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Daniele 12:4

Ultimo Aggiornamento: 21/10/2005 19:45
19/10/2005 19:28
 
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In Daniele 12:4 si legge:

«Tu, Daniele, tieni nascoste queste parole e sigilla il libro sino al tempo della fine. Molti lo studieranno con cura e la conoscenza aumenterà» (Versione Riveduta).

Daniele avrebbe quindi dovuto occultare il libro e sigillarlo, onde nessuno potesse leggerne il contenuto.
Quando sarebbe arrivato il momento di aprire il libro e rivelare ciò che vi era scritto?
Nel "tempo della fine". Solo in quel tempo, 'studiandolo con cura', la conoscenza di molti sarebbe aumentata.
Prima di allora però nessuno avrebbe potuto conoscere ciò che Daniele aveva scritto, visto che il libro era nascosto e chiuso da sigilli.
"Sigillare" il libro ne avrebbe chiaramente impedito la lettura. Ecco cosa si legge, infatti, a proposito di un altro libro sigillato, in Apocalisse 5:1-4: «E vidi nella mano destra di Colui che era assiso sul trono un libro a forma di rotolo, scritto sul lato interno e su quello esterno, sigillato con sette sigilli. Vidi un angelo forte che proclamava a gran voce: "Chi è degno di aprire il libro e scioglierne i sigilli?". Ma nessuno né in cielo, né in terra, né sotto terra era in grado di aprire il libro e di leggerlo. Io piangevo molto perché non si trovava nessuno degno di aprire il libro e di leggerlo» (CEI)


Il libro (o rotolo) suggellato (Apocalisse cap. 5)

Come si spiegano quindi le parole di Daniele 12:4, visto che il libro di Daniele è conosciuto e letto da migliaia di anni?

Achille
[Modificato da Achille Lorenzi 09/08/2007 11:05]
19/10/2005 21:08
 
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Semplice per la WTS!!!!

Dal 1914 per la WTS siamo nel tempo della fine e guarda caso la WTS ne' da' la spiegazione.

Ogni TDG e' straconvinto che questa e' la spiegazione!!!

Mi sa' che c'e' qualcosa che no quadra!!!
Che dici Achille?

Ciao Gabry
19/10/2005 22:09
 
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Ciao a tutti, [SM=g27833]

volevo chiedre se c'è una relazione tra il libro che Daniele(12:4) doveva sigillare fino al tempo della fine ed il "libro sigillato strettamente con sette sigilli" di cui si parla nel cap. 5 di Rivelazione.

Siria [SM=g27834]
20/10/2005 02:01
 
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Sigillare è come mettere in "cassaforte" qualcosa di prezioso.

Molti avranno la possibilità di conoscere, al momento giusto, la combinazione, per ricevere conoscenza ed istruzioni.

Nel capitolo cinque di Apocalisse, la pergamena viene "blindata" con sette sigilli. L'unico che avrà diritto di "rompere" questi sigilli è Gesù Cristo.

Al momento, siamo privati del contenuto di queste "rivelazioni".

Molti hanno provato ad interpretare le parole di Daniele, andando incontro a molte contraddizioni.

Attendo la "combinazione".

Pino
20/10/2005 06:16
 
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Scritto da: gabriele traggiai 19/10/2005 21.08
Semplice per la WTS!!!!

Dal 1914 per la WTS siamo nel tempo della fine e guarda caso la WTS ne' da' la spiegazione.

Ogni TDG e' straconvinto che questa e' la spiegazione!!!

Mi sa' che c'e' qualcosa che no quadra!!!
Che dici Achille?

Ciao Gabry

Beh, questa è la classica "spiegazione" che viene data dai TdG. Ci sarebbe molto da obiettare in merito alle contraddittorie interpretazioni che sono state date dai TdG a questo libro, partendo da Russell in poi (si veda per esempio qui: www.freeforumzone.com/viewmessaggi.aspx?f=47801&idd=197
"Spiegazioni" delle profezie di Daniele vengono date da molto tempo prima che venisse all'esistenza la WTS. Infatti Russell adottò molte sue interpretazioni da un gruppo avventista di cui fece parte per qualche tempo.
Ma il succitato passo non dice comunque che il libro sarebbe stato compreso solo nel tempo della fine; dice chiaramente che potrà essere aperto, quindi letto, conosciuto, solo nel tempo della fine: «Ora tu, Daniele, chiudi queste parole e sigilla questo libro, fino al tempo della fine: allora molti lo scorreranno e la loro conoscenza sarà accresciuta» (CEI).
Il libro doveva essere chiuso, sigillato, da Daniele, nessuno lo poteva leggere, e di conseguenza spiegare e interpretare fino a che non fosse giunto il tempo stabilito per la rimozione dei sigilli.
Questo è l'ovvio significato del passo di Dan. 12:4.
Non vi si legge che Dio avrebbe reso il contenuto del libro incomprensibile fino al tempo della fine, ma che Daniele avrebbe dovuto sigillare il libro e che il suo contenuto sarebbe stato letto solo al tempo stabilito.
Come si spiega quindi che il libro di Daniele è stato aperto e letto migliaia di anni fa? [SM=g27822]

Ciao
Achille
20/10/2005 10:25
 
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Ma, secondo me il sigillo di cui si parla nel libro, non ha relazione con il fatto che il libro non sarebbe stato letto, infatti come tu stesso hai scritto Achille, il libro viene letto da migliaia di anni, perciò sembra scontato dire che è un sigillo simbolico o mentale, che non da la possibilità di conoscenza di quegli scritti, se non al compimento del tempo stabilito.

