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NM e CEI - Anno B - [sèguito di "La Bibbia della Messa (1)"]

Ultimo Aggiornamento: 27/03/2006 10:46
17/11/2005 13:49
 
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Progetto
Partendo dalla prima domenica di Avvento prossima (27 Novembre) seguiteremo il commento alla Bibbia della Messa domenicale dell'anno liturgico "B", come abbiamo fatto abbondantemente nell'anno scorso per il ciclo liturgico dell'anno "A".(cf in questa stessa sezione)

Cambieremo però stile semplificando ed essenzializzando al massimo, cioè:
1) forniremo solo degli spunti di riflessione critica sulla NM (Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture; Bibbia dei Testimoni di Geova;
2) e, per gli ignari del geovismo, di informazione su punti che altrimenti non sarebbero compresi.

Lo stesso ricorso alla KIT, la Bibbia Interlineare greco-inglese dei TG che, a detta del loro Corpo Direttivo, ha il potere e il diritto di sentenziare su "qualsiasi traduzione della Bibbia" "quale è giusta o no" sarà da noi richiamata solo eccezionalmente, soprattutto ove la versione italiana della NM risultasse da una manipolazione (fatta con aggiunte o sottrazioni o altri accorgimenti deturpanti) dell'originale greco.

In linea di massima ci basterà cioè rilevare al benevolo TG Proclamatore che fosse disposto ad un amichevole confronto, che l'assicurazione pluriripetuta del suo CD secondo cui LA NOSTRA BIBBIA, anzi QUALSIASI TRADUZIONE della Bibbia noi volessimo usare CONFERMEREBBE LA DOTTRINA GEOVISTA
non è vera!

Il confronto che eseguiremo con la Bibbia usata nella Liturgia, che è la versione della CEI, continuerà a evidenziare un insanabile contrasto con tale ideologia, al punto che, come scrisse Mons. Minuti, attuale presidente del GRIS di Roma, in un suo libro ormai famoso, si può dire che, a conti fatti "I Testimoni di Geova non hanno la Bibbia" (Ed Coletti).

Altri accorgimenti

- Al fine di avere un’idea concreta della versione usata dai TG, riporteremo tutto il testo delle Letture traendolo dalla loro versione della Bibbia con riferimenti (anno 1987). Chi vorrà potrà confrontarla con quella della CEI che si trova nel Messale festivo o nei foglietti che si usano in parrocchia.

- La sottolineatura quando c'è sarà nostra e indicherà un punto di particolare interesse su cui facciamo un commento particolare.

- Occorrendo inframezzeremo tra parentesi graffa (quella quadra spesso si trova già nell’originale geovista!) la versione CEI su alcuni punti di differenza importante.

- Le abbreviazioni sono le solite:
TG = Testimone/i di Geova
CD = Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova (detto a volte anche Dirigenza)
WT = Società Torre di Guardia (spesso è sinomino di CD e di Dirigenza, a volte la diremo anche Schiavo, intendendo il rimanente terrenod ei 144.000 di cui il CD sarebbe il portavoce)
NM = Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture (ediz 1987 con riferimenti)
TORRE = Rivista La Torre di Guardia
GRIS = Gruppo di Ricerca e Informazione Socioreligiosa (noi che facciamo il commento, siamo del GRIS di Roma).

[Modificato da berescitte 24/11/2005 18.39]

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22/11/2005 16:20
 
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Prima Domenica di Avvento - Anno B - 27/11/2005

Prima Lettura: Is 63,16-17. 19; 64, 1. 3-7
16 Poiché tu sei nostro Padre; benché Abraamo stesso non ci abbia conosciuto e Israele stesso non ci riconosca, tu, o Geova, sei nostro Padre. Nostro Ricompratore di molto tempo fa è il tuo nome. 17 Perché, o Geova, continui a farci vagare dalle tue vie? Perché indurisci il nostro cuore contro il timore di te? Torna per amore dei tuoi servitori, le tribù del tuo possedimento ereditario. 18 Per un po’ il tuo santo popolo ebbe possesso. I nostri propri avversari hanno calpestato il tuo santuario. 19 Per lungo tempo siamo divenuti come quelli sui quali tu non governasti, come quelli sui quali il tuo nome non era stato invocato.

Is64 Oh avessi tu strappato i cieli, ne fossi sceso, a motivo tuo i medesimi monti si fossero scossi, 2 come quando un fuoco incendia i rami secchi, [e] il fuoco fa bollire la medesima acqua, per far conoscere il tuo nome ai tuoi avversari, affinché a motivo tuo si agitino le nazioni! 3 Quando facesti cose tremende che non potevamo sperare, scendesti. A motivo tuo i monti stessi si scossero. 4 E da molto tempo fa nessuno ha udito, né alcuno ha prestato orecchio, né occhio stesso ha visto un Dio, eccetto te, che agisca per chi si tiene in aspettazione di lui. 5 Sei andato incontro a colui che esulta e opera giustizia, a quelli che continuano a ricordarsi di te nelle tue proprie vie.
Ecco, tu stesso ti indignasti, mentre noi peccavamo, in esse per lungo tempo, e dovremmo noi esser salvati? 6 E diveniamo come qualcosa d’impuro, noi tutti, e tutti i nostri atti di giustizia sono simili a una veste per periodi di mestruazione; e appassiremo come il fogliame, noi tutti, e i nostri stessi errori ci porteranno via proprio come il vento. 7 E non c’è nessuno che invochi il tuo nome, nessuno che si desti per attenersi a te; poiché hai nascosto la tua faccia da noi, e ci fai struggere mediante la potenza del nostro errore.
8 E ora, o Geova, tu sei nostro Padre. Noi siamo l’argilla, e tu sei il nostro Vasaio; e noi tutti siamo opera della tua mano.

Come si vede il testo NM ha uno scarto di un versetto rispetto a quello CEI.
Fatto interessante: anche già nell’AT si usava chiamare “Padre” Geova. Eppure non esisteva nessun Unto a quel tempo. E, secondo il geovismo solo gli Unti sono propriamente figli di Dio. I normali TG sono “nipoti” perché figli del Figlio datore di vita Cristo Gesù.



Seconda Lettura: 1Cor 1,3-9
3 Abbiate immeritata benignità e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo.
4 Io ringrazio sempre Dio per voi, in vista dell’immeritata benignità di Dio data a voi in Cristo Gesù, 5 perché in ogni cosa siete stati arricchiti in lui, nella piena capacità di parlare e nella piena conoscenza, 6 secondo che la testimonianza circa il Cristo è stata resa ferma fra voi, 7 così che non vi manca nessun dono, mentre aspettate ansiosamente la rivelazione del nostro Signore Gesù Cristo. 8 Ed egli vi renderà fermi sino alla fine, affinché non siate esposti a nessuna accusa nel giorno del nostro Signore Gesù Cristo. 9 Fedele è Dio, dal quale foste chiamati alla partecipazione col suo Figlio Gesù Cristo, nostro Signore.

La grazia (immeritata benignità) è detta così perché nel geovismo è concepita non come realtà inerente all’anima giustificata. Non esistono giusti nel geovismo ma solo persone “dichiarate giuste”. Così la grazia sarà solo un atteggiamento non meritato di benignità da parte di Dio. Benignità che per noi cattolici è sì non meritata da noi, che l’abbiamo ricevuta in dono, ma che ora con la sua presenza, unendoci al Figlio come tralci alla Vite, chiama meritatamente la benevolenza di Dio.
Anche la “partecipazione” in luogo della “comunione” sottolinea nel geovismo una esteriorità che per noi invece è intimità profonda. Perfino simbiosi di vita come fa capire sia la metafora della vite e tralci usata da Gesù che quella de corpo e membra usata da S. Paolo.



Vangelo: Mc 13,33-37
33 Continuate a stare in guardia, siate svegli, poiché non sapete quando è il tempo fissato. 34 È come un uomo che, facendo un viaggio all’estero, lasciò la sua casa e diede l’autorità ai suoi schiavi, a ciascuno il suo lavoro, e comandò al portiere di vigilare. 35 Perciò siate vigilanti, poiché non sapete quando verrà il signore della casa, se sul tardi o a mezzanotte o al canto del gallo o la mattina di buon’ora, 36 affinché, arrivando all’improvviso, non vi trovi addormentati. 37 Ma quello che dico a voi lo dico a tutti: Siate vigilanti”.

Sarà per via della sempre incombente fine del mondo, che per noi è di là da venire, sta di fatto che se i nostri fratelli TG ci esortano ad essere vigilanti possiamo non solo raccogliere il loro invito biblico ma anche imitarne un tantino la coerenza di gente che “s’affretta e s’adopra / di fornir l’opra anzi il chiarir dell’alba”. Ma senza il loro stesso stimolo di temere di incorrere nella “colpa del sangue” illustrata in Ez 3,17-21 e sempre ricordata loro dal CD dei TG. E’ un testo che i TG potrebbero incorniciare come… spinterogeno quando escono per andare in “predicazione” eseguendo il loro “ministero di campo”. E i cattolici potrebbero tener presente per non lasciarsi andare a... imprudenti entusiasmi.

«17 Figlio dell’uomo, ti ho reso sentinella alla casa d’Israele, e devi udire dalla mia bocca la parola e li devi avvertire da parte mia. 18 Quando io dico a qualcuno malvagio: ‘Positivamente morirai’, e tu in effetti non l’avverti e non parli per avvertire il malvagio [perché si ritragga] dalla sua malvagia via per conservarlo in vita, essendo egli malvagio, morirà nel suo errore, ma io richiederò il suo sangue dalla tua propria mano. 19 Ma in quanto a te, nel caso che tu abbia avvertito qualcuno malvagio ed egli realmente non si ritrae dalla sua malvagità e dalla sua via malvagia, egli stesso morirà per il suo errore; ma in quanto a te, avrai liberato la tua propria anima. 20 E quando qualcuno giusto si ritrae dalla sua giustizia e realmente opera ingiustizia e io gli devo mettere davanti una pietra d’inciampo, egli stesso morirà perché tu non l’hai avvertito. Morirà per il suo peccato, e i suoi atti giusti che fece non saranno ricordati, ma io richiederò il suo sangue dalla tua propria mano. 21 E in quanto a te, nel caso che tu abbia avvertito qualcuno giusto affinché il giusto non pecchi, ed egli stesso in effetti non pecca, immancabilmente egli continuerà a vivere perché era stato avvertito, e tu stesso avrai liberato la tua propria anima.»

[Modificato da berescitte 29/11/2005 12.40]

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29/11/2005 12:34
 
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Seconda Domenica di Avvento - Anno B - 4/12/2005
Prima Lettura: Is 40,1-5. 9-11
Is40 “Confortate, confortate il mio popolo”, dice il vostro Dio. 2 “Parlate al cuore di Gerusalemme e proclamatele che il suo servizio militare {schiavitù – CEI}si è compiuto, che il suo errore è stato scontato. Poiché dalla mano di Geova essa ha ricevuto il pieno ammontare per tutti i suoi peccati”.
3 Ascoltate! Qualcuno grida nel deserto: “Preparate la via di Geova! Rendete diritta attraverso la pianura desertica la strada maestra per il nostro Dio. 4 Ogni valle sia elevata, e ogni monte e colle sia abbassato. E il terreno scabroso deve divenire piano, e il terreno accidentato la pianura di una valle. 5 E la gloria di Geova certamente si rivelerà, e ogni carne [la] dovrà vedere insieme, poiché la medesima bocca di Geova ha parlato”.
9 Sali pure su un alto monte, donna che porti buone notizie per Sion. Alza la tua voce pure con potenza, donna che porti buone notizie per Gerusalemme. Alza[la]. Non aver timore. Di’ alle città di Giuda: “Ecco il vostro Dio”. 10 Ecco, lo stesso Sovrano Signore Geova {il Signore Dio –CEI} verrà pure come un forte, e il suo braccio dominerà per lui. Ecco, la sua ricompensa è con lui, e il salario che egli paga gli sta dinanzi. 11 Come un pastore egli pascerà il suo proprio branco. Col suo braccio radunerà gli agnelli; e [li] porterà nel suo seno. Quelle che allattano le condurrà [con cura].

Tutte le volte che qui e in avvenire si leggerà “Geova” la CEI avrà “Signore”. Perché così la NM ha deciso di “rendere” le consonanti del sacro tetragramma del nome divino YHWH; mescolandole cioè alle vocali di Adonay. Eppure sa con molta chiarezza giacché la WT lo scrive sul suo opuscolo “Il nome divino che durerà per sempre” che quelle vocali non erano state messe dai masoreti per far leggere a quel modo il nome divino ma per ricordare che dovevano sostituirlo con “Signore”. Così hanno fatto gli Ebrei di Alessandria nella prima versione antichissima della LXX cambiando il tetragramma con Kyrios, e così fa la CEI seguendo tale usanza accettata anche dagli Autori sacri del Nuovo testamento che, nelle loro citazioni della Bibbia antica usano la versione dei LXX.
Va ricordato comunque che “Geova” è una pronuncia (sbagliata) e non una “traduzione”.


Seconda Lettura: 2Pt 3,8-14
8 Comunque, non sfugga alla vostra attenzione questo solo fatto, diletti, che un giorno è presso Geova come mille anni e mille anni come un giorno. 9 Geova non è lento riguardo alla sua promessa, come alcuni considerano la lentezza, ma è paziente verso di voi perché non desidera che alcuno sia distrutto ma desidera che tutti pervengano al pentimento. 10 Tuttavia il giorno di Geova verrà come un ladro, in cui i cieli passeranno con rumore sibilante, ma gli elementi, essendo intensamente caldi, saranno dissolti, e la terra e le opere che sono in essa saranno scoperte.{sarà distrutta – CEI}
11 Giacché tutte queste cose devono quindi essere dissolte, quale sorta di persone dovete essere voi in santi atti di condotta e opere di santa devozione, 12 aspettando e tenendo bene in mente la presenza {la venuta –CEI} del giorno di Geova, mediante cui i cieli essendo infuocati saranno dissolti e [gli] elementi essendo intensamente caldi si fonderanno! 13 Ma secondo la sua promessa noi aspettiamo nuovi cieli e nuova terra, e in questi dimorerà la giustizia.
14 Quindi, diletti, giacché aspettate queste cose, fate tutto il possibile per essere infine trovati da lui immacolati e senza difetto e in pace.

La terra, secondo i TG rimarrà eternamente come dimora per le “altre pecore” (la serie B del geovismo oltre i 144.000 Unti destinati al cielo) e quindi non deve essere distrutta: meglio “scoprirla” (?!)
Il “giorno di Geova”, di cui si dice che “verrà” al futuro è ridotto a “presenza” perché secondo il geovismo dura 1000 anni ed è cominciato nel 1914.
I “nuovi cieli e nuova terra” sono metafore di un governo celeste e dell’umanità geovista che sopravviverà al massacro di Armaghedon, a cui si aggiungeranno (ma senza diritto di mettere su famiglia) i risuscitati durante il millennio.
E l’incipit della lettura serve a… smorzare le delusioni quando la fine, sempre incombente e mai sopravveniente non si realizza alle date indicate dalla Dirigenza.


Vangelo: Mc 1-1-8
Mc1 Principio della buona notizia intorno a Gesù Cristo: 2 Come è scritto in Isaia il profeta: “(Ecco, io mando il mio messaggero davanti alla tua faccia, il quale preparerà la tua via;) 3 ascoltate! qualcuno grida nel deserto: ‘Preparate la via di Geova, rendete diritte le sue strade’”, 4 Giovanni il battezzatore si presentò nel deserto, predicando il battesimo [in simbolo] di pentimento per il perdono dei peccati. 5 Quindi tutto il territorio della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme uscivano verso di lui ed erano da lui battezzati nel fiume Giordano, confessando apertamente i loro peccati. 6 Ora Giovanni era vestito di pelo di cammello e con una cintura di cuoio intorno ai lombi, e mangiava locuste e miele selvatico. 7 E predicava, dicendo: “Dopo di me verrà uno più forte di me; io non son degno di chinarmi a sciogliere i legacci dei suoi sandali. 8 Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà con spirito santo”.

L’ultimo versetto fa capire che lo “spirito santo” (le “s” minuscole sono usate dai TG per indicare che non è persona divina) sarebbe solo “la forza attiva di Geova”. A pag. 40 di “Potete vivere per sempre su una terra paradisiaca” c’è scritto:
«In quanto allo “Spirito Santo”, la cosiddetta terza Persona della Trinità, abbiamo già visto che non è una persona*, ma è la forza attiva di Dio.
Giovanni il Battezzatore disse che Gesù avrebbe battezzato con spirito santo come Giovanni battezzava con acqua. Perciò come l’acqua non è una persona, così lo spirito santo non è una persona.»
Purtroppo questa equivalenza “così… come” non ha riscontro nel Vangelo ove, perfino nella stessa NM, sia questo versetto sia tutti gli altri quattro dei passi paralleli non significano equivalenza tra l’acqua e lo Spirito ma indicano una netta diversità utilizzando un “ma” avversativo. Contrarietà che è anche simboleggiata molto bene dalla contrapposizione acqua-fuoco che il Battista abbina al battesimo di Gesù.

_______________________________________________
* “Abbiamo già visto” non corrisponde a verità. In nessuna delle pagine di quel libro che precedono la 40esima si è dimostrato alcunché al riguardo.

