Scritto da: Polymetis 27/10/2005 23.43
“Ho notato che nessuno ha avuto niente da dire su quello che ho scritto nel messaggio del 24/10/2005 19.40
(a parte il confronto con GV9:9)come mai? arrivate anche voi alle mie stesse conclusioni”
Sei nuovo e dunque puoi non saperlo. Devi sapere che discutiamo dell’ “Io sono” da anni, s’è già detto tutto ed il contrario. Se dunque non ricevi risposte non è perché hai lasciato gli interlocutori a bocca aperta, ma perché essi pensano d’aver già trattato abbondantemente altrove gli stessi argomenti. Comunque, se proprio ci tieni ti rispondo io…
“sono colui che sono o meglio come hanno tradotto molti traduttori contemporanei […] io sarò colui che sarò”
Non occorre citare tutti questi traduttori, la resa che proponi è ben nota. Semplicemente la maggior parte delle versioni nel tradurre il passo si rifà alla versione dei LXX, sia perché gli ebrei che l’hanno composta conoscevano la loro lingua, sia perché il Nuovo Testamento usa per gran parte delle citazioni la Septuaginta, che dunque ebbe autorizzazione apostolica.
“Come vedi YHWH si identifica più con "l'essere" o "colui che è, che esiste" che con "l'io sono"”
“Io sono colui che sono” è una perifrasi per indicare assolutezza e atemporalità, un “ego eimi” in contrapposizione a genésthai serve ugualmente allo scopo. “Ho ôn” (colui che sono) equivale a “Io sono”. Sia chiaro che non è di alcuna rilevanza se l’espressione originale ebraica di Es 3,14 non indica l’atemporalità ma “colui che fa essere e divenire”, come alcuni suppongono, giacché non è in gioco l’ebraico ma un confronto che Giovanni vuole istituire fra il suo testo greco e il greco della LXX, il quale serve perfettamente a dar l’idea dell’immutabile. Né serve replicare che Gesù pronunciò la frase in ebraico, sia perché con le retroversioni si trova quel che si vuole e dunque riusciremmo a sostenere entrambe le ipotesia sia perché questo è palesemente una rielaborazione post-pasquale. Divina in quanto voluta dallo Spirito, certamente, ma voluta in greco.
“Sembra chiaro che il Dio dei farisei (e degli ebrei) fosse anche il padre di Cristo, come disse lui stesso in queste scritture; ora sappiamo che gli ebrei chiamavano il loro Dio appunto Yahweh quindi: il padre e il Dio di Cristo è Yahweh?”
Sì.
“Perchè se cosi fosse allora l'identificazione di Yahweh con Cristo ci porterebbe al sabellianesimo”
Bisogna fare dei debiti distinguo. Il tuo è un falso problema, indotto dal fatto che ritieni il nome YHWH applicabile solo al Padre. Il tetragramma in realtà è semplicemente una forma arcaica del verbo essere, un appellativo di natura, ossia di “colui che è”, nella logica trinitaria è perfettamente applicabile sia al Padre che la Figlio in quanto entrambi co-eterni e consustanziali. Inoltre stai confondendo i piani. Se anche non volessi applicare il nome YHWH al Figlio non cambierebbe nulla. Da una parte abbiamo Es 3,14 che chiama il Padre “colui che è” e subito dopo YHWH, dall’altra abbiamo Giovanni che a nostro avviso chiama Cristo “Io sono”, con chiaro riferimento al primo degli appellativi nominati, cioè l’“ego eimi ho ôn” del roveto ardente. In questo caso non staremmo cercando di identificare Gesù con YHWH ma con l’ “ego eimi ho ôn”, titolo che può essere applicato a due persone distinte purché entrambe eterne.
Ad maiora
La cosa che mi fa piacere di questa tua risposta è l'ammettere che ci possa essere la possibilità di interpretare il passo in maniera diversa e questo mi basta... ho notato che hai placato i toni e anche questo mi fa piacere, speriamo che le nostre conversazioni continuino su questa strada ciao e a presto.
Mario
"Il messaggio è chiaro. Il nostro amore per Geova dev’essere più forte del nostro amore per i familiari che gli divengono sleali.
Oggi Geova non mette immediatamente a morte quelli che violano le sue leggi.
Amorevolmente dà loro l’opportunità di pentirsi delle loro opere ingiuste. Ma come si sentirebbe Geova se i genitori di un trasgressore impenitente continuassero a metterLo alla prova frequentando senza necessità il loro figlio disassociato?"(La torre di Guardia 15 luglio 2011 pagine 31)