E vero i tg dicono che siamo nel tempo della fine e che loro nè hanno dato l'interpretazione, sta a vedere se è giusta.

Oppure il tempo della fine di si parla nel libro si riferisce alla fine del sistema giudaico.
Ed allora tutto tornerebbe i sigilli diventerebbero letterali, e così via.

Misteri.

Forse sarà una domanda di quelle alle quali non potremo mai rispondere.

Tipo:

Quanto è alto la sù?

Chi ha fatto il mondo?

Che fine ha fatto il telecomando della tv?
20/10/2005 12:52
 
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ora basta ha scritto:

Ma, secondo me il sigillo di cui si parla nel libro, non ha relazione con il fatto che il libro non sarebbe stato letto, infatti come tu stesso hai scritto Achille, il libro viene letto da migliaia di anni,

Infatti, questo è il punto in questione: se il libro, come si legge, doveva essere nascosto, sigillato, reso segreto, occultato (nei vari modi in cui viene reso il passo) da Daniele, questo vuol dire che non poteva essere letto se non nel tempo stabilito, che avrebbe dovuto essere il "tempo della fine".

perciò sembra scontato dire che è un sigillo simbolico o mentale, che non da la possibilità di conoscenza di quegli scritti, se non al compimento del tempo stabilito.

Ma in questo caso tale "sigillo" sarebbe stato messo da Dio, e non da Daniele. Si doverebbe leggere: "Io [Dio] nasconderò queste parole e metterò su di esse un sigillo. Potranno essere comprese solo quando Io lo vorrò".
Ma non è questo quello che si legge nel versetto.
«Ma tu, Daniele, tieni nascoste queste parole e sigilla il libro fino al tempo della fine, molti andranno avanti e indietro e la conoscenza aumenterà» (Nuova Diodati).

Questa sera, al ritorno da lavoro, posterò un'interessante spiegazione che ho trovato in un libro che sto leggendo.

Ciao
Achille
20/10/2005 14:52
 
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Aspetterò con ansia questa tua spiegazione.

Ma mi è venuta in mente una cosa.

Come fa Daniele a tenere sigillato il libro fino al tempo della fine?

Voglio dire, se Daniele ha avuto una vita di circa 100 anni, ed il compito di sigillare è letterale, e questo compito era di Daniele allora il tempo della fine fu proprio, nel suo tempo.

Quindi ne consegue che non si tratta della fine del mondo ma della fine di un altra cosa.

Vediamo che cosa hai trovato sono molto curioso.

Ciao.
20/10/2005 18:18
 
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Innanzitutto bisogna comprendere che il libro di Daniele appartiene ad un genere di scritti che viene definito "letteratura apocalittica".
Cito dal libro di Nutting Ralph Margaret "La Bibbia e la fine del mondo: Di chi e di cosa dobbiamo aver paura?" (link), a pag. 107:
La letteratura apocalittica è stata una forma letteraria molto popolare per un periodo di quattrocento anni, duecento anni prima e dopo Gesù. Le convenzioni erano del tutto riconoscibili all'uditorio designato. Non avrebbero ingannato un uditorio contemporaneo ... Ma queste convenzioni hanno ingannato molti della nostra generazione, semplicemente perché la letteratura apocalittica non fa parte della nostra cultura. (Il grassetto nelle citazioni del libro è mio)
Ecco una tabella in cui vengono riassunte quali erano le convenzioni della letteratura apocalittica (p. 108)



