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"Perchè guardi la pagliuzza nell'occhio di tuo fratello quando non scorgi la trave che è nel tuo?"

Ultimo Aggiornamento: 28/11/2005 17:19
26/11/2005 19:14
 
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Scusate se rispondo solo ora ai post lasciati indietro ma i miei impegni veneziani hanno la precedenza. Sto cercando di portarmi avanti con “lavoro” arretrato, sperando di riuscire a rispondere a tutti.

Per Paiboon

“Conosci degli esempi odierni? Hai sottomano qualche titolo da consultare?

Mi chiedevi se viene mai applicata la decostruzione derridiana ai testi biblici, la risposta è sostanzialmente sì, sebbene non nei precisi termini che Derrida aveva in mente. Si cerca spesso durante la lettura dei testi della tradizione di operare una decostruzione al fine di evidenziare le matrici storiche ed etico-politiche nonché la relatività di ogni punto di vista consolidato, in attesa di nuovi studi che ribaltino le precedenti conclusioni. Mi chiedi dove questa prassi viene applica, la risposta potrà sembrarti sconcertante ma è: ovunque. Non conosco nessun testo di esegesi biblica moderno che non si avvalga di una contestualizzazione e di un’analisi strutturale dei testi.

“Benissimo,questa e' la "tua" verita', la "mia" verita' invece e' diversa ed entra in contrasto con la tua....”

“Non ascoltando me, ma il Logos, si deve convenire che…”, Eraclito docet. Io non applico il relativismo culturale alle scelte dei talebani, se vorrò discutere con loro li costringerò a scendere in un campo di battaglia razionale dove essi esporranno la loro etica e io la mia, e sarà la razionalità a valutare. Non giudicarmi un ingenuo sognatore attaccato al logocentrismo occidentale, perché io ritengo che tale logos sia universale e non occidentale, che ad esso tutto si pieghi. Ricordo anche che quando si tenta di fare relativismo culturale è al logos occidentale che ci si appella per calarsi nelle altre civiltà, qualunque modello antropologico per spiegarci le altre culture è costruito e ideato tramite le regole della ratio, sia che io parli dello strutturalismo di Levi-Strauss, sia che parli di Montaigne. Non si può uscire dal logos e pretendere di argomentare (Su questo si veda il lavoro di T. Nagel “L’ultima parola. Contro il relativismo”, della Feltrinelli. Non ho nulla contro il relativismo culturale inteso come metodo d’indagine antropologica, ossia come volontario esercizio di spogliarsi della propria mentalità occidentale per meglio immedesimarsi nella cultura extraeuropea che si sta studiando, ma questo non implica che alla fine del processo devo considerare le credenze etiche e religiose altrui valide quanto le mie per il semplice fatto che esistono. Esistere non significa essere vero.

“ambito antropologico pone proprio il problema dell'etnocentrismo,e cioe',che si giudichino le culture "altre" (in senso primitivo-tribale) in base ai "nostri" paradigmi conoscitivi della cultura che adottiamo,e che e' stato alla base dello sterminio di molte culture primitive in passato.”

Ancora confondi il credere di essere nel vero con il volerlo imporre. E’ Dio e non l’uomo la misura di tutte le cose, questo scalza il relativismo culturale che vede l’omicidio né giusto né sbagliato perché in alcune culture abbiamo una posizione ed in altre la seconda.

Per Ricercasulterzo

“Ryle ti direbbe che l'evidenza cartesiana (il criterio che dovrebbe portarci alla certezza indubitabile) non certifica alcunché.”

Ryle è un’antidualista, la sua critica a Cartesio discende solo da questo: la coscienza secondo il filosofo non è altro che la consapevolezza di certe attività od operazioni, ed in questo caso non è esente da errori. Io invece sostengo che alcune verità sono immediatamente intuibili, e non vedo come un ipse dixit potrebbe smentirmi.

“Ci sono delle certezze indubitabili che sono tali non perchè sono evidenti, ma perchè sono la condizione indispensabile di ogni possibile discorso. In quanto tali, sono fuori discussione, e dunque fuor di dubbio. Qualunque dubbio sarebbe insensato. Vi sono dunque alcuni principi certi che non possono essere dimostrati non perchè altrimenti deriverebbero da qualcos'altro, ma perchè non ha senso dimostrarli.”

E’ quello che ti dicevo citandoti l’elenchos aristotelico.

“"Tutto è vero" è un non senso”

E perché mai?

“In questo senso tu la scambi per una proposizione empirica.”

No, nella sua auto-confutazione non mi risulta d’aver fatto ricorso ad alcun dato fenomenico.

“Il realismo tomistico non è mai stato scalfito negli ultimi cinque secoli.”

Considerato che io non sono tomista la cosa non mi tocca.

“Mi pare che Kant abbia parlato di paralogismi e antinomie per le idee della ragione, o mi sbaglio?”

