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La quarta bestia di Daniele

Ultimo Aggiornamento: 04/12/2005 18:20
02/11/2005 09:21
 
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Capisco che può essere noioso leggere ma ne vale la pena.



Daniele 7:7 TNM




7 “Dopo ciò continuai a guardare nelle visioni della notte, ed ecco, una quarta bestia, spaventevole e terribile e insolitamente forte. E aveva denti di ferro, grossi. Essa divorava e stritolava, e calpestava ciò che restava con i piedi. Ed era qualcosa di diverso da tutte le [altre] bestie che erano state prima d’essa, e aveva dieci corna. 8 Continuai a considerare le corna, ed ecco, un altro corno, piccolo, spuntò fra loro, e tre delle prime corna furono divelte d’innanzi a esso. Ed ecco, c’erano in questo corno occhi simili agli occhi di un uomo, e c’era una bocca che proferiva cose grandiose.



Libro le profezie di Daniele dei TG.


UNA BESTIA SPAVENTEVOLE SI RIVELA DIVERSA

15 Daniele definì la quarta bestia “spaventevole e terribile e insolitamente forte”. E proseguì: “E aveva denti di ferro, grossi. Essa divorava e stritolava, e calpestava ciò che restava con i piedi. Ed era qualcosa di diverso da tutte le altre bestie che erano state prima d’essa, e aveva dieci corna”. (Daniele 7:7) Questa bestia spaventevole fu all’inizio la potenza militare e politica di Roma. Un po’ alla volta conquistò le quattro parti in cui si era diviso l’impero greco nel periodo ellenistico, e nel 30 a.E.V. Roma diventò la successiva potenza mondiale delle profezie bibliche. Soggiogando con la forza militare tutto quello che incontrava sul suo cammino, l’impero romano finì per includere un’area che dalle Isole Britanniche si estendeva per gran parte dell’Europa, tutto il bacino del Mediterraneo e oltre Babilonia fino al Golfo Persico.

16 Desiderando accertarsi del significato di questa bestia “straordinariamente spaventevole”, Daniele ascoltava intento mentre l’angelo spiegava: “In quanto alle [sue] dieci corna, da quel regno sorgeranno dieci re; e ancora un altro sorgerà dopo di loro, ed egli stesso sarà diverso dai primi, e umilierà tre re”. (Daniele 7:19, 20, 24) Cosa erano queste “dieci corna” o “dieci re”?

17 Man mano che Roma diventava più opulenta e la decadenza si accentuava a motivo della vita licenziosa della classe dirigente, la sua potenza militare diminuiva. Col tempo il declino della forza militare di Roma divenne ben evidente. Il potente impero finì per frammentarsi in molti regni. Poiché la Bibbia usa spesso il numero dieci per indicare completezza, le “dieci corna” della quarta bestia rappresentano tutti i regni che si formarono in seguito allo sfacelo di Roma. — Confronta Deuteronomio 4:13; Luca 15:8; 19:13, 16, 17.

18 La potenza mondiale romana, però, non finì con la deposizione dell’ultimo imperatore di Roma nel 476 E.V. Per molti secoli la Roma papale continuò a esercitare potere politico, e soprattutto religioso, sull’Europa. Lo fece tramite il sistema feudale, in cui la maggior parte degli europei erano soggetti a un signore, quindi a un re. E tutti i re riconoscevano l’autorità del papa. Così il Sacro Romano Impero col suo centro nella Roma papale dominò la scena mondiale per tutto quel lungo periodo della storia chiamato Medioevo.

19 Chi può negare che la quarta bestia era qualcosa di “diverso da tutti gli altri regni”? (Daniele 7:7, 19, 23) A questo proposito lo storico Herbert G. Wells scrisse: “Questa nuova potenza di Roma . . . era per parecchi rispetti qualcosa di diverso da ogni altro grande impero che avesse avuto sin qui il predominio nel mondo civile. . . . Incorporò quasi tutti i popoli greci del mondo, e la sua popolazione fu meno fortemente camitica e semitica di quella di ogni altro impero precedente . . . Fu un novissimo tipo di impero nella storia . . . L’Impero Romano fu un progressivo accrescimento, uno sviluppo nuovo e non preordinato; il popolo romano si trovò ingaggiato quasi d’improvviso in un grande esperimento amministrativo”. Ma la quarta bestia doveva avere ulteriori sviluppi.

PREVALE UN PICCOLO CORNO

20 “Continuai a considerare le corna”, disse Daniele, “ed ecco, un altro corno, piccolo, spuntò fra loro, e tre delle prime corna furono divelte d’innanzi a esso”. (Daniele 7:8) A proposito di questo evolversi degli avvenimenti, l’angelo disse a Daniele: “Un altro sorgerà dopo di loro [i dieci re], ed egli stesso sarà diverso dai primi, e umilierà tre re”. (Daniele 7:24) Chi è questo re, quando sorse e quali tre re umiliò?

21 Considerate i seguenti sviluppi. Nel 55 a.E.V. Giulio Cesare al comando di una spedizione invase la Britannia ma non riuscì a stabilirvi un insediamento permanente. Nel 43 E.V. l’imperatore Claudio iniziò una conquista più permanente della Britannia meridionale. Poi, nel 122 E.V., l’imperatore Adriano iniziò la costruzione di un vallo dalla foce del Tyne al golfo di Solway, che segnava il confine settentrionale dell’impero romano. All’inizio del V secolo le legioni romane lasciarono l’isola. “Fino al XVI secolo”, spiegava uno storico, “l’Inghilterra era stata una potenza di secondo piano. La sua ricchezza era ben poca cosa rispetto a quella dei Paesi Bassi. La sua popolazione era molto meno numerosa di quella francese. Le sue forze armate (marina inclusa) erano inferiori a quelle della Spagna”. Allora a quanto pare l’Inghilterra era un regno insignificante, il simbolico piccolo corno della quarta bestia. Ma questo doveva cambiare.

22 Nel 1588 Filippo II re di Spagna mosse l’Armada spagnola contro l’Inghilterra. Questa flotta di 130 navi con a bordo oltre 24.000 uomini risalì la Manica, solo per essere sconfitta dalla marina britannica e venire annientata dai venti contrari e dalle furiose tempeste atlantiche. Fu l’evento che “sancì il passaggio definitivo della superiorità navale dalla Spagna all’Inghilterra”, disse uno storico. Nel XVII secolo gli olandesi possedevano la più grande marina mercantile del mondo. L’Inghilterra, però, estendendo i suoi domini coloniali finì per prevalere su quel regno. Durante il XVIII secolo inglesi e francesi si affrontarono nell’America Settentrionale e in India, finché fu firmato il trattato di Parigi nel 1763. Di questo trattato William B. Willcox scrisse che “sanciva la nuova posizione della Gran Bretagna quale principale potenza europea nel mondo extraeuropeo”. La supremazia inglese fu rafforzata dalla schiacciante vittoria riportata nel 1815 contro Napoleone, imperatore dei francesi. I “tre re” in tal modo ‘umiliati’ dalla Gran Bretagna erano Spagna, Paesi Bassi e Francia. (Daniele 7:24) Di conseguenza la Gran Bretagna si affermò come la massima potenza coloniale e commerciale del mondo. Sì, il “piccolo” corno era cresciuto fino a diventare una potenza mondiale!

23 L’angelo disse a Daniele che la quarta bestia, o quarto regno, ‘avrebbe divorato tutta la terra’. (Daniele 7:23) Ciò si adempì su quella che un tempo era la provincia romana della Britannia, che finì per diventare l’impero britannico e ‘divorare tutta la terra’. Una volta questo impero abbracciava un quarto della superficie della terra e un quarto della sua popolazione.

24 Come l’impero romano differì dalle precedenti potenze mondiali, anche il re raffigurato dal “piccolo” corno sarebbe stato “diverso dai primi”. (Daniele 7:24) A proposito dell’impero britannico, lo storico Herbert G. Wells osservò che era ‘una combinazione politica, di cui nel passato non si trova pari, costituita da un insieme di elementi, dei quali il più importante era la “repubblica coronata” del Regno Unito britannico’. Osservò inoltre “che l’impero britannico non fu mai abbracciato nella sua interezza da un qualsiasi singolo ministero o cervello, e che, diversamente da tutti gli imperi del passato, fu un miscuglio di ampliamenti e di aggregati”.

25 Ma il “piccolo” corno era qualcosa di più dell’impero britannico. Nel 1783 la Gran Bretagna riconobbe l’indipendenza delle sue 13 colonie americane. Gli Stati Uniti d’America, alleatisi infine con la Gran Bretagna, emersero dalla seconda guerra mondiale come la nazione dominante della terra. I legami con la Gran Bretagna sono tuttora forti. La risultante duplice potenza mondiale anglo-americana costituisce il ‘corno che ha occhi’. Questa potenza mondiale è davvero accorta, astuta! ‘Proferisce cose grandiose’ dettando la politica di buona parte del mondo e agendo da suo portavoce, o “falso profeta”. — Daniele 7:8, 11, 20; Rivelazione 16:13; 19:20.

IL PICCOLO CORNO SI OPPONE A DIO E AI SANTI

26 Daniele seguitò a descrivere la visione dicendo: “Continuai a guardare quando quel medesimo corno fece guerra ai santi, e prevaleva contro di loro”. (Daniele 7:21) Riguardo a questo “corno”, o re, l’angelo di Dio predisse: “Proferirà parole perfino contro l’Altissimo, e osteggerà di continuo gli stessi santi del Supremo. E intenderà cambiare i tempi e la legge, ed essi gli saranno dati in mano per un tempo, e dei tempi e la metà di un tempo”. (Daniele 7:25) Come e quando si adempì questa parte della profezia?

27 I “santi” perseguitati dal “piccolo” corno — la potenza mondiale anglo-americana — sono i seguaci di Gesù unti dallo spirito sulla terra. (Romani 1:7; 1 Pietro 2:9) Negli anni che precedettero la prima guerra mondiale il rimanente di questi unti aveva avvertito pubblicamente che nel 1914 sarebbero scaduti i “tempi fissati delle nazioni”. (Luca 21:24) Quell’anno, quando scoppiò la guerra, fu evidente che il “piccolo” corno aveva ignorato questo avvertimento, perché continuò a osteggiare i “santi” unti. La potenza mondiale anglo-americana si oppose perfino ai loro sforzi di osservare il comando (o “legge”) di Geova secondo cui la buona notizia del Regno deve essere predicata in tutto il mondo dai suoi testimoni. (Matteo 24:14) Così il “piccolo” corno cercò di “cambiare i tempi e la legge”.

28 L’angelo di Geova menzionò un periodo profetico di “un tempo, e dei tempi e la metà di un tempo”. Quanto è lungo? I biblisti in genere convengono che questa espressione equivale a tre tempi e mezzo: la somma di un tempo, due tempi e metà di un tempo. Dato che i “sette tempi” di pazzia di Nabucodonosor ammontarono a sette anni, i tre tempi e mezzo sono tre anni e mezzo. (Daniele 4:16, 25) La versione di Salvatore Garofalo dice: “Quelli saranno dati in suo potere per un anno, per anni e per mezzo anno”. La traduzione Parola del Signore legge: “Gli sarà dato in potere [il popolo di Dio] per tre anni e mezzo”. Lo stesso periodo è menzionato in Rivelazione 11:2-7, che dice che i testimoni di Dio avrebbero predicato vestiti di sacco per 42 mesi, o 1.260 giorni, e poi sarebbero stati uccisi. Quando iniziò e quando finì questo periodo di tempo?

29 Per i cristiani unti la prima guerra mondiale fu un periodo di prova. Verso la fine del 1914 si aspettavano di essere perseguitati. Molto a proposito il passo biblico scelto per il 1915 era la domanda di Gesù ai discepoli: “Potete voi bere il mio calice?”, secondo Matteo 20:22 nella “Bibbia del re Giacomo”. Perciò, a partire dal dicembre 1914, quella piccola schiera di testimoni predicò ‘vestita di sacco’.

30 Con il diffondersi dell’isterismo bellico i cristiani unti incontrarono crescente opposizione. Alcuni furono imprigionati. Altri, come Frank Platt in Inghilterra e Robert Clegg in Canada, furono torturati da autorità sadiche. Il 12 febbraio 1918 il Dominion britannico del Canada vietò il settimo volume appena pubblicato degli Studi sulle Scritture, intitolato The Finished Mystery (Il mistero compiuto), e anche i volantini intitolati The Bible Students Monthly (Il mensile degli Studenti Biblici). Il mese dopo il Dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti annunciò che la distribuzione del settimo volume era illegale. Il risultato? Furono perquisite case, confiscate pubblicazioni e arrestati adoratori di Geova!

31 I continui attacchi contro gli unti di Dio culminarono il 21 giugno 1918 con la condanna, in base a false accuse, del presidente Joseph F. Rutherford e di altri esponenti della Watch Tower Bible and Tract Society a lunghi periodi di detenzione. Volendo “cambiare i tempi e la legge”, il “piccolo” corno aveva in effetti soppresso l’opera di predicazione organizzata. (Rivelazione 11:7) Quindi il predetto periodo di “un tempo, e dei tempi e la metà di un tempo” terminò nel giugno 1918.

32 Ma i “santi” non furono annientati dai continui attacchi del “piccolo” corno. Come era stato profetizzato nel libro di Rivelazione, dopo un breve periodo di inattività i cristiani unti ritornarono in vita e attivi. (Rivelazione 11:11-13) Il 26 marzo 1919 il presidente della Watch Tower Bible and Tract Society e i suoi collaboratori furono liberati di prigione e in seguito furono scagionati dalle false accuse mosse contro di loro. Immediatamente l’unto rimanente cominciò a riorganizzarsi per l’attività futura. Ma cosa riserva il futuro al “piccolo” corno?


Adesso dopo queste affermazioni ed interpretazioni della WTS, sulla quarta bestia, mi chiedo:

Com'è è possibile che in seicento anni ci furono tre bestie, e in 2000 anni una sola besta.

Ed in ogni caso è evidente le forzature sul piccolo corno per applicarle alla WTS, sono eclatanti.

Gradisco i vostri commenti.
02/11/2005 18:28
 
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Un fondamentale errore dei TdG, o meglio, del Corpo Direttivo, è quello di non voler vedere in queste parole alcuna applicazione ad Antioco IV, mentre è chiarissimo che in questo ed in altri capitoli del libro di Daniele ci si riferisce principalmente a questo empio sovrano.
Per esempio, si legge nel v. 25 del cap. 7 che questo re avrebbe avuto potere sui "santi" per "tre tempi e mezzo". Ebbene, la profanazione del Tempio per opera di Antioco IV durò circa tre anni e mezzo, da metà del 168 al dicembre del 164 (cfr. 1 Macc. 1:20, 29 e 4: 52, 53).

Non c'è dubbio che nel corso dei secoli sono venuti all'esistenza molti altri "Antioco", nel senso che questo persecutore ed oppressore può essere visto come un'incarnazione (o tipo) degli oppressori e dei nemici dei credenti di tutti i tempi. Si può quindi dire che Daniele "profetizza", parlando della fine di Antioco IV, la fine di tutti i nemici del popolo di Dio. Ma tale applicazione è secondaria e non può essere fatta trascurando completamente il soggetto o protagonista principale della profezia, come fanno i TdG. E' lo stesso errore interpretativo che è stato evidenziato quando si è parlato del cap. 11 di Daniele.

