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Gv 8:58 "Prima che Abramo fosse, io sono" e lingue antiche

Ultimo Aggiornamento: 28/10/2005 18:10
04/10/2005 22:21
 
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Buonasera a tutti e grazie in anticipo a tutti coloro che vorranno prendere parte a questa discussione [SM=g27822] .

Mi sono praticamente appena iscritto al forum e chi avesse letto la mi presentazione sa che sto cercando di condurre quella che per me è un'ardua "battaglia" [SM=g27826] contro la propaganda della WTS che mi viene opposta.

Voglio qui proporre la "vexata quaestio" di Gv 8:58. Dopo essere ricorso al mio buon senso, alla traduzione ABU della Bibbia, al materiale di infotdgeova.it, al testo della Kingdom Interlinear, mi sono vsito opporre argomenti riguardanti le lingue antiche che la mia ignoranza in materia non mi permette di controbattere.

In particolare le motivazioni che mi vengono addotte sono:

- il fatto che a detta dei miei interlocutori una sfilza molto lunga di Bibbie (di cui mi si da lista e citazioni) si discosti dalla traduzione "Prima che Abramo fosse, io sono" traducendo con "io ero"
- che in Greco il tempo presente del verbo essere (eimi) debba/possa essere tradotto all'imperfetto anche in assenza di avverbi che indichino durata nel tempo nella frase, nonostante in nessun altro caso dello stesso capitolo 8 di Gv ciò non venga fatto nella TNM
- che la Peshitta Siriaca, fonte che non conosco e riguardo cui chiedo informazioni, avvalori la traduziuone della TNM
- che comunque le traduzioni alternative non avrebberoi nessun fondamento per attribuire a "Io Sono" una sostanziale equivalenza col titolo identificato dal tetragramma YHWH

Qualcuno può darmi a riguardo un parere da esperto ?
Grazie mille !!! [SM=g27823]



05/10/2005 10:31
 
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I tdg, parlano continuamente, leggendo questo passo, di un eventuale presente "storico", quando invece quest'ultimo deve essere usato quando si narra, non quando si argomenta. E Gesù in Gv 8:58 sta argomentando. Rimane poi il fatto che la traduzione letterale rimane sempre e comunque "io sono", anche perchè "io ero" sarebbe in greco "ego en".

http://andreabelli75.wordpress.com/

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05/10/2005 11:10
 
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Oltre a quanto osservato da Andreiu, occorre rilevare che la Peshitta siriaca risale al 5° secolo (ci sono due manoscritti, il Curetoniano ed il Sirosinaitico) e si rifà a sua volta alla Vetus Syra, antecedente di qualche secolo.
Appare piuttosto singolare il ricorso a fonti così tardive per contestare fonti precedenti, tanto più quando è la stessa LXX che traduce il famoso 'ehyeh asher 'ehyeh con Ego eimi.

In questo periodo sto facendo ricerche sui vangeli aramaici e mi interessava avere una conferma su di una informazione che ho letto, cioè che il Tetragramma nella forma estesa YHWH è plurale, mentre la forma contratta YAH è singolare.
Mi piacerebbe se qualcuno potesse confermarmi questa cosa (Topsy?), perchè ritengo abbia anche attinenza al tema che si sta trattando qui.
Sandro

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05/10/2005 19:30
 
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Re:

Scritto da: peraskov 05/10/2005 11.10
Oltre a quanto osservato da Andreiu, occorre rilevare che la Peshitta siriaca risale al 5° secolo (ci sono due manoscritti, il Curetoniano ed il Sirosinaitico) e si rifà a sua volta alla Vetus Syra, antecedente di qualche secolo.
Appare piuttosto singolare il ricorso a fonti così tardive per contestare fonti precedenti, tanto più quando è la stessa LXX che traduce il famoso 'ehyeh asher 'ehyeh con Ego eimi.

In questo periodo sto facendo ricerche sui vangeli aramaici e mi interessava avere una conferma su di una informazione che ho letto, cioè che il Tetragramma nella forma estesa YHWH è plurale, mentre la forma contratta YAH è singolare.
Mi piacerebbe se qualcuno potesse confermarmi questa cosa (Topsy?), perchè ritengo abbia anche attinenza al tema che si sta trattando qui.





Ciao peraskov,
da quanto riportano anche le mie grammatiche, il tetragramma indica un nome proprio,e Yah, la forma contratta di questo nome che, non sarebbe la forma singolare di un nome indicato al plurale.E cmq, se anche fosse un nome al plurale,andrebbe scritto diversamente.Quanto a "ehyeh asher ehyeh" in Esodo 3:14 è un imperfetto,l'imperfetto nella maggioranza dei casi viene tradotto con "Io sarò" ma come ricordo di aver scritto in altri post,non è affatto scorretto tradurlo con il presente "Io sono", proprio come questo caso;il fatto che altrove "ehyeh" venga tradotto con il futuro non vuol dir nulla(occorre valutare sempre caso per caso).Questo versetto cmq ha sempre posseduto un significato incerto e assai dibattuto pure in ambito prettamente ebraico,poichè sembra corrispondere ad una forma verbale piuttosto arcaica ed oscura.
Un carissimo saluto!

[Modificato da Topsy 05/10/2005 20.04]

06/10/2005 00:03
 
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Mi limito a considerazioni flash riservandomi di specificare meglio nel week-end giacché tra internet cafe e terminali di biblioteche e università potrei dilapidare un patrimonio monetario mio e dello stato. Il verbo eimi è spesso usato come presente dell’azione passata ancora in corso, ergo “io sono e continuo ad essere”.Questo è una delle possibili letture del verbo insieme a chi come il sottoscritto lo ritiene usato in modo assoluto. Le problematiche che alcune traduzioni inglesi hanno cercato di risolvere non traducendo col classico “io sono” sono legate al fatto che l’inglese è una lingua intrinsecamente limitata ed è difficile rendere la continuazione di un’azione passata nella loro lingua usando il presente: da qui i vari tentativi a volte assai infelici. Tuttavia quel verbo è esclusivamente al presente, e nella nostra lingua non c’è motivo per renderlo all’imperfetto. “Io sono stato”, che alcuni consigliano, per me è una barbarie, giacché non dà l’idea della continuazione nel presente, “io ero” è altrettanto inadeguato. L’idea di intendere qui “eimi” nell’uso che si fa del azione per esprimere un’azione passata ma ancora in corso ha seri problemi, seppur grammaticalmente possibile, in quanto Gesù stava parlando del suo stato “prima che Abramo fosse”, il contesto non ha di mira ciò che sta succedendo nel presente, e dunque non ricade nella casistica dell’azione ancora in corso. Questo ovviamente non significa che Gesù mentre parlava non esisteva, ma semplicemente che in quel versetto stava parlando d’altro, cioè del “prima che Abramo fosse”. Non è uguale al caso “perché siete con me sin dal principio” di Gv 15,27 che può essere reso con “poiché siete stati con me sin dal principio”, in questo caso infatti Gesù sta dicendo davvero di una situazione partita nel passato e che perdura nel presente, nel caso di Gv 8,88 invece Gesù parla di un preciso momento, ossia “prima che Abramo fosse”, e dice di sé “io sono”, quando avrebbe potuto dire benissimo “io ero”.