Il libro di Daniele è un esempio di libro apocalittico che osserva tutte queste convenzioni.
Ecco cosa scrive la Nutting a proposito di tali caratteristiche presenti in tutta la letteratura apocalittica (quindi non solo nel libro di Daniele):
E' una convenzione nella letteratura apocalittica che lo scrittore attribuisca la sua opera ad una persona venerabile del passato. Questa persona riceve la visione e le viene detto di metterla in un libro sigillato, che deve essere aperto solo nel tempo della fine. Dato che il libro sigillato è proprio quello dell'uditorio, questo significa che il "tempo della fine" è quello della prima generazione che lesse il libro. Se l'autore non cercasse di dire a queste persone che stanno vivendo il "tempo della fine", esse non leggerebbero affatto il libro, dato che esso doveva restare sigillato fino al "tempo della fine". (p.109).
Parlando poi specificamente del libro di Daniele, la Nutting aggiunge:
Il libro di Daniele fu scritto durante la persecuzione di Antioco Epifane (167-164 a.C.), ma viene attribuito a Daniele, che visse al tempo dell'esilio babilonese (587-537 a.C.). Si dice che a Daniele fosse stato detto quello che sarebbe accaduto in futuro; ma gli eventi "futuri" non sono futuri dal punto di vista dell'autore: si sono già verificati. A Daniele viene detto di sigillare le parole della rivelazione: "Va', Daniele, perché le parole sono scritte e sigillate sino al tempo della fine" (Dn 12,9) Dire alla persona che ha ricevuto la visione di sigillare le parole fino al tempo della fine è una convenzione di questa forma letteraria. L'uditorio, che è contemporaneo dell'autore, legge la visione sigillata; perciò questa convenzione è usata per dire che il tempo di chi legge è il tempo della fine» (pp. 109, 110).
Domande che sorgono:
- 1) l'autore, che ambienta la sua storia in una generazione precedente e descrive un angelo che predice "eventi futuri", quando in realtà questi eventi si sono già verificati, sta ingannando il suo uditorio?
- 2 ) Che cosa si intende per "tempo della fine"? Questa espressione si riferisce a un tempo del nostro futuro?

A queste domande risponderò in un prossimo post.

Saluti
Achille
[Modificato da Achille Lorenzi 09/08/2007 11:06]
20/10/2005 22:15
 
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Proprio come pensavo.

Allora è vero ho visto giusto.

Secondo questa spiegazione il tempo della fine era un arco di tempo che doveva iniziare durante la vita dello scrittore, altrimenti dopo la sua morte come avrebbe potuto sigillare il libro.

Continua.
Ciao.
21/10/2005 19:45
 
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Achille Lorenzi ha scritto:

...Domande che sorgono:
- 1) l'autore, che ambienta la sua storia in una generazione precedente e descrive un angelo che predice "eventi futuri", quando in realtà questi eventi si sono già verificati, sta ingannando il suo uditorio?
- 2 ) Che cosa si intende per "tempo della fine"? Questa espressione si riferisce a un tempo del nostro futuro?

A queste domande risponderò in un prossimo post.

«L'autore della letteratura apocalittica non ingannava il suo uditorio usandone le convenzioni. Dato che i contemporanei dell'autore conoscevano queste convenzioni, non sarebbero stati tratti in inganno».
Eco come spiega la questione la Nutting alle pp. 110-111 del suo libro:




Che dire poi dell'espressione "tempo della fine"? Si riferisce necessariamente alla "fine del mondo" e quindi ad un tempo che deve ancora arrivare?




L'idea di un giorno o un tempo in cui Dio giudicherà il mondo continua in Daniele, come viene messo in risalto nella seguente tabella (p.113):



Quindi il "tempo della fine" di cui si parla in Daniele era il tempo dell'uditorio originario, in cui la contemporanea persecuzione sarebbe finita.

A proposito del passo di Daniele 7:13-14 - «Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco apparire, sulle nubi del cielo, uno, simile ad un figlio di uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui, che gli diede potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano; il suo potere è un potere eterno, che non tramonta mai, e il suo regno è tale che non sarà mai distrutto». (CEI) - La Nutting osserva: «Questo brano offre ai perseguitati la speranza che Dio manderà un messia, uno simile a un "Figlio d'uomo", a cui Dio darà potere sui nemici politici degli Ebrei. Sebbene questo decisivo intervento da parte di Dio abbia un tono da "fine del mondo", in quanto il potere in questione sarà "un potere eterno" che non sarà mai distrutto, l'autore parla della sconfitta di Antioco Epifane. Come abbiamo notato, a Daniele è detto di mantenere segrete le parole e il libro sigillato fino "al tempo della fine" (cfr. Dn. 12,4). Quindi il tempo indicato come "tempo finale" è il tempo dei primi lettori del libro, quelli che subiscono la persecuzione» (pp. 113-114).

Incollo un ultimo commento della Nutting:



Saluti
Achille

Nota: E' interessante osservare che anche la WTS ammette che l'espressione "tempo della fine" possa avere un significato limitato e relativo. Ecco cosa si legge infatti nel libro "Prestate attenzione alla profezie di Daniele", p.275, §.10: «I servitori di Geova si aspettavano di essere raffinati “fino al tempo della fine”. Naturalmente si aspettavano di essere perseguitati sino alla fine di questo sistema di cose malvagio. Tuttavia la purificazione e l’imbiancamento risultanti dall’ingerenza del re del nord erano “per il tempo fissato”. Quindi in Daniele 11:35 “il tempo della fine” deve riferirsi alla fine del periodo di tempo necessario perché i servitori di Dio fossero raffinati mentre subivano gli attacchi del re del nord. Evidentemente questo farli inciampare ebbe fine al tempo fissato da Geova» (il grassetto è mio).
[Modificato da Achille Lorenzi 09/08/2007 11:07]
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