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I CONIUGI SI SEPARANO. ALLELUIA!

Ultimo Aggiornamento: 25/07/2009 16:56
23/06/2009 17:19
 
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Quando cito parti di libri o riviste, è sempre fra virgolette. Consiglio di leggere tutti gli articoli della Torre di Guardia del 1/11/87, da pagina 15 a pagina 30.
A pagina 22 all’esponente “Motivi per la separazione” al paragrafo 12 il CD dice: “Un altro motivo di separazione è anche quando la spiritualità di un coniuge sarebbe altrimenti compromessa. Il coniuge credente in una casa religiosamente divisa dovrebbe fare di tutto ciò che è in suo potere per valersi dei provvedimenti spirituali di Dio. La separazione è però ammessa se un coniuge incredulo si oppone (forse imponendo anche restrizioni fisiche) al punto di mettere davvero il credente nell’impossibilità di praticare la pura adorazione, mettendone in effetti in pericolo la spiritualità”.

A pagina 27 della stessa rivista, paragrafo 4 dice: “Solo quando un coniuge incredulo se ne va si può dire: “Dio vi ha chiamati alla pace”.

E’ per questo motivo che nella prefazione ho scritto: “… Addirittura, quando il coniuge non testimone di Geova, per questo detto “incredulo”, se ne andrà via di casa, il geovismo (volevo scrivere il geovista e non il geovismo. E’ stato un errore di battitura) sbotterà in un grido di gioia: Finalmente se n’è andato! Evviva la pace, Allegria! Allegria!”
Cioè, quando il coniuge incredulo se ne andrà di casa, il testimone è contento perché finalmente si può dedicare interamente al servizio per Geova, ed è ora che si può dire “Dio vi ha chiamati alla pace”. Questo era quello che volevo dire.

In una delle prime circolari inviate dal Ministero dell’Interno ai Prefetti del 13/3/1940, i testimoni di Geova vengono così descritti:

“… Se con tutti i possibili allettamenti dialettici non riescono a persuadere, diventano ossessionati fino alla crudeltà, specialmente con i coniugi talchè alcuni di essi sono stati condannati dai tribunali per maltrattamenti in famiglia e si sono dati casi di coniugi divenuti pazzi per la continua opera di suggestione da parte dell’altro rispettivo coniuge, alle cui opinioni non voleva aderire”.

A ben esaminare la loro dottrina, attraverso l’accurata lettura delle pubblicazioni geoviste, si ha la conferma di questo sopravvenuto irrigidimento mentale, sfociante nel fanatismo puro, e nella propensione alla conflittualità con l’altro coniuge non testimone. E’ l’organizzazione, infatti, a suggerire quando è il tempo adatto alla procreazione, quali sono i mezzi idonei a prevenirla, quali le modalità del rapporto intimo, quali i modi per mostrare affetto al coniuge, quali criteri seguire nell’educazione dei figli, quando e come frequentare i parenti, quali programmi televisivi vedere, quali cure mediche accettare, come organizzare le proprie vacanze, e così via.

Ciò che in realtà costituisce l’elemento disgregatore nel matrimonio fra i tdG, o in una coppia dove uno dei due coniugi lo sia, è lo spostamento della lealtà. Ciò vuol dire che fra i due si frappone un terzo incomodo che rappresenta l’elemento condizionante di tutto il rapporto matrimoniale. Tale terzo elemento è l’organizzazione. E ad essa, non al marito o alla moglie, che va la principale attenzione. E ad essa che in realtà ci si sposa, ed è da essa che non si può più divorziare, mentre lo si può dal proprio coniuge. Sì, perché per i tdG uno dei tanti motivi di rottura del matrimonio, è rappresentato dall’opposizione di uno dei due alle attività di proselitismo da parte dell’altro.

I tdG non devono scendere a compromessi con la scusa di mantenere la pace in famiglia:

“… Ma nei nostri sforzi per promuovere la pace non facciamo compromessi sulle giuste esigenze di Geova. Potremmo forse fare certe cose in momenti diversi, ma sappiamo che sarebbe stolto smettere di frequentare le adunanze di congregazione o astenersi dal partecipare al ministero di campo per mantenere la pace col coniuge o con i parenti…”.
(La Torre di Guardia 15/3/87 pp. 19, 20)
Primo, vi è un frenetico susseguirsi di attività al servizio della congregazione che assorbono completamente il tempo e le energie del testimone, mentre l’altro viene lasciato totalmente in disparte. Secondo, il coniuge “credente” è obbligato ad educare i figli “nella verità”, anche contro la volontà dell’altro. Ciò richiede necessariamente che venga sminuita l’autorità del coniuge non testimone, in quanto ai figli viene insegnato che Dio distruggerà la mamma e il papà ad Armaghedon se lui o lei non diventano testimoni di Geova.

“… i “capri” che devono essere distrutti come persone ‘maledette’… I “capri” includeranno anche i mariti e le mogli che hanno coniugi credenti ma che, nonostante il buon esempio dei loro coniugi credenti, sono ancora increduli nel giorno e nell’ora dell’esecuzione del giudizio di Dio… anche i figli di un genitore credente o i figli di genitori credenti… che sono cresciuti e divenuti maggiorenni e si son rifiutati di divenire dedicati, battezzati credenti al tempo in cui comincia tale esecuzione divina sui “capri”.”
(La Torre di Guardia 1/9/65 pp. 528, 529)

Se è la moglie ad unirsi ai tdG, il problema si complica ulteriormente, poiché le viene insegnato a non considerare il marito, quale capo spirituale della famiglia. Quindi nel caso in cui lui, da credente, pronunciasse una preghiera durante i pasti, lei dovrebbe attentamente evitare di chinare il capo o dire “amen” e insegnare ai figli di fare altrettanto.
Se, poi, lei ha bisogno di aiuto per dei problemi personali, deve rivolgersi agli anziani della congregazione, piuttosto che al marito per ricevere consigli e assistenza.