Ad maiora

[Modificato da Polymetis 06/10/2005 0.09]

---------------------
Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)
06/10/2005 09:26
 
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da quanto riportano anche le mie grammatiche, il tetragramma indica un nome proprio,e Yah, la forma contratta di questo nome che, non sarebbe la forma singolare di un nome indicato al plurale.E cmq, se anche fosse un nome al plurale,andrebbe scritto diversamente.


Grazie Topsy, sei impagabile!

Questa affermazione che Yah sia la forma singolare di YHWH è stata fatta da un certo Andrew Gabriel Roth, del quale ho trovato questa presentazione:

Andrew Gabriel Roth is a frequent scholarly contributor to peshitta.org, and author of the book “Signs of the Cross” (2001). He is a passionate advocate for his Hebraic culture, and the early Nazarene writings which sprung from it.
Raised in New York as a Reform Jew, Andrew took an early interest in Hebrew prayer and liturgy. For more than three decades he has studied Hebrew, Aramaic, and the histories behind them.


Non so fino a che punto sia attendibile questo studioso, anche perché ho cominciato da poco a leggere alcuni suoi articoli; poiché in rete circolano molti eminenti professori autoelettisi tali, credo occorra molta cautela. Tuttavia alcune sue affermazioni sono perlomeno interessanti come spunto di argomentazione.

Tra le altre cose, Roth sostiene che il termine aramaico MarYah è un termine composto da Mar (=Signore) e Yah, appunto la forma contratta di Yhwh, ed è un termine che nei Gospels delle Scritture aramaiche originali è riferito esclusivamente a D-o, anche perché solo D-o può essere ovviamente chiamato Signore-Yhwh.
Le traduzioni greche, secondo Roth, riportando sempre Kurios hanno tradito molto l’originale in quanto, nel Nuovo Testamento, molto spesso il termine MarYah viene riferito anche a Gesù, dimostrando che gli scrittori sapevano benissimo che Egli è D-o, e questa cosa si è persa nel greco.

Roth fa diversi esempi in proposito. Ne riporto alcuni:
Luca 2,11: “Poiché nella città di David è nato oggi per voi un Salvatore, che è il Signore-Yhwh Messia” (viene riportata anche la frase in caratteri aramaici, con la tradizionale lettura da destra verso sinistra);
1 Cor. 12,3 : ..e nessun uomo può affermare che Gesù è il Signore-Yhwh, se non per opera dello Spirito”;
Mt. 22,45:”Se allora David lo chiama Signore-Yhwh, come può essere suo figlio?”
Mc. 12,29:”..il primo di tutti i comandamenti è: ascolta Israele, il Signore-Yhwh è un solo Signore-Yhwh.

In tutti i casi Roth riporta anche il testo aramaico. Direi che c’è da pensare..

Per ora mi fermo e ricambio i carissimi saluti [SM=g27827]
Sandro

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06/10/2005 09:34
 
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Grazie
Grazie a tutti quelli che fin'ora sono voluti intervenire ! [SM=g27823]
06/10/2005 12:28
 
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Per peraskov:



Ciao,purtroppo non conosco l'autore e nè le opere che ha pubblicato e quella sul tetragramma(al plurale)potrebbe rilevarsi semplicemente una sua meditata ipotesi,un'ipotesi che comunque per possedere una sua validità in ambito "accademico" dovrebbe figurare almeno in qualche rivista scientifica così che possa essere posta al vaglio di altri studiosi(semitisti,soprattutto).Solitamente è proprio dal dibattito che segue alla pubblicazione di un articolo che possiamo comprendere se un certa ipotesi di lavoro possa essere considerata plausibile o meno entro i circoli accademici.


Premetto, come di consueto che di storia del cristianesimo conosco onestamente poco,ma ricordo di aver avuto tra le mani un quaderno dell'AEC in cui Lea Sestieri(docente di ebraismo postbiblico e collaboratrice per il dialogo ebraico-cristiano)scriveva appunto del termine mar.
Mar in ebraico significa signore,ma qualunque signore,non "Signore" che,in realtà significherebbe tutt'altra cosa.L'autrice dell'articolo,scrive che Gesù in vita fu chiamato con tanti titoli,maestro,signore,profeta...e che solo una cattiva traduzione greca ha tradotto mar con "Signore".Però non ho mai approfondito la questione e ciò che hai riportato va senz'altro opportunamente approfondito:-)



Desideravo aggiungere una noticina,una parte di intervento riportato anche in un altro forum riguardante la figura messianica di Gesù.

Noi ora sappiamo(alla luce degli studi più recenti)che il giudaismo del II Tempio è un giudaismo pluralistico e composito, straordinariamente fecondo,in cui è possibile trovare di tutto un pò.

Per quanto attiene al messianismo,il discorso è identico:all'epoca le aspettative messianiche erano divergenti e Gesù fu un messia credibile solo per coloro che attendevano un certo tipo di messia.
Chi attendeva un messia davidico,chi due messia(uno regale ed uno sacerdotale),ma anche una figura superumana come il Figlio dell'uomo inviata dal cielo(non necessariamente divina),ovvero un superangelo creato all'inizio della creazione,prima di ogni altro angelo, che si manifesterà alla fine dei tempi come Messia e giudice finale(Vedi Libro delle Parabole di Enoc,fine I sec. a.c.)La tradizione cristiana invece(almeno da un certo punto in poi, annota il G.Boccaccini)crederà nella divinità di Gesù.
Ideologie diverse alla cui base stavano "premesse" differenti in rapporto alla salvezza,al peccato,al libero arbitrio ecc...ecc...

Ad un certo punto dopo la morte di Gesù, si verifica immediatamente un'inflazione di interpretazioni religiose sulla sua figura e si tenterà di riunire in Gesù tutte le figure messianiche circolanti all'epoca nella sua sola persona.

Tra queste figure però sembrerebbe mancare l'identifcazione messia=Dio, ovvero quella associazione che farebbe parte per i cristiani di una nuova rivelazione (contenuta nel NT),ma dai tdg criticata perchè totalmente estranea alla tradizione ebraica.

Ora,non ha ovviamente alcun senso dal punto di vista storico,o meglio dal punto di vista di una ricostruzione delle correnti ideologiche del giudaismo del II Tempio,la distinzione tra testi canonci ,apocrifi o manoscritti di Qumaran.Se noi dunque analizziamo tale letterattura nel suo complesso,volendo indagare ulteriomente entro la tradizione ebraica qualche indizio, sull'associazione messia=Dio,è anche possibile scovarlo...

Nella sua formulazione più piena, il movimento di speranza messianica si trova documentato nel Libro dei Giubilei:un giorno D_o stesso dovrà scendere fra gli uomini,per dar vita a una rinnovazione totale del cosmo.

In questa nuova concezione si immagina un intervento di D_o così totale da far sì che, Egli stesso venga a vivere fra gli uomini,egli diverrà il mediatore fra se stesso e gli uomini,poichè nessun altro potrebbe mai assolvere un compito talmente immane come quello di rinnovare la creazione e sconfiggere il male.Egli solo può essere il Messia.Questa sarà una teologia forse estrema presente nel II a.c che però continuerà, sino ad avere la sua massima espressione nel cristianesimo.