[Modificato da berescitte 29/11/2005 12.47]

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05/12/2005 11:00
 
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Festa di Maria SS.ma concepita Immacolata – Anni A/B/C - 8/12/2005

Prima Lettura: Genesi 3,9-15. 20
9 E Geova Dio chiamava l’uomo, dicendogli: “Dove sei?” 10 Infine egli disse: “Ho udito la tua voce nel giardino, ma ho avuto timore perché ero nudo e perciò mi sono nascosto”. 11 Allora disse: “Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?” 12 E l’uomo proseguì, dicendo: “La donna che desti perché fosse con me, essa mi ha dato [del frutto] dell’albero e così ho mangiato”. 13 Allora Geova Dio disse alla donna: “Che cos’è questo che hai fatto?” A ciò la donna rispose: “Il serpente, esso mi ha ingannata e così ho mangiato”.
14 E Geova Dio diceva al serpente: “Poiché hai fatto questa cosa, sei il maledetto fra tutti gli animali domestici e fra tutte le bestie selvagge del campo. Andrai sul tuo ventre e mangerai polvere tutti i giorni della tua vita. 15 E io porrò inimicizia fra te e la donna e fra il tuo seme e il seme di lei. Egli ti schiaccerà la testa e tu gli schiaccerai il calcagno”. 20 Dopo ciò Adamo mise a sua moglie il nome di Eva, perché doveva divenire la madre di tutti i viventi.

Avvertiamo che il CD dei TG interpreta questo dialogo tra Dio ed Adamo come se fosse avvenuto così come suona. E perciò è costretto a credere che Dio non sapeva dove fosse Adamo, e che ci sia stato proprio un serpente a fare da tentatore. E’ vero che il CD dice che l’animale era manovrato da “Satana il diavolo” ma è altresì sicuro che sia stato proprio l’animale ad articolare le parole che Adamo udì. In che modo? Al modo dei ventriloqui.
Per lo stesso modo fondamentalista di leggere il testo sacro è anche costretto a ritenere che sia stato davvero l’albero a far conoscere il bene e il male (facoltà che invece doveva precedere per forza il gesto ribelle che altrimenti non sarebbe stato imputabile come colpa). E’ anche costretto, dall’accenno alla condanna a strisciare per sempre, a pensare che in origine il serpente aveva le zampe. Così infatti è raffigurato in antiche stampe geoviste, come un grosso lucertolone.
Quanto alla “donna” di cui si parla, non si tratterebbe affatto di Maria Vergine, ma della organizzazione terrena di Geova, simboleggiata da una donna. E questa sarebbe l’insieme dei 144.000 che avrebbe partorito il figlio maschio (la stirpe) che non è Gesù ma il regno di Dio, nato nel 1914.
Le riflessioni a riguardo sarebbero infinite, ma abbastanza inconcludenti. Forse è meglio chiedere al TG come ha fatto il serpente a “schiacciare” il calcagno del seme della donna...


Seconda Lettura: Efesìni 1,3-6. 11-12
3 Benedetto sia l’Iddio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, poiché ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti unitamente a Cristo, 4 così come ci elesse unitamente a lui prima della fondazione del mondo, affinché fossimo santi e senza macchia dinanzi a lui nell’amore. 5 Poiché egli ci preordinò all’adozione a sé come figli mediante Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà, 6 alla lode della sua gloriosa immeritata benignità che benignamente ci conferì mediante il [suo] amato. 11 uniti al quale fummo anche designati come eredi, in quanto fummo preordinati secondo il proposito di colui che opera tutte le cose secondo il modo che la sua volontà consiglia, 12 affinché servissimo alla lode della sua gloria, noi che siamo stati i primi a sperare nel Cristo.

L’accenno dolcissimo ad un Padre che pensa e vuole ogni essere umano “da prima della creazione del mondo”, nel geovismo viene privatizzato e riservato ai soli Unti. Ma siccome Geova non doveva sapere che Adamo avrebbe peccato (altrimenti secondo una logica protestantico-geovista avrebbe “predeterminato” la colpa rendendosene correo) egli non può aver progettato gli Unti (cioè la Chiesa-Congregazione, la sua sposa terrena) davvero “prima della creazione del mondo, giacché li ha escogitati e voluti dopo la colpa adamica, come progetto di restaurazione.
Allora il CD è di nuovo costretto, da questo modo di concepire la prescienza dell’Onnipotente, a dire che il “mondo” di cui si parla non è l’universo ma una metafora della progenie di Adamo. Così abbiamo che la colpa di Adamo e il progetto di Geova relativo agli Unti precedono la creazione del mondo giacché Adamo ed Eva hanno peccato quando ancora non avevano figli.
Si aggiunga che dal momento che la categoria delle “Altre Pecore”, cioè dei normali TG, il geovismo le ha scoperte solo nel 1935, tutti gli accenni “spirituali” del brano paolino sono relativi alla sola categoria degli Unti. Nel primo secolo lo erano tutti i battezzati. A tutti dopo il battesimo in acqua che simboleggiava la perpetua dedicazione della vita a Geova, lo “spirito santo” (la “forza attiva di Geova”) diceva loro, nel loro intimo, che erano figli di Dio e che dovevano aspirare al reame dei cieli dove avrebbero coregnato con Cristo.
Infine va ricordato anche che Geova, sempre per non rendersi correo di aver scelto con prescienza/predeterminazione alcuni Unti che poi avrebbero apostatato, li scelse sì “prima della creazione del mondo” ma non individualmente. Li scelse “come classe”. Personalmente non ne conosceva neppure uno; eccetto Michele che sarebbe stato il Capo e Re degli Unti, il 144.001nesimo.



Vangelo: Luca 1,26-38
26 Nel sesto mese l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea chiamata Nazaret, 27 da una vergine promessa in matrimonio a un uomo di nome Giuseppe della casa di Davide; e il nome della vergine era Maria. 28 E quando fu entrato da lei, le disse: “Buon giorno, altamente favorita, {piena di grazia – CEI} Geova è con te”. 29 Ma alla parola essa fu profondamente turbata e ragionava su che sorta di saluto fosse questo. 30 E l’angelo le disse: “Non aver timore, Maria, poiché hai trovato favore presso Dio; 31 ed ecco, concepirai nel tuo seno e partorirai un figlio, e dovrai mettergli nome Gesù. 32 Questi sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo; e Geova Dio gli darà il trono di Davide suo padre, 33 ed egli regnerà sulla casa di Giacobbe per sempre e del suo regno non ci sarà fine”.
34 Ma Maria disse all’angelo: “Come avverrà questo, dato che non ho rapporti con un uomo?” 35 Rispondendo, l’angelo le disse: “Lo spirito santo verrà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Per questa ragione dunque quello che nascerà sarà chiamato santo, Figlio di Dio. 36 Ed ecco, Elisabetta tua parente ha anch’essa concepito un figlio, nella sua vecchiaia, e questo è il sesto mese per lei, che era chiamata sterile; 37 perché presso Dio nessuna dichiarazione sarà un’impossibilità”. 38 Quindi Maria disse: “Ecco, la schiava di Geova! Mi avvenga secondo la tua dichiarazione”. Allora l’angelo partì da lei.

In quel “piena di grazia” (gr. kecharitomène), che sarebbe una menzogna in bocca all’angelo se Maria, come tutti i figli di Adamo, fosse stata macchiata anche solo dalla colpa originale, c’è la radice teologica cattolica della verità circa l’immacolata concezione.
Questa verità però pareva confliggere con il dogma della universalità del peccato originale e perciò la Chiesa ha maturato questa persuasione solo dopo secoli, quando, accanto alla cristologia che di diritto predominava ogni riflessione teologica, si sviluppò una mariologia tesa a indagare il ruolo di questa “Donna” speciale nel mistero della redenzione.
Parimenti nella risposta/domanda data da Maria all’angelo* noi cattolici vediamo la radice della perpetua verginità di Maria che, dopo aver ottenuto da Dio la soluzione di conciliare il desiderio di verginità con il dono della maternità, sarebbe stata incoerente a rinunciare al precedente dono della verginità perpetua. Dono che lo stesso Dio aveva ispirato nel suo cuore, in contrasto con le normali aspettative sponsali delle normali donne di Israele.
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* A questo riguardo si noti il miglioramento della nuova versione CEI che ha corretto l’errore di quel “come è possibile questo” (derivato da una lettura errata, come se nel greco ci fosse stato “pos estì touto”) in “come avverrà questo” (dal testo esatto che dice “pos èstai touto”, al futuro). Il tal modo la risposta/obiezione di Maria non è identica a quella di Zaccaria, che fu espressione di incredulità e perciò giustamente punita, ma è solo la richiesta di conoscere il modo con cui il nuovo disegno di Dio su di lei, si sarebbe realizzato. Ovvero Maria chiedeva solo di capire come doveva diportarsi per obbedire a Dio che ora le significava una volontà che essa non vedeva come poter conciliare con la perpetua verginità che aveva nel cuore e che voleva mantenere, come ha ben significato dicendo “non conosco uomo”. Diciamo che Maria dicendo “non conosco uomo” voleva intendere che non intendeva conoscerne neanche in futuro perché è ridicolo pensare che non sapesse come nascevano i bambini, e perciò la sua domanda sul “come” non poteva tendere ad avere informazioni al riguardo. Ed è anche ovvio che la sua obbedienza senza riserve a Dio, se non avesse mantenuto nel cuore il desiderio di verginità perpetua nonostante l’annuncio dell’angelo di avere un figlio, non le avrebbe fatto formulare alcuna obiezione. Come sarebbe avvenuto infatti l’evento della concezione? semplicemente unendosi al suo sposo Giuseppe con cui era già fidanzata.
Ecco perché quel “come avverrà questo” non poteva essere una richiesta di spiegazione di come avere un rapporto coniugale ma bensì la richiesta di conoscere come accogliere il nuovo desiderio di Dio mantenendo inalterato il precedente dell’offerta di perpetua verginità che sapeva parimenti a Lui gradito.
Maria cioè non ha visto nella nuova richiesta di Dio il comando ad abbandonare la precedente determinazione verginale (un voto?) altrimenti lo avrebbe fatto senza problemi e senza chiedere né “come sarà possibile questo” né “come avverrà questo”?
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Prima Lettura: Isaia 61,1-2. 10-11
1 Lo spirito del Sovrano Signore Geova è su di me, per la ragione che Geova mi ha unto per annunciare la buona notizia ai mansueti. Mi ha mandato a fasciare quelli che hanno il cuore rotto, a proclamare la libertà a quelli che sono in schiavitù e la completa apertura [degli occhi] anche ai prigionieri; 2 a proclamare l’anno di buona volontà da parte di Geova
10 Immancabilmente esulterò in Geova. La mia anima gioirà nel mio Dio. Poiché mi ha vestito con le vesti della salvezza; mi ha avvolto col manto senza maniche della giustizia, come lo sposo che, alla maniera sacerdotale, si mette un’acconciatura per il capo, e come la sposa che si adorna con i suoi ornamenti. 11 Poiché come la terra stessa mette fuori il suo germoglio, e come il giardino stesso fa germogliare le cose che vi sono seminate, così il Sovrano Signore Geova stesso farà germogliare la giustizia e la lode di fronte a tutte le nazioni.

Amen! Le sottolineature rientrano nelle curiosità.


Seconda Lettura: 1Tessalonicesi 5,16-24
16 Siate sempre allegri {lieti – CEI}. 17 Pregate incessantemente. 18 Circa ogni cosa, rendete grazie. Poiché questa è riguardo a voi la volontà di Dio unitamente a Cristo Gesù {in Cristo Gesù – CEI} . 19 Non spegnete il fuoco dello spirito {lo Spirito - CEI}
. 20 Non trattate le profezie con disprezzo. 21 Accertatevi di ogni cosa; attenetevi a ciò che è eccellente. 22 Astenetevi da ogni forma di malvagità.
23 Lo stesso Dio della pace vi santifichi completamente. E sia conservato sano sotto ogni aspetto lo spirito e l’anima e il corpo di voi, [fratelli], in maniera irriprovevole, al [tempo della] presenza del nostro Signore Gesù Cristo. 24 Colui che vi chiama è fedele, ed egli lo farà.

- Forse la "letizia" è qualcosa di più profondo ed evangelico che non l’allegria…
- I tantissimi “in Cristo Gesù” che incontreremo durante l’anno, deformati con la dizione “unitamente a Cristo Gesù” sono funzionali a negare il più possibile quella realtà misteriosa realizzata dalla grazia-vita-divina che unisce i cristiani-tralci a Gesù-Vite. Secondo il CD neanche il Figlio è “nel Padre” (nonostante la chiarezza del testo originale greco che dice èn to Patrì), a maggior ragione non possono essere “in Cristo” ma solo “uniti a Cristo” gli uomini suoi discepoli. E’ la negazione decisa del mondo soprannaturale.
- “Il fuoco del”, unito alla “s” minuscola, è una aggiunta funzionale a sottolineare che lo Spirito Santo sarebbe una energia impersonale.
- "Accertatevi etc..." è il titolo di un libro geovista che utilizzeremo subito, come si vedrà.
- Con le parole “spirito, anima e corpo” questa lettera ha proposto un rebus insormontabile al CD dei TG che è convinto che la totalità dell’uomo, la persona (fatta di corpo e forza vitale, o spirito) è completamente espressa dal termine “anima”. Come si vede San Paolo non la pensa allo stesso modo, alludendo a una sorta di composizione tripartita della persona umana.
Ecco perciò che il rebus viene “risolto” aggiungendo una spiegazione alla Bibbia, tramite la parola “fratelli”; una parola intesa a farle significare che dicendo “corpo” San Paolo non alludeva al corpo fisico delle singole persone ma alla comunità; così come si direbbe il “corpo insegnante” o il “corpo dei vigili urbani” e simili.
Fatto interessante: il testo della NM da noi citato è quello della versione del 1987. Nella versione del 1967 però il CD, oltre a “fratelli” aveva aggiunto anche la parola “composto”. Essa suonava “E il corpo [composto] di voi [fratelli]”. Ora l’ha tolta, perché? Perché gli è stato rimproverato di esagerare? perché l’intento di far pensare al “corpo dei fratelli” viene raggiunto lo stesso anche con una sola parola?
Fatto ancora più interessante: poi, quando questo testo viene citato, quelle parole aggiunte, e poste tra parentesi quadre per indicare onestamente che non fanno parte dell’originale, perdono le parentesi e vengono promosse a testo sacro. Si veda ad es. nel libro “Accertatevi di ogni cosa”, alla voce ANIMA a pag. 27, ove questo brano viene citato nella colonna di destra in basso, utilizzando la versione del 1967 ma senza parentesi.


Vangelo: Giovanni 1,6-8. 19-28
6 Sorse un uomo, mandato come rappresentante di Dio{ mandato da Dio - CEI} : il suo nome era Giovanni. 7 Quest’[uomo] venne per una testimonianza, per rendere testimonianza riguardo alla luce, affinché persone di ogni sorta{tutti - CEI} credessero per mezzo di lui. 8 Egli non era quella luce, ma doveva rendere testimonianza riguardo a quella luce.
19 Ora questa è la testimonianza di Giovanni quando i giudei gli mandarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a chiedergli: “Chi sei tu?” 20 Ed egli confessò e non negò, ma confessò: “Non sono io il Cristo”. 21 Ed essi gli chiesero: “Che cosa, dunque? Sei Elia?” E disse: “Non lo sono”. “Sei Il Profeta?” Ed egli rispose: “No!” 22 Perciò gli dissero: “Chi sei? affinché diamo una risposta a quelli che ci hanno mandato. Che dici di te stesso?” 23 Egli disse: “Sono la voce di qualcuno che grida nel deserto: ‘Rendete diritta la via di Geova’, come ha detto il profeta Isaia”. 24 Ora quelli che erano stati mandati venivano da parte dei farisei. 25 E lo interrogarono, dicendogli: “Perché dunque battezzi se tu stesso non sei il Cristo né Elia né Il Profeta?” 26 Giovanni rispose loro, dicendo: “Io battezzo in acqua. In mezzo a voi sta uno che non conoscete, 27 colui che viene dietro di me, ma a cui io non sono degno di sciogliere il legaccio del sandalo”. 28 Queste cose avvennero a Betania al di là del Giordano, dove Giovanni stava a battezzare.

- Quel “rappresentante” sarà funzionale per presentare anche Gesù come “rappresentante di Geova”. Di nuovo, c’è l’intento di negare che il Figlio venga “dal seno del Padre”, come attestato con forza da Gesù stesso a Filippo dicendogli “Filippo chi vede me vede il Padre, non credi tu che io sono nel Padre e il Padre in me?” La rappresentanza invece sottolinea certamente una relazione più estrinseca.
- Anche le “persone di ogni sorta” anziché “tutti” sarà funzionale al momento quando Gesù dà ai discepoli il mandato di andare, predicare a “tutte le genti” (CEI). La WT, consapevole della sua minima capacità di raggiungere “tutte le genti” con il suo minuscolo esercito di predicatori, e della impossibilità assoluta anche in futuro giacché Armaghedon sarebbe alle porte, consola i suoi Testimoni facendo credere loro che Gesù si contentava di un campionario di gente. La NM dice infatti “fate discepoli delle persone di tutte le nazioni”. (Mt 28,19)
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07/12/2005 11:03
 
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Grazie Bery ho letto tutto, veramente interessante, e sai una cosa ho scoperto perchè la VTS mette le parentesi, per far diventere il senso dei brani bibblici come vogliono, e pensare che mi è sempre stato detto che probabilmente nei testi originali erano illeggibili e perciò si è dovuto aggiungere le parole tra parentesi, secondo il senso della frase e del contesto.

