Rileggendo alcune vecchie discussioni sullo stauros mi sono ricordato che abbiamo avuto a che fare con un professore greco di Salonicco il quale ci disse a proposito dell'etimologia di stauros:
"Graficamente la «Tau» è una forma primitiva di croce ed era considerata simbolo sacro fin dai tempi pagani, come sappiamo dai ritrovamenti archeologici anche se le sue rappresentazioni spesso sono delle varianti del simbolo stesso. La sua antichità è confermata dai ritrovamenti di vecchie costruzioni cretesi e delle rovine della Troia di 2500 anni a.C. Molto importante per la storia e la genesi della parola "stauròs" è il ritrovamento di una croce a "T" in marmo, rinvenuta a Cnosso, e oggi custodita nel museo archeologico di Iràclio, risalente al XIV secolo a.C.
Nell'iscrizione in Lineare B che accompagna questa croce marmorea, scritta con il sillabario miceneo, c'è la parola: STA-WO-RO."
Se così fosse sarebbe la prova che tutti i dizionari occidentali per decenni si sono copiati a vicenda gli errori nel sostenere che stauros significasse originariamente "palo". Quando gli obiettai che in alcuni passi di Omero si parlava di stauros quale palo mi rispose:
"Quello greco-inglese di Liddell-Scott l'ho anch'io usato tantissime volte nel passato. Ma negli ultimi anni sto usando per il mio lavoro quasi esclusivamente il monumentale Mega Lexiko tes ellenikes glossas, nella sua terza edizione (2002) dell'Accademia di Atene, che è il più autorevole in Grecia oggi. Proprio questo Lexiko nel lemma stauroo spiega come primo significato: "egeiro se morfe T, diastairono se morfe T. (erigere a forma di T, incrociare a forma di T". In NESSUN caso lo traducono come "palo". A caso? Boh, dobbiamo rivolgerci a linguisti che lo hanno redatto. E' pure curioso che, come il primo esempio, riportano i versetti di Omero, indicati da te.
Mi piace informarti che tutte le versioni in neogreco dell'Odissea (ben quattro finora), che ho usato nell'insegnamento in classe, nel sopracitato brano "staurois..elase…entha kai entha" (Od. XIV, 11) lasciano sempre la stessa parola immutata, cioè "staurous".
Anche quella traduzione bellissima di Nikos kazantzakes, pur essendo molto libera, non ricorre all'uso di un'altra parola al posto di "staurous". Ma perché? Forse, mi domando io, perché il greco moderno, che è la continuazione vivente e naturale dell'antico, abbia conservato lo stesso significato, quello cioè di due pali/legni/travi a forma di T, lungo i secoli, e che forse dava p.e. anche Omero nella sua Odissea?
Mi ricordo mio padre che, quand'ero ragazzino, mi diceva: "pame na upsosoume to stauro" (andiamo ad alzare la palizzata), cioè il recinto che c'era intorno alla nostra casa e che spesso l'impetto lo faceva cadere giù. E questa palizzata aveva sempre come sostegno una barra, un braccio traversale. Boh, può darsi che siano delle "coincidenze". Io mi limito di constatare le troppe "coincidenze". "Coincidenza" anche la presenza del "tau” in mezzo allo sTAUros e scritto addirittura per intero?."
Se così fosse ci sarebbero due errori da correggere e che tutti i grecisti del mondo commettono,1) il vedere nell'etimo di stauros il sancsrito Stavarah (stare in piedi) e il latino in
staurare, 2) il disconoscimento dei contributi che sta dando la filologia micenea. Quando a me premetto che l'ipotesi non mi convince, se anche quel particolare stauros fosse stato a forma di tau sarebbe stato comunque, in base all'etimo classica, qualcosa che sta in piedi, da lì il nome (tuttavia avremmo comunque dimostrato che "stauros" ad indicare simboli cruciformi non è un significato tardo). E' preso per azzardare conclusioni. Bisogna rintracciare nuovamente il nostro amico greco e chiedergli in quale rivista scientifica è stato menzionato il ritrovamento e farci mandare la scansione, anche fosse in neogreco non sarebbe un problema. Ci era stato presentato da un monaco di Bologna, che usava il link "paceate", ma putroppo non scrive più qui da un anno. Qualcuno ha la sua e-mail?
Ad maiora
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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)