L'idea che un giorno D_o sarebbe sceso sulla terra ad abitare con gli uomini è restata per lungo tempo, come sottolineato,una possibilità estrema più che una teoria elaborata,ma fu la base di una forma di messianismo nuova che verrà sviluppata proprio dai cristiani.Non è possibile certo ritrovare in testi del II sec. a.c. l'idea di una incarnazione divina,l'idea di un D_o che nasce e muore (e poi risorge) nè l'idea di un D_o trinitario,però ciò non esclude che all'epoca del II Tempio i discepoli di Gesù,attingessero ad una tradizione interpretativa pre-esistente (anche se come sottolineava P.Sacchi,ancora ad uno stato embrionale), elaborando una nuova figura messianica, associandola a Gesù.

Spero di essere stata utile.


06/10/2005 17:16
 
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Spero di essere stata utile.


Sei stata di grande aiuto, Topsy, ti ringrazio veramente.

Mi rileggerò con calma il tuo post, per metterlo insieme alle altre informazioni di cui dispongo, in modo da poter aggiungere altri tasselli al puzzle.


Mar in ebraico significa signore,ma qualunque signore,non "Signore" che,in realtà significherebbe tutt'altra cosa.


Si, su questo concorda anche Roth, il quale aggiunge tuttavia che è la combinazione di Mar + Yah che può essere riferita soltanto a D-o, in modo esclusivo.

Vorrei ancora approfittare della tua cortesia per chiederti, in base alle tue conoscenze, in quale considerazione veniva tenuto (o viene tenuto) il Libro dei Giubilei presso gli Ebrei?

A presto [SM=g27823]
Sandro

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Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia (Matteo 5,11)
06/10/2005 19:18
 
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Scritto da: peraskov 06/10/2005 17.16

Vorrei ancora approfittare della tua cortesia per chiederti, in base alle tue conoscenze, in quale considerazione veniva tenuto (o viene tenuto) il Libro dei Giubilei presso gli Ebrei?

A presto [SM=g27823]


Presso gli ebrei odierni, il valore di quest'opera dal punto di vista "confessionale" segue la sorte di tutti gli altri testi apocrifi dell'AT.Dopo la caduta di Gersulamme solo l'ebraismo farisaico sopravisse e, queste opere giudaiche, esprimevano tendenzialmente idee contrastanti con la corrente farisaica per cui non vennero accolte in seno alla loro tradizione.

L'ebraismo odierno,quello rabbinico, prosegue sopratutto la tradizione farisaica,come pure quella degli scribi.Anche se non dobbiamo affatto credere che tutto ciò che i farisei credevano all'epoca sia sostenuto anche dall'ebraismo rabbinico odierno poichè i farisei avevano tradizioni e teologie diverse e, il movimento farisaico non era in Israele una corrente monolitica come un movimento organizzato.All'interno del fariseismo si erano sviluppate numerose correnti e tendenze talvolta persino in conflitto tra loro.

In realtà sia ebraismo rabbinico che cristianesimo hanno operato delle selezioni. Annota Sacchi in "Apocrifi dell'Antico Testameno" II volume pag.10:

"Non è vero che il cristianesimo derivi dal giudaismo,è vero piuttosto che esso rappresenta una certa interpretazione di tradizioni giudaiche,esattamente come anche l'ebraismo di oggi.Le due interpretazioni,quella cristiana e quella ebraica(rabbinica) ,sono entrambe selettive..."

E G.Boccacini aggiunge:
"Entrambi i gruppi,(cristianesimo ed ebraismo rabbinico)usarono gli stessi materiali che la tradizione ebraica nella sua complessa varietà offriva,ma seguendo due diversi progetti architettonici:uno ha realizzato una sinagoga,l'altro una chiesa,se li scomponiamo pezzo per pezzo,ne restano le stesse pietre,ovvero quelle ricavate dalla distruzione del II Tempio che adesso tuttavia fanno capo a due differenti progetti."


Dall'ideologia che sta alla base di opere come il "libro dei Giubilei" i cristiani attinsero per poi sviluppare,pensa a Paolo,e alle premesse del suo pensiero a proposito del concetto di "peccato originale"...e dalla tradizione enochica che Paolo lo derivò;il Libro di 1Henoc oggi è considerato un apocrifo,non è entrato a far parte del canone cristiano, nè in quello ebraico,ma all'epoca era uno dei testi più autorevoli in circolazione ed ebbe notevole influsso su Paolo.
Se desideri approfondire ti suggerisco le opere di P.Sacchi,G.Boccacicini,Becker...e anche qualche articolo di Luca Arcari apparso su "Materia giudaica" la rivista dell'Aisg.
Da un punto di vista storico si rivelano tutti studi intressanti.
Un abbraccio!


[Modificato da Topsy 06/10/2005 19.22]

06/10/2005 21:31
 
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Tornando all'argomento di Gv 8:58 i tdg cercano di difendersi dicendo che nella LXX il passo di Es 3:14 sarebbe "ego eimi ho on", mettendo molta enfasi sul termine "ho on", ovvero "l'Essere". Quello che sfugge è che sempre nella LXX. Questo però è solo un modo per evadere il problema. Infatti in ebraico "Io sono" è "ehyeh" che denota esistenza incondizionata ed assoluta. Nella LXX per due volte viene tradotto il termine "ehyeh" con "ho on", ma vi sono anche delle volte in cui questa espressione è tradotta con "ego eimi". Un esempio è Is 41:4 "Ego theos protos kai eis to eperchomena EGO EIMI", ovvero "Io , Dio, il Primo e a tutto il futuro, IO SONO". Anche in De 32:39 la stessa cosa.


http://andreabelli75.wordpress.com/

http://progettostudiodellabibbia.wordpress.com/
06/10/2005 23:05
 
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In realtà, da un punto di vista grammaticale è molto strano trovare in Giov 8:58 il presente “ egò eimì “, dove ci saremmo aspettati un “ io ero “ o “ io sono stato”.
Credo che Gesù abbia voluto far riferimento alla sua eternità in quanto Logos, Figlio Unigenito di Dio, definendosi “ Io sono”, cioè un eterno presente, atemporale e quindi, al di fuori dal tempo, in una dimensione che è del tutto ignota a noi esseri umani, che non possiamo concepire nulla che non sia in qualche modo legata al tempo e allo spazio.

Voglio osservare che questa espressione “ egò eimì” la troviamo altre due volte in questo capitolo del Vangelo di Giovanni in posizione enfatica.

Il primo versetto è Giov.8,24, “ Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono morirete nei vostri peccati”.
Anche qui quello “ Io Sono “ è strano, perché non è seguito da un aggettivo o sostantivo che dica chi sia Gesù. Ma se collochiamo accanto all” Io Sono del versetto 58, allora comprendiamo che anche qui ci si riferisce all’eternità del Logos, il quale è un eterno presente. Ne segue che l’aggiunta ( Il Cristo) posta tra parentesi nella Versione della Riveduta costituisce una interpretazione gratuita che a mi avviso altera il profondo senso dell’espressione.

Invece la traduzione della TILC in questo capitolo mette molto bene in risalto tutto il valore teologico di questa espressione: “ Io ve lo dichiaro solennemente: prima che Abramo nascesse, IO SONO”.

L’altro versetto nel quale si trova questa espressione è Giov 8 28 “ quando avrete innalzato il Figlio dell’ uomo allora saprete che Io Sono……”
Io sono chi? Ma quale costruzione sintattica è mai questa?
Perché Gesù in queste occasioni non ha detto espressamente chi fosse? Anche qui Gesù allude alla sua natura divina in quanto Egli esiste in un eterno presente.

Quando questi tre versetti vengono esaminati insieme, mi sembra che l’ interpretazione tradizionale sia più che accettabile.