Comunque possiamo scrivere chilometri di ragioni e libri all'infinito, ma se non ti ascoltano, il loro ordine è quello di non leggere e non parlare con gli apostati.

Sai gli ho detto:

Ma scusate ma se trovo di casa in casa, uno che nè sa qualcosa che non è un ex tg, non posso parlarci neanche.

Sai che mi hanno risposto?

No non parlarci non è sincero vuole solo abbattere, non ha sete di conoscenza ma fa ragionamenti demonici.

Ora dico io, come si fa a smantellare una cosa del genere senza possibilità di informazione, il numero dei tg aumenta sempre, non ci sono soluzioni al momento.

Certe volte mi sbellico il cervello per escogitare un modo per porre fine a questa presa in giro, ma poi devo inchinarmi e dire.
Lo scrivo sbagliato non so il latino
«Ubi maior minor cessat» "dove c'è la maggiore la minore cessa"
Ciao Bery.

[Lo aggiusto e amplio. In senso allargato: ciò che è più prezioso fa passare in secondo ordine ciò che lo è meno; ove c'è il maestro è meglio sentire lui che non il discepolo; un ordine superiore destituisce di valore quello inferiore etc... E noi dobbiamo aver fiducia che magari lentamente ove esista ragione e dimostrazione logica e documentata (il maior) ciò che è errore, illusione, ignoranza, inganno, disinformazione (il minor) verranno debellate. Il che, a quanto vediamo, è vero! - Grazie a te che ti degni di utilizzare queste mie fatiche - Ti invito a pregare per chi crede supinamente a quelle "spiegazioni" date dall'anziano per trascurare di confrontarsi con chi dissente - Dio sa penetrare anche dentro tali botti di ferro - Bery]

[Modificato da berescitte 07/12/2005 11.56]

05/01/2006 11:06
 
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Quarta Domenica di Avvento - Anno B - 18/12/2005
Prima Lettura: 2Sam 7,1-5. 8b-12. 14. 16.
1 E avvenne che, quando il re dimorava nella sua propria casa e Geova stesso gli aveva dato riposo da tutti i suoi nemici all’intorno, 2 il re disse dunque a Natan il profeta: “Vedi, ora, io dimoro in una casa di cedri mentre l’arca del [vero] Dio dimora in mezzo a teli di tenda”. 3 A ciò Natan disse al re: “Tutto ciò che è nel tuo cuore, va, fallo, perché Geova è con te”.
4 E avvenne che quella notte la parola di Geova fu indirizzata a Natan, dicendo: 5 “Va, e devi dire al mio servitore Davide: ‘Geova ha detto questo: “Devi tu stesso edificarmi una casa perché io vi dimori? (…): “Io stesso ti presi dal pascolo, dal seguire il gregge, perché tu divenissi condottiero sul mio popolo Israele. 9 E mostrerò d’essere con te dovunque realmente andrai, e di sicuro stroncherò tutti i tuoi nemici d’innanzi a te; e certamente ti farò un nome grande, come il nome dei grandi che sono sulla terra. 10 E certamente assegnerò un luogo per il mio popolo Israele e lo pianterò, e realmente risiederà dov’è, e non sarà più turbato; e i figli di ingiustizia non lo affliggeranno più come fecero in principio, 11 fin dal giorno che posi dei giudici al comando del mio popolo Israele; e di sicuro ti darò riposo da tutti i tuoi nemici.
“‘“E Geova ti ha dichiarato che una casa è ciò che Geova ti farà. 12 Quando i tuoi giorni si saranno compiuti, e dovrai giacere con i tuoi antenati, allora certamente susciterò dopo di te il tuo seme, che uscirà dalle tue parti interiori; e in realtà stabilirò fermamente il suo regno. (…) 14 Io stesso diverrò suo padre, ed egli stesso diverrà mio figlio. Quando agirà male, allora di sicuro lo riprenderò con la verga degli uomini e con i colpi dei figli di Adamo.(…) 16 E la tua casa e il tuo regno saranno certamente saldi a tempo indefinito davanti a te; il tuo medesimo trono diverrà fermamente stabilito a tempo indefinito”’”.

Nulla da dire.


Seconda Lettura: Rm 16, 25-27
25 Ora a colui che vi può rendere fermi secondo la buona notizia che io dichiaro e la predicazione di Gesù Cristo, conforme alla rivelazione del sacro segreto che per tempi di lunga durata è stato taciuto, 26 ma che ora è stato reso manifesto ed è stato fatto conoscere per mezzo delle scritture profetiche fra tutte le nazioni secondo il comando dell’Iddio eterno per promuovere l’ubbidienza mediante la fede: 27 a Dio, solo sapiente, sia la gloria per mezzo di Gesù Cristo per sempre. Amen.

Nulla da dire.


Vangelo: Lc 1,26-38
26 Nel sesto mese l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea chiamata Nazaret, 27 da una vergine promessa in matrimonio a un uomo di nome Giuseppe della casa di Davide; e il nome della vergine era Maria. 28 E quando fu entrato da lei, le disse: “Buon giorno, altamente favorita, Geova è con te”. 29 Ma alla parola essa fu profondamente turbata e ragionava su che sorta di saluto fosse questo. 30 E l’angelo le disse: “Non aver timore, Maria, poiché hai trovato favore presso Dio; 31 ed ecco, concepirai nel tuo seno e partorirai un figlio, e dovrai mettergli nome Gesù. 32 Questi sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo; e Geova Dio gli darà il trono di Davide suo padre, 33 ed egli regnerà sulla casa di Giacobbe per sempre e del suo regno non ci sarà fine”.
34 Ma Maria disse all’angelo: “Come avverrà questo, dato che non ho rapporti con un uomo?” 35 Rispondendo, l’angelo le disse: “Lo spirito santo verrà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Per questa ragione dunque quello che nascerà sarà chiamato santo, Figlio di Dio. 36 Ed ecco, Elisabetta tua parente ha anch’essa concepito un figlio, nella sua vecchiaia, e questo è il sesto mese per lei, che era chiamata sterile; 37 perché presso Dio nessuna dichiarazione sarà un’impossibilità”. 38 Quindi Maria disse: “Ecco, la schiava di Geova! Mi avvenga secondo la tua dichiarazione”. Allora l’angelo partì da lei.

Attenzione!
Brano già commentato nella Festa di Maria SS.ma concepita Immacolata (8/12/2005)
Post del 05/12/2005 11.00.
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05/01/2006 13:00
 
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Natale del Signore: 25/12/2005
MESSA DELLA NOTTE

Prima Lettura: Is 9,1-3. 5-6
{1 Comunque, l’oscurità non sarà come quando il paese fu nella costrizione, come nel tempo precedente quando uno trattò con disprezzo il paese di Zabulon e il paese di Neftali e quando nel tempo posteriore uno [lo] fece onorare: la via presso il mare, nella regione del Giordano, Galilea delle nazioni.}
2 Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una gran luce. In quanto a quelli che dimoravano nel paese della profonda ombra, la luce stessa ha rifulso su di loro. 3 Hai reso popolosa la nazione; per essa hai reso grande l’allegrezza. Si sono rallegrati dinanzi a te come con l’allegrezza del tempo della mietitura, come quelli che gioiscono quando dividono le spoglie.(…) 5 Poiché ogni calzatura di chi calpestava con tremore e il mantello avvoltolato nel sangue sono pure da ardere come alimento per il fuoco. 6 Poiché ci è nato un fanciullo, ci è stato dato un figlio; e il dominio principesco sarà sulle sue spalle. E sarà chiamato col nome di Consigliere meraviglioso, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace.

Noticina: quello che nella NN geovista risulta come il primo versetto del Cap 9 di Isaia, nella CEI corrisponde al versetto 23 del capitolo precedente. Quindi nel testo liturgico non esiste. Lo abbiamo riportato tra parentesi graffa per evidenziare che non contiene nessuna valenza dottrinale di rilievo.

Quelle attribuzioni al Messia come Dio potente e Padre eterno sono da rimarcare. Il CD dei TG li minimizza affermano che Gesù è sì un “DIO potente” ma “non l’Iddio onnipotente” e per confondere le acque gioca anche a negare che Gesù sia la stessa “persona” di Dio Padre (cosa che noi non abbiamo mai asserito).
Il punto da tenere fermo è però che, insegnando la WT che Gesù è “un dio” (cf NM 1986 Gv, 1,1) non avremmo dovuto trovare nella NM la “D” maiuscola nella parola “Dio” come attributo del Messia. La “D” maiuscola è riservata a Geova!
Poi come faccia ad essere “Padre eterno” se il “Padre eterno” è Geova a noi risulta problematico. Ma il CD risolve spiegando che Gesù, come “datore di vita” nella terra paradisiaca sarà come il “padre” dei suoi TG devoti. E lo dice con tale convinzione da asserire che il Padre di Gesù a questo punto diventa “nonno” delle “altre pecore” (degli Unti è e sarà sempre Padre). Leggiamo infatti «Sulla terra è ancora un rimanente di figli spirituali (intendi: gli Unti). Insieme a loro è sin dal 1918 d. C.* una crescente folla di uomini di buona volontà. Anche questi possono rivolgersi a Geova come al “Padre nostro”, poiché nel regno millenario di Cristo, diverranno i figli terrestri del datore di vita Cristo Gesù e sono quindi legalmente in grado di divenire “nipoti” di Dio.» (Sia Dio riconosciuto verace, p. 159)
E’ un po’ pasticciata ma l’idea del “nepotismo” delle “altre pecore” è efficacemente trasmessa.

_______________
* La citazione dimostra che un tempo anche la WT amava dividere il tempo in a.C. e d.C. Poi però la divinità di Gesù è stata silurata in tutti i modi. Fino a scegliere a.E.V = Ante Era volgare ed E.V. = Era volgare, per datare il tempo prima di Cristo e dopo.


Seconda Lettura: Tt 2,11-14
11 Poiché è stata manifestata l’immeritata benignità di Dio che porta la salvezza a ogni sorta di uomini, 12 insegnandoci a ripudiare l’empietà e i desideri mondani e a vivere con sanità di mente e giustizia e santa devozione in questo presente sistema di cose, 13 mentre aspettiamo la felice speranza e la gloriosa manifestazione del grande Dio e del Salvatore nostro {Del nostro grande Dio e salvatore – CEI} Cristo Gesù, 14 che diede se stesso per noi, per liberarci da ogni sorta d’illegalità e purificare per sé un popolo particolarmente suo, zelante nelle opere eccellenti.
Immeritata benignità: intendi grazia, ma ridotta a solo atteggiamento di favore e non come compartecipazione alla vita divina..

A ogni sorta di uomini: è il solito campionario atto a consolare i TG del loro magro raccolto, laddove Gesù ha precisato che la salvezza doveva essere portata “a tutti gli uomini… a tutte le genti”.
Si noti nel v 13 l’aggiunta di quel “e del” che serve a creare due soggetti: Dio/Padre e il Salvatore Gesù. Laddove il testo non avendo quelle parole lascia intravedere una affermazione di divinità del Signore Gesù che è nella sua unica persona sia Dio che Salvatore.



Vangelo: Lc 2,1-14
1 Or in quei giorni fu emanato da Cesare Augusto il decreto che tutta la terra abitata si registrasse; 2 (questa prima registrazione ebbe luogo quando Quirinio era governatore della Siria); 3 e tutti andavano a farsi registrare, ciascuno nella propria città. 4 Naturalmente, anche Giuseppe salì dalla Galilea, dalla città di Nazaret, [per recarsi] in Giudea, nella città di Davide, che si chiama Betleem, perché era della casa e della famiglia di Davide, 5 per essere registrato con Maria, che gli era stata data in matrimonio come promesso, [la quale] era ora incinta. 6 Mentre erano là, si compirono i giorni in cui essa doveva partorire. 7 E partorì suo figlio, il primogenito, e lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché nell’alloggio non c’era posto per loro.
8 In quello stesso paese c’erano anche dei pastori che dimoravano all’aperto e di notte facevano la guardia ai loro greggi. 9 E improvvisamente l’angelo di Geova stette presso di loro, e la gloria di Geova rifulse loro intorno, ed ebbero moltissimo timore. 10 Ma l’angelo disse loro: “Non abbiate timore, poiché, ecco, vi dichiaro la buona notizia di una grande gioia che tutto il popolo avrà, 11 perché vi è nato oggi un Salvatore, che è Cristo [il] Signore, nella città di Davide. 12 E questo è per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce e a giacere in una mangiatoia”. 13 E improvvisamente ci fu con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: 14 “Gloria a Dio nei luoghi altissimi, e sulla terra pace fra gli uomini di buona volontà”.

La parola “primogenito” offre l’estro al TG per sostenere che Maria SS.ma ebbe altri figli. Ma sappiamo che gli ebrei definivano “primogenito” anche il figlio unigenito, quindi l’argomento non è probante.
Il fatto che i pastori dimoravano all’aperto di notte invece gli offre l’occasione per sostenere che Gesù non sarebbe nato in Dicembre, stagione fredda, ma verso la primavera.
Ora, a parte il fatto che nel 25 dicembre noi festeggiamo un evento e non una data (che però potrebbe essere esatta come sostenuto da studi presentati dall’esegeta Tommaso Federici e dallo storico Vittorio Messori) l’obiezione non ha fondamento. L’esegeta Don Nolli ha visitato in dicembre la Palestina e ha trovato che i pastori di “transumanza” si spostano continuamente con i loro greggi in cerca di pascoli e quindi bivaccano all’aperto con essi riparandosi in grotte o improvvisando capanne alla bene e meglio.
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05/01/2006 14:01
 
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Epifania del Signore Gesù: Anni A-B-C (6/1/2006)

Prima Lettura: Is 60,1-6
1 “Sorgi, o donna, spandi luce, poiché la tua luce è venuta e su di te ha rifulso la medesima gloria di Geova. 2 Poiché, ecco, le tenebre stesse copriranno la terra, e fitta oscurità i gruppi nazionali; ma su di te rifulgerà Geova, e su di te si vedrà la sua propria gloria. 3 E le nazioni verranno certamente alla tua luce, e i re alla lucentezza del tuo fulgore.
4 “Alza gli occhi tutt’intorno e vedi! Sono stati tutti radunati; son venuti a te. Da lontano i tuoi propri figli continuano a venire, e le tue figlie che saranno portate sul fianco. 5 In quel tempo vedrai e certamente diverrai raggiante, e il tuo cuore realmente palpiterà e si espanderà, perché verso di te si dirigerà la dovizia del mare; le medesime risorse delle nazioni verranno a te. 6 La stessa ondeggiante massa di cammelli ti coprirà, i giovani cammelli di Madian e di Efa. Tutti quelli di Saba, verranno. Porteranno oro e olibano. E annunceranno le lodi di Geova.

Quello “olibano” è una sciccheria tutta geovista. Sta per “incenso”. E passi. Ma poi di questo passo invece di “zanzare” troveremo “culici” il che non è mica tanto bello.


Seconda Lettura: Ef 3,2-3. 5-6
2 se, realmente, avete udito della gestione dell’immeritata benignità di Dio {ministero della grazia di Dio – CEI}che mi fu data in vista di voi, 3 che alla maniera di una rivelazione mi fu fatto conoscere il sacro segreto, come già scrissi in breve. (…) 5 In altre generazioni questo [segreto] non fu fatto conoscere ai figli degli uomini come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti mediante lo spirito, 6 cioè che persone delle nazioni {i gentili – CEI} sarebbero state coeredi e membra dello stesso corpo e partecipi con noi della promessa unitamente a Cristo {in Cristo – CEI} Gesù per mezzo della buona notizia.

Capire come i discepoli di Cristo possano gestire “l’immeritata benignità di Dio” è molto arduo se si considera che dovrebbe essere Sua privativa il nutrire e manifestare quella che per noi è la grazia ma per i TG è solo un atteggiamento di benevolenza morale da parte Sua.
Si notino i vari colpetti a servizio dell’ideologia: lo “spirito” con la S minuscola. Nonostante qui si dica che fa opera di rivelazione (e perciò intellettuale) deve restare nel suo letto di Procuste che lo riduce a forza impersonale. Le solite “persone delle nazioni” aiutano a indicare un’idea partitiva, un campionario. Ben diverso da “i gentili” che comprende ogni membro che non era del popolo di Israele. E infine notiamo il solito "unitamente a Cristo", al posto dello "in Cristo", che deve poter escludere quella misteriosa compenetrazione di vita tra il Capo e le membra.