Ciao
Achille

[Modificato da Achille Lorenzi 02/11/2005 18.29]

02/11/2005 21:52
 
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sanno cambiare la storia...
Una delle prerogrative della WTS e' quella di saper cambiare la loro storia con il passare degli anni e delle generazioni.

Cosi' succede che trasformano fallimenti in PROVE a loro favore, da mostrare a chi chiede dimostrazione della loro tanto pubblicizzata unicita' in quanto sola organizzazione di Dio.

Per esempio la WTS si fa forte degli avvenimenti del periodo 1914-19 per dimostrare che le loro teorie sui 7 tempi sono corretti e che solo loro sono gli APPROVATI!


30 Con il diffondersi dellisterismo bellico i cristiani unti incontrarono crescente opposizione. Alcuni furono imprigionati. Altri, come Frank Platt in Inghilterra e Robert Clegg in Canada, furono torturati da autorit sadiche. Il 12 febbraio 1918 il Dominion britannico del Canada viet il settimo volume appena pubblicato degli Studi sulle Scritture, intitolato The Finished Mystery (Il mistero compiuto), e anche i volantini intitolati The Bible Students Monthly (Il mensile degli Studenti Biblici). Il mese dopo il Dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti annunci che la distribuzione del settimo volume era illegale. Il risultato? Furono perquisite case, confiscate pubblicazioni e arrestati adoratori di Geova!

31 I continui attacchi contro gli unti di Dio culminarono il 21 giugno 1918 con la condanna, in base a false accuse, del presidente Joseph F. Rutherford e di altri esponenti della Watch Tower Bible and Tract Society a lunghi periodi di detenzione. Volendo cambiare i tempi e la legge, il piccolo corno aveva in effetti soppresso lopera di predicazione organizzata. (Rivelazione 11:7) Quindi il predetto periodo di un tempo, e dei tempi e la met di un tempo termin nel giugno 1918.



La verita' ben celata e' che gli studenti bibblici aspettavano per il 1914 (poi 1915, e dopo ancora 1916) la fine del mondo, e sopratutto che SAREBBERO STATI RAPITI NEI CIELI.
Quando nulla di cio' si avvero' (era il 1916 e C.T.RUSSEL mori' in quell'anno) molti uscirono dall'organizzazione, capendo ovviamente che si stava speculando.
J. Rutherford dopo essersi comprato la presidenza e dopo aver cacciato coloro che RUSSELL aveva indicato come suoi successori (per continuare la sua opera) fece scrivere in tutto segrato il Volume THE FINISHED MISTERY che al contrario di quanto dichiarato ora agli increduli TDG moderni, non era un potente commentario al libro di ezechiele e rivelazione, ma solo un'accozzaglia di (passatemi il termine) di stupidaggini.

Per esempio (come gia' postato da ACHILLE in un'altro 3d) parlando del BEEMOT ed il LEVIATAN li appicava ad una locomotiva ed un motore a vapore in tutte le sue parti.

Poi, in pieno isterismo bellico, il libro esponeva come da li' a poco sarebbe regnata l'anarchia e come sarebbero caduti tutti i governi in favore di Gerusalemme.

Quindi la verita' e' che i governi videro, a ragione, in quel libro, un mezzo di sedizione, quindi i membri della societa' vennero GIUSTAMENTE ARRESTATI.
Quando videro che non potevano nuocere a nessuno li rilasciarono.

Di conseguenza, NON E' VERO che i governi(nel caso gli USA) vollero perseguitare dei cristiani, ma arrestarono semplicemente dei potenziali SEDIZIOSI in piena PRIMA GUERRA MONDIALE.

Alla luce di cio', e' evidente che la WTS sfrutta ora, un fatto increscioso e del quale ci si deve solo vergognare per applicare le scritture a se stessa.
Il punto e':

SE I TDG ODIERNI SAPESSERO QUESTI REALI AVVENIMENTI, la WTS come farebbe a tenere in pugno il suo bel curriculum in merito a quel periodo, del quale si fa' molto forte?

Per l'interpretazione da tutti accettata e accertata ha gia detto tutto Achille.

saluti a tutti
by GABRY

03/11/2005 06:20
 
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Achille Lorenzi ha scritto:

...Non c'è dubbio che nel corso dei secoli sono venuti all'esistenza molti altri "Antioco", nel senso che questo persecutore ed oppressore può essere visto come un'incarnazione (o tipo) degli oppressori e dei nemici dei credenti di tutti i tempi. Si può quindi dire che Daniele "profetizza", parlando della fine di Antioco IV, la fine di tutti i nemici del popolo di Dio. Ma tale applicazione è secondaria e non può essere fatta trascurando completamente il soggetto o protagonista principale della profezia, come fanno i TdG.

A proposito della possibilità di "adattare" le "profezie" ad eventi e situazioni storicamente diversi (e distanti) dall'"adempimento" originale, ecco cosa ho trovato in una pagina web:
I quattro imperi simboleggiati dai metalli e dalle bestie sono quelli dei Babilonesi, dei Medi, dei Persiani e dei Greci, diviso nei due regni ellenistici di Siria e Egitto. La quarta bestia è terribile e spaventosa, ha dieci corna, tra le quali Daniele vede spuntare un altro piccolo corno "che muoveva guerra ai santi dell'Altissimo e li vinceva". Il piccolo corno è il re Antico IV Epifane, contro cui sta per scatenarsi il giudizio di Dio.
Ci si può chiedere perché l'autore del libro dissimulasse la sua visione della storia e la sua profezia sul futuro nelle visioni simboliche di un personaggio che si immaginava vissuto quasi cinque secoli prima. L'espediente letterario della pseudepigrafia presenta alcuni vantaggi per chi scrive in un momento di crisi. Innanzi tutto è una forma di prudenza che permette all'autore di esprimere il suo risentimento per la potenza straniera senza assumere direttamente la paternità dell'opera. Inoltre, la pretesa antichità del personaggio e delle visioni conferisce un'autorità particolare alle parole dell'autore del libro di Daniele. Il messaggio di speranza che l'opera contiene le assicurò un grande successo. E poco importa che le promesse di un'imminente età messianica non si fossero realizzate. Le profezie contenute nel libro erano abbastanza vaghe e oscure da poter essere "riciclate" e riferite ad epoche e circostanze storiche ulteriori. Questa è una delle caratteristiche della profezia, non solo di quella ebraica: la possibilità di "aggiornare" il futuro che il profeta aveva annunciato.
Link: tinyurl.com/d3qkj

Saluti
Achille
08/11/2005 10:53
 
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Fatto interessante sulla quarta bestia e che davanti ha 3 corna
e poi le spunta un piccolo corno, che prevale sui tre precedenti.

La wts applica questo alle ex province Romane le tre corna sarebbero la spagna la francia e l'olanda e poi il piccolo corno l'inghilterra che all'inizio non ha lo stesso potere dei tre, ma poi prevale fino a diventare la potenza angloamericana.

Tutt'ora a detta della wts questa potenza detta la politica di tutto il mondo.

Un aspetto che fa pensare è quello di come la wts applica a se stessa il fatto che il corno avrebbe fatto guerra contro i santi per un tempo dei tempi e la metà di un tempo, che sarebbero tre tempi e mezzo, facendo diventare un tempo un anno si arriva a tre anni e mezzo, l'anno profetico lo fanno diventare 360 gg e cosi si arriva a 1260 gg, il periodo di persecuzione che ebbe la wts da 1914 al 1918.

Certo che per gli ignari è facile cadere in tali interpretazioni, ad ogni modo Achille visto che questa quarta bestia potrebbe rappresentare Antioco, che collocazione storica potrebbero avere le tre corna che erano prima del piccolo corno.

Certo che alla wts hanno architettato un interpretazione delle profezie davvero ingegnosa.

Ciao a tutti.
08/11/2005 19:30
 
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da DANIELE
trad e commento di NORMAN W. PORTEOUS P. 127 (il grassetto e' mio)

"Per giudizio concorde, le dieci corna della testa del mostro rappresentano dieci re, non contemporanei tra loro,ma successivi.Gli esegeti divergono invece proprio su questa successione,cioe’ se si debba cominciare a contare da Alessandro o Magno o no,se si debba considerare una successione mista di Seleucidi e Tolomei oppure solo Seleucidi…..E’ probabile che la serie debba cominciare con Seleuco Nicatore,il fondatore della dinastia dei Seleucidi,continuando piu’ a lungo questa linea fino all’ascesa al trono di Antioco IV Epifanie. Non c’e’ alcun dubbio che questi sia il corno piu’ piccolo che spunta tra le altre corna, per far posto al quale tre corna vengono strappate dalla radice. La discussione sull’identificazione delle corna sradicate e’ una storia infinita, e alla fine la cosa non ha forse nessuna importanza. Nella sua esauriente e magistrale discussione di tutta la problematica storica relativa alla quarta bestia e alle sue corna,H.H. Rowley si pronuncia personalmente a favore della soluzione che vede nelle tre corna estirpate Demetrio, figlio di Seleuco IV Filopatore…suo fratello Antioco (ucciso ancora fanciullo) e Tolomeo VII Filometore che pote’ esser considerato un Seleucida essendo nipote di Seleuco Filopatore per via della madre Cleopatra.
Questa e’ probabilmente la soluzione piu’ soddisfacente dell’enigma,ma la certezza non puo’ essere assoluta.
Tra i piu’ recenti commentatori, Jeffery preferisce la serie Seleuco Filopatore,Demetrio ed Eliodoro, anche se questi non era un Seleucida."

Quindi gli studiosi non sono concordi sull'esatta identita' delle Tre corna, ma essendo sicura l'identita'del piccolo corno, DI ANTIOCO IV, e' sicuro che le tre corna debbano essere ,per forza di cose, identificate nei Re che lo precedettero e l'elenco prima citato e' molto accreditato.

Una cosa e' certa: La WTS che identifica tali Re negli alleati di Roma e' fuori ANNI LUCE. E comunque la sua interpretazione e' figlia della necessita' di applicare a se stessa tali passi per rivendicare il Ruolo di SOLA ed UNICA vera organizzazione di DIO.

Il tutto per la Buona Pace di tutti gli ignari TDG.


Un saluto
Gabry

08/11/2005 19:49
 
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Ora basta ha scritto:

Fatto interessante sulla quarta bestia e che davanti ha 3 corna e poi le spunta un piccolo corno, che prevale sui tre precedenti.

La wts applica questo alle ex province Romane le tre corna sarebbero la spagna la francia e l'olanda e poi il piccolo corno l'inghilterra che all'inizio non ha lo stesso potere dei tre, ma poi prevale fino a diventare la potenza angloamericana.

Sì, facendo dei balzi temporali davvero incredibili.
Oltre a tali acrobazie cronologiche, vi sono anche alcune incongruenze all'interno dello stesso metodo interpretativo dei TdG. Per esempio: si legge che la quarta bestia aveva 10 corna. Il numero 10, per la WTS, non è letterale, non raffigura cioè 10 re o regni, ma simboleggia la totalità, il numero completo dei governi che sarebbero sorti in seguito al disgregamento dell'Impero Romano:
Poiché la Bibbia usa spesso il numero dieci per indicare completezza, le "dieci corna" della quarta bestia rappresentano tutti i regni che si formarono in seguito allo sfacelo di Roma. (dp cap. 9 p. 136)
Però le "tre corna" sarebbero tre regni letterali. Ma se le "dieci corna" non sono davvero 10, in senso numerico, perché si dice che tre di queste corna sono invece davvero 3, in senso numerico? Visto che il 10, secondo la WTS, simboleggia totalità, perché non attribuire anche al 3 il significato simbolico di "enfasi"?
In tal caso la sconfitta di queste "tre corna" metterebbe enfaticamente risalto la capacità del "piccolo corno" di far fronte e di sbaragliare qualsiasi suo avversario.
Anche nel caso di Antioco IV si potrebbero quindi usare queste parole evidenziare la sua capacità di far fronte e di sconfiggere i suoi avversari/rivali, dei quali comunque, come ha scritto Grabriele, la storia riporta anche alcuni nomi.

Un aspetto che fa pensare è quello di come la wts applica a se stessa il fatto che il corno avrebbe fatto guerra contro i santi per un tempo dei tempi e la metà di un tempo, che sarebbero tre tempi e mezzo, facendo diventare un tempo un anno si arriva a tre anni e mezzo, l'anno profetico lo fanno diventare 360 gg e cosi si arriva a 1260 gg, il periodo di persecuzione che ebbe la wts da 1914 al 1918.

Anche qui si può osservare come la WTS adatta la sua storia a questo periodo di tempo. Nel libro "prestate attenzione", pp. 143-144 si legge quanto segue:
Per i cristiani unti la prima guerra mondiale fu un periodo di prova. Verso la fine del 1914 si aspettavano di essere perseguitati. .... Perciò, a partire dal dicembre 1914, quella piccola schiera di testimoni predicò ‘vestita di sacco’.
Perché proprio a partire da dicembre? Non erano i "tempi dei gentili" finiti in ottobre? Il motivo per cui la WTS decide di far partire i 1260 giorni da dicembre, e non prima - o dopo, il che sarebbe più corretto, visto che come indica il libro "Profezie di Daniele" la persecuzione non iniziò nel dicembre del 1914 ma parecchio tempo dopo -, è che se si calcolassero i 1260 giorni a partire da un altro mese o anno, la loro fine non giungerebbe più nel giugno del 1918, come si legge sempre nel libro della WTS:
I continui attacchi contro gli unti di Dio culminarono il 21 giugno 1918 con la condanna, in base a false accuse, del presidente Joseph F. Rutherford e di altri esponenti della Watch Tower Bible and Tract Society a lunghi periodi di detenzione. ... Quindi il predetto periodo di "un tempo, e dei tempi e la metà di un tempo" terminò nel giugno 1918
Certo che con simili metodi esegetici si può far dire alla Bibbia tutto quello che si vuole.
Fra l'altro nota che i primi "studenti biblici" avevano (al pari di molti altri gruppi avventisti) un intendimento completamente diverso in merito a questi 1260 giorni: erano infatti considerati anni (che venivano calcolati dal 539 d.C al 1799 d.C, anno ritenuto "l'inizio del tempo della fine")

Del resto ci si può chiedere con quale coerenza la WTS utilizzi questi tre tempi e mezzo per "dimostrare che i "sette tempi" di Dan. 4 siano 2520 anni, e poi dica che la metà di questi sette tempi corisponda a 1260 giorni...

Ciao
Achille
08/11/2005 23:17
 
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Achille Lorenzi ha scritto:
Del resto ci si può chiedere con quale coerenza la WTS utilizzi questi tre tempi e mezzo per "dimostrare che i "sette tempi" di Dan. 4 siano 2520 anni, e poi dica che la metà di questi sette tempi corisponda a 1260 giorni...