Corollario delle mie osservazioni è l’autorevole “Grande Lessico del NT “

“ Ego eimi si trova come autodefinizione di Gesù in Giov 8:58 e 8: 24-28; 13:19.
In Giovanni 8:58 ( ego eimi) è chiaramente contrapposto a “ prima che Abramo fosse “. In esso Gesù esprime la consapevolezza della propria eternità, della propria trascendenza rispetto al tempo. Ciò che la Scrittura attribuisce al Padre VIENE QUI RIFERITO AL FIGLIO CHE E’ UGUALE AL PADRE” ( Grande Lessico del NT, G. Kittel – G Friedrich vol.III pag.189)


Saluti
Adelfos
06/10/2005 23:13
 
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Ciao Adelfos,
concordo pienamente !
Non per niente in molti punti la TNM "altera" l'"IO SONO" con un "sono io", lasciando senza senso e completamente fuori contesto la frase "Quando avrete innalzato il figlio dell'uomo allora saprete che sono io". Con "IO SONO" queasta dichiarazione è contestualizzata ed acquista pieno significato.
07/10/2005 18:15
 
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Forum contro forum :Sm23: ???
Il collega di lavoro TdG in questione, con il quale da tempo discuto questo versetto, ha cominciato a postare le mie osservazioni al "suo" forum per avere delle risposte. Se qualcuno é interessato puó visitare www.cristianitestimonidigeova.net/public/forum/index.php?showtop...
Dopo aver letto le risposte (basta leggere le ultime 3 o 4) vi accorgerete che, almeno a parer mio, ci si sta incartando di brutto, dove ci si accusa praticamente a vicenda di non aver fornito mai soddisfacenti risposte [SM=g27825] .
Il collega vorrebbe addirittura che io prendessi parte al forum personalmente. Io sinceramente non me la sento proprio di incartarmi in un vicolo cieco e di parlare a chi so giá che mai mi dará ascolto...
Se darete un'occhiata ve ne renderete conto.
Cosa ne pensate ? Tempo perso ?
07/10/2005 19:00
 
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SimFab ha scritto:

Cosa ne pensate ? Tempo perso ?

Sì.

Bisogna comprendere che fino a che un TdG rimane nello stato di "convinzione" respingerà sempre qualsiasi argomentazione, per quanto logica, documentata, convincente, oggettivamente verificabile, che in qualche modo contrasti con la "verità" della WTS.
Si perde quindi solo tempo cercando di convincere un TdG "convinto" che la WTS è in errore.
Se la WTS dice che il bianco è nero, tutti i TdG "convinti" saranno d'accordo con la Società.
Se però "domani" l'"intendimento" cambiasse, tutti i TdG che fino al giorno prima difendevano a spada tratta il precedente "intendimento" cambieranno docilmente e immediatamente idea. [SM=g27819]

Inoltre l'accesso al forum che tu hai segnalato è vietato agli ex membri, come si legge nel loro regolamento: «A nessun ex-TDG sarà permesso di postare nel forum».

Ciao
Achille
08/10/2005 09:17
 
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Certo che sei rimasto veramente affascinato dal libro di Orwell,
se non lo citi ne fai allusione, è Achille.
Ci credi che mi piacerebbe leggerlo, devo acquistarlo.

Ciao ciao.
22/10/2005 21:42
 
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Re:

Scritto da: adelfos 06/10/2005 23.05
...
adelfos ha scritto:

Voglio osservare che questa espressione “ egò eimì” la troviamo altre due volte in questo capitolo del Vangelo di Giovanni in posizione enfatica.

Il primo versetto è Giov.8,24, “ Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono morirete nei vostri peccati”.
...
L’altro versetto nel quale si trova questa espressione è Giov 8 28 “ quando avrete innalzato il Figlio dell’ uomo allora saprete che Io Sono……”

...

Quando questi tre versetti vengono esaminati insieme, mi sembra che l’ interpretazione tradizionale sia più che accettabile.




Caro adelfos io ho trovato un'altra scrittura che menziona un'altra persona con il nome dell'essere divino:
BNT John 9:9 "Alloi elegon oti outos estin alloielegon ouxi alla omoios estin ekeinos elegen oti EGO EIMI"

tradotta:

LND John 9:9 Alcuni dicevano: "È lui". Altri: "Gli assomiglia". Ed egli diceva: "Io sono".
NRV John 9:9 Alcuni dicevano: «È lui». Altri dicevano: «No, ma gli somiglia». Egli diceva: «Sono io».

Come vedi anche il cieco guarito è l'Io Sono...
Non è che i traduttori di quelle traduzioni che hai citato tu riguardanti quelle tre scritture, abbiano avuto dei pregiudizi dottrinali quando hanno tradotto quei passi?

ciao Mario l'ironico... [SM=g27830]

[Modificato da (Mario70) 23/10/2005 13.05]

[Modificato da (Mario70) 23/10/2005 13.05]


"Il messaggio è chiaro. Il nostro amore per Geova dev’essere più forte del nostro amore per i familiari che gli divengono sleali.
Oggi Geova non mette immediatamente a morte quelli che violano le sue leggi.
Amorevolmente dà loro l’opportunità di pentirsi delle loro opere ingiuste. Ma come si sentirebbe Geova se i genitori di un trasgressore impenitente continuassero a metterLo alla prova frequentando senza necessità il loro figlio disassociato?"(La torre di Guardia 15 luglio 2011 pagine 31)
23/10/2005 14:29
 
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(Mario70) ha scritto:

...Caro adelfos io ho trovato un'altra scrittura che menziona un'altra persona con il nome dell'essere divino:
BNT John 9:9 "Alloi elegon oti outos estin alloielegon ouxi alla omoios estin ekeinos elegen oti EGO EIMI"

tradotta:

LND John 9:9 Alcuni dicevano: "È lui". Altri: "Gli assomiglia". Ed egli diceva: "Io sono".
NRV John 9:9 Alcuni dicevano: «È lui». Altri dicevano: «No, ma gli somiglia». Egli diceva: «Sono io».

Come vedi anche il cieco guarito è l'Io Sono...
Non è che i traduttori di quelle traduzioni che hai citato tu riguardanti quelle tre scritture, abbiano avuto dei pregiudizi dottrinali quando hanno tradotto quei passi?

A proposito di questo passo, ecco un commento che si trova nel sito:
A queste affermazioni, molti hanno obiettato che l’espressione ‘ego eimi’, viene anche usata nel linguaggio profano nel senso comune di ‘io sono io’ (cf. Giov. 9:9 dove la formula è attribuita al cieco nato).

Ebbene, si può rispondere che è tipico di Gesù stesso (specialmente nel quarto vangelo) usare espressioni o compiere azioni che possono venire interpretate in due modi.

Parlando dei miracoli di Gesù in Giovanni, Bultmann afferma: «Come “segni” i miracoli di Gesù sono ambigui. Come le parole di Gesù, essi possono essere fraintesi» (Bultmann, op. cit., vol. II, pag. 44; Cf. O. Cullmann , Der Johanneische gebrauch doppeldeutiger ausdrucke als schlussel zum verstandnis des vierten evangeliums, in Theologische Zeitschrift 4 1948, pp. 360÷372).

Infatti, a volte i Giudei non capiscono. (Cf. Giovanni 8:24 ‘ego eimi’ e 8:25, la domanda ‘chi sei tu?’). A volte intendono la bestemmia del nome e vogliono lapidare Gesù. (Cf. Giovanni 8:58).