Vangelo: Mt 2,1-12
1 Essendo Gesù nato a Betleem di Giudea ai giorni del re Erode, ecco, degli astrologi vennero da luoghi orientali a Gerusalemme, 2 dicendo: “Dov’è il re dei giudei che è nato? Poiché vedemmo la sua stella [quando eravamo] in oriente e siamo venuti a rendergli omaggio”. 3 Udito ciò, il re Erode si agitò, e con lui tutta Gerusalemme; 4 e, radunati tutti i capi sacerdoti e gli scribi del popolo, domandava loro dove doveva nascere il Cristo. 5 Essi gli dissero: “A Betleem di Giudea; poiché così è stato scritto dal profeta: 6 ‘E tu, Betleem del paese di Giuda, non sei affatto la [città] più insignificante fra i governatori di Giuda; poiché da te uscirà un governante, che pascerà il mio popolo, Israele’”.
7 Allora Erode, chiamati in segreto gli astrologi, si informò accuratamente da loro circa il tempo della comparsa della stella; 8 e, mandandoli a Betleem, disse: “Andate e fate un’attenta ricerca del bambino, e quando l’avrete trovato fatemelo sapere, affinché anch’io vada a rendergli omaggio”. 9 Udito il re, se ne andarono; ed ecco, la stella che avevano visto [quando erano] in oriente andava davanti a loro, finché venne a fermarsi sopra il luogo dov’era il fanciullino. 10 Vedendo la stella, si rallegrarono moltissimo. 11 Ed entrati nella casa videro il fanciullino con sua madre Maria, e, prostratisi, gli resero omaggio. E aperti i loro tesori, gli offrirono doni, oro, olibano e mirra.

Il ribattezzamento dei Magi come “astrologi” è funzionale a sottolineare che erano a servizio del Diavolo (l’astrologia, nonostante fosse l’unica forma possibile di studio degli astri prima che Galileo inventasse l’astronomia, è collegata dal CD con il demonismo.
Si noti il ritocco rispetto a tutte le Bibbie che riduce a una resa di omaggio quella che in effetti era una vera e propria adorazione poiché in quel tempo i re erano ritenuti stirpe divina. Abbiamo a che fare con il famoso verbo greco “proskynèo” che di per sé può significare sia “adoro” che “rendo omaggio”. Quello che mette sospetto è che nella NM esso è tradotto “adorare” quando il termine di riferimento è Dio, il demonio e gli idoli. Se invece si tratta di Gesù no, Gesù non può essere adorato ma solo “omaggiato”. Con qualche infortunio però…
La stella – udite udite! – sarebbe stata mandata da Satana per fare ad Erode la spia di dove stava Gesù e così provocarne la morte.
Infine abbiamo quel “bambino” di Betlemme che scrupolosamente in seguito diventa “fanciullino” perché i Magi quando arrivarono era passato qualche anno (infatti si parla di “casa” e non di capanna o grotta con la mangiatoia).
Tutto OK, solo che non si riesce a capire perché mai in questa edizione si distingue tra bambino e fanciullino mentre nella edizione del 1967 troviamo sempre e solamente “fanciullo/ino”.
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10/01/2006 16:47
 
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Battesimo del Signore: Anno B (8/1/2006)

Prima Lettura: Isaia 55,1-11
1 Ehi là, voi tutti che siete assetati! Venite alle acque. E quelli che non hanno denaro! Venite, comprate e mangiate. Sì, venite, comprate vino e latte pure senza denaro e senza prezzo. 2 Perché continuate a pagare denaro per ciò che non è pane, e perché la vostra fatica è per ciò che non dà sazietà? Ascoltatemi attentamente, e mangiate ciò che è buono, e la vostra anima provi il suo squisito diletto nello stesso grasso. {e gusterete cibi succulenti – CEI} 3 Porgete il vostro orecchio e venite a me. Ascoltate, e la vostra anima continuerà a vivere, e concluderò prontamente con voi un patto di durata indefinita rispetto alle amorevoli benignità [promesse] a Davide, che sono fedeli.{i favori assicurati a Davide – CEI} 4 Ecco, l’ho dato come testimone ai gruppi nazionali, come condottiero e comandante ai gruppi nazionali.
5 Ecco, chiamerai una nazione che non conosci, e quelli di una nazione che non ti hanno conosciuto correranno fino a te, per amore di Geova tuo Dio, e per il Santo d’Israele, perché egli ti avrà abbellito.
6 Ricercate Geova mentre si può trovare. Invocatelo mentre mostra d’esser vicino. 7 Lasci il malvagio la sua via, e l’uomo dannoso i suoi pensieri; e torni a Geova, che avrà misericordia di lui, e al nostro Dio, poiché egli perdonerà in larga misura.
8 “Poiché i vostri pensieri non sono i miei pensieri, né le mie vie sono le vostre vie”, è l’espressione di Geova. 9 “Poiché come i cieli sono più alti della terra, così le mie vie sono più alte delle vostre vie, e i miei pensieri dei vostri pensieri. 10 Poiché proprio come scende il rovescio di pioggia, e la neve, dai cieli e non vi torna, a meno che non saturi realmente la terra e la faccia produrre e germogliare, e si dia realmente seme al seminatore e pane a chi mangia, 11 così sarà la mia parola che esce dalla mia bocca. Non tornerà a me senza risultati, ma certamente farà ciò di cui mi son dilettato, e avrà sicuro successo in ciò per cui l’ho mandata.

Abbiamo sottolineato solo due punti, sufficienti a mostrare la libertà di traduzione della NM in certi passi, mentre altri ricalcano quasi parola per parola il testo CEI. E’ un invito a confrontarli tra loro. Anche se dottrinalmente non ci sono punti di rilievo.


Seconda Lettura: 1Giovanni 5,1-9
1 Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio, e chiunque ama colui che ha generato, ama chi è stato generato da lui. 2 Da ciò acquistiamo la conoscenza che amiamo i figli di Dio, quando amiamo Dio e pratichiamo i suoi comandamenti. 3 Poiché questo è ciò che significa l’amore di Dio, che osserviamo i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi, 4 perché tutto ciò che è stato generato da Dio vince il mondo. E questa è la vittoria che ha vinto il mondo, la nostra fede.
5 Chi è colui che vince il mondo se non colui che ha fede che Gesù è il Figlio di Dio? 6 Questi è colui che venne per mezzo di acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l’acqua soltanto, ma con l’acqua e col sangue. E lo spirito è quello che rende testimonianza, perché lo spirito è la verità. 7 Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza, 8 lo spirito e l’acqua e il sangue, e i tre sono concordi.
9 Se noi riceviamo la testimonianza che danno gli uomini, la testimonianza che dà Dio è più grande, perché questa è la testimonianza che dà Dio, il fatto che ha reso testimonianza riguardo al Figlio suo.

Quel “chiunque iniziale è prezioso. Da esso, atto di fede, dipende la figliolanza divina adottiva offerta a tutti e realizzata poi dal battesimo. Secondo noi distrugge l’idea che i figli di Dio sarebbero solo 144.000 “Unti” da Lui eletti e che il resto dei salvati sarebbero una categoria di “Altre pecore” di serie B destinata ad un paradiso terrestre.
L’attività riconosciuta allo “spirito” qui è di tipo personale. Perciò a noi risultano inaccettabili le “s” minuscole usate nella NM che riduce sempre ogni “spirito” a forza, anche quando si tratta dello Spirito santo.
In antiche Bibbie (Vulgata compresa e Vulgata favorente) il v 7 aggiungeva “il Padre il Figlio e lo Spirito Santo”. La scienza ermeneutica moderna è concorde nel ritenere che queste parole allusive alla Trinità, non esistessero nell’originale, ma costituissero una “glossa marginale” apposta in qualche primissima copia da copisti e poi finita nel testo (è presente come testo biblico già ai tempi di Ireneo) formando quello che è stato definito il “comma giovanneo”. Perciò nelle Bibbie moderne è stata espunta.
Il CD dei TG, invece di rilevare l’onestà dell’espunzione (operata dalla Chiesa), preferisce assegnarle indebitamente la colpa dell’inserimento (operato da un ignoto devoto scriba), e lo fa anche ora che il caso non sussiste più.
Perciò non sarà ozioso osservare, per contro, che anche se è vero che il comma giovanneo non costituisce argomento scritturale a favore della dottrina trinitaria, è però vero che ne costituisce argomento di tradizione teologica antichissima; e ciò si ricava sia dal fatto che sin dalle origini qualche cristiano credeva in tale dottrina e lo ha manifestato, sia dal fatto che, essendo stato ricopiato senza problemi in copie successive, tale dottrina doveva essere pacificamente diffusa e accettata nell’ambito cristiano. Pertanto non può essere frutto dei Concili di Nicea e Calcedonia, venuti assai dopo, nei quali non si fece altro che codificare in formule di condivisa intelligibilità (per le diverse culture di Oriente e Occidente) ciò che la mente dei cristiani credeva e professava da sempre come trasmesso dalla Tradizione Apostolica.



Vangelo: Marco 1,7-11
7 E predicava, dicendo: “Dopo di me verrà uno più forte di me; io non son degno di chinarmi a sciogliere i legacci dei suoi sandali. 8 Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà con spirito santo”.
9 In quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato da Giovanni nel Giordano. 10 E immediatamente, salendo fuori dell’acqua, vide separarsi i cieli e, come una colomba, lo spirito scendere su di lui; 11 e dai cieli venne una voce: “Tu sei mio Figlio, il diletto; io ti ho approvato”.

Abbiamo già notato come, in questo v 8, Giovanni Battista rimarca la diversità del suo battesimo, solo in acqua, da quello che instaurerà Gesù (cf Vangelo della seconda Domenica di Avvento, post del 29/11/2005 12.34) da cui si smentisce che lo Spirito santo possa essere paragonato ad una “cosa” come lo è l’acqua.
Quella “apertura dei cieli” che secondo noi fa parte della teofania trinitaria, viene spiegata dal geovismo sia in senso simbolico (si sarebbe trattato dei “cieli della mente” grazie alla quale l’uomo Gesù si sarebbe “ricordato della sua precedente vita preumana nei cieli come arcangelo Michele”) sia letterale (la voce era letteralmente la voce di Dio) cosa normale per il geovismo che vede Dio dotato di “un corpo di forma ben definita” e di “organi di senso”.
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Seconda Domenica del Tempo Ordinario: Anno B (15/1/2006)

Prima Lettura: 1Samuele 3,3b-10. 19
3b …Samuele giaceva nel tempio di Geova, dov’era l’arca di Dio. 4 E Geova chiamava Samuele. A ciò egli disse: “Eccomi”. 5 E corse da Eli e disse: “Eccomi, poiché mi hai chiamato”. Ma egli disse: “Non ho chiamato. Torna a giacere”. Andò dunque e si mise a giacere. 6 E Geova continuò a chiamare ancora: “Samuele!” A ciò Samuele si levò e andò da Eli e disse: “Eccomi, poiché in effetti mi hai chiamato”. Ma egli disse: “Non ho chiamato, figlio mio. Torna a giacere”. 7 (Riguardo a Samuele, non aveva ancora conosciuto Geova, e la parola di Geova non aveva ancora cominciato a essergli rivelata). 8 Geova chiamò dunque di nuovo per la terza volta: “Samuele!” Allora egli si levò e andò da Eli e disse: “Eccomi, poiché devi avermi chiamato”.
Ed Eli discerneva che era Geova a chiamare il ragazzo. 9 Di conseguenza Eli disse a Samuele: “Va, mettiti a giacere, e deve avvenire che, se ti chiama, devi dire: ‘Parla, Geova, poiché il tuo servitore ascolta’”. Samuele dunque andò e si mise a giacere nel suo luogo.
10 Quindi Geova venne e prese posto e chiamò come le altre volte: “Samuele, Samuele!” A ciò Samuele disse: “Parla, poiché il tuo servitore ascolta”. (…)
19 E Samuele continuò a crescere, e Geova stesso mostrò d’essere con lui e non fece cadere a terra nessuna di tutte le sue parole.

Le Letture in cui, come nella presente, non c’è nulla da eccepire, potrebbero essere utilizzate come base per uno scambio spirituale tra le due parti in dialogo. Qui per esempio ciascuno potrebbe raccontare quando ha sentito in modo forte la voce di Dio e/o in che modo si è impegnato per non far “cadere nessuna di tutte le Sue parole” sia in relazione all’apostolato sia nella crescita e trasformazione personale operata in lui dalla Parola e dalla grazia.


Seconda Lettura: 1Corinzi 6,13c-15. 17-20
...Ora il corpo non è per la fornicazione, ma per il Signore; e il Signore è per il corpo. 14 Ma come Dio destò il Signore così desterà anche noi da [morte] per mezzo della sua potenza.
15 Non sapete voi che i vostri corpi sono membra di Cristo? Toglierò dunque io le membra del Cristo e ne farò le membra di una meretrice? Non sia mai! (…)
17 Ma chi si unisce al Signore è un solo spirito. 18 Fuggite la fornicazione. Ogni altro peccato che l’uomo commetta è fuori del suo corpo, ma chi pratica la fornicazione pecca contro il proprio corpo. 19 Che cosa! Non sapete che il corpo {[composto – NM 1967} di voi è il tempio dello spirito santo che è in voi, il quale avete da Dio? E voi non appartenete a voi stessi, 20 poiché siete stati comprati a prezzo. A tutti i costi, glorificate Dio nel vostro corpo.

Sono troppi gli accenni concreti al corpo di carne perché si possa equivocare. Ma il CD deve evitare assolutamente quello “in Cristo” di cui abbiamo già parlato e, viceversa, evitare anche la stupenda verità biblica, che non è contraria ma indica parimenti unione vitale, dello “Dio in noi” così da costituirci tempio vivente, come Gesù (cf distruggete questo tempio e io lo risusciterò…). Ecco perciò che viene insegnato esplicitamente presso i TG che Paolo non alludeva al corpo di carne in questo brano. E lo si fa con l’accorgimento di aiutare la Bibbia con l’aggiunta di una parola. Qui non appare ma se prendiamo la NM del 1967 troveremo infatti che al v 19 il CD ha aggiunto la parola “composto”. Essa è semplicemente funzionale a far dire alla Bibbia che S. Paolo non pensava al corpo fisico di ogni cristiano ma a un corpo “composto di voi” , cioè all’ente morale, al gruppo, alla Congregazione nel suo insieme. Così che la presenza “in” dello Spirito che renderebbe tempio l’uomo nella sua concretezza di essere vivente inserito nella Vite-Cristo, viene snervata e diluita nella concezione di una presenza di sostegno fatta al massimo di… immeritata benignità.
Vedremo anche, in seguito, come questo testo prepara un ulteriore identico accenno che viene ancor più marcatamente storpiato (in Tessalonicesi 5,23) perché se rimanesse per quello che è, senza aggiunte, sarebbe una fortissima testimonianza biblica a favore della distinzione tra anima e corpo, cioè contro la dottrina geovista che definisce il composto umano “anima”.



Vangelo: Giovanni 1,35-42
35 Il giorno dopo Giovanni stava di nuovo con due suoi discepoli 36 e, vedendo Gesù che camminava, disse: “Ecco l’Agnello di Dio!” 37 E i due discepoli lo udirono parlare, e seguirono Gesù. 38 Quindi Gesù si voltò e, vedendo che [lo] seguivano, disse loro: “Che cercate?” Gli dissero: “Rabbi (che, tradotto, significa Maestro), dove abiti?” 39 Egli disse loro: “Venite e vedrete”. Così andarono e videro dove abitava, e rimasero con lui quel giorno; era circa la decima ora. 40 Andrea, fratello di Simon Pietro, era uno dei due che avevano udito ciò che aveva detto Giovanni e avevano seguito [Gesù]. 41 Prima questi trovò il proprio fratello, Simone, e gli disse: “Abbiamo trovato il Messia” (che, tradotto, significa Cristo). 42 Lo condusse da Gesù. Gesù, guardatolo, gli disse: “Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa” (che si traduce Pietro).

Il geovismo condivide, con gli esegeti, l’idea che se Dio cambia il nome a una persona lo fa perché gli affida una nuova missione nella vita e sa anche che il nuovo nome assegnato è indicativo di detta missione. Sembra però che, nel caso di Simone che diventa Pietro, non condivida questo secondo aspetto del discorso. Se lo facesse troverebbe che la Bibbia attesta sia che Gesù è la “pietra angolare”, sia che Pietro specificatamente è pietra/roccia, sia che perfino gli altri Apostoli sono anch’essi con-pietre della Chiesa edificata da Gesù “sugli apostoli e i profeti”. Ancora una volta quindi noteremo lo “et et” della Chiesa di fronte ai dati della rivelazione, l’accoglienza cioè di ogni accenno di verità che ci venga dalla Bibbia, e non la scelta di ciò che condividiamo per rifiutare ciò che non ci garba.
La posizione geovista, che è poi classica nel protestantesimo e tuttora mantenuta, ha però il suo tallone d’Achille nel fatto che, per sostenere che la roccia sia esclusivamente Cristo, fa ricorso al dizionario greco ove roccia si dice “petra” e invece “petros” significa sasso, ciottolo… cioè qualcosa di molto insignificante.
Senonché si dà il caso che Gesù parlava aramaico e che il testo evangelico di Giovanni in questo punto ci ha mantenuto proprio la parola aramaica che Gesù ha usato e che, come sappiamo è stata usata poi come soprannome di Pietro dalla primitiva comunità cristiana: kephàs, cioè roccia. Il perché si sia usato anche Petros/Pietro in greco anziché petra/roccia va spiegato solo con il fatto che Pietro era maschio. Dietro la mascolinizzazione del nome femminile aramaico l’intendimento era sempre quello assegnato da Gesù: roccia.

