L'INFERNO E IL MISTERO DEL MALE
Tratto da "Papa Giovanni" n. 11 novembre 2003
Seguendo l'esempio di Cristo, la Chiesa ha ammonito i fedeli, durante tutto il corso della sua storia, "della triste realta' della morte eterna". La Sacra Scrittura parla di questo castigo eterno e ci mette in guardia contro la malizia deliberata che distrugge una persona interiormente e conduce alla morte eterna.
C'e' un nesso essenziale tra l'inferno e il mistero del male, e in ultima analisi, tra l'inferno e la liberta' dell'uomo. Il rifiuto di credere all'inferno equivale al rifiuto di prendere Dio sul serio, e anche al rifiuto di considerare seriamente l'uomo, la sua liberta' e la sua responsabilita' di compiere il bene.
Per questa ragione, una certa conoscenza dell'inferno e' necessaria per comprendere come si conviene il senso del'uomo e il suo posto in questo mondo, secondo il piano di Dio.
Prima di Gesu'
Nelle prime tappe della storia della salvezza, la realta' dell'inferno non e' stata concretamente intuita come lo fu invece nella rivelazione posteriore. Si concepiva lo "Sheol" come il luogo ove sia i buoni che i cattivi dimoravano dopo la morte, e dove avevano una forma di esistenza oscura e insoddisfacente.
Si capiva che Dio avrebbe severamente punito chi era ostinatamente cattivo, ma molti restavano perplessi, perche' i malvagi parevano prosperare tanto quanto i giusti.
La rivelazione che lo "Sheol" fosse un luogo di punizione riservato ai malvagi non avvenne che gradualmente. Da essa deriva una comprensione piu' piena della responsabilita' personale di ciascuno riguardo ai suoi atti.
Il castigo divino del male nulla ha a che fare con la vendetta; e' piuttosto una questione di giustizia e di misericordia da parte di un Dio amante e onnipotente, che mantiene e ristabilisce un ordine universale che qualunque colpa di qualsiasi uomo scompiglia.
L'uomo deve prendere se stesso sul serio, perche' Dio lo prende sul serio.
Col passare del tempo ci fu una crescente comprensione del genere di castigo dovuto al peccato.
Il fuoco della Geenna
All'inizio del tempo dell'Antico Testamento, il castigo era concepito sotto forma di immagini materiali, come malattie, prove, accorciamento della vita. Solo a poco a poco divenne chiaro che il castigo piu' grave era implicito nella natura stessa del peccato; che rifiutare Dio voleva dire separare se stesso dalla infinita bonta' di cui il cuore ha una fame insaziabile (Sal 62,1).
Nell'Antico Testamento, con l'idea dell'inferno, era unita l'immagine del fuoco fisico, con riferimento alla "Geenna", la "Valle di Ben-Hinnom", dove, in sacrifici umani interdetti, alcuni bambini erano stati consumati dal fuoco.
Piu' tardi, i rifiuti della citta' erano bruciati in detta valle, ove il fuoco era alimentato giorno e notte.
Isaia allude a questa valle, senza tuttavia nominarla, come al luogo dove giaceranno i corpi di coloro che si sono ribellati contro Dio (Is 66,24).
Nella letteratura rabbinica, la "Geenna" divenne il pozzo di fuoco dove i cattivi sono puniti dopo la morte.
Continua...