Gesù “adotta un’espressione che per la sua indeterminatezza, può essere usata nelle relazioni umane senza urtare necessariamente gli interlocutori, affidando il suo mistero solo a coloro che vogliono penetrarvi. Notiamo che la formula permette a Gesù una perfetta incarnazione della sua affermazione d’identità Divina. Gli consente di dire ‘sono io’ così come lo dicono gli altri uomini quando arrivano dai loro familiari e si fanno riconoscere da essi. È così che la si trova in altri contesti evangelici.. nei quali essa ha innanzitutto il significato normale che il dialogo le conferisce, ma nello stesso tempo anche un significato misterioso che è suggerito da taluni indizi del racconto.” (Galot, op. cit. pag. 158. Cf. Stauffer, art. ‘ego’ in Grande Lessico del N.T. cit. vol. III col. 70).
Citato da questo studio di Ivo Fasori: www.infotdgeova.it/nome.html
Fasori è un evangelico che mi ha inviato questo materiale qualche anno fa.

Ciao
Achille
P.s.: tu sei lo stesso Mario che posta su FIRT?
23/10/2005 14:57
 
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Re: Re:

Scritto da: (Mario70) 22/10/2005 21.42
Caro adelfos io ho trovato un'altra scrittura che menziona un'altra persona con il nome dell'essere divino:
BNT John 9:9 "Alloi elegon oti outos estin alloielegon ouxi alla omoios estin ekeinos elegen oti EGO EIMI"

tradotta:

LND John 9:9 Alcuni dicevano: "È lui". Altri: "Gli assomiglia". Ed egli diceva: "Io sono".
NRV John 9:9 Alcuni dicevano: «È lui». Altri dicevano: «No, ma gli somiglia». Egli diceva: «Sono io».

Come vedi anche il cieco guarito è l'Io Sono...
Non è che i traduttori di quelle traduzioni che hai citato tu riguardanti quelle tre scritture, abbiano avuto dei pregiudizi dottrinali quando hanno tradotto quei passi?

ciao Mario l'ironico... [SM=g27830]

[Modificato da (Mario70) 23/10/2005 13.05]

[Modificato da (Mario70) 23/10/2005 13.05]





Mi pare che l'episodio del cieco sia molto diverso dall'affermazione di Gesù. E' chiaro che per autoidentificarsi, nel greco si usa la formula "ego eimi". Ma Gesù stava dicendo che "prima che Abraamo fosse, Io sono", esprimendo, come dice giustamente adelfos, un'eternità atemporale e sempre presente. E' proprio la distinzione verbale della prima parte del versetto con l'ultima che porta a queste considerazioni.
Inoltre, nella LXX vi sono diversi casi in cui YHWHW non si presenta come "ho on", ma come "Ego eimi"


http://andreabelli75.wordpress.com/

http://progettostudiodellabibbia.wordpress.com/
24/10/2005 19:40
 
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Re: Re: Re:

Scritto da: andreiu2 23/10/2005 14.57



Mi pare che l'episodio del cieco sia molto diverso dall'affermazione di Gesù. E' chiaro che per autoidentificarsi, nel greco si usa la formula "ego eimi". Ma Gesù stava dicendo che "prima che Abraamo fosse, Io sono", esprimendo, come dice giustamente adelfos, un'eternità atemporale e sempre presente.



Volevo rispondere prima ad Achille si, "ego eimi Mario di FIRT" [SM=g27822]
Per quanto riguarda GV 8:24,28 tradurre io sono come titolo
addirittura con le maiuscole anzichè semplicemente "sono io" alla maniera di GV 9:9 mi sembra una scelta che lascia intravedere un pregiudizio dottrinale, per quanto riguarda invece Gv 8:58 più che un eternità atemporale, ci vedo una chiara ammissione della sua esistenza preumana, senza volerci fare entrare a tutti i costi un identificazione con l'e|hyè ´ášer ´e|hyè (io sono colui che sono o meglio come hanno tradotto molti traduttori contemporanei [vedi Rotherham; The New Living Translati0n(nota in calce); The New Revised Standard Version (nota in calce); The Good News Bible in Today's English Version (nota in calce)], seguendo Rashi (commentatore biblico e talmudico francese) e traducendo [Esodo 3:14] ‘Io sarò colui che sarò).
Nella traduzione dei LXX oltre al discorso dell'"ho on" è interessante esaminare un'altra cosa vediamo:
esodo 3:14:
kai eipen ho theos pros mosen ego eimi ho on kai eipen outos ereis tois uiois Israel o on apestalken me pros umas

ossia:

e disse Il Dio a Mosè "io sono l'essere" e disse così dirai ai figli d'Israele l'essere (e non io sono) manda me presso di voi.

Come vedi YHWH si identifica più con "l'essere" o "colui che è, che esiste" che con "l'io sono" Quindi se Cristo non avesse voluto lasciar dubbi avrebbe detto o l'intera frase (ego eimi ho on" o almeno "ho on", o meglio ancora avrebbe detto "io sono Yahweh" (egli fa divenire o diviene)allora si che non avrebbe lasciato dubbi!
Poi volevo chiedere in base a queste scritture che sono il contesto di Giovanni:

John 8:41-42,54,55 41 Voi fate le opere del padre vostro». Essi gli dissero: «Noi non siamo nati da fornicazione; abbiamo un solo Padre: Dio». 42 Gesù disse loro: «Se Dio fosse vostro Padre, mi amereste, perché io sono proceduto e vengo da Dio; infatti io non son venuto da me, ma è lui che mi ha mandato.
54 Gesù rispose: «Se io glorifico me stesso, la mia gloria è nulla; **chi mi glorifica è il Padre mio, che voi dite essere vostro Dio**, 55 e non l' avete conosciuto; ma io lo conosco, e se dicessi di non conoscerlo, sarei un bugiardo come voi; ma io lo conosco e osservo la sua parola."

Sembra chiaro che il Dio dei farisei (e degli ebrei) fosse anche il padre di Cristo, come disse lui stesso in queste scritture; ora sappiamo che gli ebrei chiamavano il loro Dio appunto Yahweh quindi: il padre e il Dio di Cristo è Yahweh? Perchè se cosi fosse allora l'identificazione di Yahweh con Cristo ci porterebbe al sabellianesimo e la trinità ortodossa invece ci insegna che il padre e il figlio sono 2 persone distinte, quindi arrampicarsi sugli specchi per identificare l'"io sono" con Cristo è controproducente.