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20/01/2006 14:06
 
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Terza Domenica del Tempo Ordinario: Anno B (22/1/2006)

Prima Lettura: Giona 3,1-5. 10
"La parola di Geova fu quindi rivolta a Giona per la seconda volta, dicendo: 2 “Levati, va a Ninive la gran città, e proclamale la proclamazione che ti pronuncio”. 3 Allora Giona si levò e andò a Ninive secondo la parola di Geova. Ora Ninive stessa mostrò d’essere una città grande dinanzi a Dio, con una distanza di tre giorni di cammino. 4 Infine Giona cominciò a entrare nella città per la distanza di un giorno di cammino, e proclamava e diceva: “Solo quaranta giorni ancora, e Ninive sarà rovesciata”.
5 E gli uomini di Ninive riponevano fede in Dio, e proclamavano un digiuno e si vestivano di sacco, dal più grande di loro fino al più piccolo di loro. (…)
10 E il [vero] Dio vedeva le loro opere, che si erano convertiti dalla loro cattiva via; e il [vero] Dio provò dunque rammarico della calamità che aveva proferito di causare loro; e non [la] causò.

Che il Dio di cui si parli sia quello “vero” non c’è bisogno di dirlo, infatti nel testo originale non cè, e meno che meno si dovrebbe inserire nel testo biblico per quanto tra parentesi quadre. Ma sappiamo che questo scrupolo, insistito, è tipico della mentalità geovista che è convinta che essendoci “molti dèi e molti signori” è necessario specificare che qui il soggetto agente era proprio quello “vero” di Dio.
Che poi questo “vero Dio” provi rammarico (anche la CEI dice che “si impietosì”) dovrebbe essere inteso come antropomorfismo non essendo possibile che Dio diminuisca neanche per un istante la sua ineffabile gioia. Invece il geovismo insegna che i fedeli di Geova con il loro comportamento possono “rallegrare il suo cuore” o “farlo star male” nel vero senso della parola.



Seconda Lettura: 1Corinti 7,29-31
"29 Inoltre, dico questo, fratelli, che il tempo rimasto è ridotto. Da ora in poi quelli che hanno moglie siano come se non l’avessero, 30 e anche quelli che piangono siano come quelli che non piangono, e quelli che si rallegrano come quelli che non si rallegrano, e quelli che comprano come quelli che non possiedono, 31 e quelli che fanno uso del mondo come quelli che non ne usano appieno; poiché la scena di questo mondo cambia.

No, non “cambia”, ma “passa” dice la CEI. Se ne può ricavare l’idea forte che questa vita terrena è come una recita in teatro, ove nulla è nostro e tutto è strumento al fine della nostra santificazione, in attesa dell’applauso del Regista che ce lo darà con il premio eterno nell’aldilà.
Messaggio non condiviso dalle “altre pecore” geoviste, destinate a vivere eternamente su una “terra paradisiaca”. Ecco perché la NM sceglie “cambia” anziché “passa”. C’è una ragione per tutto, anche ove non sembra.



Vangelo: Marco 1,14-20
"14 Ora, dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, predicando la buona notizia di Dio 15 e dicendo: “Il tempo fissato è compiuto e il regno di Dio si è avvicinato. Pentitevi e abbiate fede nella buona notizia”.
16 Mentre camminava lungo il mare di Galilea vide Simone e Andrea fratello di Simone che gettavano [le reti] in mare, poiché erano pescatori. 17 E Gesù disse loro: “Venite dietro a me e vi farò divenire pescatori di uomini”. 18 E subito, abbandonate le reti, lo seguirono. 19 E andato un po’ oltre vide Giacomo [figlio] di Zebedeo e Giovanni suo fratello, che erano allora nella barca a riparare le reti; 20 e senza indugio li chiamò. A loro volta, essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con gli uomini salariati e andarono dietro a lui. 21 E se ne andarono a Capernaum.

“Capernaum”, come il “proclamare la proclamazione” o lo “sciame sciamante” sono originalità di una versione che si è voluta rendere schiava di un letteralismo traduttivo che la WT ritiene importante anche quando, come qui, non lo è affatto.
Piuttosto quelle parentesi quadre [le reti] e [figlio], come si vede, sono aggiunte ovvie, che perciò noi ci guarderemmo bene dal criticare. Ma esse saranno funzionali a giustificare quelle che noi abbiamo definito “aggiunte/parole galeotte” che sono appunto quelle non ovvie e la cui presenza serve a indirizzare la comprensione del testo verso un senso che esso, senza quelle parolette aggiunte, non direbbe. Abbiamo già incontrato ad es. il gravissimo [altre] di Colossesi. Ce ne aspettano altri di incontri similari.
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23/01/2006 11:22
 
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Quarta Domenica del Tempo Ordinario: Anno B (29/1/2006)

Prima Lettura: Deuteronomio 18,15-20
15 Dal tuo proprio mezzo, dai tuoi fratelli, Geova tuo Dio susciterà per te un profeta come me — lui dovrete ascoltare — 16 in risposta a tutto ciò che chiedesti a Geova tuo Dio in Horeb il giorno della congregazione, dicendo: ‘Non farmi udire di nuovo la voce di Geova mio Dio, e non farmi vedere più questo gran fuoco, affinché io non muoia’. 17 Allora Geova mi disse: ‘Hanno fatto bene a parlare come hanno parlato. 18 Susciterò per loro di mezzo ai loro fratelli un profeta come te; e in realtà metterò le mie parole nella sua bocca, ed egli certamente pronuncerà loro tutto ciò che io gli comanderò. 19 E deve accadere che l’uomo che non ascolterà le mie parole che egli pronuncerà nel mio nome, io stesso gliene chiederò conto.
20 “‘Comunque, il profeta che ha la presunzione di pronunciare in mio nome una parola che io non gli ho comandato di pronunciare o che parla nel nome di altri dèi, quel profeta deve morire.

I vv 19 e 20 sono micidiali sia per il popolo, destinatario della Parola di Dio, sia per il profeta se si azzarda a modificarla, amputarla o interpolarla con sue interpretazioni.
Oggi (Gesù non è venuto a caso!) la sanzione da applicare nel caso di difettoso funzionamento del “profeta”, che in casa Geova si chiama “Canale di comunicazione” o “Schiavo fedele e discreto” (cf p. 16-17 di “Rivelazione il suo grandioso culmine è vicino!”), non è la morte ma il prenderne le più rispettose distanze. Noi del GRIS abbiamo analizzato e dimostrato a iosa (anche questo sito e forum, opera benemerita di ex TG, ne sono una dimostrazione) che il Canale di Geova non è affidabile. E perciò invitiamo tutti a prenderne le debite distanze giudicandolo con occhio critico.
Naturalmente il Canale geovista ha fatto e continuerà a fare altrettanto. Indicando con la dizione “Babilonia la grande” quello che lui definisce “l’impero mondiale della falsa religione” esso invita i suoi catechizzandi facendo proprie le parole di Dio che tuona “uscite da essa popolo mio!”
Chi sarà tra le due parti quella che dice il vero? Il GRIS dice vieni e vedi e leggi e rifletti e giudica e scegli. Noi facciamo l’opera di ricerca e informazione. Sopra ci mettiamo la preghiera. Il resto spetta a te, lettore.



Seconda Lettura: 1Corinti 7,32-35
32 In realtà, voglio che siate liberi da ansietà. L’uomo non sposato è ansioso delle cose del Signore, come possa guadagnare l’approvazione del Signore. 33 Ma l’uomo sposato è ansioso delle cose del mondo, come possa guadagnare l’approvazione della moglie, 34 ed è diviso. Inoltre, la donna non sposata, e la vergine, è ansiosa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito. Comunque, la donna sposata è ansiosa delle cose del mondo, come possa guadagnare l’approvazione del marito. 35 Ma dico questo per il vostro vantaggio personale, non per gettarvi un laccio, bensì per indurvi a ciò che è convenevole e a ciò che significa costante assiduità verso il Signore senza distrazione.

A noi in questo brano sembra di leggerci un chiaro insegnamento circa la superiorità del celibato e del “nubilato” se si sceglie di servire il Signore a tempo pieno. E insieme un garbato invito a scegliere questa condizione.
Il CD dei TG invece dice di no. Dice che il celibato per i preti è un sopruso inventato dalla gerarchia cattolico-romana. Però (e chi ci capisce?) ogni tanto invita tutti i suoi fedeli a non sposarsi e per alcuni dirigenti esige espressamente la condizione celibataria*. Sai, sta per finire il mondo, ed è più urgente per te dedicarti alla predicazione anziché farti legare le mani da pappette e pannolini…
___________________________
* E’ di proposito che non aggiungiamo anche “nubilataria” (ma guarda che neologismi ci tocca inventare!) giacché l’invito non riguarda le donne che, nella Congregazione geovista, non ricoprono – per disposizione teocratica! – alcuna mansione dirigenziale. E ciò, nonostante che alcune di esse facciano parte degli Unti rimanenti!



Vangelo: Marco 1,21-28
21 A Capernaum. Appena venne il sabato egli entrò nella sinagoga e insegnava. 22 E si stupivano del suo modo d’insegnare, poiché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi. 23 E proprio in quel tempo c’era nella loro sinagoga un uomo sotto il potere di uno spirito impuro, il quale gridò, 24 dicendo: “Che abbiamo a che fare con te, Gesù Nazareno? Sei venuto a distruggerci? {rovinarci – CEI} So esattamente chi sei, il Santo di Dio”. 25 Ma Gesù lo rimproverò, dicendo: “Taci, ed esci da lui!” 26 E lo spirito impuro, dopo averlo gettato in convulsioni e urlando con quanta voce aveva, uscì da lui. 27 E tutti erano così stupiti che cominciarono a discutere fra loro, dicendo: “Che cos’è questo? Un nuovo insegnamento! Egli dà ordini con autorità anche agli spiriti impuri, e gli ubbidiscono”. 28 E la notizia di lui si sparse immediatamente in ogni direzione, in tutto il paese della Galilea.

Questo brano è uno splendido esempio per dimostrare come, al fine della contestazione dottrinale occorre trascurare ogni altra riflessione teologico/ascetica che il testo suggerisce, per appuntarsi su una minuzia che, opportunamente inverata da altre conferme, può essere denunciata come un arbitrio traduttivo, almeno come indice di tendenziosità.
Parliamo di quel “distruggerci” della NM che la CEI ha reso “rovinarci”. Il primo indica annientamento, il secondo è compatibile con la sopravvivenza del soggetto rovinato.
Ebbene il termine greco è “apolèsai” (infinito aoristo attivo di apòllumi) ed è vero che nella sua pluriaccezionalità significa, oltre a rovinare anche distruggere. Ma è inaccettabile che in questo contesto abbia quest’ultimo significato.
Mettendoci nella mentalità geovista osserveremo che il Diavolo che qui interloquisce con Gesù dice chiaramente di sapere che lui è il “Santo di Dio”, colui che ha già iniziato a rovinare l’opera del diavolo sin dal suo primo apparire 30 anni prima, sia appena nato eludendo Erode, sia da adulto iniziando a fare miracoli e raccogliendo i collaboratori per la sua Chiesa finalizzata a continuare la Sua opera contro il Principe/Dio di questo mondo. Se egli fosse venuto a “distruggere” Diavolo e compagnia, la distruzione l’avrebbe operata già da un pezzo. In realtà ciò che Gesù faceva, e che appunto il diavolo voleva indicare con quell’apolèsai, era la “rovina dell’opera” compiuta dal diavolo, la distruzione se si vuole del suo impero sulle coscienze ma non delle persone dei diavoli la cui distruzione reale (penso alla geovese) era ancora secoli e secoli di là da venire giacché dovrebbe avvenire dopo il millennio successivo ad Armaghedon.
Dov’è però la strumentalizzazione? Semplicemente nel fatto che in Matteo 10,28 lo stesso verbo viene usato dall’agiografo per la “perdizione dell’anima e del corpo nella geenna” (CEI). Perdizione che appunto al CD farà comodo tradurre e passare per “distruzione” dell’anima (cf Ragioniamo, p. 32).
Una delle doti in cui il CD eccelle è la… lungimiranza.

______________________________

Per l’approfondimento
Apolèsai: att inf aor1, apòllumi; apoleso; -òlesa; -olòleka rovinare, far perire; l’aor dice in maniera definitiva, per sempre. (G. NOLLI, Evangelo secondo Matteo, Ed. Vaticana, nota filologica del passo di Mt 10,28).
Apòllumi (…) A. att.: 1. mando in rovina, fo perire, distruggo; 2. perdo, scapito; B. med.: 1. vo in rovina, perisco; 2. vo perduto, svanisco || 1. att.: eccetto il prf.: a. perdo, mando in rovina, fo perire: qc.: tinà: Mt 2,13; ecc…(C. RUSCONI, Vocabolario del Greco del Nuovo testamento, EDB).
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25/01/2006 12:02
 
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Quinta Domenica del Tempo Ordinario: Anno B (5/2/2006)

Prima Lettura: Giobbe 7,1-4. 6-7
“Non c’è sulla terra un lavoro obbligatorio per l’uomo mortale,
E non sono i suoi giorni come i giorni del lavoratore salariato?
2 Come lo schiavo egli ansima per l’ombra,
E come il lavoratore salariato, attende il suo salario.
3 Così mi hanno fatto possedere mesi lunari inutili,
E mi hanno contato notti d’affanno.
4 Quando mi sono messo a giacere ho anche detto: ‘Quando mi leverò?’
E [quando] la sera realmente completa la sua misura, mi sono anche saziato
di irrequietezza fino al crepuscolo del mattino. {Si allungano le ombre e sono stanco di rigirarmi fino all’alba – CEI} (…)
6 I miei giorni stessi son divenuti più veloci della spola del tessitore,
E sono pervenuti alla fine senza speranza.
7 Ricorda che la mia vita è vento;
Che il mio occhio non vedrà più il bene.

Testo di utile meditazione per tutti coloro che percepiscono con acutezza di vivere in una “stazione” di continui arrivi e partenze. Verrebbe da dire davvero che da questo punto di vista “non c’è superiorità dell’uomo sulla bestia.” Fortunatamente la Bibbia per l’uomo documenta anche una superiorità che gli consente di andare nello Sceòl, dove nessuna bestia va.

Seconda Lettura: 1Corinti 9,16-19. 22-23
16 Se, ora, io dichiaro la buona notizia, non è per me ragione di vanto, poiché necessità me n’è imposta. Realmente, guai a me se non dichiarassi la buona notizia! 17 Se compio questo volontariamente, ho una ricompensa; ma se lo faccio contro la mia volontà, mi è affidata ciò nonostante una gestione. 18 Qual è, dunque, la mia ricompensa? Che mentre dichiaro la buona notizia io fornisca la buona notizia senza costo, al fine di non abusare della mia autorità nella buona notizia.
19 Poiché, sebbene io sia libero da tutti, mi sono reso schiavo di tutti, per guadagnare il maggior numero di persone. (…)
22 Ai deboli divenni debole, per guadagnare i deboli. Son divenuto ogni cosa a persone di ogni sorta, per salvare a tutti i costi alcuni. 23 Ma faccio tutto per amore della buona notizia, per divenirne partecipe con [altri].

In questa sede noi del GRIS possiamo dire che ci siamo fatti appunto compagni di viaggio di quei Testimoni di Geova che siano disposti a confrontare il loro intendimento biblico con il nostro.
Ed esortiamo perciò - per comando biblico di farsi tutto a tutti! – ogni nostro fratello di fede in vita della salvezza di questi fratelli dirottati dalla vera fede. Perciò di non permettersi mai di sbattere loro la porta in faccia, ma di socchiuderla con dolcezza dicendo “no grazie!” se non si sentono preparati al confronto, e aprendola invece con entusiasmo dicendo “ma prego, accomodatevi!” se si sono preparati studiando accuratamente tutte (nessuna esclusa!) le pagine di questo sito e forum.


Vangelo: Marco 1,29-39
29 E immediatamente uscirono dalla sinagoga e andarono nella casa di Simone e Andrea con Giacomo e Giovanni. 30 Ora la suocera di Simone giaceva con la febbre, e subito gliene parlarono. 31 Ed egli, andato da lei, la sollevò, prendendola per la mano; e la febbre la lasciò, ed essa li serviva.
32 Venuta la sera, quando il sole era tramontato, gli portavano tutti quelli che stavano male e quelli che erano indemoniati; 33 e l’intera città era radunata presso la porta. 34 Ed egli guarì molti che stavano male con varie malattie, ed espulse molti demoni, ma non lasciava parlare i demoni, perché sapevano che era Cristo. {lo conoscevano – CEI}35 E la mattina di buon’ora, mentre era ancora buio, si alzò e, uscito fuori, si recò in un luogo solitario, e là pregava. 36 Comunque, Simone e quelli che erano con lui lo seguirono 37 e, trovatolo, gli dissero: “Tutti ti cercano”. 38 Ma egli disse loro: “Andiamo altrove, nelle borgate vicine, affinché io predichi anche là, poiché per questo scopo sono uscito”. 39 E andò, predicando nelle loro sinagoghe in tutta la Galilea ed espellendo i demoni.

