È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!


Avviso per i nuovi utenti

Per essere ammessi in questo forum è obbligatorio  
compilare il modulo di presentazione.

Cliccare qui

ATTENZIONE:
il forum è stato messo in modalità di sola lettura.
Le discussioni proseguono nel nuovo forum:
Nuovo Forum
Per partecipare alle discussioni nel nuovo forum bisogna iscriversi:
Cliccare qui
Come valeva per questo forum, anche nel nuovo forum non sono ammessi utenti anonimi, per cui i nuovi iscritti dovranno inviare la loro presentazione se vorranno partecipare.
Il forum si trova su una piattaforma indipendente da FFZ per cui anche chi è già iscritto a questo forum dovrà fare una nuova registrazione per poter scrivere nel nuovo forum.
Per registrarsi nel nuovo forum clicccare qui

Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Vota | Stampa | Notifica email    
Autore

Geova Dio d' ordine?

Ultimo Aggiornamento: 13/12/2004 19:28
09/10/2004 01:51
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 14
Registrato il: 15/07/2004
Utente Junior
OFFLINE
Secondo "Perspicacia" alla voce (creazione) pag 593, Geova è un Dio di pace e d'ordine perchè scrive:
< E poichè Geova "non è un Dio di disordine ma di pace" (1Co 14:33), le sue opere creative sono caratterizzate dall'ordine anzichè dal caos o dal caso.....Tutte le opere di Dio, incluse quelle creative sono perfette.--De32:4; Ec3:14.>

Mi domando allora cosa è accaduto all'attuale universo.
Buchi neri, stelle che esplodono, stelle che risucchiano altre stelle, ecc...ecc... E' sfuggito di mano qualcosa a chi doveva essere un Dio d'ordine anzichè del caos o anche l'universo è stato colpito dalla "maledizione" di Adamo ed Eva?

Ciao
Maurizio
09/10/2004 10:18
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 307
Registrato il: 08/07/2004
Utente Senior
OFFLINE
Geova un Dio del Caos?
Caro Maurizio,
penso che la tua sia una provocazione più che una osservazione. Io partirei da alcune osservazioni sul terzo principio della termodinamica che introduce il concetto di entropia. L’entropia si può pensare come la misura di quanto un sistema sia vicino allo stato di equilibrio, o in modo equivalente come la misura del grado di disordine di un sistema. Il terzo principio afferma che l'entropia, cioè il disordine, di un sistema isolato non può diminuire. Pertanto, quando un sistema isolato raggiunge una configurazione di massima entropia non può subire trasformazioni: ha raggiunto l'equilibrio. Ma qual è il significato dell'aumento di entropia delle trasformazioni in natura? Una risposta è che esso rappresenta l'entità con cui tale trasformazione contribuisce alla "degradazione" dell'Universo. Qualsiasi trasferimento di energia porta comunque alla diminuzione di disponibilità di energia e quindi in ultima analisi si dice che l’Universo si è degradato di tale entità. Anche le attività umane non sfuggono a questa legge. Io e te che parliamo al computer anche se in quantità trascurabile contribuiamo all’aumento di degradazione dell’universo. La tendenza di tutti i processi naturali è di portare ad uno stadio di uniformità di temperatura, pressione, composizione, ecc. in tutti i punti. Si può pensare che in un lontano futuro, come conseguenza di tali processi, l'Universo possa raggiungere uno stadio di completa ed assoluta uniformità. Quando e se si raggiungerà un tale stato, pur senza esserci variazioni di energia in seno all'Universo, tutti i processi fisici, chimici e presumibilmente biologici cesserebbero. Questa meta verso cui esso sembra essere diretto è stata descritta come la "morte termica" dell'Universo. Insomma siamo diretti verso il caos come conseguenza della tendenza all’equilibrio che l’universo, come sistema isolato, ha. Vogliamo interpretare questo “caos” come qualcosa da contrapporre al concetto comune di “ordine” che abbiamo? Ma io ho parlato di equilibrio. Si potrebbe dire che l’equilibrio sia un concetto più vicino all’ordine? Alla fine allora dovremmo pensare all’universo finalmente ordinato ed equilibrato ma senza vita? Se l’universo si espande alla ricerca del suo “equilibrio” beh allora tornando indietro nel tempo, alla massima contrazione dell’universo e cioè al Big Bang troviamo il massimo potenziale di energia per la creazione della vita. Ma se la condizione finale è il caos la condizione iniziale era il massimo “ordine” o il massimo di “energia”? Ma l’energia allora è ordine? Insomma noi usiamo le parole comuni per descrivere qualcosa di difficile ma poi si può entrare in contraddizione. Ma questo evidenzia ancora di più che interpretare la Bibbia con le parole di oggi può essere fuorviante. Non penso che Dio sia un Dio del Caos o dell’Ordine ma attribuire delle categorie mentali limitate dalla nostra natura umana ad un Dio mi sembra di ridurlo. Io sono un credente e questo non mi mette nell’imbarazzo una volta studiata la scienza di credere nella Bibbia e in Dio. Naturalmente dissento dalle interpretazioni semplicistiche della WTS che vuole attraverso le scritture dare una ragione a tutto dimenticando quello che l’uomo nel frattempo ha scoperto.
Saluti
Valentino

[Modificato da nemorino60 09/10/2004 10.20]

_________________________________

nemorino60
http://www.vasodipandora.org
09/10/2004 15:58
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 15
Registrato il: 15/07/2004
Utente Junior
OFFLINE
Geova Dio D'ordine?
Ciao Valentino.
E’ vero, c’è sempre in me una vena polemica.:)
Quello che scrivi è interessante e sarebbe bello sentire cosa i TdG avrebbero da contro- riflettere alle tue osservazioni su “caos- equilibrio/energia- ordine”.
Ora, nella Bibbia le parole scritte in “Perspicacia” ci sono e loro le traducano presentando un Dio d’amore e d’ordine, come che il “caos” dell’universo non ci fosse. Certo, se è d’ordine non è possibile che ci sia il caos!
Sulla Terra gli va meglio in quanto ogni, caos, terrestre viene giustificato con il peccato originale e la famosa partita tra LUI e Satana giocata sulla pelle dei terrestri con il titolo “La CONTESA”.
Teoria questa assolutamente indimostrabile ma purtroppo creduta come vera. I TdG presentano un Dio megalomane e borioso “quasi come S.....B.........” che consente atrocità mostruose solo per vedere quanti lo “ADORERANNO”.
Ci sarebbe da ridere se non fosse che tanti ex TdG assolutamente intelligenti e seri, vi hanno creduto e oggi non capiscono come hanno fatto. Questa è la dimostrazione della pericolosità di questo gruppo religioso che “ottenebra le menti”.
Ma, tornando all’universo, è evidente che Dio non c’entra nulla. Perlomeno quel Dio presentato da chi ha scritto i racconti biblici.
I religiosi però nei confronti della scienza hanno sempre una “riserva mentale” che vuole relegare la scienza come “maggiordomo-ancella”. Lo ha dimostrato il capo della Chiesa cattolica affermando su “l’Osservatore romano” nel (Il Papa ad un gruppo di scienziati) che: “ Le vostre ricerche costituiscono il prolungamento dell’ammirevole rivelazione che Dio ci consegna nella sua opera di creazione”
Come dire che la scienza dovrà sempre ringraziare Dio per i suoi progressi essendo “essa” un “prolungamento della rivelazione”. Penso che tra breve anche i TdG arriveranno a questa ”illuminata” considerazione.

Ancora un bravo Valentino per quanto hai scritto. Meriterebbe un capitolo di discussione specifico.
Ciao
Maurizio



09/10/2004 17:48
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 79
Registrato il: 11/07/2004
Utente Junior
OFFLINE
Re: Geova Dio D'ordine?

Scritto da: maurizio pederzini 09/10/2004 15.58
I religiosi però nei confronti della scienza hanno sempre una “riserva mentale” che vuole relegare la scienza come “maggiordomo-ancella”. Lo ha dimostrato il capo della Chiesa cattolica affermando su “l’Osservatore romano” nel (Il Papa ad un gruppo di scienziati) che: “ Le vostre ricerche costituiscono il prolungamento dell’ammirevole rivelazione che Dio ci consegna nella sua opera di creazione”
Come dire che la scienza dovrà sempre ringraziare Dio per i suoi progressi essendo “essa” un “prolungamento della rivelazione”. Penso che tra breve anche i TdG arriveranno a questa ”illuminata” considerazione.




La riserva di cui parli è cosa "normale" talmente "normale" che il povero Galilei ne pagò le conseguenze proprio grazie a questi religiosi.

Ciao
RC
09/10/2004 18:25
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 127
Registrato il: 08/07/2004
Utente Junior
OFFLINE
“il povero Galilei ne pagò le conseguenze proprio grazie a questi religiosi.”

La gente parla continuamente di Galilei ma non ha mai letto nulla di suo, questa è la cosa spettacolare. Il problema di Galileo non era quello che diceva, ma come lo diceva. L’ipotesi eliocentrica era pacificamente discussa nelle università pontificie, il libro di Copernico che la trattava era uscito decenni prima di Galileo, ottenne senza problemi l’imprimatur dei domenicani, e fu addirittura dedicato al Papa allora regnate. Non era l’ìpotesi eliocentrica il problema, la filosofia della scienza lo sa da decenni ed è scandaloso che ancora qualcuno sventoli il caso Galileo per accusare la Chiesa di essere ostile al progresso della scienza.