E' proprio la distinzione verbale della prima parte del versetto con l'ultima che porta a queste considerazioni.
Inoltre, nella LXX vi sono diversi casi in cui YHWH non si presenta come "ho on", ma come "Ego eimi"


]

Si, ma nella stragrande maggioranza dei casi si aggiunge un titolo del tipo "ego eimi ho theos" oppure "ego eimi kirios" per quanto riguarda deuteronomio 32:39 guarda come l'edizione cattolica San Paolo traduce il verso:
IEP " Guardate ora, sono io, io! non c' è altro dio con me. Io faccio morire e faccio vivere, ho ferito e io guarisco; nessuno salva dalla mia mano. " come vedi anche quì è stato tradotto ego eimi non come titolo.

ciao Mario

[Modificato da (Mario70) 26/10/2005 20.42]


"Il messaggio è chiaro. Il nostro amore per Geova dev’essere più forte del nostro amore per i familiari che gli divengono sleali.
Oggi Geova non mette immediatamente a morte quelli che violano le sue leggi.
Amorevolmente dà loro l’opportunità di pentirsi delle loro opere ingiuste. Ma come si sentirebbe Geova se i genitori di un trasgressore impenitente continuassero a metterLo alla prova frequentando senza necessità il loro figlio disassociato?"(La torre di Guardia 15 luglio 2011 pagine 31)
24/10/2005 21:09
 
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Re: Bibbia ebraica.
Mi sembra opportuno a questo punto, dopo tante citazioni della LXX (che è sempre una traduzione), leggere cosa dice la Bibbia ebraica. L'edizione che uso io e quella edita dalla Giuntina a cura di Rav. Dario Disegni.
(Naturalmente nel testo italiano a fronte):
Es 3,14 "E il Signore rispose: «Io sono quello che sono» e aggiunse: «Io sono, mi manda a voi».In nota a queso versetto si legge: (Cito testualmente) Le espressioni di questo verso e del seguente sono oscure forse volutamente. ne sono state tentate varie spiegazioni, fra le quali è difficile scegliere. In queste parole è, a quanto pare, da vedersi un'allusione al nome divino, che noi non pronunziamo, scritto con le lettere J.H.W.H. che contengono la radice del verbo che significa «essere». L'espressione può significare: l'eternità, l'immutablità di D-o. Il fatto che Egli è l'Essere, Esistente per Se Stesso, può voler dire: «Poco importa il Mio nome, quel che importa è che Io sono».
Il corsivo ed il grassetto sono miei.
Shalom

[Modificato da Teo60 24/10/2005 21.16]

24/10/2005 23:33
 
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Per quanto riguarda il versetto riportato da Mario ( Giov 9,9 ) messo in relazione a Giov 8,58 mi sembra di cogliere alcuni aspetti diversi.

In Giov 9,9 il mendicante dichiara “ sono io “ ma io chi?
Il versetto immediatamente precedente dice: “ non è questo colui che stava seduto a chiedere l’elemosina?
In questo caso, sebbene il predicato non sia espresso è sottinteso , ed equivale esattamente al nostro “ sono io “ ed infatti il GLNT afferma che qui ego eimi è usato nell’accezione corrente e concerne semplicemente l’identità di una persona nota o ricercata.

Ben diversa è la situazione di Giov 8,58 nel quale “ Ego Eimi “ è chiaramente contrapposto a “ prin Abraam genesthai, testo unico in tutto il Nuovo Testamento nel quale vengono opposti einai e genesthai

Rinvio ad altri momenti ulteriori approfondimenti.

Ciao.



27/10/2005 17:26
 
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Re:

Scritto da: adelfos 24/10/2005 23.33

Per quanto riguarda il versetto riportato da Mario ( Giov 9,9 ) messo in relazione a Giov 8,58 mi sembra di cogliere alcuni aspetti diversi.

In Giov 9,9 il mendicante dichiara “ sono io “ ma io chi?
Il versetto immediatamente precedente dice: “ non è questo colui che stava seduto a chiedere l’elemosina?
In questo caso, sebbene il predicato non sia espresso è sottinteso , ed equivale esattamente al nostro “ sono io “ ed infatti il GLNT afferma che qui ego eimi è usato nell’accezione corrente e concerne semplicemente l’identità di una persona nota o ricercata.

Ben diversa è la situazione di Giov 8,58 nel quale “ Ego Eimi “ è chiaramente contrapposto a “ prin Abraam genesthai, testo unico in tutto il Nuovo Testamento nel quale vengono opposti einai e genesthai

Rinvio ad altri momenti ulteriori approfondimenti.

Ciao.






Caro adelfos ho usato la scrittura di GV 9:9 non specificatamente per GV 8:58 ma per GV 8:24,28 dove un qualsiasi studente di greco che si apprestasse ad una traduzione dei passi, non tradurrebbe mai IO SONO maiuscolo per indirizzare i lettori ad una associazione trinitaria che non esiste. Per quanto riguarda GV 8:58 sono convinto (e non solo io ma decine di traduttori) che eimi indichi esistenza, ossia egli esisteva prima che Abramo nascesse, questo secondo me era sufficiente per creare scandalo ai farisei che lo stavano ascoltando, in quanto si definiva piu vecchio del loro capostipite. Il resto sono ilazioni.
ciao Mario

"Il messaggio è chiaro. Il nostro amore per Geova dev’essere più forte del nostro amore per i familiari che gli divengono sleali.
Oggi Geova non mette immediatamente a morte quelli che violano le sue leggi.
Amorevolmente dà loro l’opportunità di pentirsi delle loro opere ingiuste. Ma come si sentirebbe Geova se i genitori di un trasgressore impenitente continuassero a metterLo alla prova frequentando senza necessità il loro figlio disassociato?"(La torre di Guardia 15 luglio 2011 pagine 31)
27/10/2005 18:33
 
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(Mario70) ha scritto:

... Per quanto riguarda GV 8:58 sono convinto (e non solo io ma decine di traduttori) che eimi indichi esistenza, ossia egli esisteva prima che Abramo nascesse, questo secondo me era sufficiente per creare scandalo ai farisei che lo stavano ascoltando, in quanto si definiva piu vecchio del loro capostipite. Il resto sono ilazioni.

Anche la tua mi sembra un'illazione ("...secondo me...").
Invece, leggendo il contesto, a me sembra che i Giudei lo volessero lapidare per bestemmia e non perché avesse detto di essere semplicemente esistito al tempo di Abramo. Una simile affermazione poteva essere proferita da un folle, ma i folli non venivano lapidati; i Giudei al tempo di Cristo lapidavano solo per motivi molto gravi, come la bestemmia.
Perché mai avrebbero voluto uccidere Cristo se Questi si fosse limitato a parlare della sua età? Al massimo lo avrebbero ritenuto un pazzo o un indemoniato (cfr. 8:48), ma non Lo avrebbero certo lapidato per questo.

Per quanto riguarda il modo in cui la WTS cerca di spiegare questo passo, ecco cosa si legge nel libro "Ragioniamo" (p. 26):

«Ancora una volta il contesto mostra che questo è il giusto modo d’intendere il versetto. Questa volta i giudei volevano lapidare Gesù perché aveva detto di ‘aver visto Abraamo’, benché, come dissero, non avesse ancora 50 anni (Giovanni capitolo 8 versetto 57). La reazione spontanea di Gesù fu quella di dire loro la verità sulla sua età. Perciò rispose: "Io ero in vita prima che Abraamo nascesse!"».

Come dicevo, a me non sembra che il contesto di Giov. 8 mostri che i giudei volessero lapidare Gesù perché aveva semplicemente detto di aver visto Abraamo. Nel v. 56 Gesù dice: «Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò».
I giudei non si adirarono per questa risposta, ma gli dissero: "Non hai ancora cinquant'anni e hai visto Abramo?". Chiesero quindi come fosse possibile che egli avesse visto Abramo, vissuto secoli prima. Quando poi Gesù aggiunge: «In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono», solo a quel punto i giudei lo vogliono lapidare: «Allora raccolsero pietre per scagliarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio».
La stessa reazione che hanno in altre situazioni in cui, secondo loro, Gesù aveva bestemmiato, attribuendosi caratteristiche divine: «I Giudei portarono di nuovo delle pietre per lapidarlo. Gesù rispose loro: "Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre mio; per quale di esse mi volete lapidare?". Gli risposero i Giudei: "Non ti lapidiamo per un'opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio"» (Giov. 10:31-33).
«Ma Gesù rispose loro: "Il Padre mio opera sempre e anch'io opero". Proprio per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo: perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio» (Giov. 5:17,18).

