Comincio dal secondo punto...
Premetto tra parentesi che intuisco la tua sofferenza (se parli di un caso personale)ma non posso non invitarti alla migliore buona volontà per la giusta soluzione.________________________
Dunque, analogia sì, perché la parola "analogia" indica solo una certa somiglianza. C'è analogia anche tra noi e Dio che è il totalmente trascendente e perciò diversissimo da noi, ma anche simile in piccolissima parte perché appunto ci ha fatti a sua immagine.
Quindi la somiglianza/analogia non comporta negatività. Io sono simile anche a un criminale, perché ho il naso egli occhi come lui ecc... sono le idee e i valori che ci distinguono. Ma in quanto simile/analogo io non mi sento coinvolto nella sua negatività.
Quanto al diritto o meno da parte della Chiesa (il prete) di giudicare se il tale è degno o no dell'assoluzione questo fa parte del modo di concepire il Sacramento.
Se lo si concepisce come una struttura automatica e asettica, come prendere una pillola curativa, avresti ragione: il prete dovrebbe solo assolvere, non giudicare, e neanche chiedere l'elenco delle mancanze. Ma Gesù ha detto "quello che riterrete sarà ritenuto" e quanto alle chiavi (il sacramento è un aspetto delle chiavi) ha dato non solo il potere di sciogliere (assolvere) ma anche di "legare" non assolvere.
E' così che la Chiesa Cattolica ha capito i sacramenti. E' così perciò che li amministra.
E' Gesù ad aver dato la struttura giudicativa al sacramento della Penitenza. E' a Lui che bisogna richiedere il perché ha scelto quella modalità (del resto molto ovvia se si pensa che Gesù ha concepito la Chiesa come prolungamento della sua umanità e come fratelli che salvano fratelli. E' la protervia di Adamo che deve venire umiliata abbassandosi davanti a un Cristo che ha l'aspetto di un uomo. E' fraternità che ciascuno si faccia strumento della misericordia di Dio nei confronti dell'altro. E' imitazione della circuminsessione di amore interpersonale che esiste nella Trinità.... ma lasciamo stare).
Se insomma si concepisce l'opera della Chiesa come quella che farebbe Cristo stesso al suo posto, credo che nessuno oserebbe recriminare se Cristo ESIGESSE CHE I SUOI FEDELI (non si parla di pagani) ONORINO IL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO CON LE SUE ESIGENZE DI INDISSOLUBILITA' FEDELTA' PERENNITA'. Esigenze che non sono arbitrarie ma scaturiscono connaturalmente dall'amore. Un amore non è tale se è infedele, part time e... in condominio.
Invero chi pretende di fare la Comunione, cioè baciare Gesù, nello stesso momento che sa di disobbedirgli, è uno che non ha capito che il sacramento (dell'Eucaristia e anche il matrimonio) è esattamente un fare all'amore con Gesù e in Gesù.
Se uno lo vede come una seplice regola che la Chiesa si è data di testa sua, allora avrebbe ragione. la Chiesa sarebbe incomprensiva e matrigna. Ma non è così. La Chiesa vuole e non può volere per i suoi figli il meglio e il giusto. E il meglio non è né la convivenza con un'altra persona (se si è sposati) né fare una comunione che per essere gratificante in quella situazione irregolare dovrebbe essere fatta senza espressioni di amore a Gesù e... pensando alla partita.
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est modus in rebus