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Gv 8:58 "Prima che Abramo fosse, io sono" e lingue antiche

Ultimo Aggiornamento: 28/10/2005 18:10
24/10/2005 19:40
 
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Re: Re: Re:

Scritto da: andreiu2 23/10/2005 14.57



Mi pare che l'episodio del cieco sia molto diverso dall'affermazione di Gesù. E' chiaro che per autoidentificarsi, nel greco si usa la formula "ego eimi". Ma Gesù stava dicendo che "prima che Abraamo fosse, Io sono", esprimendo, come dice giustamente adelfos, un'eternità atemporale e sempre presente.



Volevo rispondere prima ad Achille si, "ego eimi Mario di FIRT" [SM=g27822]
Per quanto riguarda GV 8:24,28 tradurre io sono come titolo
addirittura con le maiuscole anzichè semplicemente "sono io" alla maniera di GV 9:9 mi sembra una scelta che lascia intravedere un pregiudizio dottrinale, per quanto riguarda invece Gv 8:58 più che un eternità atemporale, ci vedo una chiara ammissione della sua esistenza preumana, senza volerci fare entrare a tutti i costi un identificazione con l'e|hyè ´ášer ´e|hyè (io sono colui che sono o meglio come hanno tradotto molti traduttori contemporanei [vedi Rotherham; The New Living Translati0n(nota in calce); The New Revised Standard Version (nota in calce); The Good News Bible in Today's English Version (nota in calce)], seguendo Rashi (commentatore biblico e talmudico francese) e traducendo [Esodo 3:14] ‘Io sarò colui che sarò).
Nella traduzione dei LXX oltre al discorso dell'"ho on" è interessante esaminare un'altra cosa vediamo:
esodo 3:14:
kai eipen ho theos pros mosen ego eimi ho on kai eipen outos ereis tois uiois Israel o on apestalken me pros umas

ossia:

e disse Il Dio a Mosè "io sono l'essere" e disse così dirai ai figli d'Israele l'essere (e non io sono) manda me presso di voi.

Come vedi YHWH si identifica più con "l'essere" o "colui che è, che esiste" che con "l'io sono" Quindi se Cristo non avesse voluto lasciar dubbi avrebbe detto o l'intera frase (ego eimi ho on" o almeno "ho on", o meglio ancora avrebbe detto "io sono Yahweh" (egli fa divenire o diviene)allora si che non avrebbe lasciato dubbi!
Poi volevo chiedere in base a queste scritture che sono il contesto di Giovanni:

John 8:41-42,54,55 41 Voi fate le opere del padre vostro». Essi gli dissero: «Noi non siamo nati da fornicazione; abbiamo un solo Padre: Dio». 42 Gesù disse loro: «Se Dio fosse vostro Padre, mi amereste, perché io sono proceduto e vengo da Dio; infatti io non son venuto da me, ma è lui che mi ha mandato.
54 Gesù rispose: «Se io glorifico me stesso, la mia gloria è nulla; **chi mi glorifica è il Padre mio, che voi dite essere vostro Dio**, 55 e non l' avete conosciuto; ma io lo conosco, e se dicessi di non conoscerlo, sarei un bugiardo come voi; ma io lo conosco e osservo la sua parola."

Sembra chiaro che il Dio dei farisei (e degli ebrei) fosse anche il padre di Cristo, come disse lui stesso in queste scritture; ora sappiamo che gli ebrei chiamavano il loro Dio appunto Yahweh quindi: il padre e il Dio di Cristo è Yahweh? Perchè se cosi fosse allora l'identificazione di Yahweh con Cristo ci porterebbe al sabellianesimo e la trinità ortodossa invece ci insegna che il padre e il figlio sono 2 persone distinte, quindi arrampicarsi sugli specchi per identificare l'"io sono" con Cristo è controproducente.






E' proprio la distinzione verbale della prima parte del versetto con l'ultima che porta a queste considerazioni.
Inoltre, nella LXX vi sono diversi casi in cui YHWH non si presenta come "ho on", ma come "Ego eimi"


]

Si, ma nella stragrande maggioranza dei casi si aggiunge un titolo del tipo "ego eimi ho theos" oppure "ego eimi kirios" per quanto riguarda deuteronomio 32:39 guarda come l'edizione cattolica San Paolo traduce il verso:
IEP " Guardate ora, sono io, io! non c' è altro dio con me. Io faccio morire e faccio vivere, ho ferito e io guarisco; nessuno salva dalla mia mano. " come vedi anche quì è stato tradotto ego eimi non come titolo.

ciao Mario

[Modificato da (Mario70) 26/10/2005 20.42]


"Il messaggio è chiaro. Il nostro amore per Geova dev’essere più forte del nostro amore per i familiari che gli divengono sleali.
Oggi Geova non mette immediatamente a morte quelli che violano le sue leggi.
Amorevolmente dà loro l’opportunità di pentirsi delle loro opere ingiuste. Ma come si sentirebbe Geova se i genitori di un trasgressore impenitente continuassero a metterLo alla prova frequentando senza necessità il loro figlio disassociato?"(La torre di Guardia 15 luglio 2011 pagine 31)
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