Kant presume di aver trovato delle antinomie non risolvibili, il problema è se questo sia un limite suo o della metafisica. Se alla fine processo a suo avviso si può argomentare sia a favore di una posizione A sia a favore di una posizione B forse l’errore sta nel suo procedimento e non nella metafisica in sé.

“Se Wittgenstein parte da un paradigma verificazionista”

Che è fuori moda da quarant’anni e da lui stesso fu abbandonato nell’ultima fase della sua vita.

“non so se questo si possa proprio chiamare giocare con le parole”

A mio avviso è un giocoliere delle parole, e non sono l’unico a pensarlo (gli esistenzialisti non mi fulminino per questo!). La filosofia dell’essere di Heidegger, specie quella di Sein und Zeit, non ha mai dimostrato nulla. Un’analisi linguistica può fare a pezzi Heidegger in qualunque momento. Gli pseudoproblemi di certa filosofia, ad esempio il “nulla” in Heidegger, sono vuoti giochi di parole senza significato.

“Comunque, non tra parole e cose, ma tra logica e fatti”

Su questo hai ragione. Dicevo comunque che lo stesso Wittgestein nella sua II fase ha abbandonato il verificazionismo del circolo di Vienna sostenendo che il criterio di significanza degli enunciati consiste nel rispetto delle regole del gioco linguistico in cui vengo usati. Ha senso dunque parlare di Dio in un contesto di fede ma non di fisica. (Se poi Dio esuli dalla fisica è un altro punto da dibattere).

“Mi riferisco alla quasi totalità della filosofia degli ultimi quattro secoli”

Non hai risposto alla mia domanda, se tutto è relativo perché il paradigma che tu dici “degli ultimi quattro secoli” non sarebbe relativo (cioè proprio frutto dei secoli che citi)? Cosa sia questo paradigma poi devi spiegarmelo, perché nel vano tentativo di confutare la metafisica tutti dicono il contrario di coloro che li avevano preceduti. Non puoi mettermi insieme Kant ed Hegel come se appartenessero ad un unico blocco antimetafisico, le loro posizioni non sono tomiste ma sono comunque agli antipodi l’una dell’altra. Ti chiedo dunque qual è il tuo paradigma per rifiutare l’ontologia classica e perché sarebbe vero?

“Nei paesi dove l'aborto è proibito, questa pratica è meno frequente?”

Visto che è fatto clandestinamente non vedo come sia possibile avere dati attendibili. Ad ogni modo ritorna il problema di prima, perché mai liberalizzare una pratica solo perché tanto la gente la farebbe comunque? Lo stato dovrebbe ergersi a baluardo e non assecondare i desideri dei libertini.

“Resta il problema di far convivere ragioni differenti”

Se dicono l’una il contrario dell’altra è evidente che non possono avere ragione contemporaneamente.

“eliminare fisicamente uno dei due termini o costringere con la forza le persone ad accettare questa verità.”

Solo la forza del logos.

“Per altri temi la cosa è meno evidente. Lo ammetterai anche tu. Il normale dibattito perciò non deve scandalizzare nessuno.”

A me non scandalizza il dibattito, mi scandalizza il relativismo etico.

“Concludiamo con una massima "contrattualista."”

Contrattualista ma di fondazione divina (Tobia 4,15).


Per dorian

“tuo parere un versetto citato dai Cattolici è sufficiente per dimostrare la validlità della dottrina, ma non si può dire la stessa cosa per i TdG.”

Veramente ha detto l’esatto contrario, non si rimproverai ai tdG di citare un solo versetto ma di fraintenderlo rispetto al suo contesto storico.

“Ma dove sta scritto che quello che dicono i Cattolici è vero?”

Non è “quello che dicono i cattolici”, leggiti su un qualsiasi dizionario biblico cattolico, protestante, ebreo, ortodosso o neutro il significato del termine nefesh, con il concetto di anima moderno non c’entra nulla, indica la persona nella sua unità e mille altre cose. Non si tratta di catechismi ma di scienza filologica.

“perchè si legge in Rivelazione che l'inferno (secondo i cattolici luogo di castigo eterno) verrà scagliato nel lago di fuoco e zolfo?”

a) L’inferno non è un luogo b)Non si può scagliare da nessun parte perché è uno stato dell’anima c)eternità non è un tempo infinito ma l’assenza di tempo d)studia un trattato sui generi letterari altrimenti nella tua vita andrai a sbattere contro un muro di contraddizioni insolubili. d)Leggi su un’enciclopedia biblica l’evoluzione del concetto di scheol nei secoli

Per Irias

“nel caso di Ezechiele si afferma che la persona (intesa come unità psicofisica) muore e ciò non è di per sè sufficiente a dimostrare l'immortalità dell'anima.”

Forse volevi scrivere “non è sufficiente a dimostrare la mortalità dell'anima”? E’ ovvio che non può dimostarla perché non c’è scritto “l’anima muore”, ma “la nefesh muore”, cioè “la persona muore”. E’ tradotto infatti dalla maggior parte delle bibbie “chi pecca morirà”, proprio perché nefesh indicando le persone spesso vale da pronome.

Ad maiora

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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)
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