Scritto da: Trianello 10/04/2006 22.20
Onestamente, non so quali siano le fonti a cui si è ispirato l'autore di questa frase, ma da quelle a cui mi ispiro io (il Nuovo Testamento e gli scritti dei Padri Apostolici) ricavo ben altro genere di conclusioni.
Del resto, nella Chiesa di Cristo non esiste nessuna distinzione in ceti (aristocrazia e popolo), ma una semplice distinzione di ruoli: ci sono vari carismi e varie vocazioni nella Chiesa, tutto qui.
Quoto per intero quest'ultimo post di Trianello infatti se esiste un comandamento di crescere e moltiplicarsi, dato all’umanità in generale (Gn 1,28; 9,1-7), questo, non dev’essere obbligatoriamente osservato da ogni individuo, così come, analogamente, la missione della Chiesa di predicare il Vangelo a tutte le nazioni (Mt 28,16-20) non vuol dire che ogni cristiano debba trasformarsi in predicatore o evangelizzatore itinerante, anche se tutti devono evangelizzare perlomeno con il loro esempio e la loro condotta di vita. Per quanto riguarda il celibato, Paolo lo vedeva come un dono di Dio che alcuni ricevono.
Egli vedeva anche il matrimonio come un dono di Dio e una vocazione cui la maggioranza dei cristiani è chiamata.
Paolo riecheggiava la dottrina di Gesù, che sosteneva che non sposarsi – e rimanere celibi o vergini - , quando ciò avviene a causa del Regno dei Cieli, ha una dignità speciale (cf Mt 19,12; 1Cor 7,34-35). Al contrario, non sposarsi per puro egoismo, semplicemente perché il celibato pare che consenta all’individuo di godersi di più la vita, pertanto senza instaurare e gestire legami di sorta, dimostra invece una grande povertà di spirito.
Nel caso dei sacerdoti, il celibato permette loro una maggiore libertà d’azione nell’ambito del loro ministero; pertanto offre una maggiore opportunità di consacrarsi, più pienamente e con maggiore senso di continuità, alla propagazione del Regno di Dio. È dunque meno difficile lasciare tutto per andare a servire generosamente dove ce ne sia più bisogno. Poiché non sono legati a un amore umano, sessuale, e matrimoniale, i sacerdoti possono condividere maggiormente e con piena responsabilità il loro amore con la gente e compiere la missione evangelizzatrice cui sono invitati con impegno costante.
La Chiesa, fino dai tempi antichi, ha insistito nella necessità del celibato per i sacerdoti e soprattutto ne ha sottolineato il suo valore positivo: una condizione che facilità la persona chiamata al sacerdozio alla disponibilità a operare per il Regno di Dio. Con questo tipo di richiesta, la Chiesa, in parte reagiva anche a certi eretici che insegnavano che tutti avevano l’obbligo di sposarsi e che non farlo era una cosa negativa, perché disubbidiva ad un comando divino: quello, appunto, che invita il genere umano a diffondersi nel pianeta che Dio gli ha messo a disposizione.
Il celibato, inoltre, anticipa la vita celeste; una realtà futura dove l’amore raggiungerà la pienezza e dove saranno una realtà le parole di Gesù: “Quando risusciteranno dai morti non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli” (Mc 12,25).
Ciao
Bruno
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