Saluti
Achille

[Modificato da Achille Lorenzi 27/10/2005 18.35]

27/10/2005 20:16
 
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“dove un qualsiasi studente di greco che si apprestasse ad una traduzione”

E come puoi sapere quello che farebbe uno studente di greco? Per avere una simile sicurezza presumo che tu lo sia stato. Nevvero?

“on tradurrebbe mai IO SONO maiuscolo per indirizzare i lettori”

Dire “sono io” in quei versetti vuol dire ben poco.

“non solo io ma decine di traduttori”

Ed il decuplo pensa l’esatto contrario. Dimostrazione lapalissiana che non contano gli argumenta ex auctoritate ma le prove che costoro portano.

“. Per quanto riguarda GV 8:58 sono convinto (e non solo io ma decine di traduttori) che eimi indichi esistenza, ossia egli esisteva prima che Abramo nascesse”

Per questo bastava l’imperfetto, inoltre i giudei non si scandalizzano quando Gesù dice loro d’aver visto Abramo, e dunque che già esisteva, si scandalizzano invece dopo che Cristo afferma “ego eimi”, ergo questa nuova proposizione deve portare ad un nuovo contenuto rispetto all’enunciato precedente, il quale, ut supra dixit, implicava già che esistesse al tempo del Patriarca ma non per questo scatenò la lapidazione.
---------------------
Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)
27/10/2005 21:03
 
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Ho notato che nessuno ha avuto niente da dire su quello che ho scritto nel messaggio del 24/10/2005 19.40
(a parte il confronto con GV9:9)come mai? arrivate anche voi alle mie stesse conclusioni?
ciao

[Modificato da (Mario70) 27/10/2005 21.05]


"Il messaggio è chiaro. Il nostro amore per Geova dev’essere più forte del nostro amore per i familiari che gli divengono sleali.
Oggi Geova non mette immediatamente a morte quelli che violano le sue leggi.
Amorevolmente dà loro l’opportunità di pentirsi delle loro opere ingiuste. Ma come si sentirebbe Geova se i genitori di un trasgressore impenitente continuassero a metterLo alla prova frequentando senza necessità il loro figlio disassociato?"(La torre di Guardia 15 luglio 2011 pagine 31)
27/10/2005 23:43
 
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“Ho notato che nessuno ha avuto niente da dire su quello che ho scritto nel messaggio del 24/10/2005 19.40
(a parte il confronto con GV9:9)come mai? arrivate anche voi alle mie stesse conclusioni”

Sei nuovo e dunque puoi non saperlo. Devi sapere che discutiamo dell’ “Io sono” da anni, s’è già detto tutto ed il contrario. Se dunque non ricevi risposte non è perché hai lasciato gli interlocutori a bocca aperta, ma perché essi pensano d’aver già trattato abbondantemente altrove gli stessi argomenti. Comunque, se proprio ci tieni ti rispondo io…

“sono colui che sono o meglio come hanno tradotto molti traduttori contemporanei […] io sarò colui che sarò”

Non occorre citare tutti questi traduttori, la resa che proponi è ben nota. Semplicemente la maggior parte delle versioni nel tradurre il passo si rifà alla versione dei LXX, sia perché gli ebrei che l’hanno composta conoscevano la loro lingua, sia perché il Nuovo Testamento usa per gran parte delle citazioni la Septuaginta, che dunque ebbe autorizzazione apostolica.

“Come vedi YHWH si identifica più con "l'essere" o "colui che è, che esiste" che con "l'io sono"”

“Io sono colui che sono” è una perifrasi per indicare assolutezza e atemporalità, un “ego eimi” in contrapposizione a genésthai serve ugualmente allo scopo. “Ho ôn” (colui che sono) equivale a “Io sono”. Sia chiaro che non è di alcuna rilevanza se l’espressione originale ebraica di Es 3,14 non indica l’atemporalità ma “colui che fa essere e divenire”, come alcuni suppongono, giacché non è in gioco l’ebraico ma un confronto che Giovanni vuole istituire fra il suo testo greco e il greco della LXX, il quale serve perfettamente a dar l’idea dell’immutabile. Né serve replicare che Gesù pronunciò la frase in ebraico, sia perché con le retroversioni si trova quel che si vuole e dunque riusciremmo a sostenere entrambe le ipotesia sia perché questo è palesemente una rielaborazione post-pasquale. Divina in quanto voluta dallo Spirito, certamente, ma voluta in greco.

“Sembra chiaro che il Dio dei farisei (e degli ebrei) fosse anche il padre di Cristo, come disse lui stesso in queste scritture; ora sappiamo che gli ebrei chiamavano il loro Dio appunto Yahweh quindi: il padre e il Dio di Cristo è Yahweh?”

Sì.

“Perchè se cosi fosse allora l'identificazione di Yahweh con Cristo ci porterebbe al sabellianesimo”

Bisogna fare dei debiti distinguo. Il tuo è un falso problema, indotto dal fatto che ritieni il nome YHWH applicabile solo al Padre. Il tetragramma in realtà è semplicemente una forma arcaica del verbo essere, un appellativo di natura, ossia di “colui che è”, nella logica trinitaria è perfettamente applicabile sia al Padre che la Figlio in quanto entrambi co-eterni e consustanziali. Inoltre stai confondendo i piani. Se anche non volessi applicare il nome YHWH al Figlio non cambierebbe nulla. Da una parte abbiamo Es 3,14 che chiama il Padre “colui che è” e subito dopo YHWH, dall’altra abbiamo Giovanni che a nostro avviso chiama Cristo “Io sono”, con chiaro riferimento al primo degli appellativi nominati, cioè l’“ego eimi ho ôn” del roveto ardente. In questo caso non staremmo cercando di identificare Gesù con YHWH ma con l’ “ego eimi ho ôn”, titolo che può essere applicato a due persone distinte purché entrambe eterne.

Ad maiora
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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)
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Re:

Scritto da: Polymetis 27/10/2005 23.43
“Ho notato che nessuno ha avuto niente da dire su quello che ho scritto nel messaggio del 24/10/2005 19.40
(a parte il confronto con GV9:9)come mai? arrivate anche voi alle mie stesse conclusioni”

Sei nuovo e dunque puoi non saperlo. Devi sapere che discutiamo dell’ “Io sono” da anni, s’è già detto tutto ed il contrario. Se dunque non ricevi risposte non è perché hai lasciato gli interlocutori a bocca aperta, ma perché essi pensano d’aver già trattato abbondantemente altrove gli stessi argomenti. Comunque, se proprio ci tieni ti rispondo io…

“sono colui che sono o meglio come hanno tradotto molti traduttori contemporanei […] io sarò colui che sarò”

Non occorre citare tutti questi traduttori, la resa che proponi è ben nota. Semplicemente la maggior parte delle versioni nel tradurre il passo si rifà alla versione dei LXX, sia perché gli ebrei che l’hanno composta conoscevano la loro lingua, sia perché il Nuovo Testamento usa per gran parte delle citazioni la Septuaginta, che dunque ebbe autorizzazione apostolica.