E ora veniamo al disordine. Esiste davvero?

“Supponiamo che qualcuno segni su una carta una quantità di punti a caso: è possibile trovare una curva geometrica definibile in maniera uniforme mediate una regola, e che passi per tutti questi punti, proprio nell’ordine in cui la mano li ha tracciati. E se qualcuno traccia una curva continua, è possibile trovare un’equazione di questa curva che rende conto del suo comportamento. Ciò vuol dire che, in qualunque modo Dio avesse creato il mondo, esso sarebbe stato sempre regolato e fornito di un ordine generale” (Leibniz, Discorso di Metafisica, VI)

A presto
---------------------
Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)
09/10/2004 19:39
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 80
Registrato il: 11/07/2004
Utente Junior
OFFLINE
Re:

Scritto da: Polymetis 09/10/2004 18.25
“il povero Galilei ne pagò le conseguenze proprio grazie a questi religiosi.”

Non era l’ìpotesi eliocentrica il problema, la filosofia della scienza lo sa da decenni ed è scandaloso che ancora qualcuno sventoli il caso Galileo per accusare la Chiesa di essere ostile al progresso della scienza.




Bhè quale fu allora il problema? Solo per come lo diceva?

E' fatto risaputo che la chiesa condannò lo scienziato nel 1632 per aver infranto il dogma della cosmologia cattolica.

Non prendiamoci in giro suvvia!

Sul fatto che galilei metteva in dubbio la genesi dicendo

"Nella Genesi non c'è nulla di vero!"

credo che non sia il modo (un pò come oggi viene detto della WTS :) ) ma la paura che tali argomentazioni potevano "far presa" e per tanto si poteva incorrere nella possibilità di invalidare ciò che avevano compreso della Bibbia. Ecco che il sant'uffizio anche se con qualche xplessità lo condanno!


Ciao
RC

[Modificato da reny2000 09/10/2004 19.54]

[Modificato da reny2000 09/10/2004 19.55]

10/10/2004 09:51
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 353
Registrato il: 13/07/2004
Utente Senior
OFFLINE
Se io vedo una bottiglia vuota non sorge in me nessun interrogativo

Se la vedo piena, o mezza piena, o anche con una sola goccia di vino non è il resto del vuoto (disordine) a pormi il problema LOGICO della assenza, ma è la presenza di quella goccia (ordine, causalità finalizzata) a porlo. E - stranamente o logicamente! - si scopre che c'è una causa intenzionale che ha messo nella bottiglia quella goccia per un fine preciso che, tra l'altro prevede anche l'esistenza di uno stomaco da qualche parte...
Quindi lo strano del mondo non è che ci siano forze cosmiche che fanno sconquasso ma che... la pelle del gatto abbia due buchi che chissà perché corrispondono sempre al posto degli occhi (le eccezioni confermano la regola).

B... (attenzione agli aggettivi, sono troppo facili e boomerangici!)
----------------------
est modus in rebus
10/10/2004 11:09
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 131
Registrato il: 08/07/2004
Utente Junior
OFFLINE
“Bhè quale fu allora il problema? Solo per come lo diceva?”

Esattamente. Se leggi i suoi scritti troverai una sorta di fideismo dogmatico nella scienza, pretendeva di mischiare conoscenze naturali e teologica facendo un pastrocchio allucinante. Non è un caso che Karl Popper veda qui la nascita della “religione della scienza”, lo scientismo.

“E' fatto risaputo che la chiesa condannò lo scienziato nel 1632 per aver infranto il dogma della cosmologia cattolica.”

Ho paura che tu abbia le idee un po’ confuse. Essendo la filosofia della scienza una materia molto complessa, non è il caso di parlarne se non si hanno fatto studi filosofici. La teoria eliocentrica di Copernico, che era un devotissimo canonico polacco con tanto di specola nella torre di una cattedrale, era già stata espressa nel 1543 con il suo “De revolutionibus orbium coelestium”, ottant’anni prima del processo a Galileo, e ottenne senza problemi l’imprimatur dei domenicani. La teoria del resto era sostenuta anche da papi e cardinali, ed era discussa nelle università pontificie.

“Sul fatto che galilei metteva in dubbio la genesi dicendo "Nella Genesi non c'è nulla di vero!"”

Viene da chiedersi come sia possibile parlare di epistemologia in questa maniera… Galileo non ha mai detto nulla di simile, la frase che citi è uno stornello popolare riportato da B. Brecht nella sua “Vita di Galileo”. Vedi, se mi porti un testo teatrale a prova storiografica dove andremo a finire? Chiunque conosca anche solo UN MINIMO la filosofia di Galileo sa bene che non v’è nulla di più distante dal suo modo di pensare. Aveva infatti adottato il motto di Cesare Baronio: “La Bibbia non ci vuole insegnare come va il cielo, ma come si va in cielo”.

Riporto un pezzo celeberrimo della lettera di Gelileo a Cristina di Lorena:

“Il motivo, dunque che loro [i suoi oppositori n.d.r.] producono per condennar l'opinione della mobilità della Terra e stabilità del Sole, è, che leggendosi nelle Sacre Lettere, in molti luoghi, che il Sole si muove e che la Terra sta ferma, né potendo la Scrittura mai mentire o errare, ne séguita per necessaria conseguenza che erronea e dannanda sia la sentenza di chi volesse asserire, il Sole esser per se stesso immobile, e mobile la Terra.
Sopra questa ragione parmi primieramente da considerare, essere e santissimamente detto e prudentissimamente stabilito, non poter mai la Sacra Scrittura mentire, tutta volta che si sia penetrato il suo vero sentimento; il qual non credo si possa negare esser molte volte recondito e molto diverso da quello che suona il puro significato delle parole. Dal che ne séguita, che qualunque volta alcuno, nell'esporla, volesse fermarsi sempre nel nudo suono literale, potrebbe, errando esso, far apparir nelle Scritture non solo contradizioni e proposizioni remote dal vero, ma gravi eresie e bestemmie ancora: poi che sarebbe necessario dare a Iddio e piedi e mani ed occhi, e non meno affetti corporali ed umani, come d'ira, di pentimento, d'odio, ed anco tal volta la dimenticanza delle cose passate e l'ignoranza delle future; le quali proposizioni, sì come, dettante lo Spirito Santo, furono in tal guisa profferite da gli scrittori sacri per accomodarsi alla capacità del vulgo assai rozo e indisciplinato, così per quelli che meritano d'esser separati dalla plebe è necessario che i saggi espositori ne produchino i veri sensi, e n'additino le ragioni particolari per che e' siano sotto cotali parole profferiti: ed è questa dottrina così trita e specificata appresso tutti i teologi, che superfluo sarebbe il produrne attestazione alcuna.”

A presto
---------------------
Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)
11/10/2004 01:26
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 16
Registrato il: 15/07/2004
Utente Junior
OFFLINE
Re:
]Scritto da: Polymetis 09/10/2004 18.25

>>>La gente parla continuamente di Galilei ma non ha mai letto nulla di suo, questa è la cosa spettacolare.
------------------------------------
Ma chi saranno mai questi emeriti ignorantoni??

>>Il problema di Galileo non era quello che diceva, ma come lo diceva..... Non era l’ìpotesi eliocentrica il problema,
--------------------------------------------
Ma guarda un pò. Anzi, scusa, gurdiamo un pò!

Leggo dal libro "Purificare la memoria. Il Papa chiede perdono" edizione PIEMME pag 176 e seg. alla voce "Galileo"
:
"Nel 1614 un sacerdote fiorentino denunciò i seguaci di Galileo, affermando che la teoria del moto terrestre andava contro le Sacre Scritture, e quindi era da considerarsi eretica........
All'nizio del 1616, i libri di Copernico furono sottoposti a censura; e il cardinale Roberto Bellarmino intimò a Galileo di ripudiare la teoria sul moto della Terra. Galileo obbedì, a malincuore, e tacque per anni...." pag. 179: " venne convocato a Roma dall'Inquisizione, che lo processò per . L'accusa si fondava su questo testo: il cardinale Bellarmino, nel 1616, gli aveva personalmente ordinato di non discutere più le tesi di Copernico, nè verbalmente, nè per iscritto: in risposta all'accusa, Galileo presentò un documento firmato dal cardinale stesso, ormai morto, che lo liberava dal vincolo.......nel 1633 Galileo fu costretto ad abiurare, e venne condannato al carcere a vita,.....Fu ordinato inoltre, che il (Dialogo) venisse bruciato"
Il libro continua alla voce (La revisione del processo) e dice citando il testo letto dal cardinale Poupard il 31 ott. 1992: "....il Vaticano avrebbe cancellato la condanna.
...i giuduci(*) di Galileo, incapaci di dissociare la fede da una cosmologia millenaria, credettero a torto che l'adozione della teoria copernicana....fosse tale da far vacillare la tradizione cattolica, e che era loro dovere proebirne l'insegnamento.....Dobbiamo riconoscere questi torti con lealtà".
*(l'Inquisizione)


Vedi Polimetys, ogni tanto sei più "realista del Re".
Fra te e i TdG c'è una notevole differenza. Loro difendono lindifendibile spalleggiati dalla W.T. Tu difendi l'indifendibile seppur condannato come errore dalla tua Chiesa.