Ecco una bella variante che ci offre l’occasione per una precisazione. Quella “aggiunta” “che era Cristo”, presente nella NM e assente nella CEI, non costituisce interpolazione da parte della prima. Ogni versione si basa sulla scelta previa di un testo critico, il quale, quando una variante è di tutto rispetto perché contenuta in una famiglia di codici autorevoli (e non solo su qualche caso isolato) va ad influenzare la versione perché il traduttore “sceglie” una certa famiglia di originali rispetto ad un’altra. Il testo critico di Westcott e Hort, da cui dipende la NM, contiene appunto le parole “Christòn èinai” che invece sono assenti nel testo critico seguito dalla CEI; infatti non compaiono né nella prima “revisione” del 1971 (la più diffusa e ancora in distribuzione) che in quella rinnovata del 1997. Un’occhiata di controllo ci permette di asserire che anche il testo evangelico della Nuova Riveduta concorda con la CEI. Ciò che preme dire è che non sono tutte le variazioni che si notano nella NM rispetto ad altre Bibbie ad essere incriminabili. Ma solo quelle ingiustificate e ingiustificabili.
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06/02/2006 13:48
 
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Prima Lettura: Levitico 13,1-2. 45-46
"E Geova parlava a Mosè e ad Aaronne, dicendo: 2 “Nel caso che nella pelle della carne di un uomo si formi un’eruzione o una crosta o una macchia e nella pelle della sua carne essa divenga in effetti piaga di lebbra, allora dev’essere condotto ad Aaronne il sacerdote o a uno dei suoi figli i sacerdoti (…)
45 In quanto al lebbroso in cui è la piaga, le sue vesti devono essere strappate, e la sua testa deve divenire scompigliata, ed egli deve coprirsi i baffi e gridare: ‘Impuro, impuro!’ 46 Sarà impuro tutti i giorni che la piaga sarà in lui. È impuro. Deve dimorare isolato. Il suo luogo di dimora è fuori del campo.

Nulla da dire. Intendi di contrasto esegetico. Per il resto ci sarebbe molto da meditare.


Seconda Lettura: 1Corinti 10,31-11,1"
31 Perciò, sia che mangiate o che beviate o che facciate qualsiasi altra cosa, fate ogni cosa alla gloria di Dio. 32 Astenetevi dal divenire causa d’inciampo sia ai giudei che ai greci e alla congregazione di Dio, 33 come anch’io faccio piacere a tutti in ogni cosa, non cercando il mio proprio vantaggio, ma quello di molti, affinché siano salvati.
11,1 Divenite miei imitatori, come anch’io lo sono di Cristo.

Anche se i Testimoni non lo credono, sono molti i “membri della cristianità” che condividono questo invito e si sforzano di onorarlo nel migliore dei modi. Noi consigliamo sempre ai nostri fratelli di dare una profonda e serena testimonianza di fede, anche se sappiamo che la regola data dal CD di Brooklyn è quella di vedere “laccio di Satana” e “occasione di inciampo” una testimonianza di vita cristiana eccellente che colpisca il TG fissato nel suo pregiudizio che fuori della Congregazione non esiste né fede né speranza né bontà.


Vangelo: Marco 1,40-45
"40 E venne da lui un lebbroso, che lo supplicò perfino in ginocchio, dicendogli: “Se vuoi, mi puoi rendere puro”. 41 Allora egli fu mosso a pietà e, stesa la mano, lo toccò e gli disse: “Lo voglio. Sii reso puro”. 42 E immediatamente la lebbra sparì da lui e divenne puro. 43 Inoltre, gli diede severi ordini e subito lo mandò via, 44 dicendogli: “Bada di non dire nulla a nessuno, ma va, mostrati al sacerdote e offri per la tua purificazione le cose stabilite da Mosè, in testimonianza a loro”. 45 Ma andato via, quello cominciò a farne una grande proclamazione e a diffonderne il racconto, tanto che [Gesù] non poteva più entrare apertamente in città, ma se ne stava fuori in luoghi solitari. E venivano a lui da ogni parte.

proposta di preghiera: possa il Signore Gesù (il TG può cambiare in “Geova-Dio”) a tutti coloro che intendono seguirlo con cuore sincero, donare con un suo tocco magico la guarigione dalle storture nel comprendere la Sua santa Parola. Amen!
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13/02/2006 11:02
 
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Settima Domenica del Tempo Ordinario: Anno B (19/2/2006)
Prima Lettura: Isaia 43,18-19. 21-22. 24b-25
"18 “Non ricordate le prime cose, e non vi volgete a considerare le cose precedenti. 19 Ecco, io faccio qualcosa di nuovo. Ora germoglierà. Voi lo conoscerete, non è vero? Realmente, farò una via attraverso il deserto, attraverso i fiumi della steppa
21 al popolo che mi sono formato, perché narri la mia lode.
22 “Ma non hai invocato nemmeno me, o Giacobbe, perché ti sei stancato di me, o Israele.
(…) mi hai costretto a servire a causa dei tuoi peccati; mi hai stancato con i tuoi errori.
25 “Io, io sono Colui che cancello le tue trasgressioni per amore di me stesso, e non ricorderò i tuoi peccati.

Nulla da eccepire


Seconda Lettura: 2Corinti 1,18-22
"18 Ma si può confidare in Dio che la nostra parola a voi rivolta non è Sì eppure No. {non è “sì” e “no” – CEI} 19 Poiché il Figlio di Dio, Cristo Gesù, che fu predicato fra voi per mezzo di noi, cioè per mezzo di me e Silvano e Timoteo, non fu Sì eppure No, ma nel suo caso il Sì è stato Sì {in lui c’è stato il “sì” – CEI}. 20 Poiché per quante siano le promesse di Dio, sono state Sì per mezzo di lui. {E in realtà tutte le promesse di Dio in lui sono diventute “sì” – CEI} E perciò per mezzo di lui [è detto] l’“Amen” a Dio per la gloria mediante noi. 21 Ma colui che garantisce che voi e noi apparteniamo a Cristo e che ci ha unti è Dio. 22 Egli ha anche posto su di noi il suo suggello {ci ha impresso il sigillo – CEI} e ci ha dato la caparra di ciò che deve venire, cioè lo spirito, {la caparra dello Spirito – CEI} nei nostri cuori.

Come si vede, oltre le durezze di traduzione in alcuni punti, la nota di maggiore differenza è quella di fine v 22. Nel testo CEI è evidenziata l’inabitazione della persona divina dello Spirito Santo nel cuore del giusto che Egli elegge a suo tempio (cf 1Corinti 3,16). In quello della NM abbiamo invece lo “spirito”=forza attiva di Geova e un bel “di ciò che deve venire cioè” che è una aggiunta gratuita che non si capisce a cosa serva, ma che certamente rende il testo molto più confuso.

Vangelo: Marco 2,1-12
"1 Comunque, alcuni giorni dopo entrò di nuovo a Capernaum e si seppe che era a casa. 2 Quindi molti si radunarono, tanto che non c’era più posto, nemmeno presso la porta, ed egli dichiarava loro la parola. 3 E vennero degli uomini portandogli un paralitico, trasportato da quattro. 4 Ma non potendolo portare direttamente da [Gesù] a causa della folla, tolsero il tetto al di sopra di dove egli era, e praticata un’apertura calarono la branda sulla quale giaceva il paralitico. 5 E quando Gesù vide la loro fede disse al paralitico: “Figlio, i tuoi peccati ti sono perdonati”. 6 Ora erano là seduti degli scribi, che ragionavano nei loro cuori: 7 “Perché costui parla in questa maniera? Egli bestemmia. Chi può perdonare i peccati se non uno solo, Dio?” 8 Ma Gesù, avendo immediatamente compreso mediante il suo spirito che così ragionavano fra sé, disse loro: “Perché ragionate di queste cose nei vostri cuori? 9 Che cosa è più facile, dire al paralitico: ‘I tuoi peccati ti sono perdonati’, o dire: ‘Alzati e prendi la tua branda e cammina’? 10 Ma affinché sappiate che il Figlio dell’uomo ha autorità di perdonare i peccati sulla terra . . .”, disse al paralitico: 11 “Io ti dico: Alzati, prendi la tua branda e vattene a casa tua”. 12 Allora egli si alzò, e immediatamente prese la sua branda e uscì davanti a tutti, così che tutti erano semplicemente stupefatti, e glorificavano Dio, dicendo: “Non abbiamo mai visto nulla di simile”.

Quegli scribi erano logici dicendo che Dio solo può perdonare i peccati. Semplicemente perché è Lui che il peccato offende, violando la sua legge e rifiutando il Suo amore. Ed erano bravi esegeti se da quelle parole di Gesù ricavavano una indiretta bestemmia, nel senso che Gesù dava ad intendere che aveva in proprio quel potere che solo Dio aveva. In altre parole, come poi gli contestarono espressamente in Giovanni 10,33, egli bestemmiava perché “pur essendo uomo si faceva Dio” (cosa che Gesù non ha smentito).
Ora, a nostro avviso questo è un passo forte dimostrativo della identità di natura tra Cristo/Figlio e Dio Padre, giacché tutto ciò che il Padre ha è anche del Figlio (Gv 16,15). Il CD dei TG invece vede quel potere come delegato dal Padre al Cristo. Cosa che la nostra teologia esclude perché appunto l’offeso è Dio ed è Lui a dover perdonare, e anche perché il perdono realizza una risurrezione interiore della creatura “morta” per il peccato che solo l’onnipotenza divina può operare. Di qui la coerenza della nostra teologia che dice al riguardo che “quando uno battezza è Cristo che battezza” e quando il sacerdote dice “questo è il mio corpo” o “io ti assolvo” la sua persona è esclusivamente strumentale, egli agisce “in persona Christi", l’agente diretto è Gesù, unico sommo Sacerdote, che convive in unità divina con il Padre e lo Spirito e perciò perdona a nome dell’intera Trinità, ovvero dell’unico Dio.

[Modificato da berescitte 21/02/2006 9.05]

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Ottava Domenica del Tempo Ordinario: Anno B (26/2/2006)

Prima Lettura: Osea 2,16-17b. 21-22
"14 ‘Perciò, ecco, prevalgo su di lei, e certamente la farò andare nel deserto, e di sicuro parlerò al suo cuore. 15 E senz’altro le darò le sue vigne da allora in poi, e il bassopiano di Acor come ingresso alla speranza; e là di sicuro risponderà come nei giorni della sua giovinezza e come nel giorno della sua salita dal paese d’Egitto. 16 E deve avvenire in quel giorno’, è l’espressione di Geova, ‘che [mi] chiamerai Mio marito, e non mi chiamerai più Mio proprietario’.
17 “‘E certamente allontanerò i nomi delle immagini di Baal dalla sua bocca, e non saranno più ricordate con il loro nome. 18 E in quel giorno in effetti concluderò per loro un patto in relazione con la bestia selvaggia del campo e con la creatura volatile dei cieli e con la cosa strisciante del suolo, e romperò l’arco e la spada e la guerra dal paese, e li farò giacere al sicuro. 19 E certamente ti impegnerò a me a tempo indefinito, e certamente ti impegnerò a me nella giustizia e nel diritto e nell’amorevole benignità e nelle misericordie. 20 E di sicuro ti impegnerò a me nella fedeltà; e di sicuro conoscerai Geova’.

Non essendoci rilievi dottrinali, l’unica cosa da notare, ma ormai è pure superfluo dirlo, è lo “stile” dei traduttori. Ecco il testo CEI per il confronto…

“Così dice il Signore: 16 “Ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore. 17 Là canterà come nei giorni della sua giovinezza, come quando uscì dal paese d’Egitto. 21 Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell’amore, 22 Ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore”.


Seconda Lettura: 2Corinti 3,1b-6
"1 ...forse, come alcuni, abbiamo bisogno di lettere di raccomandazione presso di voi o da voi? 2 Voi stessi siete la nostra lettera, incisa sui nostri cuori e conosciuta e letta da tutto il genere umano. 3 Poiché viene mostrato che voi siete una lettera di Cristo scritta da noi come ministri, incisa non con inchiostro ma con lo spirito dell’Iddio vivente, non su tavolette di pietra, ma su tavolette carnali, su cuori.
4 Ora per mezzo del Cristo abbiamo verso Dio questa sorta di fiducia. 5 Non che da noi stessi siamo adeguatamente qualificati a riconoscere alcuna cosa come proveniente da noi stessi, ma il nostro essere adeguatamente qualificati proviene da Dio, 6 che in realtà ci ha resi adeguatamente qualificati per essere ministri di un nuovo patto, non di un codice scritto, ma di spirito {di una Nuova Alleanza, non della lettera ma dello Spirito – CEI}; poiché il codice scritto condanna a morte, ma lo spirito rende viventi. {la lettera uccide, lo Spirito dà vita – CEI}

Questa bellissima metafora del cristiano che è, nel suo comportamento e nel suo parlare, come una lettera di Dio scrutata da tutti, ricorda il “chi manderò e chi andrà per noi?” rivolto da Dio a Isaia. Possa ogni cristiano rispondere come il Profeta “eccomi manda me!” e poi non deludere chi lo deve “leggere” esibendo uno “scritto” pasticciato e con righe storte… quando addirittura non falsificato totalmente e depistante rispetto all’originale spedito da Dio.
Al solito troviamo una differenza interpretativa nella finale, ove, la comprensione del testo che la nostra Chiesa ha, parla di Spirito e non di “spirito”. Sarebbe interessante sentire dai singoli proclamatori geovisti in che senso ciascuno di loro percepisce questa vita che sarebbe donata da una… meccanica “forza attiva di Geova” e perché, se il greco “gramma” non si deve tradurre “lettera” ma “codice scritto”, come fa la NM, perché mai dicevamo questo “codice scritto”, che altro non è che tutta la Bibbia, tesoro di bellezza incomparabile, ci “condanna a morte”.



Vangelo: Marco 2, 18-22
"18 Ora i discepoli di Giovanni e i farisei praticavano il digiuno. Quindi essi vennero e gli dissero: “Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei praticano il digiuno, ma i tuoi discepoli non praticano il digiuno?” 19 E Gesù disse loro: “Mentre lo sposo è con loro gli amici dello sposo non possono digiunare, vi pare? Finché hanno con loro lo sposo non possono digiunare. 20 Ma verranno i giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora, in quel giorno, digiuneranno. 21 Nessuno cuce una toppa di panno non contratto su un mantello vecchio; se no, tutta la sua forza tira da esso, il nuovo dal vecchio, {altrimenti il rattoppo nuovo squarcia il vecchio – CEI} e lo strappo diviene peggiore. 22 E nessuno mette vino nuovo in otri vecchi; se no, il vino rompe gli otri, e si perdono sia il vino che gli otri. Ma si mette il vino nuovo in otri nuovi”.

Quel “si mette” finale non esiste nell’originale ma può essere sottinteso. A rigore, secondo il costume usato dal CD in altri casi analoghi, andava messo tra parentesi quadre. Ma, come già detto, la nostra critica alle aggiunte che la WT fa alla Parola di Dio, siano esse riquadrate sia no, non è formalistica, ma motivata dal cambiamento di senso. Quindi questa aggiunta non provoca in noi nessuna indignazione o protesta perché, in effetti, non cambia nulla del senso che il testo vuole trasmettere. Anzi, diremo che siamo così liberali da non protestare neanche se la NM avesse scritto “Ma il vino nuovo va debitamente e intelligentemente riposto in otri nuovi capaci di reggere la forza che esso sviluppa col tempo”.
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03/03/2006 02:25
 
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Prima Domenica di Quaresima: anno B (5 Marzo 2006)

Prima Lettura: Genesi 9,8-15
8 E Dio proseguì, dicendo a Noè e ai suoi figli con lui: 9 “E in quanto a me, ecco, stabilisco il mio patto con voi e con la vostra progenie dopo di voi, 10 e con ogni anima vivente che è con voi, fra i volatili, fra le bestie e fra tutte le creature viventi della terra con voi, da tutte quelle che escono dall’arca a ogni creatura vivente della terra. 11 Sì, veramente stabilisco il mio patto con voi: Ogni carne non sarà più stroncata dalle acque di un diluvio, e non accadrà più un diluvio per ridurre in rovina la terra”.
12 E Dio aggiunse: “Questo è il segno del patto che do fra me e voi e ogni anima vivente che è con voi, per generazioni a tempo indefinito. 13 Do in effetti il mio arcobaleno nella nuvola, e dovrà servire come segno del patto fra me e la terra. 14 E senz’altro avverrà che quando porterò una nuvola al di sopra della terra, allora l’arcobaleno apparirà certamente nella nuvola. 15 E certamente ricorderò il mio patto che è fra me e voi e ogni anima vivente in mezzo a ogni carne; e le acque non diverranno più un diluvio per ridurre in rovina ogni carne.

Conosciamo già questa insistenza a dire “anima” ciò che il contesto richiederebbe che sia indicato con altri termini; in questo caso con “essere vivente”. Ma si sa, il discorso sulla mortalità dell’anima preme così tanto alla WT che ha escogitato di tradurre il termine ebraico “nèphesh” in modo uniforme con “anima”, così da poter far dire alla Bibbia che le anime (in realtà gli esseri viventi) “muoiono”; siano esse anime animali o anime umane. Ormai non ci fa più effetto.


Seconda lettura: 1Pietro 3,18-22
18 Infatti, anche Cristo morì una volta per sempre in quanto ai peccati, un giusto per ingiusti, per condurvi a Dio, essendo messo a morte nella carne, ma essendo reso vivente nello spirito.