Comunque anche volendo soprassedere sull’incoerenza della WTS, è giàla base che crolla. Secondo l’esegesi del CD, i tre tempi e mezzo dovrebbero cominciare nel 1914, anno in cui scaderono i profetici tempi dei gentili. Peccato che questi tempi dei gentili sono una pura invenzione made in Brooklynn, in quanto rivendicano un’inesistente secodno adempimento sulla profezia del grande albero relativo ai sette anni di pazzia del re Nabucodonosor. I doppi, tripli, e persino quadrupli adempimenti (se ne esistono) non è che non possono esserci, ma devono essere suffragati dalla Scrittura, non inventati di sana pianta. Voglio dire, a titolo di esempio, che alcune profezie scritte nel VT sono state citate da Gesù Cristo dicendo che si adempivano in misura maggiore su di lui. Ecco quindi che quelle profezie avevano un secondo adempimento, dato che la Scrittura stessa lo attestava. Per contro, il secondo intendimento del grande albero non è suffragato da nessuna scrittura, ergo, non esiste. Punto! Venendo a mancare la base del calcolo dei gentili ecco che viene a mancare il bell’anno 1914 e conseguentemente tutte le loro belle profezie relative al piccolo corno e ai due testimoni, tirati fuori dal loro bel capitoletto dell’Apocalisse come ‘parallelo’ del prevalicare del piccolo corno sui santi nel periodo 1914/1918.
Anche volendo ammettere che ci sia una relazione fra la profezia dei due testimoni e il piccolo corno, è al di là di ogni ragionevole dubbio che i tre anni e mezzo non si riferiscono alla persecuzione (o giusta punizione?) di Rutherford e compari.
Comunque la trattazione dei due testimoni mi ha incuriosito non poco. Scartata la ridicola ideologia WTS, mi chiedo chi o che cosa possano prefigurare questi due testimoni dell’apocalisse. Essi predicano per 1260 giorni e dopo i 42 mesi vengono uccisi dal ‘falso profeta’. Dopo 3 giorni emezzo però risorgono e ascendono in cielo!
So che in un thread aperto da ora_basta sull’Apocalisse, Polymetis aveva consigliato l’acquisto di un libro di escatologia apocalittica, ma non si potrebbe avere un cenno piccolo almeno su questa profezia? Non credo che richieda trattati lunghi pagine e pagine. A me basterebbe anche un sunto minuto della parafrasi di quella visione profetica. Accogliete questa mia richiesta se potete.

Saluti [SM=x570892]
La verità non è qualcosa di statico ma è basata su una conoscenza progressiva, in grado di mettere in discussione anche i precedenti concetti raggiunti usando il modello del metodo scientifico
09/11/2005 20:55
 
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Bicchiere mezzo pieno ha scritto:

...Comunque la trattazione dei due testimoni mi ha incuriosito non poco. Scartata la ridicola ideologia WTS, mi chiedo chi o che cosa possano prefigurare questi due testimoni dell’apocalisse. Essi predicano per 1260 giorni e dopo i 42 mesi vengono uccisi dal ‘falso profeta’. Dopo 3 giorni emezzo però risorgono e ascendono in cielo!
So che in un thread aperto da ora_basta sull’Apocalisse, Polymetis aveva consigliato l’acquisto di un libro di escatologia apocalittica, ma non si potrebbe avere un cenno piccolo almeno su questa profezia? Non credo che richieda trattati lunghi pagine e pagine. A me basterebbe anche un sunto minuto della parafrasi di quella visione profetica. Accogliete questa mia richiesta se potete.

Ti trascrivo parte di un commento che ho trovato nel libro “L’Apocalisse e i suoi enigmi” di Giancarlo Biguzzi (Paideia Editrice, Brescia 2004). Ecco cosa si legge alle pp. 242, 243 a proposito di questi "due testimoni":
In questi due personaggi senza nome si sono voluti vedere di volta in volta la Legge e i Profeti, la Legge a il Vangelo, oppure gli apostoli Pietro a Paolo, oppure i due figli di Zebedeo, o i protomartiri Stefano a Giacomo ecc. Più probabilmente però il loro anonimato non ha alcun bisogno di essere tolto: toglierlo sarebbe danneggiare la loro valenza simbolica a rappresentativa (1). Probabilmente si tratta di due figure così universali da poter rappresentare l'intero popolo di Dio nel suo impegno di testimonianza profetica. Non per nulla Giovanni li descrive con immagini the attinge sia dall'A.T. the dal N.T. Dall'A.T. prende i tratti di Elia the faceva scendere fuoco dal cielo, a quelli di Mosè che cambiava l'acqua in sangue (11,6). Dal N.T. prende l'epilogo delta vicenda: i Due Testimoni vengono uccisi infatti in una città tanto ostile da richiamare alla memoria la città «dove anche il loro Signore è stato crocefisso» (11,8). E dal N.T. prende poi i tre giorni (e mezzo) della (non-)sepoltura (2), e la loro resurrezione e ascensione. Dopo essere rimasti esposti nella piazza della Grande Città per tre giorni e mezzo, i cadaveri dei Due vengono infatti rianimati con un soffio di vita procedente da Dio e, al comando di una grande voce a sotto gli occhi di tutti, essi salgono al cielo su di una nube (11,11-12).

La stessa sintesi di elementi anticotestamentari a neotestamentari in relazione al popolo di Dio, oltre che in Apoc. 11 per i Due Testimoni (novelli Ella a Mosè - morti a risorti a similitudine del Cristo), si ritrova per esempio ancora in Apoc. 7 e in Apoc. 14 per i 144000 (le dodici tribù - il nome dell'Agnello), nella Donna di Apoc. 12 (le dodici stelle - la nascita del Messia - i figli della Donna «che hanno la testimonianza di Gesù»), nel cantico di 15,3 (il cantico di Mosè - il cantico dell'Agnello), a nella Gerusalemme escatologica di Apoc. 21 (i nomi delle dodici tribù - i nomi dei dodici apostoli dell'Agnello). Questo fa dei Due Testimoni un simbolo di tutto il popolo di Dio, come si diceva, e del dolore innocente che quel popolo inevitabilmente sperimenta per essere fedele a Dio a al Cristo.


Note:
1 Aune, Revelation 6-16, 603, dopo avere passato in rassegna le interpretazioni dei Due Testimoni come personaggi biblici dell'A.T. (Enoc-Elia, Mosè-Elia, Ella-Geremia) o del N.T. (Pietro-Paolo, Stefano-Giacomo, i due figli di Zebedeo, Giacomo il giusto a Giacomo di Zebedeo, il Battista-Gesù), scrive: «rappresentano la testimonianza del popolo di Dio in un mondo senza Dio e, come il loro Signore, risulteranno vincitori su persecuzione a morte». Prigent, Apocalypse, 269 poi per esempio scrive: «non possono essere che due uomini simbolici, personalità collettive, l'immagine stessa della missione profetica dei cristiani»

2 Probabilmente l'Autore intende qui anzitutto ripetere in miniatura lo schema dei «tre tempi a mezzo» (12,14) a dei suoi equivalenti e poi, attraverso i dettagli di dissomiglianza (tre giorni a mezzo; mancata sepoltura), intende probabilmente esprimere la superiorità di Gesù su tutti quelli che lo seguono nel martirio. ...
Ciao
Achille

[Modificato da Achille Lorenzi 09/11/2005 21.01]

10/11/2005 19:24
 
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Bicchiere mezzo pieno ha scritto:

...Scartata la ridicola ideologia WTS, mi chiedo chi o che cosa possano prefigurare questi due testimoni dell’apocalisse. Essi predicano per 1260 giorni e dopo i 42 mesi vengono uccisi dal ‘falso profeta’. Dopo 3 giorni emezzo però risorgono e ascendono in cielo!
So che in un thread aperto da ora_basta sull’Apocalisse, Polymetis aveva consigliato l’acquisto di un libro di escatologia apocalittica, ma non si potrebbe avere un cenno piccolo almeno su questa profezia? Non credo che richieda trattati lunghi pagine e pagine.

Ecco come il passo viene spiegato dal biblista Gianfranco Ravasi:
Eccoci finalmente alla scena centrale dei due Testimoni. Ora è Cristo che parla a che li introduce sulla ribalta vestiti in modo penitenziale e di lutto ma con una funzione profetica da espletare durante l’arco di tempo già indicato in cui il male trionferà (v. 3). La loro raffigurazione si ispira a un passo del profeta Zaccaria (4, 2-14) ove sono presentate le due guide del ritorno degli Ebrei dall’esilio babilonese (IV sec.), il sacerdote Giosuè a il comandante politico Zorobabele. Nel giudaismo si amava identificare con questi personaggi, simboleggiati attraverso l’olivo a la lampada (o candelabro), i protagonisti dell’era messianica, una sorta di Messia?sacerdote e di Messia-re, verso i quali convergeva tutta la storia.

Il profilo che Giovanni sta tracciando fa sì che i due Testimoni abbiano altri particolari appartenenti ad altre figure bibliche. Nel v. 5 si ha un riferimento al profeta Elia: per due volte il fuoco scese dal cielo ad annientare i soldati che volevano catturare il profeta (2 Re 1, 10-14). Così nei confronti dei Testimoni, «se qualcuno vorrà fare loro del male, uscirà dalla loro bocca un fuoco che consumerà i loro nemici» (v. 5). Come per Elia, nel compiere la loro missione profetica i due non sono fermati da alcun ostacolo perché Dio è con loro a li rende invulnerabili agli assalti del male schierandosi in loro difesa come fuoco divoratore. Ancora a Elia si fa allusione nel v. 6 quando si afferma che i Testimoni «hanno il potere di chiudere il cielo così che non scenda la pioggia»: infatto l’antico profeta d'Israele aveva bloccato il cielo impedendo la pioggia: «In questi anni non ci sarà né rugiada né pioggia, se non quando lo dirò io» (I Re 17,1).

Ma nello stesso v. 6 c'è un rimando anche alla figura di Mosè a alla piaga delle acque del Nilo divenute sangue (Esodo 7,17-21; vedi Apocalisse 8,9). I due incarnerebbero, allora, la funzione profetica a legislativa, come Elia a Mosè, a sarebbero precursori del Messia (come nella Trasfigurazione di Gesù: Matteo 17, 3-4). Alcuni interpreti dell'Apocalisse hanno pensato a Pietro e a Paolo o ai fedeli dell'antica Alleanza oppressi dagli Ebrei infedeli, come lo stesso Cristo ricordava ammonendo Gerusalemme «che uccide i profeti a lapida gli inviati» del Signore (Matteo 23,37). È, però, più probabile che nei due Testimoni si debba intravedere la Chiesa, testimone dell'antica profezia, divenuta nuova in Cristo con la sua risurrezione alla quale, come vedremo, anch'essa partecipa. Essi compiranno la loro missione durante l'arco limitato della storia - i milleduecentosessanta giorni - in cui impazza il male. Il numero "due" si spiega col fatto che per Israele la testimonianza valida doveva essere resa da due o tre testimoni (Deuteronomio 19,15).

La Bestia infernale a demoniaca, simbolo del male, scatena la sua terribile offensiva contro la Chiesa, simboleggiata nei due Testimoni (vv 7-8). Il martirio dei cristiani, tragica esperienza vissuta dalle comunità stesse dell'Apocalisse, viene ricalcato sulla passione a crocifissione di Cristo. La "grande città" ove si consuma questo martirio potrebbe essere la Babilonia che poi entrerà in scena, cioè la sede del potere ostile a quindi la Roma imperiale. Tuttavia, per la connessione con la vicenda di Cristo, è più probabile che qui si alluda a Gerusalemme che in sé incarna il bene a il male, la città terrena a quella celeste. Essa, quando perseguita i profeti a la Chiesa, assume i contorni deformi di Sodoma, la città bíblica della perversione alla quale è talora comparato anche Israele (Deuteronomio 32,32; Ezechiele 16,46-55), e dell'Egitto, segno della nazione oppressiva, delle potenze che si oppongono a Dio a praticano l'idolatria, il popolo nemico di Israele. Gerusalemme non è mai evocata direttamente, ma il suo nome non pronunciato può nascondersi sotto le degenerazioni di Sodoma a dell'Egitto quando essa combatte Cristo e i cristiani.

La Chiesa, testimone dell'evangelo, deve dunque seguire il suo Maestro sulla via della croce. Spettatori del martirio dei due personaggi, ai quali è riservato anche il macabro rituale dell'esposizione pubblica dei cadaveri, sono tutti i popoli della terra (vv 9-10). Essi assistono a quel ludibrio dei corpi dei Testimoni: un'umiliazione, però, che dura solo tre giorni a mezzo, cioè uno spazio di tempo ben delimitato. Quegli spettatori si abbandonano a un'oscena festa che si consuma in mezzo al sangue dei martiri. I profeti davano fastidio con la loro parola, tormentavano le coscienze, inquietavano i cuori, impedivano l'ottusa tranquillità, la loro stessa presenza era condanna del vizio. È per questo che si fa festa quando la loro voce, simile al fuoco, tace.

Ma la morte a la tomba non sono l'approdo ultimo dei due Testimoni martiri. Come nella visione surreale di Ezechiele in cui le ossa aride riprendono carne a vita sotto il soffio dello Spirito di Dio (Ezechiele 37,10), così nei cadaveri di questi martiri si attua la risurrezione. Anche ora la vicenda dei due ? e quindi quella della Chiesa ? ricalca l'esperienza di Cristo. Morti come il loro Signore, come lui risorgono svelando a tutto il mondo la loro gloria. La Chiesa partecipa della vita di Cristo in pienezza: passando attraverso le persecuzioni, penetrando nell'oscurità del dolore a della morte, esce alla luce della Pasqua.

Dopo la risurrezione, nei versetti 12-13, si apre la gloria dell'ascensione al cielo per i due Testimoni. La partecipazione al destino ultimo glorioso di Cristo è chiaramente formulata nel linguaggio usato da Luca per descrivere l'ascensione al cielo del Risorto (Atti degli Apostoli 1, 9). Là, però, gli spettatori erano gli apostoli; qui, invece, sono i persecutori dei giusti che assistono impietriti alla glorificazione della Chiesa, accompagnata dal tradizionale segno del terremoto che è indizio dell'intervento di Dio nella storia, apparso anche alla morte di Gesù (Matteo 27, 51-53 ). Un intervento di giudizio sul male che, tutto sommato, è molto meno potente di quanto si creda: solo un decimo della città e solo settemila persone - cifre, sì, di pienezza, ma anche non enormi come i centoquarantaquattromila eletti entrati in scena all'apertura del sesto sigillo (c. 7) - vengono coinvolti in questo giudizio che segna, comunque, il trionfo finale della Chiesa a del bene.
Gianfranco Ravasi, Apocalisse, (Edizioni Piemme, Casale Monferrato 1999), pp. 101-104.
Il libro è acquistabile anche in internet: link

Saluti
Achille
23/11/2005 23:45
 
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Re:

Scritto da: Achille Lorenzi 02/11/2005 18.28
Un fondamentale errore dei TdG, o meglio, del Corpo Direttivo, è quello di non voler vedere in queste parole alcuna applicazione ad Antioco IV, mentre è chiarissimo che in questo ed in altri capitoli del libro di Daniele ci si riferisce principalmente a questo empio sovrano.
Per esempio, si legge nel v. 25 del cap. 7 che questo re avrebbe avuto potere sui "santi" per "tre tempi e mezzo". Ebbene, la profanazione del Tempio per opera di Antioco IV durò circa tre anni e mezzo, da metà del 168 al dicembre del 164 (cfr. 1 Macc. 1:20, 29 e 4: 52, 53).

Non c'è dubbio che nel corso dei secoli sono venuti all'esistenza molti altri "Antioco", nel senso che questo persecutore ed oppressore può essere visto come un'incarnazione (o tipo) degli oppressori e dei nemici dei credenti di tutti i tempi. Si può quindi dire che Daniele "profetizza", parlando della fine di Antioco IV, la fine di tutti i nemici del popolo di Dio. Ma tale applicazione è secondaria e non può essere fatta trascurando completamente il soggetto o protagonista principale della profezia, come fanno i TdG. E' lo stesso errore interpretativo che è stato evidenziato quando si è parlato del cap. 11 di Daniele.