Ciao
Maurizio

11/10/2004 20:26
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 132
Registrato il: 08/07/2004
Utente Junior
OFFLINE
“Ma chi saranno mai questi emeriti ignorantoni?? “

La questione è molto semplice: è ignorante su Galileo chi non ha mai letto le sue opere, almeno antologizzate, mi sembra evidente.
Perché la Chiesa ha Chiesto scusa per Galileo? Per un semplice motivo, Galileo aveva ragione. Ma non è questo il problema, io sto parlando dei motivi della condanna. E’ stato condannato perché sosteneva l’eliocentrismo o per come lo sosteneva?

“Nel 1614 un sacerdote fiorentino denunciò i seguaci di Galileo, affermando che la teoria del moto terrestre andava contro le Sacre Scritture, e quindi era da considerarsi eretica........”

Sì, e allora? Non è un mistero che nella Chiesa di allora prevaleva l’aristotelismo, ma, lo ripetiamo, alcuni papi e cardinali avevano sostenuto come studiosi privati la teoria eliocentrica. Quello che voleva la Chiesa è che essa fosse considerata un’ipotesi, non propagandata come una certezza. Io mi sarei comportato allo stesso modo, del resto la teoria copernicana era un modello matematico ma non aveva conferme sperimentali, semplicemente il sistema tolemaico non riusciva a render conto della posizione di alcuni corpi celesti. Ma il fatto che il sistema aristotelico-tolemaico non fosse soddisfacente, non implicava come conseguenza che la teoria copernicana fosse quella giusta, infatti ve ne erano altre. Non si sostituisce una teoria con un’altra sulla base del nulla. L’unica prova che Galileo portò al processo per sostenere la sua teoria, ossia le maree causate dai presunti spostamenti della terra, era sbagliata, avevano ragione gli inquisitori a dirgli che le maree sono causate dalla luna. Con il cannocchiale Galileo non aveva affatto dimostrato l’eliocentrismo, infatti con tale strumento si può solo vedere amplificato quello che tutti noi possiamo osservare, ossia che è il sole a muoversi, la Terra invece resta immobile. Il ragionamento di Galileo fu un altro, vide i satelliti di Giove che roteavano intorno al pianeta, e ne dedusse che anche la Terra poteva ruotare intorno al sole.

“All'nizio del 1616, i libri di Copernico furono sottoposti a censura; e il cardinale Roberto Bellarmino intimò a Galileo di ripudiare la teoria sul moto della Terra”

Già, e questa censura fu tutta opera del suo carattere, giacché i libri di Copernico avevano ottenuto decenni prima l’imprimatur dei domenicani. Quando Galileo presentò la sua teoria come certezza, la questione del copernicanesimo divenne scottante e scoppiò un putiferio che costrinse a vietare simili opere. I nemici di Galileo all’inizio non erano certo gli ecclesiastici, le invettive gliele lanciavano i colleghi della laicissima università di Padova e il mondo protestante. Quando usci il Sidereus Nuncius furono i gesuiti della Specola vaticana a difenderlo. L’intervento del cardinale Bellarmino fu provocato da alcune lettere di Galileo fatte circolare dai suoi avversari dove egli affermava che la Chieda doveva decidersi a riconoscere che il famoso passo geocentrico di Giosuè 10,12-13 era sbagliato. La situazione precipitò, alcuni preti iniziarono ad attaccare Galileo nelle loro omelie dandogli del sacrilego. A questo punto Bellarmino pregò Galileo, e badate che ho usato il verbo “pregò”, di non sostenere l’ipotesi copernicana come certezza ma solo come teoria. Uno studioso come Popper ha dato ragione a Bellarmino. (Per chi non avesse fatto studi filosofici Popper è stato senza dubbio il più grande filosofo della scienza del XX secolo). Galileo, sostenitore del metodo sperimentale, non aveva provato proprio nulla, la rotazione della terra fu provata solo nel 1851 col famoso pendolo di Foucault, due secoli dopo. Fu dunque chiesto a Galileo di occuparsi di scienza, senza mischiare le sua teoria con la teologia. Da vero genio quale era comprese la posizione della Chiesa e accettò di riportare il copernicanesimo tra le “teorie”. A Roma furono così felici che gli raddoppiarono gli appannaggi e fecero un ricevimento in suo onore a Corte. Ma Galileo non aveva rinunciato al suo progetto, semplicemente cercava una prova per trasformare le sue teorie in “certezze” da presentare a Roma. Ad un certo punto si convinse di aver finalmente trovato la prova delle sue teorie nelle maree, argomentazione che, naturalmente, era sbagliata. Scrisse a Keplero una lettera, e anche lui gli rispose che le sue argomentazioni facevano acqua da tutte le parti. Per tutta riposta Galileo definì “fanciullaggini” le argomentazioni di Keplero e pubblico il “Dialogo dei Massimi sistemi”. In questo libro parlano tre interlocutori, Simplicio, Sagredo e Salviati. Simplicio è un tolemaico, e, come dice il nome stesso, è un sempliciotto, nel libro fa la figura dello stupido. Galileo si cela invece dietro Salviati. Qui Galileo sorpassò ogni limite, infatti dietro la figura di Simplicio si celava il papa di allora, Urbano VIII, che era stato fino ad allora suo protettore. Mise in bocca a Simplicio, che, lo ricordiamo, fa la figura del fesso, frasi del papa. La cosa ovviamente non passò liscia… fu convocato dall’inquisizione. Ho visto un anno fa un film dove il povero Galileo veniva dipinto come prigioniero in una cella durante il processo. Nulla di più falso, fu alloggiato in un appartamento a cinque stanze con cameriere privato e vista sui giardini vaticani. Ma non ci restò a lungo, dopo la condanna fu ospitato nella villa dei Medici al Pincio. Non fu mai torturato, quello che sappiamo è che una volta gli vennero mostrati gli strumenti.

Nicola Cabibbo, l’ex- presidente dell’Istituto nazionale di fisica nucleare, così si espresse nel 1992: “Se andiamo a rivedere il processo, Galileo è stato condannato non tanto per quello che di scientifico diceva ma perché tentava in qualche modo di fare il teologo.

“nel 1633 Galileo fu costretto ad abiurare, e venne condannato al carcere a vita”

Sì, nella sua villa di Arcetri… particolare chissà perché omesso…

Consiglio una piccola bibliografia specificamente dedicata al processo di Galileo:
Rino Camilleri, La vera storia dell’inquisizione, Piemme
Jean Pierre Longchamp, Il caso Galileo, Paoline
Luigi Negri, False accuse alla Chiesa, Piemme
Vittorio Messori, Pensare la Storia, San Paolo (di cui riporterò un brano)