“Come vedi YHWH si identifica più con "l'essere" o "colui che è, che esiste" che con "l'io sono"”

“Io sono colui che sono” è una perifrasi per indicare assolutezza e atemporalità, un “ego eimi” in contrapposizione a genésthai serve ugualmente allo scopo. “Ho ôn” (colui che sono) equivale a “Io sono”. Sia chiaro che non è di alcuna rilevanza se l’espressione originale ebraica di Es 3,14 non indica l’atemporalità ma “colui che fa essere e divenire”, come alcuni suppongono, giacché non è in gioco l’ebraico ma un confronto che Giovanni vuole istituire fra il suo testo greco e il greco della LXX, il quale serve perfettamente a dar l’idea dell’immutabile. Né serve replicare che Gesù pronunciò la frase in ebraico, sia perché con le retroversioni si trova quel che si vuole e dunque riusciremmo a sostenere entrambe le ipotesia sia perché questo è palesemente una rielaborazione post-pasquale. Divina in quanto voluta dallo Spirito, certamente, ma voluta in greco.

“Sembra chiaro che il Dio dei farisei (e degli ebrei) fosse anche il padre di Cristo, come disse lui stesso in queste scritture; ora sappiamo che gli ebrei chiamavano il loro Dio appunto Yahweh quindi: il padre e il Dio di Cristo è Yahweh?”

Sì.

“Perchè se cosi fosse allora l'identificazione di Yahweh con Cristo ci porterebbe al sabellianesimo”

Bisogna fare dei debiti distinguo. Il tuo è un falso problema, indotto dal fatto che ritieni il nome YHWH applicabile solo al Padre. Il tetragramma in realtà è semplicemente una forma arcaica del verbo essere, un appellativo di natura, ossia di “colui che è”, nella logica trinitaria è perfettamente applicabile sia al Padre che la Figlio in quanto entrambi co-eterni e consustanziali. Inoltre stai confondendo i piani. Se anche non volessi applicare il nome YHWH al Figlio non cambierebbe nulla. Da una parte abbiamo Es 3,14 che chiama il Padre “colui che è” e subito dopo YHWH, dall’altra abbiamo Giovanni che a nostro avviso chiama Cristo “Io sono”, con chiaro riferimento al primo degli appellativi nominati, cioè l’“ego eimi ho ôn” del roveto ardente. In questo caso non staremmo cercando di identificare Gesù con YHWH ma con l’ “ego eimi ho ôn”, titolo che può essere applicato a due persone distinte purché entrambe eterne.

Ad maiora



La cosa che mi fa piacere di questa tua risposta è l'ammettere che ci possa essere la possibilità di interpretare il passo in maniera diversa e questo mi basta... ho notato che hai placato i toni e anche questo mi fa piacere, speriamo che le nostre conversazioni continuino su questa strada ciao e a presto.
Mario

"Il messaggio è chiaro. Il nostro amore per Geova dev’essere più forte del nostro amore per i familiari che gli divengono sleali.
Oggi Geova non mette immediatamente a morte quelli che violano le sue leggi.
Amorevolmente dà loro l’opportunità di pentirsi delle loro opere ingiuste. Ma come si sentirebbe Geova se i genitori di un trasgressore impenitente continuassero a metterLo alla prova frequentando senza necessità il loro figlio disassociato?"(La torre di Guardia 15 luglio 2011 pagine 31)
28/10/2005 17:12
 
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A proposito del corretto modo di tradurre questo passo (Giov. 8:58), è interessante come venne compreso e spiegato da Agostino di Ippona, nel suo "Commento al Vangelo di Giovanni":
17. Adirati i Giudei risposero: Non hai ancora cinquant'anni, e hai veduto Abramo? E il Signore: In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, io sono (Gv 8, 57-58). Pesa le parole e intendi il mistero. Prima che Abramo fosse: fosse si riferisce alla creatura umana; sono si riferisce alla divina essenza. Fosse, perché Abramo era una creatura. Non disse il Signore: Prima che Abramo esistesse, io ero; ma disse: Prima che Abramo fosse fatto - e non poté esser fatto se non per mezzo di me -, io sono. Neppure disse: Prima che Abramo fosse fatto, io sono stato fatto. In principio - infatti - Dio fece il cielo e la terra; e in principio era il Verbo. Quindi, prima che Abramo fosse, io sono. Riconoscete il Creatore, non confondetelo con la creatura. Colui che parlava era discendente di Abramo; ma perché potesse chiamare Abramo all'esistenza, doveva esistere prima di lui.
Fonte: www.sant-agostino.it/italiano/commento_vsg/index2.htm

Sottolineo questo punto: «Non disse il Signore: Prima che Abramo esistesse, io ero [così come si legge nella TNM]; ma disse: Prima che Abramo fosse fatto - e non poté esser fatto se non per mezzo di me -, io sono».

Sembrano parole scritte apposta per i TdG e per la loro traduzione...

Saluti
Achille

[Modificato da Achille Lorenzi 28/10/2005 17.17]

28/10/2005 18:10
 
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Re:

Scritto da: Achille Lorenzi 28/10/2005 17.12
A proposito del corretto modo di tradurre questo passo (Giov. 8:58), è interessante come venne compreso e spiegato da Agostino di Ippona, nel suo "Commento al Vangelo di Giovanni":
17. Adirati i Giudei risposero: Non hai ancora cinquant'anni, e hai veduto Abramo? E il Signore: In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, io sono (Gv 8, 57-58). Pesa le parole e intendi il mistero. Prima che Abramo fosse: fosse si riferisce alla creatura umana; sono si riferisce alla divina essenza. Fosse, perché Abramo era una creatura. Non disse il Signore: Prima che Abramo esistesse, io ero; ma disse: Prima che Abramo fosse fatto - e non poté esser fatto se non per mezzo di me -, io sono. Neppure disse: Prima che Abramo fosse fatto, io sono stato fatto. In principio - infatti - Dio fece il cielo e la terra; e in principio era il Verbo. Quindi, prima che Abramo fosse, io sono. Riconoscete il Creatore, non confondetelo con la creatura. Colui che parlava era discendente di Abramo; ma perché potesse chiamare Abramo all'esistenza, doveva esistere prima di lui.
Fonte: www.sant-agostino.it/italiano/commento_vsg/index2.htm

Sottolineo questo punto: «Non disse il Signore: Prima che Abramo esistesse, io ero [così come si legge nella TNM]; ma disse: Prima che Abramo fosse fatto - e non poté esser fatto se non per mezzo di me -, io sono».

Sembrano parole scritte apposta per i TdG e per la loro traduzione...





Bè non fa neanche un allusione all'"io sono" di esodo ma giustamente dice:
Colui che parlava era discendente di Abramo; ma perché potesse chiamare Abramo all'esistenza, doveva esistere prima di lui.
E su questo non posso che concordare, per quanto riguarda le parole "divina essenza" e "creatore" non ho problemi ad attribuirli anche al Figlio.
Ciao

"Il messaggio è chiaro. Il nostro amore per Geova dev’essere più forte del nostro amore per i familiari che gli divengono sleali.
Oggi Geova non mette immediatamente a morte quelli che violano le sue leggi.
Amorevolmente dà loro l’opportunità di pentirsi delle loro opere ingiuste. Ma come si sentirebbe Geova se i genitori di un trasgressore impenitente continuassero a metterLo alla prova frequentando senza necessità il loro figlio disassociato?"(La torre di Guardia 15 luglio 2011 pagine 31)
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