Ciao
Achille

[Modificato da Achille Lorenzi 02/11/2005 18.29]




Ciao Achille,
volevo solo farti notare che Antioco Epifane ben difficilmente può adattarsi alla descrizione che il profeta Daniele fa del "piccolo corno", per questi motivi:

Gli interpreti moderni vedono nel “piccolo corno” un simbolo del re di Siria Antioco IV Epifane (175-164 a.C.) oppressore dei Giudei. Per quanto ci sia qualche analogia fra l’attività vessatoria di Antioco IV contro il popolo giudaico (cfr. 1Maccabei 1:41-61), macroscopiche discrepanze fra il simbolo profetico e la figura storica a cui si è voluto accostarlo rendono molto problematica questa identificazione.

(1) Il “piccolo corno” sorge dopo le dieci (v. 24 u.p.). Esso si configurerebbe dunque come un undicesimo “re”. Antioco IV fu l’ottavo dinasta seleucide, non l’undicesimo, avendo avuto sette e non dieci predecessori. Dieci corna non possono rappresentare sette regnanti.

(2) Il “piccolo corno” nella sua crescita fa cadere tre delle corna preesistenti. Antioco IV passò sopra i diritti dinastici di due nipoti, Demetrio e Antioco, figli del defunto Seleuco IV fratello dell’Epifane. L’esistenza di un terzo figlio di Seleuco IV, ipotizzata per far coincidere la storia col testo danielico, non è stata mai dimostrata.

(3) Antioco Epifane non tentò di cambiare le sacre istituzioni dei Giudei (i “tempi” e la “legge”) come si dice in Dn 7:25 a proposito del “piccolo corno”, semplicemente ne decretò la soppressione (cfr. 1Maccabei 1:44,45).

(4) Daniele fa durare tre tempi e mezzo, ovvero, come si spiegherà più avanti, tre anni e mezzo, la persecuzione del “piccolo corno” contro i “santi dell’Altissimo”. La persecuzione antigiudaica di Antioco Epifane si colloca fra il 15 Dicembre 167 a.C. (la data della erezione di una statua di Giove capitolino nel tempio di Yahweh in Gerusalemme) e il 25 Dicembre 164 a.C., quando fu celebrata la dedicazione del tempio purificato. La durata della persecuzione fu dunque di tre anni e dieci giorni. Il divario di quasi sei mesi rispetto al tempo indicato da Daniele è davvero inspiegabile se la composizione del libro risale, come si dice, esattamente a quell’epoca.

(5) L’attività del “piccolo corno” copre uno spazio temporale che supera di gran lunga il breve arco di tempo di una vita umana, estendendosi fino al tempo del giudizio e dell’instaurazione del regno eterno di Dio (Dn 7:26,27). La persecuzione dei “santi” rappresentò soltanto una parte di tale attività. Ne consegue una impossibilità logica di identificare questo simbolo con una figura storica individuale. I primi espositori cristiani di Daniele, avendo identificato l’Impero romano nella quarta bestia e una serie di re o regni minori nelle dieci corna, riconobbero quasi all’unanimità l’Anticristo futuro nell’undicesimo corno.

Girolamo in particolare difese con energia questo punto di vista contro l’opinione di Porfirio. Egli scrisse nel suo commentario su Daniele: “ E’ inutile che Porfirio insinui che il corno piccolo spuntato dopo le dieci corna, sia Antioco Epifane...”.

Poche righe più avanti aggiunge: “ Diciamo dunque ciò che ci hanno tramandato tutti gli scrittori ecclesiastici: verso la fine del mondo, quando l’Impero romano sarà in completa dissoluzione, verranno dieci re che si divideranno l’Impero romano, e sorgerà poi un altro piccolo re, l’undicesimo, che dei dieci re ne abbatterà tre”. Due paragrafi dopo Girolamo identifica l’undicesimo corno con “l’uomo del peccato” preconizzato in 2Te 2:2,3: “è l’uomo del peccato, il figlio della perdizione, tanto che ha il coraggio di piazzarsi nel tempio di Dio proclamandosi lui stesso Dio”. Sull’interpretazione della parte finale della visione Girolamo si fa dunque portavoce di una tradizione esegetica ben consolidata nella Chiesa antica: “...diciamo... ciò che ci hanno tramandato tutti gli scrittori ecclesiastici...”.

In effetti prima di lui avevano commentato allo stesso modo Dn 7:7,8: Giustino, Ireneo, Ippolito (eccezion fatta per il “piccolo corno”), Cipriano, Lattanzio e Cirillo. Eccettuati i primi tre, questi antichi espositori cristiani di Daniele si aspettavano nel futuro immediato la dissoluzione dell’Impero romano (già in declino al loro tempo) e l’insorgere dell’Anticristo seguito a breve intervallo di tempo dal ritorno del Signore, il giudizio dell’Anticristo e la fondazione del regno eterno di Dio. Non c’era quindi nessuna difficoltà per loro a immaginare il “piccolo corno” come una figura umana individuale.

Nel nostro tempo, con sedici secoli di storia alle spalle, quel punto di vista è superato. Nel potere antidivino che nasce dopo lo sfacelo del quarto regno è giocoforza intravedere una successione di “re”, una sorta di dinastia ininterrotta, un sistema di potere che doveva svilupparsi nella storia fra la caduta dell’Impero romano d’Occidente e il tempo ancora futuro del ritorno di Cristo.

Nel rispetto delle opinioni contrarie e senza volere offendere i
sentimenti religiosi dei cattolici, dobbiamo ricordare che fin dal XIII secolo è stato scorto nel “piccolo corno” di Dn 7 un simbolo del papato storico. Fu Eberardo II, arcivescovo di Salisburgo (1200-1246), il primo a proporre questa identificazione nel 1240. In Inghilterra fece sua questa interpretazione John Wycliff, il noto professore di Oxford e precursore della Riforma, morto nel 1384. Nel XVI secolo fu rilanciata dai padri della Riforma e in seguito fu mantenuta dai loro continuatori (da Cramner a Knox) e applicata praticamente da tutti gli espositoriprotestanti conservatori nel Vecchio e nel Nuovo continente. Un espositore evangelico contemporaneo osserva: “...le confessioni luterane hanno visto giusto nell’identificare il papa con l’anticristo, anche se il loro punto di vista è stato ridicolizzato o minimizzato. Siffatta svalutazione dipende dal non avere tenuto conto di quanto i riformatori avessero compreso a fondo il papato.

L’odierna comprensione superficiale di questa realtà non poteva che condurre ad una interpretazione superficiale”. La chiesa romana reagì a questa presa di posizione dei protestanti sull’identità dell’Anticristo e, rifiutata l’ermeneutica profetica storica, stravolse l’esegesi antica e introdusse due sistemi interpretativi rivoluzionari e contraddittori tra loro: l’ermeneutica futurista e l’ermeneutica preterista.
Molti espositori di Daniele fin dal principio si sono attestati sulle posizioni dei primi esegeti cristiani privilegiando l’ermeneutica storica applicata dai Padri della Chiesa fino al V secolo, ripristinata da Gioacchino da Fiore nell’XI secolo, ripresa dai Riformatori nel XVI secolo e mantenuta dai continuatori della Riforma fino alle soglie dei tempi moderni. L’identificazione del persecutore di Dn 7:8,21-25 deve necessariamente tenere conto di tutte le informazioni che fornisce il testo danielico: delle implicazioni spazio-temporali come dei caratteri distintivi e degli aspetti differenziati della sua attività.

Ciao.
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"MA COME UN'AQUILA PUO' DIVENTARE AQUILONE? CHE SIA LEGATA OPPURE NO, NON SARA' MAI DI CARTONE " -Mogol
"Non spetta alla chiesa decidere se la Scrittura sia veridica, ma spetta alla Scrittura di testimoniare se la chiesa è ancora cristiana" A.M. Bertrand
24/11/2005 13:07
 
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Non so se qualcuno di voi lo ha già fatto notare, ma c’è un’altra stranezza nel capitolo del Libro di Daniele sopra rioportato.

Cito da Profezie di Daniele p. 142/143


31 I continui attacchi contro gli unti di Dio culminarono il 21 giugno 1918 con la condanna, in base a false accuse, del presidente Joseph F. Rutherford e di altri esponenti della Watch Tower Bible and Tract Society a lunghi periodi di detenzione. Volendo “cambiare i tempi e la legge”, il “piccolo” corno aveva in effetti soppresso l’opera di predicazione organizzata. (Rivelazione 11:7) Quindi il predetto periodo di “un tempo, e dei tempi e la metà di un tempo” terminò nel giugno 1918.

32 Ma i “santi” non furono annientati dai continui attacchi del “piccolo” corno. Come era stato profetizzato nel libro di Rivelazione, dopo un breve periodo di inattività i cristiani unti ritornarono in vita e attivi. (Rivelazione 11:11-13) Il 26 marzo 1919 il presidente della Watch Tower Bible and Tract Society e i suoi collaboratori furono liberati di prigione e in seguito furono scagionati dalle false accuse mosse contro di loro. Immediatamente l’unto rimanente cominciò a riorganizzarsi per l’attività futura. Ma cosa riserva il futuro al “piccolo” corno?


Notate il neretto:
Nel Giugno 1918 finirono i 1260 giorni di persecuzione.
Il 26 Marzo 1919 gli unti vennero liberati dalla prigione.

C’è un periodo di circa 9 mesi che viene definito un breve periodo, e viene citata a sostegno la scrittura di Rivelazione 11:11-13 che dice “.. dopo tre giorni e mezzo spirito di vita da Dio entrò in loro ..

Come conciliare i tre e mezzo giorni espliciti in Rivelazione con il breve periodo ?

Ecco la spiegazione del Libro “Mistero finito” del 1971 a pag. 277

41 Tre e mezzo fu il numero degli anni in cui i “due testimoni” avevano profetizzato “vestiti di sacco”. Ma non dobbiamo comprendere che i “tre giorni e mezzo” che stettero morti nell’ampia via della città significhino tre anni e mezzo, che ciascun giorno sia simbolico di un anno, come in Ezechiele 4:6. I “tre giorni e mezzo” specificati in Rivelazione 11:9-11 indicano solo un breve periodo di tempo dell’inattività nella testimonianza pubblica da parte dell’unto rimanente e della gongolante malizia da parte dei loro nemici. Quei “tre giorni e mezzo” finirono nel marzo del 1919.



Il libro Rivelazione (di più recente pubblicazione 1988) invece dice a pag. 168

Nell’esaminare le vicende del popolo di Dio a quel tempo c’è da notare che, mentre i 42 mesi rappresentano tre anni e mezzo letterali, non sembra che i tre giorni e mezzo rappresentino un letterale periodo di 84 ore. Probabilmente lo specifico periodo di tre giorni e mezzo, menzionato due volte (nei versetti 9 e 11), sta a indicare che si sarebbe trattato solo di un breve periodo in paragone con gli effettivi tre anni e mezzo di attività che lo precedettero.



In pratica una NON spiegazione.
In base a quale regola di esegesi 3 anni e mezzo sono letterali e 3 giorni e mezzo sono vaghi e indefinibili ?
Io non riesco ad afferarla (la regola).

AoD

------------------------------------------------
Il MALE sono quelli che impongono la propria autorità come verità assoluta e non si dispongono alla verità come autorità assoluta.



24/11/2005 14:46
 
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ciao [SM=x570893]


In base a quale regola di esegesi 3 anni e mezzo sono letterali e 3 giorni e mezzo sono vaghi e indefinibili ?
Io non riesco ad afferarla (la regola).



... ma è la regola della WTS, ovvio no!!! [SM=x570889] [SM=x570889]

ciao, ciao Siria [SM=x570865]
24/11/2005 16:07
 
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Questa cosa l'avevo notata pure io.

Un altra bufala sono la spiegazione dei giorni di daniele cap 12, tutto applicato alla wts, sai discorsi alle uscite delle riviste forzature, ecc.
24/11/2005 17:57
 
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Cercando con un motore di ricerca ho trovato un sito in cui si parla di Antoico IV e del fatto che le sue azioni corrispondono all’operato del “piccolo corno”. Copio/incollo:
Da una di queste corna, e precisamente dal regno di Siria, sorse Antioco Epifane (re di Siria dal 175 al 164 a.C.),2 il “piccolo corno che diventò molto grande” che invase la Palestina, uccise migliaia di Giudei e profanò il tempio di Gerusalemme offrendovi in sacrificio una scrofa e mettendogli una statua di Giove e togliendo il sacrificio continuo che secondo la legge vi si doveva offrire la mattina e la sera.(3) Il sorgere di questo uomo spregevole e la sua opera devastante furono predetti-
spiegati sempre da Gabriele in questi termini: “E alla fine del loro regno, quando i ribelli avranno colmato la misura delle loro ribellioni, sorgerà un re dall’aspetto feroce, ed esperto in stratagemmi. La sua potenza sarà grande, ma non sarà potenza sua; egli farà prodigiose ruine, prospererà nelle sue imprese, e distruggerà i potenti e il popolo dei santi. A motivo della sua astuzia farà prosperare la frode nelle sue mani; s’inorgoglirà in cuor suo, e in piena pace distruggerà molta gente; insorgerà contro il principe de’ principi, ma sarà infranto, senz’opera di mano”.(4)
Per quanto riguarda il calpestamento del santuario di Gerusalemme esso durò 2300 giorni (sei anni, tre mesi, e diciotto giorni), dall’anno 171 a. C. (anno in cui Antioco Epifanie cominciò a ‘calpestare’ il santuario di Gerusalemme sostituendo il sommo sacerdote con Menelao) fino al 165 a. C., anno in cui Giuda Maccabeo a capo di un certo numero di Giudei riconquistò Gerusalemme e purificò il tempio e ristabilì le funzioni che in esso vi si dovevano compiere, tra cui anche l’offerta del sacrificio continuo.(5)
La purificazione e la dedicazione del tempio diedero origine alla festa della Dedicazione a cui Giovanni accenna nel Vangelo, (6) e che viene tuttora celebrata dagli Ebrei (è la festa chiamata in ebraico Chanukkà, o la festa delle luci, che inizia il 25 dicembre e dura otto giorni). La purificazione e la dedicazione del tempio sono raccontate nel primo libro dei Maccabei,

Note:

1 Dan. 8:22
2 Fu soprannominato Epiphanès che significa ‘il manifesto’
(dio), ma talvolta i suoi sudditi lo chiamavano Epimanès, cioè ‘il pazzo’, a causa di alcune sue manie.
3 Cfr. Num. 28:3-8; Es. 29:38-42
4 Dan. 8:23-25
5 Alcuni insegnanti della Parola di Dio ritengono che le 2300 sere e mattine siano 1150 giorni per cui un po’ più di tre anni.
Ma sono d’accordo nel dire che la purificazione o il ristabilimento del santuario si riferisce alla purificazione o il ristabilimento di esso avvenuto dopo la profanazione del santuario per opera di Antioco Epifane. La divergenza dunque consisterebbe nel tempo durante il quale il santuario rimase profanato perché per loro rimase in quello stato dal 25 Dicembre del 168 a.C. al 25 Dicembre del 165 a.C. (cioè dal 25 del mese di Casleu dell’anno 145 dell’era seleucida al 25 del mese di Casleu dell’anno 148; in base a 1 Maccabei 1:54,59;
4:52). Per quanto riguarda il fatto che i 1150 giorni sono più di tre anni (cioè più del periodo di tre anni che intercorse tra
il 25 dicembre del 168 e il 25 dicembre del 165 a.C.) essi lo spiegano dicendo che la differenza di giorni è dovuta al fatto
che l’ordine di sopprimere il sacrificio continuo fu dato tempo prima del 25 Dic. del 168 a. C.
6 Cfr. Giov. 10:22
Tratto da imieiscritti.lanuovavia.net/libro_la_chiesa_avventista_del_settimo_gi...