Galileo Galilei
di Vittorio Messori
Stando a un'inchiesta dei Consiglio d'Europa tra gli studenti di scienze in tutti i Paesi della Comunità, quasi il 30 per cento è convinto che Galileo Galilei sia stato arso vivo dalla Chiesa sul rogo. La quasi totalità (il 97 per cento) è comunque convinta che sia stato sottoposto a tortura. Coloro - non molti, in verità - che sono in grado di dire qualcosa di più sullo scienziato pisano, ricordano, come frase "sicuramente storica", un suo "Eppur si muove!", fieramente lanciato in faccia, dopo la lettura della sentenza, agli inquisitori convinti di fermare il moto della Terra con gli anatemi teologici. Quegli studenti sarebbero sorpresi se qualcuno dicesse loro che siamo, qui, nella fortunata situazione di poter datare esattamente almeno quest'ultimo falso: la "frase storica" fu inventata a Londra, nel 1757, da quel brillante quanto spesso inattendibile giornalista che fu Giuseppe Baretti.
Il 22 giugno del 1633, nel convento romano di Santa Maria sopra Minerva tenuto dai domenicani, udita la sentenza, il Galileo "vero" (non quello del mito) sembra mormorasse un ringraziamento per i dieci cardinali - tre dei quali avevano votato perché fosse prosciolto - per la mitezza della pena. Anche perché era consapevole di aver fatto di tutto per indisporre il tribunale, cercando per di più di prendere in giro quei giudici - tra i quali c'erano uomini di scienza non inferiore alla sua - assicurando che, nel libro contestatogli (e che era uscito con una approvazione ecclesiastica estorta con ambigui sotterfugi), aveva in realtà sostenuto il contrario di quanto si poteva credere. Di più: nei quattro giorni di discussione, ad appoggio della sua certezza che la Terra girasse attorno al Sole aveva portato un solo argomento. Ed era sbagliato. Sosteneva, infatti, che le maree erano dovute allo "scuotimento" delle acque provocato dal moto terrestre. Tesi risibile, alla quale i suoi giudici-colleghi ne opponevano un'altra che Galileo giudicava "da imbecilli": era, invece, quella giusta. L'alzarsi e l'abbassarsi dell'acqua dei mari, cioè, è dovuta all'attrazione della Luna. Come dicevano, appunto, quegli inquisitori insultati sprezzantemente dal Pisano.
Altri argomenti sperimentali, verificabili, sulla centralità del Sole e sul moto terrestre, oltre a questa ragione fasulla, Galileo non seppe portare. Né c'è da stupirsi: il Sant'Uffizio non si opponeva affatto all'evidenza scientifica in nome di un oscurantismo teologico. La prima prova sperimentale, indubitabile, della rotazione della Terra è del 1748, oltre un secolo dopo. E per vederla quella rotazione, bisognerà aspettare il 1851, con quel pendolo di Foucault caro a Umberto Eco. In quel 1633 del processo a Galileo, sistema tolemaico (Sole e pianeti ruotano attorno alla Terra) e sistema copernicano difeso dal Galilei (Terra e pianeti ruotano attorno al Sole) non erano che due ipotesi quasi in parità, su cui scommettere senza prove decisive. E molti religiosi cattolici stessi stavano pacificamente per il "novatore" Copernico, condannato invece da Lutero.
Del resto, Galileo non solo sbagliava tirando in campo le maree, ma già era incorso in un altro grave infortunio scientifico quando, nel 1618, erano apparse in cielo delle comete. Per certi apriorismi legati appunto alla sua "scommessa" copernicana, si era ostinato a dire che si trattava solo di illusioni ottiche e aveva duramente attaccato gli astronomi gesuiti della Specola romana che invece - e giustamente - sostenevano che quelle comete erano oggetti celesti reali. Si sarebbe visto poi che sbagliava ancora, sostenendo il moto della Terra e la fissità assoluta del Sole, mentre in realtà anche questo è in movimento e ruota attorno al centro della Galassia.
Niente frasi "titaniche" (il troppo celebre "Eppur si muove!") comunque, se non nelle menzogne degli illuministi e poi dei marxisti - vedasi Bertolt Brecht - che crearono a tavolino un "caso" che faceva (e fa ancora) molto comodo per una propaganda volta a dimostrare l'incompatibilità tra scienza e fede.
Torture? carceri dell'Inquisizione? addirittura rogo? Anche qui, gli studenti europei del sondaggio avrebbero qualche sorpresa. Galileo non fece un solo giorno di carcere, né fu sottoposto ad alcuna violenza fisica. Anzi, convocato a Roma per il processo, si sistemò (a spese e cura della Santa Sede), in un alloggio di cinque stanze con vista sui giardini vaticani e cameriere personale. Dopo la sentenza, fu alloggiato nella splendida villa dei Medici al Pincio. Da lì, il "condannato" si trasferì come ospite nel palazzo dell'arcivescovo di Siena, uno dei tanti ecclesiastici insigni che gli volevano bene, che lo avevano aiutato e incoraggiato e ai quali aveva dedicato le sue opere. Infine, si sistemò nella sua confortevole villa di Arcetri, dal nome significativo "Il gioiello".
Non perdette né la stima né l'amicizia di vescovi e scienziati, spesso religiosi. Non gli era mai stato impedito di continuare il suo lavoro e ne approfittò difatti, continuando gli studi e pubblicando un libro - Discorsi e dimostrazioni sopra due nuove scienze - che è il suo capolavoro scientifico. Né gli era stato vietato di ricevere visite, così che i migliori colleghi d'Europa passarono a discutere con lui. Presto gli era stato tolto anche il divieto di muoversi come voleva dalla sua villa. Gli rimase un solo obbligo: quello di recitare una volta la settimana i sette salmi penitenziali. Questa "pena", in realtà, era anch'essa scaduta dopo tre anni, ma fu continuata liberamente da un credente come lui, da un uomo che per gran parte della sua vita era stato il beniamino dei Papi stessi; e che, ben lungi dall'ergersi come difensore della ragione contro l'oscurantismo clericale, come vuole la leggenda posteriore, poté scrivere con verità alla fine della vita: "In tutte le opere mie, non sarà chi trovar possa pur minima ombra di cosa che declini dalla pietà e dalla riverenza di Santa Chiesa".
Morì a 78 anni, nel suo letto, munito dell'indulgenza plenaria e della benedizione del papa. Era l'8 gennaio 1642, nove anni dopo la "condanna" e dopo 78 di vita. Una delle due figlie suore raccolse la sua ultima parola. Fu: "Gesù!".
I suoi guai, del resto, più che da parte "clericale" gli erano sempre venuti dai "laici": dai suoi colleghi universitari, cioè, che per invidia o per conservatorismo, brandendo Aristotele più che la Bibbia, fecero di tutto per toglierlo di mezzo e ridurlo al silenzio. La difesa gli venne dalla Chiesa, l'offesa dall'Università.
In occasione della recente visita del papa a Pisa, un illustre scienziato, su un cosiddetto "grande" quotidiano, ha deplorato che Giovanni Paolo II "non abbia fatto ulteriore, doverosa ammenda dell'inumano trattamento usato dalla Chiesa contro Galileo". Se, per gli studenti del sondaggio da cui siamo partiti, si deve parlare di ignoranza, per studiosi di questa levatura il sospetto è la malafede. Quella stessa malafede, del resto, che continua dai tempi di Voltaire e che tanti complessi di colpa ha creato in cattolici disinformati. Eppure, non solo le cose non andarono per niente come vuole la secolare propaganda; ma proprio oggi ci sono nuovi motivi per riflettere sulle non ignobili ragioni della Chiesa. Il "caso" è troppo importante, per non parlarne ancora.

