente da Gesù come previa e necessaria alla ricezione dell'Ordine sacro che trasmette il sacerdozio.
La Chiesa toglierà istantaneamente il celibato obbligatorio per i suoi sacerdoti di rito latino non appena ne percepirà (e potrebbe avvenire anche nei nostri tempi) una utilità pastorale maggiore che non la forma celibataria. Potrà lasciare la cosa libera e avere sacerdoti sposati e non.
Senza dire che, se li vai a intervistare, la stragrande maggioranza dei sacerdoti celibi, ti dichiareranno di aver inquadrato il proprio celibato come un DONO e non come un peso.
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est modus in rebus