E queste sono alcune note che ho trovato invece nella Bibbia di Gerusalemme:
[Dn 7,7] una quarta bestia: il regno di Alessandro (morto nel 323) e dei suoi successori (cf. Dn 2,40, Dn 8,5, Dn 11,3). Le dieci corna sono i re della dinastia seleucida. Il «corno» è frequentemente usato come simbolo di forza e di potenza (cf. Sal 75,5, Sal 89,18, Sal 92,11, Dt 33,17, 1Re 22,11, ecc.).

[Dn 7,8] piccolo: Antioco IV Epifane (175-163), che acquistò importanza solo sbarazzandosi di alcuni concorrenti. - con alterigia, lett.: «grandi cose»: ciò indica, l'eloquenza abile e l'arroganza blasfema di Antioco (cf. v 25; Dn 11,36, 1Mac 1,21, 1Mac 1,24, 1Mac 1,45 e Ap 13,5).

Dn 7,25] penserà di mutare i tempi e la legge: allusione alla politica di ellenizzazione di Antioco Epifane e specialmente alla sua proibizione del sabato e delle feste (cf. 1Mac 1,41-52). - un tempo, più tempi e la metà di un tempo: secondo Dn 4,13, bisogna intendere qui per «tempo» un anno. Tre anni e mezzo, la mezza settimana di anni di Dn 9,27, corrispondono press'a poco alla durata della persecuzione di Antioco. Questa cifra, espressa equivalentemente da quarantadue mesi (di trenta giorni) o 1260 giorni, è ripresa in un senso tipico in Ap 11,2-3, Ap 12,14, Ap 13,5 (e cf. Lc 4,25 e Gc 5,17): esprime allora, e in una prospettiva costantemente presente in Dn, un periodo di calamità permesse da Dio, la cui durata sarà limitata per la consolazione degli afflitti.
Vi è quindi in queste “profezie” una generale corrispondenza con le azioni di questo empio sovrano (si veda anche www.infotdgeova.it/daniele.htm ).
Certo, non tutti i dettagli sono facilmente spiegabili, e questo è in armonia con lo stile di questo libro, il genere letterario apocalittico, volutamente misterioso ed enigmatico.
Tuttavia la posizione dei TdG che rigettano qualsiasi applicazione ad Antioco IV per trasferirne l’”adempimento” sull’Impero Britannico (!) è un evidente stravolgimento storico ed esegetico.
E’ certamente possibile vedere in Antioco una figura profetica, e quindi trasferire l’adempimento delle “profezie” che lo riguardano in altri contesti ed epoche storiche. Tuttavia non è certamente corretto ignorare completamente questo personaggio storico e le sue azioni nei confronti dei Giudei e del Tempio, come fanno i TdG.

Saluti
Achille

[Modificato da Achille Lorenzi 24/11/2005 18.01]

24/11/2005 22:12
 
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uno sguardo agli avvenimenti storici
Il problema, prima ancora dell'identificazione del "piccolo corno" è la corretta impostazione storica della profezia. Leggiamo alcuni testi chiave:

Daniele 7:23 Ed egli mi disse: "La quarta bestia è un quarto regno sulla terra, diverso da tutti i regni, che divorerà tutta la terra, la calpesterà e la frantumerà. 24 Le dieci corna sono dieci re che sorgeranno da questo regno; e dopo quelli, sorgerà un altro re, che sarà diverso dai precedenti e abbatterà tre re. 25 Egli parlerà contro l'Altissimo, esaspererà i santi dell'Altissimo, e si proporrà di mutare i giorni festivi e la legge; i santi saranno dati nelle sue mani per un tempo, dei tempi e la metà d'un tempo. 26 Poi si terrà il giudizio e gli sarà tolto il dominio; verrà distrutto e annientato per sempre. 27 Allora il regno, il potere e la grandezza dei regni che sono sotto tutti i cieli saranno dati al popolo dei santi dell'Altissimo; il suo regno è un regno eterno, e tutte le potenze lo serviranno e gli ubbidiranno".

>La quarta bestia, non paragonabile a nessuna bestia del regno animale, non può essere l'impero greco. Per due motivi:

1) L'impero greco trova più ab+vanti una bestia che lo simboleggia:
Daniele 8:21 Il capro irsuto è il re di Grecia; e il suo gran corno, fra i suoi occhi, è il primo re.


E' evidente che la bestia del capitolo 7 di Daniele è diversa da quella che rappresentava l'impero greco. In effetti, nel cap. 7 la Grecia di Alessandro è raffigurata dal leopardo con 4 teste: alla morte di Alessandro quattro dei suoi generali si divisero il suo impero (4 teste) e da una di queste teste nacque la dinastia sira da cui discese Antioco.

2)l'interpretazione secondo la quale il "piccolo corno" è Antioco Epifane 'salta' completamente il lungo periodo storico dell'impero romano e la fase successiva che si protrae fino ai nostri giorni. Non c'è alcuna logica in questo perchè, come si evince dai testi sopra riportati, l'azione del "piccolo corno" si protrarrà FINO ALLA FINE DEI TEMPI.

Si sa che l'impero mondiale che succedette quello greco fu l'impero romano, descritto magistralmente da Daniele con il simbolismo della quarta bestia. Le dieci corna della suddetta bestia, ci viene detto, sono dieci re (i barbari che demolirono l'impero romano) e il "piccolo corno" nasce "DOPO" questi ultimi "dieci re o regni" e, nascendo ne fa cadere tre.

Questo significa che nel momento storico in cui assurge il piccolo corno i dieci re (o regni) SONO ANCORA AL POTERE, non hanno cessato d'esistere. Il "piccolo corno" ne abbatte tre, mentre gli altri sette CONTINUANO A REGNARE CONTEMPORANEAMENTE AL 'PICCOLO CORNO',E NON DOPO.

Ciao.
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25/11/2005 14:33
 
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Secondo le note della Bibbia di Gerusalemme la quarta bestia rappresenta la Grecia e la terza sarebbe invece la Persia.
Queste le note dei versetti da 1-7:
[Dn 7,1-8] La visione è parallela al sogno di Nabucodònosor (c 2). I quattro regni che scompariranno davanti al Figlio dell'uomo corrispondono ai quattro metalli della statua demolita dalla pietra misteriosa (cf. Dn 2,28+). Il profondo senso escatologico di questa visione storica è indicato ancora più nettamente dall'uso che ne fa Ap 13.

[Dn 7,4] la prima: l'impero di Babilonia.

[Dn 7,5] seconda bestia: il regno dei medi. Secondo le indicazioni storiche del libro, i medi succedono immediatamente ai babilonesi (cf. Dn 6,1+).

[Dn 7,6] un'altra: il regno dei persiani.

[Dn 7,7] una quarta bestia: il regno di Alessandro (morto nel 323) e dei suoi successori (cf. Dn 2,40, Dn 8,5, Dn 11,3). Le dieci corna sono i re della dinastia seleucida. Il «corno» è frequentemente usato come simbolo di forza e di potenza (cf. Sal 75,5, Sal 89,18, Sal 92,11, Dt 33,17, 1Re 22,11, ecc.).
Si tratta di un'interpretazione che viene condivisa anche da altri cristiani (non cattolici). Per esempio in un sito evangelico si legge quanto segue:
Il leone viene scelto a rappresentare il regno di Babilonia perché probabilmente così era descritto Nabucodonosor (vedi Ger. 50,44). Forse la descrizione del cuore umano inserito nel Leone si riferisce al cap. 4 quando Nabucodonosr perde il suo Regno e viene restaurato nella sua regalità solo dopo aver riconosciuto la potenza di Dio.
L'orso rappresenta il regno Medo forse descritto così per la sua ferocia (Isaia 13, 17-18). Il riferimento al fatto che l'orso è in piedi ed ha 3 costole in bocca è oscuro. Forse il fatto di stare in piedi vuole rappresentare l'avidità dei Medi per il bottino, e le costole vogliono significare la ferocia (Porteous).
La terza bestia è un leopardo con quattro ali e 4 teste. Il significato del simbolismo non può essere precisamente spiegato. Forse ci si riferisce all'espansione dell'impero persiano in tutte le direzioni, oppure alla succesione dei re persiani (vedi Daniele 11,2). I re persiani conosciuti dall'Antico Testamento sono: Ciro, Serse, Artaserse, Dario.
La quarta Bestia rappresenta il Regno dei Greci (Macedoni) da Alessandro (336-323) in poi. C'è chi pensa che la descrizione della 4 bestia si riferisca al Leviatano, quindi alla mitologia babilonese. Per quanto riguarda le 10 corna ci si è scatenati ad individuare i singoli re: c'è chi parte da Alessandro, chi da Seleuco I Nicatore, chi vede altri re contemporanei di Antioco IV. Lo stesso vale per i 3 corni che cadono per fare posto ad un corno più piccolo e blasfemo: non vale la pena di soffermarsi ulteriormente.
Link: www.appuntievangelici.it/daniele.htm

Come ho già osservato, possono esserci certamente altre applicazioni di questi passi biblici, vi si può scorgere la rappresentazione dei nemici e persecutori del "popolo di Dio", prefigurati da Antioco e dalla sua persecuzione dei Giudei.
In questo modo la profezia riguarderebbe i credenti di tutti i tempi, compresi quelli che vivranno al tempo del ritorno di Cristo.
Tuttavia non ci possono essere dubbi in merito al fatto che Daniele abbia descritto proprio l'operato di Antioco IV in diverse parti del suo libro. Molti passi del libro di Daniele si adattano perfettamente, infatti, alle azioni di questo personaggio.
Si vedano anche i commenti della studiosa Nutting Ralph Margaret riportati qui: www.freeforumzone.com/viewmessaggi.aspx?f=47801&idd=2324

Saluti
Achille

[Modificato da Achille Lorenzi 25/11/2005 19.03]

25/11/2005 14:58
 
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Re: per Achille

Scritto da: Achille Lorenzi 24/11/2005 17.57

E’ certamente possibile vedere in Antioco una figura profetica, e quindi trasferire l’adempimento delle “profezie” che lo riguardano in altri contesti ed epoche storiche. Tuttavia non è certamente corretto ignorare completamente questo personaggio storico e le sue azioni nei confronti dei Giudei e del Tempio, come fanno i TdG.

[Modificato da Achille Lorenzi 24/11/2005 18.01]




Quello di trascurare scorci importanti di storia scomoda è consuetudine della WTS.
Pensa che io fino a un po' di tempo fa non sapevo nemmeno chi fosse Antioco e i Maccabei !!
Mi puoi consigliare un buon commentario storico/profetico al libro di Daniele ?
grazie
AoD

------------------------------------------------
Il MALE sono quelli che impongono la propria autorità come verità assoluta e non si dispongono alla verità come autorità assoluta.



25/11/2005 16:45
 
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Ancientofdays ha scritto:

...Mi puoi consigliare un buon commentario storico/profetico al libro di Daniele ?
grazie

E' stato segnalato ieri da Gabriele Traggiai nella sezione "Libri":
www.freeforumzone.com/viewmessaggi.aspx?f=47801&idd=2581

Ciao
Achille
25/11/2005 21:35
 
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La quarta bestia
Tutti d'accordo che sia la "testa d'oro" del sogno della statua (cap. 2 di Daniele) che il "leone alato" (del cap. 7) rappresentano Babilonia.

Ma non è giustificabile dividere l'impero dei Medi e dei Persiani in due, attribuendo uno dei quattro simboli della profezia ai Medi ed un altro ai Persiani, dal momento che il libro stesso di Daniele non lo fa.

I Medi e i Persiani sono nominati SEMPRE ASSIEME dal profeta Daniele e, quindi, raffigurati dal medesimo simbolo:

1) il "petto e le braccia d'argento" nel cap. 2 (la statua)

2) l'"orso" ripiegato su un fianco (ovvero, la prevalenza dei Persiani) nel cap. 7).

E' Daniele stesso a dirlo:

Daniele 2:39: "Dopo di te sorgerà un altro regno, inferiore al tuo; poi un terzo regno, di bronzo, che dominerà sulla terra; 40 poi vi sarà un quarto regno, forte come il ferro; poiché, come il ferro spezza e abbatte ogni cosa, così, pari al ferro che tutto frantuma, esso spezzerà ogni cosa."

Giusto alla vigilia della caduta di Babilonia, in un'APPARIZIONE il racconto profetico spiega:

Daniele 5:26: "Questa è l'interpretazione delle parole: Mené, Dio ha fatto il conto del tuo regno e gli ha posto fine; 27 Téchel, tu sei stato pesato con la bilancia e sei stato trovato mancante. 28 Perès, il tuo regno è diviso e dato ai Medi e ai Persiani»."

Daniele 8:20: "Il montone con due corna, che tu hai visto, rappresenta i re di Media e di Persia."

Medi e persiani (nominati assieme da Daniele) costituirono un unico grande impero e sul trono di tale impero si succedettero sia sovrani di stirpe Meda che di stirpe Persiana.

Quanto all'interpretazione delle quattro "bestie", sia i Padri della chiesa che molti studiosi cattolici e protestanti hanno visto nell'ordine:

LEONE ALATO = BABILONIA
ORSO = MEDO/PERSIA
LEOPARDO = GRECI/MACEDONI
4a BESTIA = IMPERO ROMANO.

Chi visitasse Norimberga vedrebbe, sulle porte monumentali del Municipio, le sculture eseguite nel 1607 da Leonard Kern delle quattro bestie summenzionate e, accanto ad ognuna di esse, nell'ordine:

Nabucodonosor (accanto al leone alato)
Ciro II (accanto all'orso)
Alessandro il Grande (accanto al leopardo)
GIULIO CESARE (ACCANTO ALLA BESTIA CON DIECI CORNA).

Non sembra, questo, essere un quadro "dipinto" da qualche settario!

Saluti.

[Modificato da Agabo 25/11/2005 21.44]

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25/11/2005 22:31
 
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Il commento di un dotto:
>>>""5 Poi vidi una seconda bestia, simile ad un orso; essa stava eretta
sopra un fianco, teneva tre costole in bocca fra i denti e le fu detto:
“Alzati, mangia molta carne!"

”La locuzione aramaica wa’arû chêwah ‘acharî tinyanah è resa correttamente da un buon numero di versioni: “Ed ecco un’altra bestia, una seconda”. L’espressione sottolinea la differenza della seconda bestia rispetto alla prima. Il secondo regno dovrà differire tanto dal primo quanto l’orso differisce dal leone. Le formule di transizione usate tra una bestia e l’altra chiariscono che queste sono consecutive e non contemporanee. Alcuni espositori moderni vedono nell’orso con le tre costole in bocca, un simbolo del regno di Media. L’esegesi conservatrice vi ha ravvisato unanimemente l’Impero medo-persiano. Questa identificazione è corretta storicamente ed esegeticamente perché:

(1) furono i Medo-Persiani ad abbattere l’impero neo-babilonese e a prenderne il posto;

(2) il contrasto fra le due figure animalesche esprime bene la differenza tra i Medo-Persiani e i Babilonesi. La figura massiccia, l’aspetto rude e selvaggio, la voracità insaziabile dell’orso sono caratteristiche che si adattano bene a raffigurare la rude cultura iranica, la mole elefantiaca dell’Impero medo-persiano, le guerre continue di Ciro II, Cambise II, Dario I e Serse I per accrescere la grandezza dell’impero e dei loro successori per mantenerla.

