"Ignoti nulla cupìdo", di ciò che si ignora del tutto non si dà neanche desiderio
La mia opinione è che la massima latina che ho citato dà ragione a Jung ma di un tanto e non più. Cioè solo come spinta alla ricerca. Infatti ogni popolo si è posto il problema dell'«Amor che muove il sole e l'altre stelle» e lo ha risolto in linea di massima affermativamente (a prescindere dalle varie motivazioni che vengono date per tale affermazione). Questo sia detto a prescindere da eventuali autorivelazioni storiche dell'Essere supremo.
Perché dico "non più di tanto"? Perché io non vedo Dio come un archetipo innato che, inconsapevolmente emerge da bisogni e speranze di chi si sente debole, solo, non autosufficiente ecc... ma come l'esigenza di spiegare il fondamento ultimo dell'essere delle cose che da se stesso non si spiega poiché nulla è autosussistente così da giustificare da se stesso il proprio esserci. Nessun essere è necessario (in termine tecnico si dice che ogni ente è afflitto dalla propria contingenza).
Dio quindi è non un qualcosa che nasce dal desiderio, ma da una esigenza razionale di fondamento degli enti esistenti (abbrivio classico cosmologico) e soprattutto dal pezzo migliore tra essi che è la persona umana (abbrivio moderno antropologico).
La ricerca di Dio/Fondamento è dunque motivata dal rispetto del funzionamento della nostra mente che, quando non è folle e infantile, ricerca sempre una intelligibilità del reale dietro la spinta/assicurazione dei primi principi del pensiero che sono quello di non contraddizione (a capo), e dei suoi fratelli minori da esso dipendenti, quali il principio di ragione sufficiente, di causalità, di indentità et caetera...
Naturalmente però, come primo avvio, di tale ricerca - che non a caso rientra nell'attività top della razionalità filosofica - si può partire, come è accaduto a popoli prescientifici, dalla soggezione che incute questo mondo "grande e terribile", o, come avviene ancora a popoli scientificizzati, dalla meraviglia suscitata dalla bellezza e dall'ordine che vige in esso, o semplicemente dal "perché" curioso dei bambini che non rompono il giocattolo per vandalismo ma per cercare la causa del suo funzionamento...
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est modus in rebus