Questo versetto viene interpretato nel senso che Gesù sarebbe morto come uomo e alla risurrezione sarebbe stata ricreata una copia di Michele arcangelo, un essere “vivente nello spirito” cioè dotato di “corpo spirituale” giacché “l’uomo Cristo Gesù è morto, morto per sempre” – Russell.
La nostra concezione cattolica invece, credendo alle assicurazioni date da Gesù che era proprio lui, lui stesso che fu crocifisso, la persona che ora appariva loro, con tanto di corpo nel quale aveva mantenuto i segni dei chiodi, interpreta che l’essere vivente nello spirito significa che Gesù fu trasformato nella sua umanità dalla risurrezione. Questa perciò non è un semplice tornare in vita giacché il suo corpo ha caratteristiche non più legate/costrette dallo spazio-tempo ed è stato reso corpo spiritualizzato, o “glorificato”. Sorte che la Bibbia assicura che è riservata anche ai suoi seguaci che muoiono “in Cristo”, cioè uniti nell’amore vitale come tralci alla Vite. (cf Filippesi 3,20-21)


19 In questo [stato] andò anche a predicare agli spiriti in prigione, {in spirito andò ad annunziare la salvezza agli spiriti che attendevano in prigione – CEI} 20 che una volta erano stati disubbidienti quando la pazienza di Dio aspettava ai giorni di Noè, mentre era costruita l’arca, in cui alcune persone, cioè otto anime, {poche persone, otto in tutto – CEI} furono salvate attraverso l’acqua.

Di nuovo lo “anime” di comodo. Ma è più importante notare la sorprendente interpretazione geovista del v 19 che è inteso nel senso che non fu Gesù durante i “tre giorni” della morte che andò a visitare le anime prigioniere, cioè i giusti impediti dall’entrare nella gloria di Dio a cui Gesù andò ad “annunciare la salvezza” (echèruxen). No, fu Michele come “spirito” a farlo, quindi dopo la cosiddetta risurrezione, e non andò da nessun giusto umano poiché le persone sono nullificate dalla morte. Questi spiriti prigionieri sarebbero invece gli angeli che al tempo di Noè si sarebbero invaghiti delle belle figlie degli uomini e si sarebbero materializzati per prenderle come mogli. Stabilita Geova la pena del diluvio (chissà perché non contro di loro ma contro le donne loro vittime con tanto di prole ibrida) essi sarebbero rivolati nel reame dei cieli ma “tenuti in restrizione” . Sarebbero essi gli spiriti in prigione di cui si parla qui, cioè messi in condizione di non nuocere più, e Michele non sarebbe quindi andato da loro a predicare la salvezza (nonostante che il verbo greco kerùsso lo garantisca) ma a rimproverarli per la loro colpa annunciando loro la futura distruzione.
Fatto interessante: in quei “tre giorni” di morte, nell’universo intero non esisteva più né Gesù né Michele poiché lo stesso “spirito”, che nel geovismo è inteso come “forza” vitale, che il Qoelet 12,7 dice che “torna a Dio”, viene spiegato non come il permanere di un soggetto cosciente nella dimensione soprannaturale, ma nel senso che svanisce del tutto così che resta nel volere di Geova la decisione se ricrearlo o no. Il che Geova dovrebbe fare o ricreando “corpi spirituali” (come ha fatto con gli Unti morti prima del 1918) o corpi normali di carne e sangue (come dovrebbe fare ricreando copie delle Altre Pecore nel millennio).


21 Ciò che corrisponde a questo salva ora anche voi, cioè il battesimo (non il togliere il sudiciume della carne, ma la richiesta fatta a Dio di una buona coscienza), {esso non è rimozione di sporcizia del corpo ma invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza – CEI} per mezzo della risurrezione di Gesù Cristo.

Su questo versetto i TG basano una concezione del battesimo ridotto dalla sua valenza sacramentale (che invece tutto il protestantesimo ha mantenuto) a semplice dichiarazione interiore affinché Geova purifichi la coscienza dal peccato ereditato. Con la precisazione che comunque Geova, accogliendo tale richiesta (che poi sarà simbolizzata con l’immersione in acqua) non purifica assolutamente niente: il soggetto rimane effettivamente sporco e impuro, ma “dichiarato giusto” sulla base dei meriti di Cristo. Il battesimo geovista, con buona pace di S. Paolo, non lava effettivamente l’anima rendendo il soggetto “nuova creatura” ma lo ricopre soltanto con una simbolica tunica candida consistente nei meriti di Cristo Redentore.

22 Egli è alla destra di Dio, poiché andò in cielo; e angeli e autorità e potenze gli furono sottoposti.

Questi verbi “è alla destra” e “gli furono” vengono spiegati dagli Unti biblisti di Brooklyn come se dicessero “sarà alla destra”, e “gli saranno sottoposti” nel 1914, non prima.


Vangelo: Marco 1,12-15
12 E immediatamente lo spirito lo spinse ad andare nel deserto. 13 Ed egli stette nel deserto quaranta giorni, essendo tentato da Satana, ed era con le bestie selvagge, ma gli angeli lo servivano.
14 Ora, dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, predicando la buona notizia di Dio 15 e dicendo: “Il tempo fissato è compiuto e il regno di Dio si è avvicinato. Pentitevi e abbiate fede nella buona notizia”.

Dicano i lettori come è possibile leggere Gesù che diceva “si è avvicinato” e credere alla WT che insegna invece che “è di là da venire, perché verrà nel 1914”.
La nostra concezione è suffragata dal sapere che Gesù stesso è il re del nuovo regno e che perciò, grazie alla sua presenza, potrà dire ai suoi contemporanei “il regno è vicino… è fra voi” (cf Mt 12,28; Lc 10,9; Lc 11,20; Lc 17,21; Lc 19,20; Lc 21,31). Infatti il Regno di Dio si concretizza nella comunione con Dio che Gesù già realizzava liberando la gente dai peccati e inserendola in Sé, quale Vite (en Christò) come non si stancherà mai di ribattere Paolo per il quale “vivere è Cristo e morire un guadagno”.

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06/03/2006 13:04
 
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Seconda Domenica di Quaresima: anno B (12 Marzo 2006)
Prima Lettura: Genesi 22,1-2. 9a. 10-13. 15-18
"22 Ora, dopo queste cose, avvenne che il [vero] Dio mise Abraamo alla prova. Pertanto gli disse: “Abraamo!” al che egli disse: “Eccomi!” 2 E proseguì, dicendo: “Prendi, suvvia, tuo figlio, il tuo figlio unico che ami tanto, Isacco, e fa un viaggio nel paese di Moria e là offrilo come olocausto su uno dei monti che io ti designerò”.
3 Abraamo (…)si mise in viaggio(…)
9 Infine giunsero al luogo che il [vero] Dio gli aveva designato, e Abraamo vi edificò un altare e sistemò la legna(…)10 Quindi Abraamo stese la mano e prese il coltello per scannare al fine di uccidere suo figlio. 11 Ma l’angelo di Geova lo chiamava dai cieli e diceva: “Abraamo, Abraamo!” al che egli rispose: “Eccomi!” 12 E proseguì, dicendo: “Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli proprio nulla, poiché ora davvero so che temi Dio, in quanto non hai trattenuto tuo figlio, il tuo unico, da me”. 13 Allora Abraamo alzò gli occhi e guardò, ed ecco, a poca distanza davanti a lui, c’era un montone impigliato per le corna in un cespuglio. Abraamo dunque andò e prese il montone e lo offrì come olocausto in luogo di suo figlio.(…)
15 E l’angelo di Geova chiamava dai cieli Abraamo la seconda volta, 16 e diceva: “‘Veramente giuro per me stesso’, è l’espressione di Geova, ‘che siccome hai fatto questa cosa e non hai trattenuto tuo figlio, il tuo unico, 17 io di sicuro ti benedirò e di sicuro moltiplicherò il tuo seme come le stelle dei cieli e come i granelli di sabbia che sono sulla spiaggia del mare; e il tuo seme prenderà possesso della porta dei suoi nemici. 18 E per mezzo del tuo seme tutte le nazioni della terra certamente si benediranno per il fatto che tu hai ascoltato la mia voce’”.

Nulla da dire se non confrontare lo stile della traduzione. Notare comunque il particolare che l’angelo parla in prima persona come fosse Dio stesso. Lo avevano fatto già i famosi tre angeli con Abramo.


Seconda Lettura: Romani 8,31b-34
"Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? 32 Colui che non risparmiò nemmeno il proprio Figlio, ma lo consegnò per tutti noi, perché non ci darà con lui benignamente anche tutte le altre cose? 33 Chi presenterà accusa contro gli eletti di Dio? Dio è Colui che [li] dichiara giusti. {Dio giustifica – CEI} 34 Chi è che condannerà? Cristo Gesù è colui che morì, sì, anzi, colui che fu destato dai morti, {è risuscitato – CEI} che è alla destra di Dio, che pure intercede per noi.

Ecco una delle belle sorprese della ricerca: un “altre” che non esiste, aggiunto nella NM a “tutte le cose” senza uso delle parentesi quadre (presenti invece in Colossesi 1,15ss).
Ma va notato che sotto al greco “ta pànta” la WT traduce solo “the all (things)” non aggiungendo nulla; invece nella colonnina a destra traduce “”all other things”, cioè aggiungendo un “altre” senza parentesi. Quindi la versione qui sopra dipende da quella traduzione nella colonnina.
Se per confronto ci spostiamo a Colossesi vedremo invece che là lo “altre che non è posto sotto al greco” è parimenti posto nella colonnina ma tra parentesi quadre. Il che dovrebbe significare che nel presente passo lo “altre” può intendersi sottinteso nello stesso testo, mentre in Colossesi no. Chi però non fa una ricerca accurata e il confronto, di fronte a queste manovre si sente girare la testa e si dice: bah, quisquiglie! Invece lo “altre” aggiunto a Colossesi e fatto passare poi nelle citazioni per parola di Dio togliendogli le parentesi ha la potenza di far passare Gesù come creatura.
E’ anche interessante notare la dichiarazione esteriorista della giustificazione, che invece nella CEI è atto giustificante vero e proprio; ed in questo sembra che la CEI abbia reso più fedelmente la stessa KIT geovista che nel greco ha “theòs o dikaiòn” reso sotto al greco con “God the (one) justifying” mentre nella colonnina a lato si trasforma in “”God is the One who declares [them] righteous”.
Infine abbiamo il solito “fu destato”, al passivo, mentre lo “egherthèis” greco va tradotto “risuscitò”, e lo stare di Gesù alla destra di Dio già ai tempi di Paolo esclude la pretesa geovista che abbia dovuto attendere fino al 1914 per di assumere la regalità.



Vangelo: Marco 9,2-10
"2 Quindi, sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro e Giacomo e Giovanni, e li condusse su un alto monte da soli. E fu trasfigurato davanti a loro, 3 e le sue vesti divennero splendenti, molto più bianche di quanto potrebbe imbiancarle sulla terra qualsiasi pulitore di vestiti. 4 E apparve loro Elia con Mosè, e conversavano con Gesù. 5 E, presa la parola, Pietro disse a Gesù: “Rabbi, è bello che stiamo qui; erigiamo dunque tre tende, una per te e una per Mosè e una per Elia”. 6 In realtà, non sapeva che rispondere, poiché avevano molto timore. 7 E si formò una nube, che li copriva con la sua ombra, e una voce venne dalla nube: “Questo è mio Figlio, il diletto; ascoltatelo”. 8 Improvvisamente, però, guardarono attorno e non videro più nessuno con loro, tranne il solo Gesù.
9 Mentre scendevano dal monte, ordinò espressamente loro di non narrare a nessuno quello che avevano visto, finché il Figlio dell’uomo non fosse sorto dai morti. 10 E presero a cuore la parola, ma ragionavano fra loro su ciò che volesse dire questo sorgere dai morti.

Il fatto che Pietro propose di fare tre tende significa che la visione era molto realistica e non trasognata. Quindi il problema che l’apparizione concreta di due esseri che, secondo l’ideologia geovista, dovrebbero essere stati nullificati dalla morte è una testimonianza biblica a favore della permanenza dei soggetti umani dopo la morte fisica. Oltretutto se fosse vero che nell’aldilà non esistono persone umane questa sceneggiata fittizia renderebbe il “Grande Insegnante” Gesù un pessimo insegnante perché fuorvierebbe la fede dei discepoli nel creare quel tipo di rappresentazione. Per contro la tranquillità con cui i discepoli accolsero l'apparizione (e stettero a sentire che si parlava della dipartita di Gesù come ci assicura Luca) significa che anche nelle loro menti era normale considerare viventi nell’altro mondo gli esseri umani morti. Inoltre il fatto che essi appaiono nella gloria di Gesù sta a significare che i giusti dell’AT sono abitanti del cielo che già partecipano della gioia celeste pur non essendo della categoria degli Unti (l’unzione inizierà alla Pentecoste), il che smentisce un altro caposaldo della dottrina geovista che li vuole annientati e in attesa di essere ricreati per la terra paradisiaca.
Infine il domandarsi dei discepoli su cosa significasse risorgere dai morti ci fa capire che non pensavano a qualcosa di cui avevano già sentito dire (le resurrezioni operate da Elia e da Gesù, che in effetti erano rivivificazioni o rianimazioni). E infatti la vera risurrezione, la prima di tutte, fu quella di Gesù e fu qualcosa di ben diverso che riprendersi il corpo per tornare a vivere come prima. Le caratteristiche del corpo glorioso di Cristo, che tra l'altro non poteva più morire (mentre gli angeli secondo il geovismo possono morire) fanno capire che la risurrezione opera una trasformazione profonda “sul nostro povero corpo mortale” arricchendolo di proprietà inimmaginabili.

[Modificato da berescitte 07/03/2006 14.43]

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13/03/2006 13:08
 
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Terza Domenica di Quaresima: anno B (19 Marzo 2006)

Prima Lettura: Esodo 20,1-17
"E Dio pronunciava tutte queste parole, dicendo:
2 “Io sono Geova tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla casa degli schiavi. 3 Non devi avere altri dèi contro la mia faccia.
4 “Non devi farti immagine scolpita né forma simile ad alcuna cosa che è nei cieli di sopra o che è sulla terra di sotto o che è nelle acque sotto la terra. 5 Non devi inchinarti davanti a loro né essere indotto a servirle,

Il contesto fa capire che il Signore sta proibendo l’idolatria (v 3 e 5) non quindi immagini che, escluso tale pericolo, possano essere utili ad elevare l’animo a Dio, trasmettere concetti religiosi, indicare realtà sacre, fare da “rammemoratori”, aiutare la comprensione di chi neanche sa leggere (ecco il perché della nostra arte sacra nelle chiese).
Il fatto poi che l’invisibile Iddio abbia deciso di presentarsi, e non come apparizione ma con tanto di “incarnazione del Verbo”, che ha reso gesù “immagine dell’invisibile Iddio”, sotto veste umana, ha fatto capire alla chiesa che il divieto delle immagini era appunto una regola fatta su misura per un popolo che, provenendo da un Egitto politeista e vivendo attorniato da popoli politeisti, aveva bisogno di un divieto specifico per capire ciò che in una cultura moderna capiamo anche senza rivelazione: che cioè 1) Dio non può essere che Spirito, e che 2) come tale non ha corpo rappresentabile, e che 3) se una persona non acculturata si fa immagini anche nell’intento di onorare Dio rischia di dare magicamente all’immagine/oggetto/statua il valore di idolo, cioè di entità che prende il posto di Dio.
E’ al riguardo molto istruttivo sapere che S. Giovanni della Croce ha messo in guardia dall’affezionarsi troppo perfino a una determinata corona del rosario. Anch’essa, come la catenina al collo e altro, può assumere la valenza di idolo.
Domanda interessante: dal momento che il divieto, come si vede, è duplice, in quanto vieta sia il prostrarsi e servire che lo stesso farle le immagini, come mai la WT si è perfino permessa di fare un’immagine di Geova in trono? (cf pag. 75 di “Rivelazione, il suo grandioso culmine è vicino!” Immagine che, come è evidente, ha forma umana, contraddicendo così anche la Bibbia ove essa dice che l’uomo è stato fatto da Dio a sua immagine e realizzando l’inverso, cioè facendo Geova-Dio ad immagine dell’uomo?


perché io, Geova tuo Dio, sono un Dio che esige esclusiva devozione, recando la punizione per l’errore dei padri sui figli, sulla terza generazione e sulla quarta generazione, nel caso di quelli che mi odiano; 6 ma che esercita amorevole benignità verso la millesima generazione nel caso di quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti.
7 “Non ti devi servire del nome di Geova tuo Dio in modo indegno, poiché Geova non lascerà impunito chi si serve del suo nome in modo indegno.
8 “Ricordando il giorno del sabato per ritenerlo sacro, 9 sei giorni devi rendere servizio e devi fare tutto il tuo lavoro. 10 Ma il settimo giorno è un sabato a Geova tuo Dio. Non devi fare nessun lavoro, né tu né tuo figlio né tua figlia, né il tuo schiavo né la tua schiava né il tuo animale domestico né il tuo residente forestiero che è dentro le tue porte. 11 Poiché in sei giorni Geova fece i cieli e la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, e si riposava il settimo giorno. Perciò Geova benedisse il giorno del sabato e lo rendeva sacro.
12 “Onora tuo padre e tua madre perché i tuoi giorni siano prolungati sul suolo che Geova tuo Dio ti dà.
13 “Non devi assassinare.
14 “Non devi commettere adulterio.
15 “Non devi rubare.
16 “Non devi attestare il falso come testimone contro il tuo prossimo.
17 “Non devi desiderare la casa del tuo prossimo. Non devi desiderare la moglie del tuo prossimo né il suo schiavo né la sua schiava né il suo toro né il suo asino né alcuna cosa che appartiene al tuo prossimo”.