Per contro il portamento nobile e maestoso del leone, la sua snellezza e agilità, la sua dieta regolare evocano realisticamente la maestosità di Babilonia, lo splendore della sua cultura, la snella configurazione territoriale dell’Impero caldeo, la relativamente breve stagione guerresca di Nabucodonosor II nel corso della quale praticamente si formò e si consolidò l’Impero neo-babilonese.
L’orso si “rizzava sopra un lato” o “aveva un lato più alto”. Questa immagine indica sicuramente la componente etnica persiana che aveva un ruolo preponderante rispetto a quella meda. Infatti, come vedremo al capitolo otto di Daniele, lo stesso impero viene raffigurato da un montone avente un corno più alto dell’altro: l’analogia è evidente.

L’esegesi storica di Daniele ha generalmente ravvisato, nelle tre costole che l’orso stringe fra i denti, le tre maggiori conquiste dei primi regnanti achemenidi:
il regno di Lidia annesso da Ciro II nel 457 a.C., l’Impero di Babilonia conquistato ancora da Ciro II nel 539 a.C. e il regno d’Egitto occupato da suo figlio Cambise II nel 525 a.C.

L’ordine “alzati”, non deve far concludere che l’animale fosse accovacciato, poiché usciva proprio in quel momento dal mare. Questa apostrofe ha il senso di “Andiamo! Avanti!” (vedi Gd 8:20). Mangia molta carne! è l’emblema dell’avidità, tipica dell’orso, con la quale questo secondo impero si impossesserà delle ricchezze dei popoli conquistati. L’ordine significa: “Compi il tuo ruolo nella storia! Nessun ostacolo ti arresta!”.
Mentre i Caldei trasportavano lontano i popoli vinti, i Medo-Persiani senza toglierli dalle loro terre, li calpestavano sotto i piedi, dimostrando grande crudeltà nella loro guerra.
Per un certo numero di esegeti moderni l’Orso rappresenta la potenza meda e la terza bestia (il leopardo alato) quella persiana. Questa spiegazione urta contro la realtà storica e del testo biblico.

La storia biblica non conosce che un impero medo-persiano unico. I Medi più civilizzati giocarono un ruolo di primo piano finché, più tardi, i Persiani non ebbero un ruolo di preminenza e furono descritti come predominanti. Il Libro di Daniele insiste a varie riprese nel presentare questo impero come unico. Al re Baldassar Daniele annuncia che il regno di Babilonia viene dato ai “Medi e ai Persiani” (Dn 5:28), l’angelo dice al profeta: “il montone che hai veduto, rappresenta il re di Media e di Persia” (Dn 8:20). Dario il medo promulga un decreto conformemente alla “legge dei Medi e dei Persiani” (Dn 6:8, 12, 15).

Ai tempi della regina Ester, sebbene la dinastia fosse ormai persiana, si parla ancora delle “cronache dei re di Media e di Persia” (Et. 10:2) mantenendo l’antico titolo che poneva i Medi al primo posto secondo l’ordine storico. Nelle varie iscrizioni di Dario Istarpe i Persiani e i Medi vi sono menzionati come due popoli uniti in un solo popolo: “L’armata dei Persiani e dei Medi che erano con me”, “io inviai una armata di Persiani e di Medi”, “nessun uomo, né Persiano né Medo, l’avrebbe spodestato.

"6 Dopo questo, io guardavo, ed eccone un’altra simile ad un leopardo, che aveva addosso quattro ali d’uccello; questa bestia aveva quattro teste, e le fu dato il dominio."

Il contrasto tra il leopardo e l’orso è ancora più forte che tra l’orso e il leone. La velocità e l’agilità del leopardo suggeriscono che il terzo impero universale doveva crescere più rapidamente del secondo. Le quattro ali sul dorso dell’animale (il doppio rispetto al leone) accentuano questa impressione. Ci vollero 35 anni di guerre e l’impegno militare di tre regnanti (Ciro II, Cambise II e Dario I) perché l’Impero Medo-Persiano giungesse alla sua massima estensione territoriale. Ai Macedoni, che si celano sotto il simbolo del leopardo, bastarono 11 anni e la leadership di un solo capo, Alessandro, per costruire l’impero più vasto che fosse mai esistito nella storia. L’identificazione del leopardo con l’Impero macedone è quella che ha raccolto il più gran numero di consensi, dai tempi dei primi espositori cristiani di Daniele fino ai nostri giorni.
L’espressione: “le fu dato il dominio” sottolinea la sconfinata estensione dell’Impero di Alessandro. Le quattro teste sul corpo del leopardo anticipano la durata effimera dell’Impero greco-macedone. Ventidue anni dopo la morte del suo fondatore, l’impero si frazionò in quattro monarchie indipendenti, due di effimera durata (i regni di Macedonia e di Tracia) e due assai più longevi (i regni di Siria e d’Egitto rispettivamente sotto i Seleucidi e i Tolomei).

"7 Dopo questo, io guardavo, nelle visione notturne, ed ecco una
quarta bestia spaventevole, terribile e straordinariamente forte; aveva dei denti grandi, di ferro; divorava e sbranava, e calpestava il resto coi piedi; era diversa da tutte le bestie che l’avevano preceduta, e aveva dieci corna."

Gran parte dell’esegesi moderna di Daniele scorge in questo mostro senza nome un simbolo del regno ellenistico della Siria. Discordanze macroscopiche col testo danielico, in parte già segnalate e che qui completiamo, rendono problematicaquesta identificazione.

(1) La Siria dei Seleucidi è stata già prefigurata con una delle quattro teste del leopardo.

(2) Il carattere universale della quarta monarchia è espressamente sottolineato nel testo: “...divorerà tutta la terra” (v. 23). Il regno dei Seleucidi fu soltanto una frazione dell’Impero macedone.Alessandro, e prima di lui i re di Persia e di Babilonia, esercitarono un dominio universale, i Seleucidi mai.

(3) Il testo danielico differenzia espressamente le bestie-simbolo l’una dall’altra: “...una diversa dall’altra” (v. 3). Marcate differenze etniche, linguistiche, politiche e culturali distinsero fra loro i Babilonesi, i Persiani e i Macedoni. Il regno dei Seleucidi fu un prolungamento ridotto dell’Impero macedone del quale condivise la lingua, la cultura e l’appartenenza etnica dei suoi dinasti. La diversità della quarta bestia è enfatizzata con insistenza nel testo:

“era diversa da tutte le bestie che l’avevano preceduta” (v. 7);“...era diversa da tutte le altre...” (v. 19); “...un quarto regno ... che differirà da tutti i regni” (v. 23).

(4) Le formule di transizione tra una bestia e l’altra nei vv. 4-7 presuppongono un distacco netto tra i regni che quelle bestie rappresentano: “ed ecco un’altra bestia...” (v.5); “dopo questo...eccone un’altra” (v. 6); “dopo questo... ecco una quarta bestia...” (v. 7). Questo modo di rapportare i regni fra loro suggerisce che ognuno di essi debba sorgere dopo che il precedente sia caduto. I regni ellenistici, di cui uno fu la Siria dei Seleucidi, non succedettero all’Impero macedone, ne furono la naturale continuazione.

(5) Gli aggettivi e i verbi che descrivono l’aspetto e l’attività della quarta bestia(“spaventevole”, “terribile”, “straordinariamente forte”, “divorava”, “sbranava”, “calpestava”), evocano una potenza politica e militare formidabile e invincibile quale non fu storicamente la Siria dei Seleucidi.

(6) L’identificazione del regno di Siria nella quarta bestia è una forzatura a cui obbliga l’aprioristica identificazione di Antioco Epifane nell’undicesimo corno di quella bestia.<<<"

Tratto da "Capire Daniele" di A. Caracciolo.

[Modificato da Agabo 25/11/2005 22.39]

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Come si è visto, è opinione generalmente condivisa, che in Daniele vi siano numerosi e dettagliati accenni ad Antioco IV e alla sua persecuzione nei confronti dei Giudei e della loro religione.
Non si può capire veramente Daniele se si sorvolano e si ignorano completamente (come fanno i TdG, ed in parte anche altri) le azioni di questo scellerato sovrano.
Quelli che applicano ad altri contesti (con delle vere e proprie acrobazie esegetiche, che saltano da un millennio all'altro) i passi di Daniele in questione, che ruolo attribuiscono ad Antioco IV in relazione a queste "profezie"?
In altre parole, dove Daniele parlerebbe di Antioco IV?

Saluti
Achille
26/11/2005 19:04
 
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Re:

Scritto da: Achille Lorenzi 26/11/2005 8.18
Come si è visto, è opinione generalmente condivisa, che in Daniele vi siano numerosi e dettagliati accenni ad Antioco IV e alla sua persecuzione nei confronti dei Giudei e della loro religione.
Non si può capire veramente Daniele se si sorvolano e si ignorano completamente (come fanno i TdG, ed in parte anche altri) le azioni di questo scellerato sovrano.
Quelli che applicano ad altri contesti (con delle vere e proprie acrobazie esegetiche, che saltano da un millennio all'altro) i passi di Daniele in questione, che ruolo attribuiscono ad Antioco IV in relazione a queste "profezie"?
In altre parole, dove Daniele parlerebbe di Antioco IV?

Saluti
Achille



> D'accordo con te, Achille, non è possibile 'saltare' oltre mille anni di storia, ovvero dalla caduta dell'impero romano ai tempi moderni. Tanto più che la cosiddetta "potenza anglo-americana" è una potenza fittizia, mai esistita in quanto tale: una cosa sono gli Stati Uniti d'America, un'altra è l'Inghilterra. In ogni caso, un "corno solo", per di più "piccolo" (il "piccolo corno") come descrizione profetica non s'addice a descrivere tale fittizia potenza.

>> D'altra parte, però, anche l'eccessiva importanza data alla persecuzione dei Giudei da parte di Antioco Epifane IV è esagerata. Per quanto esecrabile e drammatica non ha raggiunto alcun "picco" di rilievo se paragonata alle tante persecuzioni che i Giudei hanno sofferto (vedi, per esempio, quella patita negli anni 70/135 d.C.).

Dal punto di vista esegetico/storico tale persecuzione non è presa in considerazione dal profeta Daniele. L'interpretazione secondo la quale il "piccolo corno" rappresenterebbe Antioco Epifane IV è un espediente per evitare altre possibili interpretazioni ... interpretazioni, come dire? più imbarazzanti. In quanto a questo, stavolta la Chiesa Cattolica rinuncia volentieri al pensiero dei Padri ...

Ciao.

[Modificato da Agabo 26/11/2005 19.09]

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26/11/2005 19:52
 
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Agabo ha scritto:

D'altra parte, però, anche l'eccessiva importanza data alla persecuzione dei Giudei da parte di Antioco Epifane IV è esagerata. Per quanto esecrabile e drammatica non ha raggiunto alcun "picco" di rilievo se paragonata alle tante persecuzioni che i Giudei hanno sofferto (vedi, per esempio, quella patita negli anni 70/135 d.C.).

Quella subita dagli ebrei per mano di Antioco è stata comunque la prima persecuzione religiosa ricordata dalla storia. E quello che Antioco IV fece nei confronti del Tempio e dell'adorazione che vi veniva praticata non aveva avuto precendenti in tutta la storia degli ebrei.

Dal punto di vista esegetico/storico tale persecuzione non è presa in considerazione dal profeta Daniele.

Fammi capire meglio: intendi dire che in Daniele (nell'intero libro) non c'è nessun riferimento ad Antioco IV e alla sua persecuzione degli ebrei?

Saluti
Achille
27/11/2005 19:11
 
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Fammi capire meglio: intendi dire che in Daniele (nell'intero libro) non c'è nessun riferimento ad A
> Rimaniamo ai capitoli 2 e 7 di Daniele. In questi due capitoli non v'è alcun riferimento ad Antioco Epifane IV. A costo di ripetermi:
la 4a bestia ha le caratteristiche delle altre 3 bestie, ovvero, non è una frazione di un potere, ma E' UN POTERE PARI A QUELLI RAFFIGURATI DALLE ALTRE BESTIE.

Chiarisco ancora meglio: il primo potere fu BABILONIA, il secondo fu l'impero MEDO PERSIANO (non diviso nelle sue due etnie), il terzo potere fu quello GRECO/MACEDONE.

Per quale motivo il 4° potere, anziché ROMA, dovrebbe essere UNA FRAZIONE DI QUELLO CHE FU IN EFFETTI LA "QUARTA PARTE" (e, quindi la continuazione)DEL POTERE GRECO?

Tutto il discorso diventa chiaro se si identifica correttamente la 4a bestia. E la 4a bestia è non solo un'IMPERO, come lo furono i precedenti IMPERI, ma fu anche la più potente. Così, infatti lo descrive il profeta Daniele:

Daniele 7:7 "Io continuavo a guardare le visioni notturne, ed ecco una quarta bestia spaventosa, terribile, straordinariamente forte. Aveva grossi denti di ferro; divorava, sbranava e stritolava con le zampe ciò che restava; era diversa da tutte le bestie precedenti e aveva dieci corna."

Il profeta fu attratto soprattutto da quest'ultima bestia:

Daniele 7:19 "Allora volli conoscere la verità intorno alla quarta bestia che era diversa da tutte le altre, straordinariamente terribile, che aveva denti di ferro e unghie di bronzo, che divorava, sbranava e calpestava il resto con le zampe."

Ora, è cosa fin troppo risaputa che l'impero romano seguì quello greco.
Se una scelta dev'essere fatta tra l'impero romano e la Siria, quale di questi due corrisponde meglio alla descrizione di Daniele?
Davvero la descrizione profetica di Daniele si adatta così bene alla Siria, al punto da escludere addirittura l'impero romano? E perché mai? per il solo fatto che ha perseguitato i Giudei per tre anni?
[apro una parentesi: la profezia non ha lo scopo di mostrare le "sofferenze" di un popolo perseguitato, ma quello di PREANNUNCIARE LA STORIA DEL MONDO, a partire dal tempo di Daniele].
Ma, se così fosse, come spiegare, quindi, il grande "salto temporale" che verrebbe a formarsi tra Antioco Epifane IV e la fine dei tempi?
Possibile che una profezia che, dal tempo di Babilonia si proietta fino alla fine dei giorni non dica nulla su quello che fu la storia dell'impero romano, le invasioni barbariche, il Medio Evo con tutte le sue tragedie, e la formazione degli stati moderni?

Ma, se la 4a bestia è Roma e le "dieci corna" sono i popoli barbarici che, in seguito, dettero vita agli stati moderni, tutto il discorso danielico trova la sua logica, fino alla presa in considerazione dei nostri tempi, che sono probabilmente quelli che precedono la fine ultima.

Comunque, non mi pare che la profezia di Daniele si occupi di Antioco Epifane IV, né nei suddetti capitoli né altrove nel suo libro. D'altra parte, se le "dieci corna sorgono dalla 4a bestia", al tempo di quest'ultima il potere di Antioco apparteneva ormai ad un remoto passato.

Ciao.

[Modificato da Agabo 27/11/2005 19.19]

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27/11/2005 19:27
 
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Agabo ha scritto:

...Comunque, non mi pare che la profezia di Daniele si occupi di Antioco Epifane IV, né nei suddetti capitoli né altrove nel suo libro.