Il Galilei - alla pari, del resto, di un altro cattolico fervente come Cristoforo Colombo - convisse apertamente more uxorio con una donna che non volle sposare, ma dalla quale ebbe un figlio maschio e due femmine. Lasciata Padova per ritornare in Toscana, dove gli era stata promessa maggior possibilità di far carriera, abbandonò in modo spiccio (da qualcuno, anzi, sospettato di brutalità) la fedele compagna, la veneziana Marina Gamba, togliendole anche tutti i figli. "Provvisoriamente, mise le figliuole in casa del cognato, ma doveva pensare a una oro sistemazione definitiva: cosa non facile perché, data la nascita illegittima, non era probabile un futuro matrimonio. Galileo pensò allora di monacarle. Senonché le leggi ecclesiastiche non permettevano che fanciulle così giovani facessero i voti, e allora Galileo si raccomandò ad alti prelati per poterle fare entrare egualmente in convento: così, nel 1613, le due fanciulle - una di 13 e l'altra di 12 anni - entravano nel monastero di San Matteo d'Arcetri e dopo poco vestirono l'abito. Virginia, che prese il nome di suor Maria Celeste, riuscì a portare cristianamente la sua croce, visse con profonda pietà e in attiva carità verso le sue consorelle. Livia, divenuta suor Arcangela, soccombette invece al peso della violenza subita e visse nevrastenica e malaticcia" (Sofia Vanni Rovighi). Sul piano personale, dunque, sarebbe stato vulnerabile. "Sarebbe", diciamo, perché, grazie a Dio, quella Chiesa che pure lo convocò davanti al Sant'Uffizio, quella Chiesa accusata di un moralismo spietato, si guardò bene dal cadere nella facile meschineria di mescolare il piano privato, le scelte personali del grande scienziato, con il piano delle sue idee, le sole che fossero in discussione. "Nessun ecclesiastico gli rinfaccerà mai la sua situazione familiare. Ben diversa sarebbe stata la sua sorte nella Ginevra di Calvino, dove i "concubini" come lui venivano decapitati" (Rino Canimilleri).
E' un'osservazione che apre uno spiraglio su una situazione poco conosciuta. Ha scritto Georges Bené, uno dei maggiori conoscitori di questa vicenda: "Da due secoli, Galileo e il suo caso interessano, più che come fine, come mezzo polemico contro la Chiesa cattolica e contro il suo "oscurantismo" che avrebbe bloccato la ricerca scientifica". Lo stesso Joseph Lortz, cattolico rigoroso e certo ancora lontano da quello spirito di autoflagellazione di tanta attuale storiografia clericale, autore di uno dei più diffusi manuali di storia della Chiesa, cita, condividendola, l'affermazione di un altro studioso, il Dessauer: "Il nuovo mondo sorge essenzialmente al di fuori della Chiesa cattolica perché questa, con Galileo, ha cacciato gli scienziati".
Questo non risponde affatto alla verità. Il temporaneo divieto (che giunge peraltro, lo vedremo meglio, dopo una lunga simpatia) di insegnare pubblicamente la teoria eliocentrica copernicana, è un fatto del tutto isolato: né prima né dopo la Chiesa scenderà mai (ripetiamo: mai) in campo per intralciare in qualche modo la ricerca scientifica, portata avanti tra l'altro quasi sempre da membri di ordini religiosi. Lo stesso Galileo è convocato solo per non avere rispettato i patti: l'approvazione ecclesiastica per il libro "incriminato", i Dialoghi sopra i massimi sistemi, gli era stata concessa purché trasformasse in ipotesi (come del resto esigevano le stesse ancora incerte conoscenze scientifiche del tempo) la teoria copernicana che egli invece dava ormai come sicura. Il che non era ancora. Promise di adeguarsi: non solo non lo fece, dando alle stampe il manoscritto così com'era, ma addirittura mise in bocca allo sciocco dei Dialoghi, dal nome esemplare di Simplicio, i consigli di moderazione datigli dal papa che pur gli era amico e lo ammirava.
Galileo, quando è convocato per scolparsi, si sta occupando di molti altri progetti di ricerca, non solo di quello sul movimento della Terra o del Sole. Era giunto quasi ai settant'anni avendo avuto onori e aiuti da parte di tutti gli ambienti religiosi, a parte un platonico ammonimento del 1616, ma non diretto a lui personalmente; subito dopo la condanna potrà riprendere in pieno le ricerche, attorniato da giovani discepoli che formeranno una scuola. E potrà condensare il meglio della sua vita di studio negli anni che gli restano, in quei Discorsi sopra due nuove scienze che è il vertice del suo pensiero scientifico.
Del resto, proprio nell'astronomia e proprio a partire da quegli anni la Specola Vaticana - ancor oggi in attività, fondata e sempre diretta da gesuiti - consolida la sua fama di istituto scientifico tra i più prestigiosi e rigorosi nel mondo. Tanto che, quando gli italiani giungono a Roma, nel 1870, si affrettano a fare un'eccezione al loro programma di cacciare i religiosi, quelli della Compagnia di Gesù innanzitutto.
Il governo dell'Italia anticlericale e massonica fa votare così dal Parlamento una legge speciale per mantenere come direttore a vita dell'Osservatorio già papale il padre Angelo Secchi, uno dei maggiori studiosi del secolo, tra i fondatori dell'astrofisica, uomo la cui fama è talmente universale che petizioni giungono da tutto il mondo civile per ammonire i responsabili della "nuova Italia" che non intralcino un lavoro giudicato prezioso per tutti.
Se la scienza sembra emigrare, a partire dal Seicento, prima nel Nord Europa e poi oltre Atlantico - fuori, cioè, dall'orbita di regioni cattoliche - le cause sono legate al diverso corso assunto dalla scienza stessa. Innanzitutto, i nuovi, costosi strumenti (dei quali proprio Galileo è tra i pionieri) esigono fondi e laboratori che solo i Paesi economicamente sulla cresta dell'onda possono permettersi, non certo l'Italia occupata dagli stranieri o la Spagna in declino, rovinata dal suo stesso trionfo.
La scienza moderna, poi, a differenza di quella antica, si lega direttamente alla tecnologia, cioè alla sua utilizzazione diretta e concreta. Gli antichi coltivavano gli studi scientifici per se stessi, per gusto della conoscenza gratuita, pura. I greci, ad esempio, conoscevano le possibilità del vapore di trasformarsi in energia ma, se non adattarono a macchina da lavoro quella conoscenza, è perché non avrebbero considerato degno di un uomo libero, di un "filosofo" come era anche lo scienziato, darsi a simili attività "utilitarie". (Un atteggiamento che contrassegna del resto tutte le società tradizionali: i cinesi, che da tempi antichissimi fabbricavano la polvere nera, non la trasformarono mai in polvere da sparo per cannoni e fucili, come fecero poi gli europei del Rinascimento, ma l'impiegarono solo per fini estetici, per fare festa con i fuochi artificiali. E gli antichi egizi riservavano le loro straordinarie tecniche edilizie solo a templi e tombe, non per edifici "profani").
E' chiaro che, da quando la scienza si mette al servizio della tecnologia, essa può svilupparsi soprattutto tra popoli, come quelli nordici, che conoscono una primissima rivoluzione industriale; che hanno - come gli olandesi o gli inglesi - grandi flotte da costruire e da utilizzare; che abbisognano di equipaggiamento moderno per gli eserciti, di infrastrutture territoriali, e così via. Mentre, cioè, prima, la scienza era legata solo all'intelligenza, alla cultura, alla filosofia, all'arte stessa, a partire dall'epoca moderna è legata al commercio, all'industria, alla guerra. Al denaro, insomma.
Che questa - e non la pretesa "persecuzione cattolica" di cui, l'abbiamo visto, parlano anche storici cattolici - sia la causa della relativa inferiorità scientifica dei popoli restati legati a Roma, lo dimostra anche l'intolleranza protestante di cui quasi mai si parla e che è invece massiccia e precoce. Copernico, da cui tutto inizia (e nel cui nome Galileo sarebbe stato "perseguitato") è un cattolicissimo polacco. Anzi, è addirittura un canonico che installa il suo rudimentale osservatorio su un torrione della cattedrale di Frauenburg. L'opera fondamentale che pubblica nel 1543 - La rotazione dei corpi celesti - è dedicata al papa Paolo III, anch'egli, tra l'altro, appassionato astronomo. L'imprimatur è concesso da un cardinale proveniente da quei domenicani nel cui monastero romano Galileo ascolterà la condanna.
Il libro del canonico polacco ha però una singolarità: la prefazione è di un protestante che prende le distanze da Copernico, precisando che si tratta solo di ipotesi, preoccupato com'è di possibili conseguenze per la Scrittura. Il primo allarme non è dunque di parte cattolica: anzi, sino al dramma finale di Galileo, si succedono ben undici papi che non solo non disapprovano la teoria "eliocentrica" copernicana, ma spesso l'incoraggiano. Lo scienziato pisano stesso è trionfalmente accolto a Roma e fatto membro dell'Accademia pontificia anche dopo le sue prime opere favorevoli al sistema eliocentrico.
Ecco, invece, la reazione testuale di Lutero alle prime notizie sulle tesi di Copernico: "La gente presta orecchio a un astrologo improvvisato che cerca in tutti i modi di dimostrare che è la Terra a girare e non il Cielo. Chi vuol far sfoggio di intelligenza deve inventare qualcosa e spacciarlo come giusto. Questo Copernico, nella sua follia, vuol buttare all'aria tutti i princìpi dell'astronomia". E Melantone, il maggior collaboratore teologico di fra Martino, uomo in genere piuttosto equilibrato, qui si mostra inflessibile: "Simili fantasie da noi non saranno tollerate".
Non si trattava di minacce a vuoto: il protestante Keplero, fautore del sistema copernicano, per sfuggire ai suoi correligionari che lo giudicano blasfemo perché parteggia per una teoria creduta contraria alla Bibbia, deve scappare dalla Germania e rifugiarsi a Praga, dopo essere stato espulso dal collegio teologico di Tubinga. Ed è significativo quanto ignorato (come, del resto, sono ignorate troppe cose in questa vicenda) che giunga al "copernicano" e riformato Keplero un invito per insegnare proprio nei territori pontifici, nella prestigiosissima università di Bologna.
Sempre Lutero ripeté più volte: "Si porrebbe fuori del cristianesimo chi affermasse che la Terra ha più di seimila anni". Questo "letteralismo", questo "fondamentalismo" che tratta la Bibbia come una sorta di Corano (non soggetta, dunque a interpretazione) contrassegna tutta la storia del protestantesimo ed è del resto ancora in pieno vigore, difeso com'è dall'ala in grande espansione - negli Usa e altrove - di Chiese e nuove religioni che si rifanno alla Riforma.
A proposito di università (e di "oscurantismo"): ci sarà pure una ragione se, all'inizio del Seicento, proprio quando Galileo è sulla quarantina, nel pieno del vigore della ricerca, di università - questa tipica creazione del Medio Evo cattolico - ce ne sono 108 in Europa, alcune altre nelle Americhe spagnole e portoghesi e nessuna nei territori non cristiani. E ci sarà pure una ragione se le opere matematiche e geometriche degli antichi (prima fra tutte quelle di Euclide) che costituirono la base fondamentale per lo sviluppo della scienza moderna, giunsero a noi soltanto perché ricopiate dai monaci benedettini e, appena inventata la tipografia, stampate sempre a cura di religiosi. Qualcuno ha addirittura rilevato che, proprio in quell'inizio del Seicento, è un Grande Inquisitore di Spagna che fonda a Salamanca la facoltà di scienze naturali dove si insegna con favore la teoria copernicana...
Storia complessa, come si vede. Ben più complessa di come abitualmente ce la raccontino. Bisognerà parlarne ancora.

(Fine prima parte)

[Modificato da Polymetis 12/10/2004 18.21]

---------------------
Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)
11/10/2004 20:29
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 133
Registrato il: 08/07/2004
Utente Junior
OFFLINE
Seconda parte:

Qualcuno ha fatto notare un paradosso: è infatti più volte successo che la Chiesa sia stata giudicata attardata, non al passo con i tempi. Ma il prosieguo della storia ha finito col dimostrare che, se sembrava anacronistica, è perché aveva avuto ragione troppo presto.

É successo, ad esempio, con la diffidenza per il mito entusiastico della "modernità", e del conseguente "progresso", per tutto il XIX secolo e per buona parte del XX. Adesso, uno storico come Émile Poulat può dire: "Pio IX e gli altri papi "reazionari" erano in ritardo sul loro tempo ma sono divenuti dei profeti per il nostro. Avevano forse torto per il loro oggi e il loro domani: ma avevano visto giusto per il loro dopodomani, che è poi questo nostro tempo postmoderno che scopre l'altro volto, quello oscuro, della modernità e del progresso".

É successo, per fare un altro esempio, con Pio XI e Pio XII, le cui condanne del comunismo ateo erano sino a ieri sprezzate come "conservatrici", "superate", mentre ora quelle cose le dicono gli stessi comunisti pentiti (quando hanno sufficiente onestà per riconoscerlo) e rivelano che quegli "attardati" di papi avevano una vista che nessun altro ebbe così acuta. Sta succedendo, per fare un altro esempio, con Paolo VI, il cui documento che appare e apparirà sempre più profetico è anche quello che fu considerato il più "reazionario": l'Humanae Vitae.