Seconda lettura: 1Corinti 1,22-25
22 Poiché i giudei chiedono segni e i greci cercano sapienza; 23 però noi predichiamo Cristo al palo, per i giudei causa d’inciampo ma per le nazioni stoltezza; 24 comunque, per quelli che sono i chiamati, sia giudei che greci, Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio. 25 Perché una cosa stolta di Dio è più saggia degli uomini, e una cosa debole di Dio è più forte degli uomini.

Del “palo” avremo modo di riparlare ampiamente sotto Pasqua.

Vangelo: Giovanni 2,13-25
"13 Ora era vicina la pasqua dei giudei, e Gesù salì a Gerusalemme. 14 E trovò nel tempio quelli che vendevano bovini e pecore e colombe e i cambiavalute ai loro posti. 15 E fatta una sferza di corde, scacciò dal tempio tutti quelli che avevano pecore e bovini, e versò le monete dei cambiamonete e rovesciò le loro tavole. 16 E disse a quelli che vendevano le colombe: “Portate via di qua queste cose! Smettete di fare della casa del Padre mio una casa di mercato!” 17 I suoi discepoli si ricordarono che è scritto: “Lo zelo per la tua casa mi divorerà”.
18 Quindi, rispondendo, i giudei gli dissero: “Quale segno hai da mostrarci, dato che fai queste cose?” 19 Rispondendo, Gesù disse loro: “Abbattete questo tempio, e in tre giorni lo rialzerò”. 20 Perciò i giudei dissero: “Questo tempio è stato edificato in quarantasei anni, e tu lo rialzerai in tre giorni?” 21 Ma egli parlava del tempio del suo corpo. 22 Quando, dunque, fu destato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo; e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

Se la Bibbia va presa come suona qui sta dicendo che i discepoli in seguito credettero alla parola di Gesù. Ma la parola di Gesù asseriva che lui avrebbe operato la risurrezione di se stesso. Ed è parola di Dio che, se non può “passare uno iota” della Legge, anch’essa dev’essere armonizzata con il resto della rivelazione biblica e non esclusa o surclassata da altri testimoni biblici ove si dice che la risurrezione fu un atto di Dio (e dicendo solo Dio il NT intendeva il Padre). Per quanto dunque al CD dei TG faccia comodo considerare la risurrezione di Cristo come un atto compiuto esclusivamente dal Padre e ricevuto passivamente dal Figlio, qui c’è un attestato biblico fortissimo indicante che il Figlio stesso prese parte alla sua resurrezione. Il che per noi si spiega semplicemente ritenendo che il Verbo, Figlio di Dio e Dio per natura partecipatagli dal Padre, non poteva come tale “né soffrire né morire” (catechismo). Che perciò sofferse e morì solo tramite l’umanità di Cristo che gli apparteneva avendola assunta come propria. E che quindi nella risurrezione tale Figlio immortale operò con il Padre (e senza dubbio anche con lo Spirito Santo) la risurrezione della umanità di Gesù, sia nel corpo che nell’anima riportati alla vita e trasformati nella gloria.
Il che, con buona pace del CD, è una prova biblica della parità di dignità divina tra il Padre e i Figlio.


23 Comunque, quando era in Gerusalemme alla pasqua, alla festa, molti riposero fede nel suo nome, vedendo i segni che compiva. 24 Ma Gesù stesso non si affidava a loro perché li conosceva tutti 25 e perché non aveva bisogno che qualcuno [gli] rendesse testimonianza riguardo all’uomo, poiché egli stesso sapeva cosa c’era nell’uomo.

Se affianchiamo questo accenno a quell’altro accenno biblico in cui si dice che Gesù sapeva chi era il traditore fin dall’inizio, abbiamo una doppia conferma della capacità del Figlio di leggere nella mente altrui, caratteristica esclusivamente divina e perciò testimonianze bibliche della divinità di Cristo. Infatti (forse liturgicamente lo incontreremo) a proposito di quella preconoscenza che Gesù aveva di Giuda “sin dal principio” il CD, preoccupato di obnubilare questa facoltà divina di Gesù, spiega le cose in questo modo: «Giov. 6:64 “Dal principio Gesù sapeva… chi era quello che l’avrebbe tradito”. (Non dal principio della creazione né dal momento della nascita di Giuda, ma “dal principio” del suo comportamento sleale.» (Ragioniamo, p. 102)» Il che dovrebbe trasformare quella conoscenza di Gesù al modo di una previsione puramente umana. Senza rendersi conto che in tal modo si assegna a Gesù anche il peccato del “non giudicare”! Infatti, se fosse stata solo una previsione umana, sarebbe stato giudizio gratuito e sospetto temerario quello di pensare “so per certo che questo tale, dal momento che ha cominciato ad agire slealmente, mi tradirà”. Gesù cioè non poteva escludere la possibilità (sempre presente nella libertà umana) di una resipiscenza e cambiamento di condotta in Giuda che, come da discepolo entusiasta all’inizio era diventato deluso e incerto, poteva di nuovo infervorarsi per il Maestro prima della passione ed essergli fedele.
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20/03/2006 09:33
 
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Quarta Domenica di Quaresima: anno B (26 Marzo 2006)

Prima Lettura: 2Cronache 36,14-16. 19-23
"14 Anche tutti i capi dei sacerdoti e il popolo stesso commisero infedeltà in grandi proporzioni, secondo tutte le cose detestabili delle nazioni, così che contaminarono la casa di Geova che egli aveva santificato a Gerusalemme.
15 E Geova l’Iddio dei loro antenati mandava [avvertimenti] contro di loro per mezzo dei suoi messaggeri, mandando più volte, perché provò compassione del suo popolo e della sua dimora. 16 Ma si facevano continuamente beffe dei messaggeri del [vero] Dio e disprezzavano le sue parole e schernivano i suoi profeti, finché il furore di Geova salì contro il suo popolo, finché non ci fu guarigione. (…)
19 E bruciava la casa del [vero] Dio e abbatteva le mura di Gerusalemme; e bruciarono col fuoco tutte le sue torri di dimora e anche tutti i suoi oggetti desiderabili, in modo da causare rovina. 20 Per di più, portò via prigionieri a Babilonia quelli che rimanevano dalla spada, e divennero servitori suoi e dei suoi figli finché cominciarono a regnare i reali di Persia; 21 per adempiere la parola di Geova per bocca di Geremia, finché il paese non ebbe scontato i suoi sabati. Tutti i giorni che giacque desolato osservò il sabato, per compiere settant’anni.
22 E nel primo anno di Ciro re di Persia, affinché si adempisse la parola di Geova per bocca di Geremia, Geova destò lo spirito di Ciro re di Persia, così che egli fece passare un bando per tutto il suo regno, e anche per iscritto, dicendo: 23 “Ciro re di Persia ha detto questo: ‘Geova l’Iddio dei cieli mi ha dato tutti i regni della terra, ed egli stesso mi ha incaricato di edificargli una casa a Gerusalemme, che è in Giuda. Chiunque fra voi è di tutto il suo popolo, Geova suo Dio sia con lui. Salga dunque’”.

Dal v21 si può ricavare che la prima distruzione di Gerusalemme avvenne, come confermano gli storici, nell’anno 586/7 a.C. e non nel 607 come ha bisogno di dire la WT per far quadrare la data del 1914 quale presunta data dell’inaugurazione del Regno di Dio nei cieli. Chi lo sa fare?


Seconda Lettura: Efesini 2,4-10. 4 Ma Dio, che è ricco in misericordia, per il suo grande amore col quale ci amò, 5 ci rese viventi insieme al Cristo, anche quando eravamo morti nei falli — per immeritata benignità siete stati salvati — 6 e ci destò insieme e ci fece sedere insieme nei luoghi celesti unitamente a Cristo Gesù, 7 affinché nei sistemi di cose avvenire fosse dimostrata la sovrabbondante ricchezza della sua immeritata benignità nella sua bontà verso di noi unitamente a Cristo Gesù.
8 Per questa immeritata benignità, infatti, siete stati salvati mediante la fede; e questo non viene da voi, è il dono di Dio. 9 No, non è dovuto alle opere, affinché nessuno abbia motivo di vantarsi. 10 Poiché noi siamo il prodotto della sua opera e siamo stati creati unitamente a Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato in anticipo affinché camminiamo in esse.

Di nuovo la traduzione riduttiva, e insistita, di “unitamente a Cristo” in luogo di quella giusta “in Cristo” (gr. èn Christò) che, rispettando ciò che dice la Bibbia, sottolinea quell’unione vitale dei tralci con la vite realizzata dal Salvatore tra Sé e le sue membra affermata anche nel v 5..


Vangelo: Giovanni 3,14-21.
"14 E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così il Figlio dell’uomo dev’essere innalzato, 15 affinché chiunque crede in lui abbia vita eterna.
16 “Poiché Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque esercita fede in lui non sia distrutto ma abbia vita eterna. 17 Poiché Dio ha mandato suo Figlio nel mondo non per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18 Chi esercita fede in lui non sarà giudicato. Chi non esercita fede è già stato giudicato, perché non ha esercitato fede nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. 19 Ora questa è la base per il giudizio, che la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato le tenebre piuttosto che la luce, perché le loro opere erano malvage. 20 Poiché chi pratica cose vili odia la luce e non viene alla luce, affinché le sue opere non siano riprese. 21 Ma chi fa ciò che è vero viene alla luce, affinché le sue opere siano rese manifeste, poiché sono state compiute in armonia con Dio”.

Noi cattolici obbediamo alla Bibbia. Non vogliamo praticare cose vili odiando la luce, ma vogliamo fare ciò che è vero e venire alla luce affinché le nostre opere, compiute in armonia con Dio, siano manifeste. Cioè siamo dispostissimi a che il Proclamatore geovista accenda un registratore per far risentire ad altri ciò che gli abbiamo detto in un dialogo di confronto privato.
Perché lui non ha il coraggio di fare altrettanto?
Come può giustificare la sua ritrosia di fronte a questi versetti?
Teme forse di star facendo un’opera malvagia nel comunicarci la dottrina geovista?... Sono cose che è legittimo chiedere a chi dice di seguire la Bibbia in tutto e per tutto. Pensiamo che sono domande che un Proclamatore dovrebbe fare ai suoi Anziani.
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27/03/2006 10:46
 
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Quinta Domenica di Quaresima: anno B (2 Aprile 2006)

Prima Lettura: Ger 31,31-3431 “Ecco, vengono i giorni”, è l’espressione di Geova, “ {dice il Signore – CEI} e io certamente concluderò con la casa d’Israele e con la casa di Giuda un nuovo patto; 32 non come il patto che conclusi con i loro antenati nel giorno in cui li presi per mano per farli uscire dal paese d’Egitto, ‘il quale mio patto essi stessi infransero, benché io stesso fossi il loro proprietario maritale’,{il loro Signore - CEI } è l’espressione di Geova”.
33 “Poiché questo è il patto che concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni”, è l’espressione di Geova. “Certamente metterò la mia legge dentro di loro, e la scriverò nel loro cuore. E di sicuro diverrò il loro Dio, ed essi stessi diverranno il mio popolo”.
34 “E non insegneranno più ciascuno al suo compagno e ciascuno al suo fratello, dicendo: ‘Conoscete Geova!’ Poiché mi conosceranno tutti, dal più piccolo di loro fino al più grande di loro”, è l’espressione di Geova. “Poiché perdonerò il loro errore, e non ricorderò più il loro peccato”.

Questa “profezia” nel geovismo è riferita al periodo del Millennio dopo Armaghedon. Per noi è invece realtà iniziata con l’era messianica e continuerà finché “Dio sarà tutto in tutti”. E non come un “proprietario maritale” che ricorda troppo un “padre padrone” ma come il Pastore e Salvatore. E allora sì che verrà la fine


Seconda Lettura: Ebrei 5,7-9
7 Nei giorni della sua carne [Cristo] offrì supplicazioni e anche richieste a Colui che poteva salvarlo dalla morte, con forti grida e lacrime, e fu favorevolmente udito per il suo santo timore. 8 Benché fosse Figlio, imparò l’ubbidienza dalle cose che soffrì; 9 e dopo essere stato reso perfetto divenne per tutti quelli che gli ubbidiscono responsabile di salvezza eterna,

Ecco di nuovo una parentesi quadra, [Cristo], che serve semplicemente a chiarire chi è il soggetto inespresso e quindi anche se non presente nel testo sacro non incriminabile in alcun modo come se fosse una “aggiunta” che ne deturpa il senso. Non sono queste le parentesi quadre “galeotte”!
Un Cristo che “impara” dice presenza di un’umanità: Gesù era vero uomo. Un Cristo che diventa “causa di salvezza eterna” dice divinità: Gesù era vero Dio.
Resta da completare la parte che spetta all’umanità recettrice della salvezza: ubbidirgli,



Vangelo: Giovanni 12,20-33
20 Ora c’erano dei greci fra quelli che erano saliti ad adorare alla festa. 21 Questi si accostarono perciò a Filippo che era di Betsaida di Galilea, e lo pregavano, dicendo: “Signore, desideriamo vedere Gesù”. 22 Filippo venne e lo disse ad Andrea. Andrea e Filippo vennero e lo dissero a Gesù.
23 Ma Gesù rispose loro, dicendo: “È venuta l’ora perché il Figlio dell’uomo sia glorificato. 24 Verissimamente vi dico: A meno che il granello di grano non cada in terra e non muoia, rimane un solo [granello]; ma se muore, porta molto frutto. 25 Chi ha affetto per la sua anima {vita – CEI} la distrugge, ma chi odia la sua anima in questo mondo la salvaguarderà per la vita eterna. 26 Se uno mi serve, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio ministro. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà. 27 Ora la mia anima {anima – CEI} è turbata, e che dirò? Padre, salvami da quest’ora. Tuttavia, per questo sono giunto a quest’ora. 28 Padre, glorifica il tuo nome”. Perciò una voce venne dal cielo: “[L’]ho glorificato e [lo] glorificherò di nuovo”.
29 Quindi la folla che stava lì e aveva udito diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: “Gli ha parlato un angelo”. 30 Rispondendo, Gesù disse: “Questa voce non è venuta per me, ma per voi. 31 Ora vi è il giudizio di questo mondo; ora il governante di questo mondo sarà cacciato fuori. 32 E io, se sarò innalzato dalla terra, attirerò a me uomini di ogni sorta”. 33 Realmente diceva questo per significare di quale sorta di morte stava per morire.

Come si vede la stessa parola greca “psychè” viene tradotta dalla CEI ora con “vita” e ora con “anima” appunto perché ha molteplici significati che vanno scelti in base al contesto. E mentre è logico dire “chi ama la sua vita (psychè) la perderà” Sarebbe senza senso tradurre “Ora la mia vita (psychè) è turbata” giacché il contesto è diverso. Gesù ora vuole alludere alla profondità della sua emozione/intelligenza, che noi oggi chiamiamo “anima”.
Ricordo che la soluzione scelta dalla NM, di rendere sempre con la parola “anima” ciò che i vari contesti di psyché (greco) e nèphesh (ebraico) impongono di rendere con “collo, fiato, gola, fauci, respiro, sentimento, vita, individuo, persona ecc…” , è alla base della equivocità della loro presunta dimostrazione biblica della mortalità dell’anima.
Questa soluzione in realtà è solo una “risoluzione” ovvero un dettato dogmatico. Infatti essa viene paradossalmente presentata con tanto di vanto come se si fosse trattato di riuscire in un’impresa difficile, mentre è bastato dire ai traduttori di scrivere testardamente “anima” ogni volta che il testo diceva “nèphesh” o “psychè”. Leggiamolo…
«Nelle Scritture Ebraiche, siamo riusciti a rendere la parola ebraica nef’esh sempre in modo uniforme come “anima”.» (Nuovo Mondo, ediz 1967, p. 1381) Come si vede anche dalla resa data a psychè nel v. 25 di questo brano, lo stesso trattamento di renderlo “in modo uniforme come anima” è stato riservato anche alla parola greca psychè che invece, come già la nèphesh dell’AT, ha una molteplicità di significati. Ed esprimere i vari contesti con un’unica parola italiana non è affatto un servizio alla chiarezza ma alla confusione. Confusione che la NM è cosciente di generare poiché temina il brano di pag. 1381 dicendo: «Studiando il contesto della parola ebraica nef’esh nelle sue ricorrenze, l’investigatore può apprendere caratteristiche distintive circa l’anima nel suo vero significato.» (ivi) Il che significa che nella NM la parola “anima” in tanti contesti non esprime il “vero significato” del termine nèphesh ma lo equivoca giacché il lettore moderno indenderà mentalmente quella parola nel termine corrente, cioè come entità spirituale del composto umano fatto di anima e corpo.
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