Beh, mi pare che ci siano degli avventisti che non sono del tuo parere.
Secondo Adelio Pellegrini, infatti, in Daniele ci sono sicuramente dei riferimenti ad Antioco IV:
Abbiamo l’impressione che coloro che, con argomenti stolidi che scaturiscono dal testo di Daniele, hanno contrastato l’identificazione di Antioco Epifane IV con il piccolo corno di Daniele 7, 8, e il principe, capo di 9:26,27, cerchino di mettersi al sicuro eliminando tale re anche da questo capitolo 11, di modo che di Antioco non si dica nulla in Daniele. Crediamo che, così facendo, facciano dire al testo del capitolo 11 quanto non vorrebbe dire» [...] «È un fatto incontestabile: il tentativo di Antioco di costringere i Giudei ad abbandonare la loro religione e le loro culture nazionali, per adottare la religione, la cultura e la lingua dei Greci, costituisce l’avvenimento il più significativo della storia giudaica durante il periodo che si estende tra i due Testamenti». Nota 70,5, p. 835, c.XX, del libro avventista Quando la storia diventa profezia, Adelio Pellegrini, Roma.
Commentando il cap. 11 di Daniele, questo avventista riconosce quindi che in quel capitolo si parla anche di Antioco IV:
Antioco IV Epifane

«Poi, in luogo suo, sorgerà un uomo spregevole, a cui non sarà stata conferita la maestà reale; ma verrà senza rumore, e s’impadronirà del regno a forza di lusinghe». [11:21]

La grande maggioranza degli interpreti non esita a riconoscere in quest’uomo spregevole Antioco IV Epifane (175-164). «Questo principe, figlio minore di Antioco III, ritornava da Roma, dove era stato ritenuto come ostaggio durante dodici anni, e dove fu rimpiazzato da suo nipote Demetrio, quando apprese per strada la morte di suo fratello Seleuco IV, avvelenato dal suo ministro Eliodoro. Antioco Epifane ebbe ben presto ragione su questi, ma mantenne la corona per sé e lasciò l’erede legittimo in mano dei Romani». I suoi sudditi sostituirono l’attributo Epifane con Epimane (che significa il folle), come testimonia Polibio. Pur non essendo l’erede legittimo al trono, lo mantenne mediante la forza delle lusinghe.

«E le forze che inonderanno il paese saranno sommerse davanti a lui, saranno infrante, come pure un capo dell’alleanza». [11:22]

Tolomeo V Epifane (203-181) morì all’età di 28 anni, lasciando due figli in tenera età: il maggiore, Tolomeo VI Filometore (181-145), e Tolomeo VII Evergete (145-116). Durante qualche anno l’Egitto fu governato dalla loro madre, Cleopatra, figlia di Antioco III il Grande e sorella di Seleuco IV e di Antioco IV Epifane. «Alla morte di Cleopatra, i tutori dei suoi due figli, Tolomeo VI Filometore, e Tolomeo VII Evergete II, reclamarono la cessione della Coelé-Siria, della Fenicia e della Giudea, come dote della madre di questi principi. Questa dote non era ancora stata data. A causa del rifiuto di Antioco IV, gli Egiziani entrarono in guerra, con delle forze inondanti. Ma il re della Siria marciò presto su Peluse, batté l’esercito egiziano presso il monte Casius, s’impadronì con l’astuzia del giovane Tolomeo Filopatore e, con la scusa di prendere il ruolo di suo tutore, invase l’Egitto, dove prese a regnare nel nome di questo nipote, mentre l’altro, Evergete, si mantenne in Alessandria».
Per quanto riguarda il capo dell’alleanza che venne infranto, .... Crediamo che sia più corretto identificare il “principe dell’alleanza” con Onia anche se il versetto seguente potrebbe forse far pensare a Tolomeo VI.

«E, nonostante la lega fatta con quest’ultimo, agirà con frode, salirà, e diverrà vittorioso con poca gente. E, senza rumore, invaderà le parti più grasse della provincia, e farà quello che non fecero mai né i suoi padri, né i padri dei suoi padri: distribuirà bottino, spoglie e beni e mediterà progetti contro le fortezze; questo, per un certo tempo». [11:23,24]

«Dal momento in cui aveva fatto alleanza, dall’istante in cui si era associato con il re d’Egitto... la condotta di Antioco offrì sempre l’impronta della dissimulazione e dell’imbroglio. Sotto il pretesto di assicurare il regno al nipote, il re di Siria s’impadronì dell’Egitto con poca gente. Per imbrogliare questo giovane principe, Antioco non prese con sé che un piccolo esercito. S’impadronì di Menfi, e poi svelò i suoi disegni ostili davanti ad Alessandria». «Fu la prima campagna contro l’Egitto (173 a.C.)».
...
«Poi raccoglierà le sue forze e il suo coraggio contro il re del mezzogiorno, mediante un grande esercito. E il re del mezzogiorno s’impegnerà in guerra con un grande e potentissimo esercito; ma non potrà tenere fronte, perché si faranno delle macchinazioni contro di lui. Quelli che mangeranno alla sua mensa saranno la sua rovina, il suo esercito si dileguerà come un torrente, e molti cadranno uccisi». [11:25,26]

Noi abbiamo qui «una seconda campagna contro l’Egitto, 171 a.C. Il re del Mezzogiorno è Evergete II o Fiscone (il gonfio), fratello di Filometore, che era stato proclamato re dagli abitanti di Alessandria, al posto di suo fratello, che si era messo alle dipendenze di Antioco. Questi pretendeva sempre di combattere nell’interesse del maggiore dei suoi nipoti, ma con l’intenzione segreta di frustrarlo col frutto della sua vittoria. Fiscone fu vinto (vicino a Peluse) a causa d’un tradimento macchinato da Antioco».

I tutori e ministri di Tolomeo, Euleo e Laneo, sono coloro che mangiarono alla tavola del giovane principe con gli altri cortigiani e che lo tradirono. L’esercito di Antioco invaderà l’Egitto.

«E quei due re cercheranno in cuor loro di farsi del male; e, alla stessa mensa, si diranno delle menzogne; ma ciò non riuscirà, perché la fine non verrà che al tempo fissato». [11:27]

«I due re non sono i due fratelli, ma Tolomeo e Antioco». ... La fine di questa lotta non verrà che al tempo fissato, con la morte di Antioco.

Persecuzione di Antioco nei confronti di Israele

«E quegli tornerà al suo paese con grandi ricchezze; il suo cuore formerà dei disegni contro al patto santo, ed egli li eseguirà, poi tornerà al suo paese». [11:28]

L’accordo è generale nel vedere in queste parole e in quelle successive del versetto 30 la persecuzione di Antioco contro i Giudei dal 169 al 166 a.C.
...
«Al tempo stabilito, egli marcerà di nuovo contro il mezzogiorno; ma quest’ultima volta la cosa non riuscirà come la prima; poiché delle navi di Kittim muoveranno contro di lui, ed egli si perderà d’animo; poi di nuovo si indignerà contro il patto santo, ed eseguirà i suoi disegni, e tornerà ad intendersi con quelli che avranno abbandonato il patto santo». [11:29,30]

«La terza campagna di Antioco in Egitto non ebbe i risultati felici di prima. ... Le navi di Kittim che impedirono il progetto di Antioco sono le navi romane. «Si tratta in effetti della flotta romana che, dopo la vittoria di Pidna, si diresse dalla Macedonia verso l’Egitto per impedire al re di Siria di impadronirsi di questo paese. I progetti di Antioco relativi ai due Tolomei non si erano realizzati. I due fratelli si erano riconciliati e avevano convenuto di regnare congiuntamente. Il re di Siria gettò la maschera e reclamò, da parte sua, l’isola di Cipro con Peluse fino al Nilo. I due fratelli avevano chiesto il soccorso ai Romani. Un ambasciatore romano incontrò Antioco non lontano da Alessandria; e Popilio Lenate, che ne era il capo, gli presentò il decreto del Senato che gli ingiungeva di terminare la guerra immediatamente, sotto pena di essere considerato come un nemico. Vanamente il re di Siria rispose che aveva bisogno di riflettere, di consultare i suoi amici; Popilio tracciò rapidamente, con un bastone di vigna che teneva in mano, un cerchio nella sabbia attorno ad Antioco, proibendogli di uscire dal cerchio prima di aver risposto alle ingiunzioni del Senato. Malgrado la sua esasperazione, il re dovette inchinarsi davanti a quest’ordine e riprendere con il suo esercito la strada della Siria. Volse allora il suo furore contro i Giudei».

Un partito di apostati giudei, fra i quali si trovava Menelao, assecondò il re nella sua impresa contro la loro religione e contro il loro paese nell’opera di denazionalizzare i Giudei, togliendo loro culto, istituzioni e costumi.
Tratto da www.vinsoft.net/pellegrini/QlPdS/cap20.php

Quindi di Antioco IV si parlerebbe nel libro di Daniele, almeno nel capitolo 11. Mi pare comunque di capire che anche questo avventista non sia del tutto convinto che in Dan. 7 e 8 non si menzioni anche Antioco IV, visto che definisce "stolidi" gli argomenti di coloro che contrastano l'identificazione di Antioco nel "piccolo corno". (*nota)
Nelle note del suo lavoro si osserva come vi siano diversità di opinioni in merito all'interpretazione di Daniele cap. 11, tuttavia quasi tutti gli studiosi citati riconoscono che vi si parla anche di Antioco IV:
Il testo di Daniele 11:21-45 è stato compreso e anche suddiviso in modi diversi:

- Antioco IV Epifane: K. AUBERLEN, 3a ed., p. 61; G. LUZZI, pp. 322-329; A. WESTPHAL, Les proph., pp. 1047,1048.

- Antioco IV Epifane tipo dell’Anticristo finale: P. JURIEU, The accompl., vol. I, pp. 216-257; M. LUTHER, p. 270; Ph. MELANCHTON, Omnia, 1555, pp. 330-334; R. PACHE, Notes, pp. 68,78. Per reazione a questa interpretazione altri esegeti non hanno voluto vedere Antioco in nessuna parte di questo capitolo. Vedere SDABC, fine nota n. 70.

Daniele 11:21-29:
- Antioco: I.T. HINTON, pp. 70-75; C.L. LOYS de CHÉSEAUX, pp. 233-237; M.C. WILCOX, The Signs of the Times, 23/4/1912, p. 6.

Daniele 11:21-30:
- Antioco: S. SPARKES, pp. 98-129;

Daniele 11:21-35:
- Antioco: S. LIMBACH, Eine, pp. 166-174;

- Antioco tipo dell’Anticristo finale: G.D. YOUNG, vol. II, pp. 273;

Daniele 11:36-45:

- Antioco e Anticristo finale: S. LIMBACH, Eine, pp. 174-181.
Quasi tutti questi interpreti quindi vedono nel libro di Daniele una chiara descrizione dell'operato di Antioco IV.
E' vero che qui si parla del cap. 11, tuttavia le somiglianze fra ciò che fece Antioco e ciò che si legge anche nei capp. 7 e 8 sono così evidenti che non si può fare a meno di scorgere anche in tali capitoli un riferimento alle sue (di Antioco) azioni. La descrizione forse troppo enfatica ed esagerata (se messa a confronto con quella di altri regni) del ruolo e del potere di Antioco, può dipendere dal punto di vista e dall'obiettivo dell'autore, che era quello di incoraggiare i giudei che venivano uccisi e perseguitati dal "piccolo corno", profanatore del tempio e soppressore del culto.

Fra l'altro, visto tale corrispondenza/somiglianza fra ciò che si legge in Daniele e la persecuzione di Antioco, ci si può chiedere come mai non vi sia nessun riferimento nel libro dei Maccabei a tali "profezie". Perché, per esempio, quando in 1 Maccabei (1:54) si legge che “il re innalzò sull’altare l’abominio della desolazione” non si sottolinea enfaticamente che questo fatto era stato predetto dal profeta Daniele? (in 11:31, e con parole molto simili). Perché nei discorsi esortativi e nelle riflessioni dei fedeli giudei, riportate nei libri dei Maccabei, non viene mai richiamata l’attenzione su questa profezia, che tra l’altro, prediceva una rapida fine dell’oppressore, il ristabilimento del tempio ed il ripristino dei sacrifici quotidiani? (Cfr. 1 Maccabei 4:8-11, discorso esortativo di Giuda Maccabeo. 2 Macc.6:12-17, riflessione sulla sventura). Se i Giudei erano a conoscenza da secoli di questa profezia, perché non venne mai ricordata per incoraggiare e rafforzare la nazione perseguitata da Antioco? Questo silenzio è del tutto incomprensibile se si sostiene che l'inero libro venne scritto nel VI secolo a. C. e non (almeno in parte) in epoca maccabaica.

Un'ultima osservazione: in questa sezione del forum si discute della dottrina dei TdG. L'accenno alle dottrine avventiste è quindi puramente occasionale e serve solo ad evidenziare come vi sia una generale concordanza in merito al fatto che di Antioco IV in Daniele si parla, anche se secondo la WTS invece di questo re non ci sarebbe nessun accenno nell'intero libro.

Saluti
Achille

* Nota: per quanto riguarda le spiegazioni di questo studioso avventista, accanto ad alcune strettamente legate ai fatti storici ed al testo biblico, ve ne sono altre in cui le "acrobazie" esegetiche non hanno nulla da invidiare a quelle della WTS. Per esempio, commentando Dan, 11:37 ("onorerà il dio delle fortezze, ... un dio sconosciuto"), il Pellegrini osserva quanto segue:
«Ma è ancora detto che il re che si onorificava, onorava pure “un dio che i suoi padri non avevano punto conosciuto”, con dell’oro, dell’argento e delle pietre preziose. Il principio sul quale riposa la transustanziazione è evidentemente un principio babilonese, ma nulla prova che questo principio sia stato applicato come lo è stato dal papato. E certo, noi abbiamo la prova che mai nessun dio ostia simile a quello che adora il papato, sia stato adorato nella Roma pagana. ... Ma ciò che era troppo assurdo per i pagani romani non è affatto assurdo per il papa. Questa ostia è incastonata in una scatola ornata d’argento e di pietre preziose. È dunque evidente che il dio sconosciuto pure ai padri pagani è onorato oggi dal papa in maniera assolutamente conforme ai testi stessi della profezia». Questo dio sconosciuto è Cristo Gesù nell’ostia che neppure i primi cristiani, i padri della Chiesa avevano conosciuto e viene proposto all’adorazione come Maozim. Questa forma di culto era sconosciuta anche agli antichi romani pagani».
Davvero un'esegesi illuminante! Lo sappiano i cattolici quando vanno a messa: stanno inconsapevolmente adorando il dio delle fortezze, il dio sconosciuto predetto da Daniele!

[Modificato da Achille Lorenzi 27/11/2005 20.11]

28/11/2005 23:00
 
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Qualche precisazione ...
Fa attenzione, Achille, perché il capitolo 11 di Daniele parla di una lotta tra il "re del nord" e il "re del sud". L'interpretazione di questi due re che sono in lotta tra loro ha conosciuto varie interpretazioni nel tempo tra commentatori sia di campo cattolico che protestante ed evangelico.

Di fatto, ancora oggi gli esegeti avventisti sono molto cauti nel dare una configurazione assoluta a questi due re.

In ogni caso, alcune precisazioni sono d'obbligo.