Oggi siamo forse in grado di scorgere che il paradosso si è verificato anche per quel "caso Galileo" che ci ha tenuti impegnati per i due frammenti precedenti.

Certo, ci si sbagliò nel mescolare Bibbia e nascente scienza sperimentale. Ma facile è giudicare con il senno di poi: come si è visto, i protestanti furono qui assai meno lucidi; anzi, assai più intolleranti dei cattolici. E certo che in terra luterana o calvinista Galileo sarebbe finito non in villa, ospite di gerarchi ecclesiastici, ma sul patibolo.

Dai tempi dell'antichità classica sino ad allora, in tutto l'Occidente, la filosofia comprendeva tutto lo scibile umano, scienze naturali comprese: oggi ci è agevole distinguere, ma a quei tempi non era affatto così; la distinzione cominciava a farsi strada tra lacerazioni ed errori.

D'altro canto, Galileo suscitava qualche sospetto perché aveva già mostrato di sbagliare (sulle comete, ad esempio) e proprio su quel suo prediletto piano sperimentale; non aveva prove a favore di Copernico, la sola che portava era del tutto erronea. Un santo e un dotto della levatura di Roberto Bellarmino si diceva pronto - e con lui un'altra figura di altissima statura come il cardinale Baronio - a dare alla Scrittura (la cui lettera sembrava più in sintonia col tradizionale sistema tolemaico) un senso metaforico, almeno nelle espressioni che apparivano messe in crisi dalle nuove ipotesi astronomiche; ma soltanto se i copernicani fossero stati in grado di dare prove scientifiche irrefutabili. E quelle prove non vennero se non un secolo dopo.

Uno studioso come Georges Bené pensa addirittura che il ritiro deciso dal Sant'Uffizio del libro di Galileo fosse non solo legittimo ma doveroso, e proprio sul piano scientifico: "Un po' come il rifiuto di un articolo inesatto e senza prove da parte della direzione di una moderna rivista scientifica". D'altro canto, lo stesso Galileo mostrò come, malgrado alcuni giusti princìpi da lui intuiti, il rapporto scienza-fede non fosse chiaro neppure per lui. Non era sua, ma del cardinal Baronio (e questo riconferma l'apertura degli ambienti ecclesiastici) la formula celebre: "L'intento dello Spirito Santo, nell'ispirare la Bibbia, era insegnarci come si va al Cielo, non come va il cielo".

Ma tra le cose che abitualmente si tacciono è la sua contraddizione, l'essersi anch'egli impelagato nel "concordismo biblico": davanti al celebre versetto di Giosuè che ferma il Sole non ipotizzava per niente un linguaggio metaforico, restava anch'egli sul vecchio piano della lettura letterale, sostenendo che Copernico poteva dare a quella "fermata" una migliore spiegazione che Tolomeo. Mettendosi sullo stesso piano dei suoi giudici, Galileo conferma quanto fosse ancora incerta la distinzione tra il piano teologico e filosofico e quello della scienza sperimentale.

Ma è forse altrove che la Chiesa apparve per secoli arretrata, perché era talmente in anticipo sui tempi che soltanto ora cominciamo a intuirlo. In effetti - al di là degli errori in cui possono essere caduti quei dieci giudici, tutti prestigiosi scienziati e teologi, nel convento domenicano di Santa Maria sopra Minerva, e forse al di là di quanto essi stessi coscientemente avvertivano - giudicando una certa baldanza (se non arroganza) di Galileo, stabilirono una volta per sempre che la scienza non era né poteva divenire una nuova religione; che non si lavorava per il bene dell'uomo e neppure per la Verità, creando nuovi dogmi basati sulla "Ragione" al posto di quelli basati sulla Rivelazione. "La condanna temporanea (donec corrigatur, fino a quando non sia corretta, diceva la formula) della dottrina eliocentrica, che dai suoi paladini era presentata come verità assoluta, salvaguardava il principio fondamentale che le teorie scientifiche esprimono verità ipotetiche,vere ex suppositione, per ipotesi e non in modo assoluto". Così uno storico d'oggi. Dopo oltre tre secoli di quella infatuazione scientifica, di quel terrorismo razionalista che ben conosciamo, c'è voluto un pensatore come Karl Popper per ricordarci che inquisitori e Galileo erano, malgrado le apparenze, sullo stesso piano. Entrambi, infatti, accettavano per fede dei presupposti fondamentali sulla cui base costruivano i loro sistemi. Gli inquisitori accettavano come autorità indiscutibili (anche sul piano delle scienze naturali) la Bibbia e la Tradizione nel loro senso più letterale. Ma anche Galileo e, dopo di lui, tutta la serie infinita degli scientisti, dei razionalisti, degli illuministi, dei positivisti - accettava in modo indiscusso, come nuova Rivelazione, l'autorità del ragionare umano e dell'esperienza dei nostri sensi.

Ma chi ha detto (e la domanda è di un laico agnostico come Popper) - se non un'altra specie di fideismo - che ragione ed esperienza, che testa e sensi ci comunichino il "vero"? Come provare che non si tratta di illusioni, così come molti considerano illusioni le convinzioni su cui si basa la fede religiosa? Soltanto adesso, dopo tanta venerazione e soggezione, diveniamo consapevoli che anche le cosiddette "verità scientifiche" non sono affatto "verità" indiscutibili a priori, ma sempre e solo ipotesi provvisorie, anche se ben fondate (e la storia in effetti è lì a mostrare come ragione ed esperienza non abbiano preservato gli scienziati da infinite, clamorose cantonate, malgrado la conclamata "oggettività e infallibilità della Scienza").

Questi non sono arzigogoli apologetici, sono dati ben fondati sui documenti: sino a quando Copernico e tutti i copernicani (numerosi, lo abbiamo visto, anche tra i cardinali, magari tra i papi stessi) restarono sul piano delle ipotesi, nessuno ebbe da ridire, il Sant'Uffizio si guardò bene dal bloccare una libera discussione sui dati sperimentali che via via venivano messi in campo.

L'irrigidimento avviene soltanto quando dall'ipotesi si vuol passare al dogma, quando si sospetta che il nuovo metodo sperimentale in realtà tenda a diventare religione, quello "scientismo" in cui in effetti degenererà. "In fondo, la Chiesa non gli chiedeva altro che questo: tempo, tempo per maturare, per riflettere quando, per bocca dei suoi teologi più illuminati, come il santo cardinale Bellarmino, domandava al Galilei di difendere la dottrina copernicana ma solo come ipotesi e quando, nel 1616, metteva all'Indice il De revolutionibus di Copernico solo donec corrigatur, e cioè finché non si fosse data forma ipotetica ai passi che affermavano il moto della Terra in forma assoluta. Questo consigliava Bellarmino: raccogliete i materiali per la vostra scienza sperimentale senza preoccuparvi, voi, se e come possa organizzarsi nel corpus aristotelico. Siate scienziati, non vogliate fare i teologi!" (Agostino Gemelli).

Galileo non fu condannato per le cose che diceva; fu condannato per come le diceva. Le diceva, cioè, con un'intolleranza fideistica, da missionario del nuovo Verbo che spesso superava quella dei suoi antagonisti, pur considerati "intolleranti" per definizione. La stima per lo scienziato e l'affetto per l'uomo non impediscono di rilevare quei due aspetti della sua personalità che il cardinale Paul Poupard ha definito come "arroganza e vanità spesso assai vive". Nel contraddittorio, il Pisano aveva di fronte a sé astronomi come quei gesuiti del Collegio Romano dai quali tanto aveva imparato, dai quali tanti onori aveva ricevuto e che la ricerca recente ha mostrato nel loro valore di grandi, moderni scienziati anch'essi "sperimentali".

Poiché non aveva prove oggettive, è solo in base a una specie di nuovo dogmatismo, di una nuova religione della Scienza che poteva scagliare contro quei colleghi espressioni come quelle che usò nelle lettere private: chi non accettava subito e tutto il sistema copernicano era (testualmente) "un imbecille con la testa tra le nuvole", uno "appena degno di essere chiamato uomo", "una macchia sull'onore del genere umano", uno "rimasto alla fanciullaggine"; e via insultando. In fondo, la presunzione di essere infallibile sembra più dalla sua parte che da quella dell'autorità ecclesiastica.

Non si dimentichi, poi, che, precorrendo anche in questo la tentazione tipica dell'intellettuale moderno, fu quella sua "vanità", quel gusto di popolarità che lo portò a mettere in piazza, davanti a tutti (con sprezzo, tra l'altro della fede dei semplici), dibattiti che proprio perché non chiariti dovevano ancora svolgersi, e a lungo, tra dotti. Da qui, tra l'altro, il suo rifiuto del latino: "Galileo scriveva in volgare per scavalcare volutamente i teologi e gli altri scienziati e indirizzarsi all'uomo comune. Ma portare questioni così delicate e ancora dubbie immediatamente a livello popolare era scorretto o, almeno, era una grave leggerezza" (Rino Cammilleri).

