Caro Pino,
cercherò di rispondere alla tua domanda.
Dire in che cosa credo non mi è facile, dunque vi racconto un po' di me.
Ho avuto una educazione eterodossa, direi tipicamente romagnola: sono stato battezzato e ho ricevuto i sacramenti, ma in famiglia i miei erano comunisti: mio babbo un mangiapreti; mia mamma invece, pur andando a messa ogni tanto e specialmente ai funerali (sa ancora la messa intera in latino perchè da piccola cantava nel coro), diceva che secondo lei erano tutte baggianate.
Mi interessano da sempre i temi religiosi, ma se dovessi dire in che cosa credo, sinceramente non lo so. La religione e la religiosità sono aspetti dell'essere umano che mi hanno sempre colpito.
Anche quando ero piccolo ero curioso: a catechismo, alle elementari, facevo delle domande un po' tremende alle suore (tipo: perchè fra tante religioni proprio la nostra dovrebbe essere vera?).
Quando andavo alle scuole medie ogni tanto partecipavo alle adunanze dei Testimoni di Geova. Una signora che ricordo con tenerezza veniva a trovarmi spesso e mi invitava agli incontri. Ricordo che una volta sono stato a Imola e ho visto battezzare la gente nelle piscine.
Durante l'adolescenza mi sono allontanato dai temi religiosi, per poi riprenderli un po pi tardi.
Una persona a me molto cara, una cugina più grande di me che mi voleva molto bene, aveva riscoperto la fede cattolica (dopo essere stata a lungo atea) e io ne fui influenzato. Tuttavia, come spesso accade ai convertiti, essi mostrano una sensibilità particolare e spesso non facile distinguere la fede dal fanatismo. Questa persona, malata da tempo di una malattia rarissima (viveva da tanti anni grazie alle trasfusioni, fra l'altro) è scomparsa quattro anni fa.
Da quel momento io ho un po' chiuso il discorso con la fede, e me ne interesso più con gli occhi dell'intelletto che con il cuore. Ho l'impressione che il mio cuore da un lato sia silente, dall'altro tenga le distanze dalla fede per non scottarsi.
La mia ragione un po' illuminista mi invita a dubitare, a relativizzare. Forse è anche una questione di comodo, sono figlio del mio tempo (un tempo secolarizzato, dove non c'è più posto per Dio) e la civiltà dei consumi mi ha anestetizzato il cuore con il mio stesso beneplacito. Con un po' di cinismo potrei dire che al momento vivo e lascio vivere, in una vita che poi non è mica tanto una valle di lacrime. Ogni tanto mi chiedo se verrà prima o poi il momento in cui il Signore farà irruzione nella mia vita.
Chissà.
Razionalmente parlando invece, vi posso dire che riconosco moltissime ragioni al cattolicesimo, molte anche al protestantesimo.
Da un lato mi sento cattolico e riconosco che nonostante le deviazioni e gli eccessi che le si possono (a volte) ascrivere, la Chiesa di Roma mantiene integro il principio cattolico (cio universale) del cristianesimo. Esso rimasto identico sempre: ci sono stati gli ariani, i monofisiti, i nestoriani (per dirne una minuscola parte), i protestanti di ogni genere e specie, ma Roma è sempre là, immobile come un stella, a difendere il principio cattolico.
Dall'altro lato anche le ragioni del protestantesimo non mi lasciano indifferente: sembra un cristianesimo più puro, più essenziale. Mira dritto al cuore e toglie di mezzo tutti gli ostacoli rivolgendosi direttamente al Signore. E' un cristianesimo tutto vissuto nell'interiorità, nel rapporto diretto con Dio.
Come avrete notato invece (sempre parlando razionalmente), non riconosco molte ragioni alla dottrina dei Testimoni. La rispetto e ammetto che vi siano persone di fede sincera, ma ritengo che abbia ridotto e impoverito, anzichè dispiegato, il senso delle Scritture.
Ecco qua. Spero di avere risposto alla tua domanda, e di aver conquistato il salvacondotto per la risposta di Vito...
Cari saluti
Alex
[Modificato da Ricercasulterzo 14/11/2005 2.16]