La prima: Si parla di argomenti SOLIDI, non "stolidi":

"5. Abbiamo l’impressione che coloro che, con argomenti solidi che scaturiscono dal testo di Daniele, hanno contrastato l’identificazione di Antioco Epifane IV con il piccolo corno di Daniele 7, 8, e il principe, capo di 9:26,27, cerchino di mettersi al sicuro eliminando tale re anche da questo capitolo 11, di modo che di Antioco non si dica nulla in Daniele. Crediamo che, così facendo, facciano dire al testo del capitolo 11 quanto non vorrebbe dire. Tra gli studiosi avventisti, dopo Uria Smith, che ha rifiutato la minima presenza di Antioco anche in questo capitolo, solo due hanno visto il re Seleucida in Daniele 11: WILCOX Milton Charles, Signs of the Time, 23.4.1912, p. 6 e VAUCHER Alfred Félix, Les Signes des Temps, aprile 1960, p. 12. Gli autori del Commentario Biblico Avventista, SDABC, hanno però scritto: «È un fatto incontestabile: il tentativo di Antioco di costringere i Giudei ad abbandonare la loro religione e le loro culture nazionali, per adottare la religione, la cultura e la lingua dei Greci, costituisce l’avvenimento il più significativo della storia giudaica durante il periodo che si estende tra i due Testamenti. È possibile che la crisi causata dalla politica di Antioco Epifane sia menzionata in Daniele 11, benché esistano delle considerevoli differenze di opinioni quando si tratta di determinare la parte di questo capitolo che si riporti a questo soggetto. Si può riconoscere che le attività di Antioco Epifane trovino la loro collocazione nel capitolo 11 senza essere obbligati ad ammettere che lo stesso soggetto occupi un posto nei capitoli 7 e 8» vol. IV, pp. 868,869. Vedere inoltre nota n. 74."

(nota 70 al punto 5 di "Quando la profezia diventa storia" di Adelio Pellegrini)

Si tratta sicuramente di una svista, d'accordo, ma a volte anche una piccola svista ha conseguenze importanti. Inoltre, Pellegrini che conosco personalmente, è un onesto ricercatore e, come in questo caso, riporta anche le opinioni contrarie alle sue. Nella citazione di cui sopra egli riporta anche il pensiero di un avventista che risale addirittura al 1912, sopra un argomento (il commento ai "due re" del cap. 11 di Daniele) che a tutt'oggi non vede ancora l'unanimità nemmeno in campo avventista.

La seconda è il pensiero dell'autore stesso, cioè del Pellegrini che più avanti così si esprime:

"Roma entra nella visione profetica

Purtroppo oggi i commentatori, non riconoscendo in Daniele un profeta dell’Iddio vivente, ma un semplice narratore del II secolo avanti Cristo, sono unanimi nell’attribuire lo scritto che segue del capitolo XI alla storia del re seleucida Antioco IV Epifane.
Noi non possiamo però accettare questo commento della Parola di Dio per due motivi:

1. l’interpretazione data non realizza il testo di Daniele, il quale, se avesse veramente narrato gli avvenimenti del suo tempo (II secolo avanti Cristo, secondo questi commentatori) avrebbe riportato delle inesattezze storiche e fatti che non sono mai avvenuti; mentre, per contro, è stato molto preciso, come abbiamo visto, quando ha descritto gli avvenimenti dei decenni precedenti;

2. la carriera politica e militare di Antioco si ferma con l’intervento dei Romani. Dal testo risulta evidente che l’angelo, nel rivelare a Daniele il futuro, passa da una monarchia all’altra nel momento in cui la precedente perde la sua influenza e la successiva entra in relazione con il popolo di Dio. Procedimento chiaro fin dall’inizio del capitolo XI in cui passa dalla Persia alla Grecia, dopo aver solamente menzionato quattro re dopo Ciro, con nessun riferimento agli altri nove re persiani, per descrivere il sorgere di Alessandro Magno. Di conseguenza, non possiamo non vedere nelle parole dell’angelo, da questo momento in poi, qualcun altro che Roma nella sua evoluzione: pagano-imperiale prima, cristiano-papale poi nei suoi tratti e nei suoi momenti più salienti.
(...)
Che si traduca “mimmenu” con “di lui”, o “di loro”, a condizione di riportare queste parole a Kittim, o che si preferisca tradurre con “dopo lui” o “a causa di lui”, pensando ad Antioco Epifane, soggetto del versetto precedente, nulla si oppone che si vedano in questo versetto i Romani. «Noi abbiamo l’autorità del nostro Signore per affermare che l’abominazione della desolazione... si riferisce al sacco di Gerusalemme fatto dai Romani». Alcuni commentatori hanno creduto di identificare le parole di questo versetto con quelle pronunciate da Gesù nel suo discorso escatologico di Matteo XXIV:15, quando presenta la distruzione di Gerusalemme, come aveva detto il profeta Daniele, invitando i lettori a porvi mente.

«Come all’inizio della visione l’angelo è passato da Serse ad Alessandro senza notare i re di Persia che hanno regnato nell’intervallo, e ha raccontato la storia del regno fondato da Alessandro, per il fatto che la prima grande collisione degli imperi di Persia e di Grecia è stato il legame che ha unito la storia della Persia a quella della Grecia, collisione che doveva portare finalmente il rovesciamento dell’una e lo stabilimento dell’altra; nello stesso modo lo stesso messaggero celeste, al momento in cui il regno macedone sta per essere estirpato, e nel momento in cui l’influenza e l’autorità romana si va estendendo sulla Siria e l’Egitto, lascia la storia dei re del Nord e del Sud, e fa notare l’elevarsi di un nuovo potere, di già apparso sulla scena, potere che il profeta aveva descritto nelle visioni precedenti»."

In conclusione, a me è sfuggita la piccola parte che "potrebbe" aver avuto Antioco Epifane IV NEL CAPITOLO 11 di Daniele, che non parla del "piccolo corno" dei capitoli 7 ed 8. Giustificabile, sia perché riguardo al capitolo 11 l'esegesi avventista è piuttosto prudente e non univoca sia perché la mia attenzione trascura l'azione molto circoscritta, dal punto di vista geografico e storico di Antioco Epifane IV. La trascura perché lo considero un terreno degli specialisti, che rimangono ancora discordanti tra loro.

Il succo del discorso è quello che è riportato a conclusione della citazione finale del Pellegrini, ovvero, l'identificazione e l'attività politica/religiosa di questo "piccolo corno" travalica i secoli,e la sua opera va dall'impero romano fino alla fine dei giorni. Ma questo lo puoi leggere tu stesso dal libro del Pellegrini.

Nota:
UN'ALTRA SVISTA: L'AUTORE DEL BRANO CHE HAI POSTATO COME NOTA IN FONDOPAGINA NON E' DI A. PELLEGRINI MA DI "GRINSOZ THEODORE": 'Essai sur l'Apocalypse ..." Geneve 1729, pp. 415, 416.
Ciao.



[Modificato da Agabo 28/11/2005 23.34]

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Agabo ha scritto:

Fa attenzione, Achille, perché il capitolo 11 di Daniele parla di una lotta tra il "re del nord" e il "re del sud". L'interpretazione di questi due re che sono in lotta tra loro ha conosciuto varie interpretazioni nel tempo tra commentatori sia di campo cattolico che protestante ed evangelico.

Ma certo, ed è quello di cui stiamo discutendo. Anche gli Avventisti hanno le loro interpretazioni, tuttavia non escludono (come fanno i TdG) che in Daniele si parli anche di Antioco. Questo secondo Pellegrini e secondo numerosi studiosi da lui citati nelle sue note.

Di fatto, ancora oggi gli esegeti avventisti sono molto cauti nel dare una configurazione assoluta a questi due re.

Ma non c'è bisogno di essere degli esegeti per capire che vi si parla di Antioco. Basta anche solo confrontare Daniele 11 con i libri dei Maccabei. Inoltre non si tratta di dare una "configurazione sicura" a tutti i dettagli ma di riconoscere l'ovvietà del fatto che vi si parla anche di Antioco IV

In ogni caso, alcune precisazioni sono d'obbligo.
La prima: Si parla di argomenti SOLIDI, non "stolidi":

Grazie per la precisazione. Sono certo però che la nota originale parlasse di argomenti "stolidi". Conosco questo scritto di Pellegrini da qualche anno e ricordo benissimo, dato che ne avevo stampato qualche parte, che in origine vi si leggeva "stolidi".

...UN'ALTRA SVISTA: L'AUTORE DEL BRANO CHE HAI POSTATO COME NOTA IN FONDOPAGINA NON E' DI A. PELLEGRINI MA DI "GRINSOZ THEODORE": 'Essai sur l'Apocalypse ..." Geneve 1729, pp. 415, 416.

Nota che comunque è una parte integrante del lavoro del Pellegrini e che non viene da lui né smentita né contraddetta.

La storia attesta comunque che il "dio delle fortezze" o "dio sconsciuto" dai suoi padri era Zeus Olimpio, al quale Antioco IV eresse molti templi (e non certo l'osta dei cattolici!).


Zeus Olimpio, il dio adorato da Antioco IV.

Per quanto riguarda un'analisi versetto per versetto del cap. 11 di Daniele, messo a confronto con le interpretazioni della WTS, analisi che include anche la profanazione del tempio e la soppressione del culto da parte di Antioco (cose che Pellegrini trascura completamente), rimando al mio studio si Daniele:
www.infotdgeova.it/daniele1.htm

Saluti
Achille

[Modificato da Achille Lorenzi 29/11/2005 6.42]

29/11/2005 11:09
 
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devo rettificare una mia citazione
Achille, nella tua "nota" tu scrivi:


* Nota: per quanto riguarda le spiegazioni di questo studioso avventista, accanto ad alcune strettamente legate ai fatti storici ed al testo biblico, ve ne sono altre in cui le "acrobazie" esegetiche non hanno nulla da invidiare a quelle della WTS. Per esempio, commentando Dan, 11:37 ("onorerà il dio delle fortezze, ... un dio sconosciuto"), il Pellegrini osserva quanto segue:

(qui Achille riporta solo parzialmente la citazione di un Autore citato da Pellegrini -vedi più avanti la citazione completa).

Davvero un'esegesi illuminante! Lo sappiano i cattolici quando vanno a messa: stanno inconsapevolmente adorando il dio delle fortezze, il dio sconosciuto predetto da Daniele!

Ironia a parte, il brano completo citato dal Pellegrini è questo:

"«Queste parole (di Daniele) danno una descrizione esatta del papato con il suo orgoglio, con il suo celibato e la sua verginità obbligatoria... Traduciamole dunque letteralmente e paragoniamole con la storia del papato, allora tutto sarà chiaro, compatibile, armonioso. I1 profeta ispirato ha dichiarato che nella Chiesa del Cristo si eleverà qualcuno che non aspirerà solamente a una grande elevazione, ma pure la raggiungerà in maniera da far eseguire la sua volontà; e questa volontà sarà interamente opposta a tutte le leggi divine e umane. Ora, se questo re deve essere un preteso successore del pescatore di Galilea, ecco la domanda che ci si pone naturalmente: “Come potrebbe avere i mezzi per elevarsi a una simile altezza di potere?” Le parole che seguono rispondono chiaramente a questa domanda: “Egli non avrà riguardo ad alcun dio, poiché si eleverà al di sopra di ogni dio”. Il lettore noterà che non dice: “Non adorerà nessun Dio”, il contrario è evidente, ma: “Egli non avrà riguardo ad alcuno, poiché la sua propria gloria è la sua più grande preoccupazione” (scopo supremo n.d.a.) ... Ma è ancora detto che il re che si onorificava, onorava pure “un dio che i suoi padri non avevano punto conosciuto”, con dell’oro, dell’argento e delle pietre preziose. Il principio sul quale riposa la transustanziazione è evidentemente un principio babilonese, ma nulla prova che questo principio sia stato applicato come lo è stato dal papato. E certo, noi abbiamo la prova che mai nessun dio ostia simile a quello che adora il papato, sia stato adorato nella Roma pagana. “Quale uomo sia mai stato abbastanza insensato, dice Cicerone, da farsi un dio dell’alimento con il quale si nutre?” ... Ma ciò che era troppo assurdo per i pagani romani non è affatto assurdo per il papa. Questa ostia è incastonata in una scatola ornata d’argento e di pietre preziose. È dunque evidente che il dio sconosciuto pure ai padri pagani è onorato oggi dal papa in maniera assolutamente conforme ai testi stessi della profezia».127

La nota 127 riporta:
A. Hislop, o.c., pp. 385-387; ed. inglese pp. 354. Vedere Richard FOREST, Structures upon chapter XI, v. 38, etc., of the Book of Daniel, relative to the present times, Carlisle 1805, IV-33 pp.; Anonimo, Observation intended to point out the application of the prophecy in the 11th chapter of Daniel to the French power, London 1800, IV-44 pp.

QUESTO BRANO, PERTANTO, NON E' DEL PELLEGRINI.

(nel mio ultimo pos ho confuso la "nota 127" con la nota 123". Chiedo venia).

Saluti.
Agabo.

Visita:

"MA COME UN'AQUILA PUO' DIVENTARE AQUILONE? CHE SIA LEGATA OPPURE NO, NON SARA' MAI DI CARTONE " -Mogol
"Non spetta alla chiesa decidere se la Scrittura sia veridica, ma spetta alla Scrittura di testimoniare se la chiesa è ancora cristiana" A.M. Bertrand
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Agabo ha scritto:

Achille, nella tua "nota" tu scrivi:

* Nota: per quanto riguarda le spiegazioni di questo studioso avventista, accanto ad alcune strettamente legate ai fatti storici ed al testo biblico, ve ne sono altre in cui le "acrobazie" esegetiche non hanno nulla da invidiare a quelle della WTS. Per esempio, commentando Dan, 11:37 ("onorerà il dio delle fortezze, ... un dio sconosciuto"), il Pellegrini osserva quanto segue:

(qui Achille riporta solo parzialmente la citazione di un Autore citato da Pellegrini -vedi più avanti la citazione completa).

Davvero un'esegesi illuminante! Lo sappiano i cattolici quando vanno a messa: stanno inconsapevolmente adorando il dio delle fortezze, il dio sconosciuto predetto da Daniele!

Ironia a parte, il brano completo citato dal Pellegrini è questo:

[...]

La nota 127 riporta:
A. Hislop, o.c., pp. 385-387; ed. inglese pp. 354. Vedere Richard FOREST, Structures upon chapter XI, v. 38, etc., of the Book of Daniel, relative to the present times, Carlisle 1805, IV-33 pp.; Anonimo, Observation intended to point out the application of the prophecy in the 11th chapter of Daniel to the French power, London 1800, IV-44 pp.

QUESTO BRANO, PERTANTO, NON E' DEL PELLEGRINI.

Grazie per la precisazione. Le parole citate non sono del Pellegrini ma vengono da lui condivise e citate come "spiegazione" del significato dell'espressione "dio delle fortezze ... dio sconosciuto". Il Pellegrini si dimostra del tutto concorde con tale "esegesi", osservando, subito dopo la citazione di Hislop, che «Questo dio sconosciuto è Cristo Gesù nell’ostia che neppure i primi cristiani, i padri della Chiesa avevano conosciuto e viene proposto all’adorazione come Maozim. Questa forma di culto era sconosciuta anche agli antichi romani pagani», e «Questo dio che ha attirato a sé gli occhi e i cuori di tutti, viene mostrato nelle processioni e nelle messe». ... «Questo dio che dimora in fortezze tabernacoli e nei santuari è onorato nelle chiese dove l’Anticristo estende il suo regno e dove esercita la forma di culto da lui creata».

Quindi anche se le parole citate non sono direttamente quelle del Pellegrini, il pensiero che vi è espresso è certamente quello del Pellegrini.

Saluti
Achille

[Modificato da Achille Lorenzi 29/11/2005 12.46]

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