Di recente, l'"erede" degli inquisitori, il Prefetto dell'ex Sant'Uffizio, cardinale Ratzinger, ha raccontato di una giornalista tedesca - una firma famosa di un periodico laicissimo, espressione di una cultura "progressista" - che gli chiese un colloquio proprio sul riesame del caso-Galileo. Naturalmente, il cardinale si aspettava le solite geremiadi sull'oscurantismo e dogmatismo cattolici. Invece, era il contrario: quella giornalista voleva sapere "perché la Chiesa non avesse fermato Galileo, non gli avesse impedito di continuare un lavoro che è all'origine del terrorismo degli scienziati, dell'autoritarismo dei nuovi inquisitori: i tecnologi, gli esperti...". Ratzinger aggiungeva di non essersi troppo stupito: semplicemente quella redattrice era una persona aggiornata, era passata dal culto tutto "moderno" della Scienza alla consapevolezza "postmoderna" che scienziato non può essere sinonimo di sacerdote di una nuova fede totalitaria.

Sulla strumentalizzazione propagandistica che è stata fatta di Galileo, trasformato - da uomo con umanissimi limiti, come tutti, quale era - in un titano del libero pensiero, in un profeta senza macchia e senza paura, ha scritto cose non trascurabili la filosofa cattolica (uno dei pochi nomi femminili di questa disciplina) Sofia Vanni Rovighi. Sentiamo:

"Non è storicamente esatto vedere in Galileo un martire della verità, che alla verità sacrifica tutto, che non si contamina con nessun altro interesse, che non adopera nessun mezzo extra-teorico per farla trionfare, e dall'altra parte uomini che per la verità non hanno alcun interesse, che mirano al potere, che adoperano solo il potere per trionfare su Galileo. In realtà ci sono invece due parti, Galileo e i suoi avversari, l'una e l'altra convinte della verità della loro opinione, l'una e l'altra in buona fede ma che adoperano l'una e l'altra anche mezzi extra-teorici per far trionfare la tesi che ritengono vera. Né bisogna dimenticare che, nel 1616, l'autorità ecclesiastica fu particolarmente benevola con Galileo e non lo nominò neppure nel decreto di condanna e nel 1633, sebbene sembrasse procedere con severità, gli concesse ogni possibile agevolazione materiale. Secondo il diritto di allora, prima, durante e, se condannato, dopo la procedura, Galileo avrebbe dovuto essere in carcerato; e invece non solo in carcere non fu neanche per un'ora, non solo non subì alcun maltrattamento, ma fu alloggiato e trattato con ogni conforto".

Ma continua la Vanni Rovighi, quasi con particolare sensibilità femminile verso le povere figlie del grande scienziato: "Non è poi equo operare con due pesi e due misure e parlare di delitto contro lo spirito quando si allude alla condanna di Galileo, ma non battere ciglio quando si narra della monacazione forzata che egli impose alle sue due figliuole giovinette, facendo di tutto per eludere le savie leggi ecclesiastiche che tutelavano la dignità e libertà personale delle giovani avviate alla vita religiosa, col fissare un limite minimo di età per i voti. Si osserverà che quell'azione di Galileo va giudicata tenendo presente l'epoca storica, che Galileo cercò di rimediare, di farsi perdonare quella violenza, usando gran e bontà soprattutto verso Virginia, divenuta suor Maria Celeste; e noi troviamo giustissime queste considerazioni, ma domandiamo che egual metro di comprensione storica e psicologica venga usato anche quando si giudicano gli avversari di Galileo".

Prosegue la studiosa: "Occorrerà anche tenere presente questo: quando si condanna severamente l'autorità che giudicò Galileo ci si mette da un punto di vista morale (da un punto di vista intellettuale, infatti, è pacifico che ci fu errore nei giudici; ma l'errore non è delitto e non si dimentichi mai che ciò non riguarda affatto la fede: sia il giudizio del 1616 che quello del 1633 sono decreti di una Congregazione romana approvati dal papa in forma communi e come tali non cadono sotto la categoria delle affermazioni nelle quali la Chiesa è infallibile; si tratta di decreti di uomini di Chiesa, non certo di dogmi della Chiesa). Se ci si pone, dunque, a un punto di vista morale, non bisogna confondere questo valore con il successo. Tanto vale il tormento dello spirito del grande Galileo quanto il tormento dello spirito sconvolto della povera suor Arcangela, monacata a forza dal padre a 12 anni. E se poi si osserva che - diamine! - Galileo è Galileo, mentre suor Arcangela non è che un'oscura donnetta, per concludere almeno implicitamente che tormentare l'uno è colpa ben più grave che tormentare l'altra, ci si lascia affascinare dal potere e dal successo. Ma da questo punto di vista non ha più senso parlare di spirito: né per stigmatizzare i delitti compiuti contro di esso né per esaltarne le vittorie".

© Pensare la storia, San Paolo, Milano 1992

A presto

[Modificato da Polymetis 11/10/2004 20.35]

---------------------
Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)
12/10/2004 02:26
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 308
Registrato il: 08/07/2004
Utente Senior
OFFLINE
Grazie Poly per il tuo intervento che giudico estremamente interessante. Io personalmente ne farò tesoro.
Valentino

P.S.: Reny2000 tutta colpa tua! [SM=g27828] [SM=g27828] Grazie anche a te![SM=g27811]

P.S.2: (*) c'è spazio anche per la citazione di Leibniz, Discorso di Metafisica, VI !!!!

(*) che non vuol dire PlayStation 2![SM=g27828]

[Modificato da nemorino60 12/10/2004 2.30]

_________________________________

nemorino60
http://www.vasodipandora.org
15/10/2004 00:00
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 17
Registrato il: 15/07/2004
Utente Junior
OFFLINE
Re:

Scritto da:
Polymetis 11/10/2004 20.26

>>>>>Perché la Chiesa ha Chiesto scusa per Galileo? Per un semplice motivo, Galileo aveva ragione. Ma non è questo il problema, io sto parlando dei motivi della condanna. E’ stato condannato perché sosteneva l’eliocentrismo o per come lo sosteneva?
---------------------------------

I TdG, disassociano chi, insiste, a contrastare le “verità” del Corpo Direttivo. Hanno avuto dei maestri illustri.

Nel caso di Galileo, istrionico Polymetis, mi spiace che dal tuo cappello estrai uno scritto di Messori. Questo simpatico giornalista, ha una attendibilità storico-religiosa di scarso valore.
Ricordo un suo libro dove cercava di dimostrare storicamente avvenuto, il “miracolo” della Madonna, nel 1600, di un arto ricresciuto ad una donna perso in un incidente in campagna. O il suo intervento televisivo sulla sindone di Gesù dove disse che i primi che entrarono nel sepolcro videro le bende o fascie, ancora “gonfie” come che Gesù vi fosse ancora. Questo perchè la “sparizione” avvenne a seguito di una “esplosione nucleare” del suo corpo.

Ma tornando a Galileo, la posizione della “reprimenda” per il “modo” e non per il “contenuto” delle tesi da lui proposte è di chi, come te, si colloca nella parte clericale più a destra. I documenti ufficiali come gli esiti della commissione interdisciplinare voluta da questo Papa parlano diversamente. Il 31 ottobre 1992 alla fine delle indagini il card. Paul Poupard scrisse al Papa:
“ E’ in questa congiuntura storico-culturale, ben lontana dal nostro tempo, che i giudici di Galileo, incapaci di dissociare la fede da una cosmologia millenaria, credettero a torto che l’adozione della rivoluzione copernicana, peraltro non ancora definitivamente provata, fosse tale da fare vacillare la tradizione cattolica, e che era loro dovere il proibirne l’insegnamento. Questo errore soggettivo di giudizio, così per noi oggi, li condusse ad adottare un provvedimento disciplinare di cui Galileo ebbe molto a soffrire. Dobbiamo riconoscere questi torti con lealtà, come ha chiesto Vostra Santità.”

Sempre nel “Purificare la Memoria” pag. 50-51 intervento del Papa al Palazzo apostolico, 31 ottobre 1992, incontro con la Pontificia accademia delle scienze.
“ Una doppia questione sta al cuore del dibattito di cui Galileo fu il centro. La prima è di ordine epistemologico e concerne l’ermeneutica biblica… Il problema che si posero i teologi dell’epoca era quello della compatibilità dell’eliocentrismo e della Scrittura. Così la scienza nuova, con i suoi metodi e la libertà di ricerca che essi suppongono, obbligava i teologi a interrogarsi sui loro criteri di interpretazione della Scrittura. La maggior parte non seppe farlo. Paradossalmente Galileo, sincero credente, si mostro su questi punto più perspicace dei suoi avversari teologi. < Se bene la Scrittura non può errare, scrive a Benedetto Castelli, potrebbe nondimeno talvolta errare alcuno dei suoi interpreti ed oppositori, in vari modi> …….”

Comunque, Polymetis, stando ai documenti vaticani, i motivi della condanna non sono stati per “come sosteneva” ma per “quello, che, sosteneva".
Se questo Papa, ha ritenuto di inserire il caso Galileo tra le richieste di “Perdono della Chiesa” per quello che ha dovuto soffrire anzi, "ebbe molto a soffrire" (Parole di Giovanni Paolo II), è evidente che non è andata a “tarallucci e vino” o "tè e biscottini nelle dorate sale vaticane" come i negazionisti più realisti del Re, vogliono fare intendere.