“Quando un caso è portato alla loro attenzione, dovrebbero esaminare a fondo e vedere poi se i consigli dati sono stati seguiti e se viene fatto il necessario miglioramento. Gli anziani cercano di correggere le cose difettose, inclusi i gravi problemi domestici portati alla loro attenzione”.
(Ministero del Regno 10/1973 p. 3)

Ben presto il coniuge non testimone si rende conto che alcuni altri uomini della congregazione hanno usurpato molti dei suoi sacrosanti diritti maritali. Come risultato ciò non può che allargare il solco fra lui e la moglie. Lei considera modello ideale di marito quello rappresentato dagli anziani della congregazione, e questo quando è percepito dal marito ha effetti devastanti.

Che fare, quindi, se nella famiglia uno dei coniugi, o comunque uno dei membri, fa una precisa scelta di coscienza e decide di non essere più membro di quella congregazione? La prima cosa sarebbe quella di denunciare tale persona ai giudici della congregazione, fosse anche il proprio figlio. (La Torre di Guardia 15/7/58 pp. 439, 440; cf. 1575/62 pp. 308, 309). Egli dovrebbero essere ucciso, ma poiché le leggi vigenti lo vietano, si dovrebbe ugualmente considerare come morto. (La Torre di Guardia 15/1/54, pp. 62, 63; 15/12/63, pp. 758-762). La vita con tale persona, quindi, perde ogni significato.
Insomma, avete capito? La pretesa geovista è che il coniuge tdG ha sempre il sopravvento sul coniuge non tdG. La frase: “Quando la pace coniugale è in pericolo”, (La Torre di Guardia, 1/11/98 p. 25) significa proprio questo per il geovismo.
La S.p.a. Torre di Guardia dice: “O disciplinato o disonorato” (Annuario 1979, lunedì 24 settembre). Scegliete cari tdG o divenite dei robot o la Torre di Guardia vi distruggerà la vostra famiglia…

L’amaro sfogo di F. A., ex adepto dei tdG. “State attenti a quella gente”. La storia di una famiglia divisa da una “guerra” di religioni. Chiedo solo di abbracciare i miei figli, che io stesso, in buona fede convinsi ad entrare in quel “meccanismo”. (Momento Sera, giovedì 12/1/1995)


Esperienze drammatiche e tragedie

I dirigenti anonimi scrittori di favole geoviste, hanno sempre accusato, giudicato e condannato le altre religioni, specie quella Cattolica, di produrre frutti cattivi e loro, invece, hanno sempre prodotto dolci frutti (La Torre di Guardia 1/3/94 pp. 13-17). Da quanto segue mi risulta che il geovismo ha sempre “dimostrato di essere come una cesta di fichi cattivi”. (Idibem, p. 15)

Riporto qui solo alcuni titoli di giornali, tralasciando centinaia di altri quotidiani e di manoscritti firmati.

1. “Testimoni di Geova. Rovina di persone e di famiglie”. (Lo Stradone (Bari) aprile 1996)
2. “Lui testimone di Geova i figli no: li puniva”. (Abruzzo 3/2/1987)
3. “Lascia i testimoni di Geova. Cacciato di casa dalla madre”. (La Nazione 5/8/98)
4. “Si rifiuta di diventare testimone di Geova e i genitori la seviziano”.
(La Repubblica, 10/9/89)
5. “In nome di Geova ci fanno vivere da schiavi. Hanno distrutto la mia famiglia. Ci trasformano in robot”. (Visto – settimanale – 1/3/90)
6. “Per ubbidire a Geova me la stavano ammazzando (la figlia)”. (Visto – sett. 8/3/90; Corriere della Sera, 2571/90).
7. “Tua madre ha tradito, dimenticala”. (Corriere della Sera, 29/1/90)
8. “Il padre di un sedicenne si è rivolto ai carabinieri. Denuncia i testimoni di Geova “Stanno plagiando mio figlio”. (Corriere della Sera, 3/8/93)
9. “Testimoni di Geova: Ridatemi mio figlio”. (Il Tirreno di Livorno, 20/7/96)
10. “Maltrattano i figli: Processo in Pretura. TdG condannati”. (Il Piccolo – Giornale di Trieste 21/2/93)
Credo siano sufficienti questi articoli per dimostrare i frutti marci che produce l’organizzazione dei tdG. Ho evitato i tantissimi articoli e in modo particolare le lettere, storie, e testimonianze drammatiche per non allungare. Le storie e tragedie nelle famiglie tdG., specie dove uno dei coniugi non è tdG., sono tante.

La sedicente religione geovista è talmente cosciente del suo “divide et impera”, che afferma:

“Rispetto al passato oggi nell’organizzazione ci sono più famiglie con un solo genitore”.
(Ministero del Regno, 1/92 p. 2)

“Solo quando un coniuge incredulo se ne va si può dire: “Dio vi ha chiamati alla pace”.”
(La Torre di Guardia 1/11/88 p. 27)

Che ne dite? Non sono queste parole contraddittorie? O meglio, non sono queste parole non cristiane? Non sono queste delle prove conclusive per rovinare le famiglie? Non è questo fomentare sentimenti di disprezzo e di odio verso il coniuge non tdG? E’ disdicevole allora, dire che i tdG sono “rovina famiglia”?...

Ciao. Ilnonnosa
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