Ciao
Maurizio
















15/10/2004 16:42
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 138
Registrato il: 08/07/2004
Utente Junior
OFFLINE
Ho paura che tu abbia un po’ di confusione su che cosa sia l’epistemologia galileiana, e ti sei limitato a leggere quei documenti vaticani in pezzi staccati dal contesto. La tesi del cardinal Poupard è proprio quella da me sostenuta. Paradossalmente la tesi di Poupard è stata presa per troppo revisionista, e da chi? Dagli astronomi della Specola Vaticana e soprattutto da padre George Coyne … davvero paradossale…

“Nel caso di Galileo, istrionico Polymetis, mi spiace che dal tuo cappello estrai uno scritto di Messori.”

Posso estrarre chiunque tu voglia dal cappello, Messori oltre che essere una celebre firma ha il dono di essere chiaro, per questo l’ho citato. Ti ho dato una bibliografia da consultare, se l’epistemologia non è il tuo campo non posso farci nulla. Inoltre trovo davvero triste che invece di cercare di rispondere all’articolo di Messori tu sia passato a screditare il personaggio. Si attacca ad personam quando non si può attaccare ad rem… lo sai vero?

“Ricordo un suo libro dove cercava di dimostrare storicamente avvenuto, il “miracolo” della Madonna, nel 1600, di un arto ricresciuto ad una donna perso in un incidente in campagna.”

Dal mio punto di visto questo è un complimento.

“il suo intervento televisivo sulla sindone di Gesù dove disse che i primi che entrarono nel sepolcro videro le bende o fascie, ancora “gonfie” come che Gesù vi fosse ancora. Questo perchè la “sparizione” avvenne a seguito di una “esplosione nucleare” del suo corpo.”

Veramente questo è il parere di molti biblisti, che parte da quell’eîden kaì epísteusen dei Vangeli. Chiedendosi che cosa Giovanni “eîden” Giovanni, Persili ha scavato per anni sotto le poche parole greche del testo giovanneo, arrivando infine a questa traduzione “Chinatosi vide le bende per terra, ma non entrò. Giunse intanto Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le fasce distese e il sudario che era sul capo di lui, non con le bende disteso, ma al contrario avvolto in una posizione unica” E’ quell’ eis éna topos il frutto dell’argomentazione di Persilli, se vuoi discutere sul testo greco sono qui a disposizione.

“la posizione […] e di chi, come te, si colloca nella parte clericale più a destra.”

1)Io voto Margherita 2)Non sapevo che Karl Popper, oltre che essere diventato cattolico e clericale, fosse diventato pure di destra… è evidente che devo aggiornarmi…

“l’adozione della rivoluzione copernicana, peraltro non ancora definitivamente provata, fosse tale da fare vacillare la tradizione cattolica”

L’ipotesi copernicana presentata come certezza. Lo ripetiamo. Galileo, così come Bruno, avevano usato il copernicanesimo come una macchina da guerra per demolire tutto il modo di pensare dell’epoca. Era il presentarlo come una certezza il problema, infatti, non mi hai ancora spiegato come sia possibile che il De Revolutionibus Orbium Coelestium di Copernico fosse uscito decenni prima di Galileo con imprimatur dei domenicani e fosse stato addirittura dedicato al papa, o come sia possibile che a difendere Galileo dopo l’uscita del Sidereus Nuncius siano stati i gesuiti della dell’osservatorio astronomico vaticano… Fu Galileo a far diventare l’ipotesi copernicana un tabù col suo atteggiamento, prima era discussa nelle università pontificie, poi, dopo il polverone che mise in piedi, le opere di Copernico vennero messe all’indice e ne fu proibito l’insegnamento.

“La maggior parte non seppe farlo. Paradossalmente Galileo, sincero credente, si mostro su questi punto più perspicace dei suoi avversari teologi. < Se bene la Scrittura non può errare, scrive a Benedetto Castelli, potrebbe nondimeno talvolta errare alcuno dei suoi interpreti ed oppositori, in vari modi> …….””

Non è certo un’innovazione di Galileo, chi credi che abbia detto “la Bibbia non vuole insegnare come è fatto il cielo ma come si va in cielo”? Il cardinal Cesare Baronio, decenni prima del processo a Galileo.


“Comunque, Polymetis, stando ai documenti vaticani, i motivi della condanna non sono stati per “come sosteneva” ma per “quello, che, sosteneva".”

Io li leggo in tutt’altro modo, anche perché ho la certezza matematica che tu non abbia letto il documento interamente, altrimenti daresti a Poupard del revisionista come fa Coyne (Anche perché in quel documento si sostiene che gli inquisitori erano scienziati migliori di Galileo, mentre Galileo era un teologo migliore di loro. Insomma, le posizioni classiche ribaltate). Aspetto una tua risposta sui fatti che ho citato, non degli argumenta ex auctoritate e degli attacchi ad personam rivolti a Messori.

A presto
---------------------
Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)
18/10/2004 13:36
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 397
Registrato il: 13/07/2004
Utente Senior
OFFLINE
entetuligmènon èis ena tòpon...
Senza che ci porti fuori del seminato ma, avendo toccato un argomento a me carissimo, butto là qualche utile precisazione, anche perché l'ipotesi di "prova fisica della risurrezione" è stata avanzata per primo dal mio professore di esegesi buon'anima Francesco Spadafora ora defunto.

La versione di Persili (con cui ho intenzione di incontrarmi per perfezionare insieme il discorso) ha qualche smagliatura. Non vanno bene né quel "per terra" né il tradurre lo stesso termine otònia ora bende ora fasce, né soprattutto quella dizione "in posizione unica" del sudario che non si capisce cosa voglia dire.

All'amico Polymetis, più esperto di me in greco, suggerisco di approfondire, se:
keìmena - possa significare, oltre che per terra, "appiattite"
otònia - tradurlo sempre "bende"
èis ena topon - possa significare oltre che in un posto anche "nell'unico/stesso posto")
chorìs - non abbia solo il senso di a parte ma anche di "diversamente"
entetuligmènon - non di ripiegato ma di "ancora avvolto"
Allora ne verrebbe fuori che Giovanni e Pietro videro le bende (che avevano avvolto la sindone) non per terra ma schiacciate, appiattite mentre il sudario (fazzoletto/mentoniera con sotto la sindone) che era stato sul capo di Gesù non anch'esso appiattito al pari delle bende ma allo stesso posto (della testa) però non schiacciato ma ancora avvolto/rigonfio come se ci fosse la testa dentro (perché essendo stato avvolto attorno al capo e stretto attorno al collo con tanto di sindone di lino rigido sotto non si era afflosciato come il resto del corpo allo sparire del corpo.

Quindi Giovanni vide (alcuni mss dicono "videro") e credette perchè capì che quel corpo non poteva essere uscito da quell'involucro che passandogli attraverso.
L'energia "atomica" di cui parlano alcuni va intesa come "energia radiante" di tipo sconosciuto che, pur essendo causata miracolosamente da Dio risuscitante potrebbe essere la fonte dell'impronta sindonica che non è fatta di pigmento.
----------------------
est modus in rebus
18/10/2004 18:19
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 151
Registrato il: 08/07/2004
Utente Junior
OFFLINE

keìmena - possa significare, oltre che per terra, "appiattite"



E’ il participio di keîmai, corrisponde al latino jacere. Si dice spesso anche del mare calmo, delle cose distese in generale. La traduzione è migliore di quella della CEI.


“otònia - tradurlo sempre "bende"



Persilli traduce tà othónia con “fasce”, una traduzione legittima tanto quanto le “bende” della CEI.


èis ena topon - possa significare oltre che in un posto anche "nell'unico/stesso posto")



“In una posizione unica” è nel senso di “una posizione straordinaria”. Il numerale eis può avere tale significato. Il Kittel dà questi significati per eis: “per lo più significa solo, unico, incomparabile, oppure dotato di qualità unica”.


chorìs - non abbia solo il senso di a parte ma anche di "diversamente"



L’avverbio può avere sia significato locale sia significato modale in senso traslato, quindi “a parte” (CEI), ma anche “differentemente”, “al contrario” (Persilli).


entetuligmènon - non di ripiegato ma di "ancora avvolto"



Il verbo entylísso vuol dire “avvolgo, involgo, ravvolgo, avviluppo”. La traduzione della CEI qui è sbagliata. Entylísso non a nulla a che fare con il ripiegare, si usa per indicare l’avvolgimento in qualcosa, specie mantelli. “Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo” (Mt 27, 59 CEI)

A presto
---------------------
Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)
13/12/2004 19:28
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 85
Registrato il: 28/07/2004
Utente Junior
OFFLINE

Il Creato probabilmente è una sottile e complessa interazione tra ordine e coas.

C'è ordine con quel pizzico di caos che ne determina l'indeterminazione.

Gesù disse che nel grembo sono gettate le SORTI.

Eppure è una meraviglia di ordine ad altissimo livello e di complessita inaudita, ma con un certo grado di caos necessaria per il libero arbitrio e l'individualità.

Saluti



"""Ci sono due tipi di sciocchi;
quelli che non hanno dubbi,
e quelli che dubitano di tutto"""
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 18:06. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com