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miracoli a Lourdes visti a "Porta a Porta"

Ultimo Aggiornamento: 08/04/2008 11:54
21/03/2008 00:54
 
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Caro Eretikus, come al solito fai finta di non capire.

I casi di miracoli da te riportati non fanno testo in questa discussione, poiché i miracoli di cui qui si parla non sono quelli dichiarati tali da singoli vescovi, ma quelli che, secondo una metodologia ben precisa, sono dichiarati tali dalle specifiche commissioni pontificie. Ecco, l’attuale normativa (definita nel 1983, ma che, in buona sostanza riprende quelle precedenti semplicemente aggiornandola) stabilisce che una guarigione, per essere dichiarata miracolosa, deve essere scientificamente inspiegabile, istantanea, perfetta (dove per perfetta si intende che il soggetto della medesima, a seguito della stessa, non debba più soffrire di alcun disturbo legato alla malattia da cui è guarito) e con effetti duraturi nel tempo. In stretti termini, quindi, la Commissione per le Cause dei Santi non avrebbe, credo, dichiarato i casi da te citati “guarigioni miracolose” (che poi dei vescovi lo abbiano fatto, sono affari loro).
Un caso di guarigione miracolosa in senso proprio verificatosi a Lourdes fu quello di cui fu testimone Alexis Carrel (premio Nobel per la Medicina nel 1912). Ne traggo una descrizione da questa pagina web: www.tonyassante.com/renzoallegri/carrel/indice.htm

Il fatto, che avvenne nell’estate 1903, esattamente cent’anni fa, è poco noto. Ma esiste un diario che Carrel tenne in quell’occasione, dove egli racconta dettagliatamente la propria esperienza. E quel diario venne pubblicato dalla signora Carrel, nel 1949, cinque anni dopo la morte dello scienziato. In Italia arrivò nel 1956, pubblicato dalla Morcelliana con il titolo “Viaggio a Lourdes”.
Nel 1903, Alexis Carrel aveva trent’anni, ma era già famoso. Era assistente universitario a Lione, dove si occupava di anatomia e di scienze sperimentali e dove aveva iniziato quelle ricerche che gli avrebbero poi fatto conquistare il Nobel.
Era scettico. Non credeva cioè in Dio. In famiglia aveva avuto un'educazione religiosa, ma poi, assorbito dagli studi scientifici, affascinato dallo spirito della filosofia tedesca s'era convinto che, al di fuori dell'indagine razionale dei fenomeni, non esisteva certezza alcuna.
Le sue idee religiose erano state distrutte dall'analisi sistematica. Era tuttavia affascinato dalle vicende misteriose che si verificavano a Lourdes. Leggeva avidamente le cronache e le polemiche e desiderava molto trovare l'occasione per poter controllare di persona uno di quei fatti scientificamente inammissibili, di cui ogni tanto i giornali scrivevano.
Un giorno, un suo collega credente doveva andare a Lourdes con un treno di ammalati, ma impegni improvvisi lo costrinsero a rinunciare. Chiese a Carrel se voleva sostituirlo e il giovane medico accettò volentieri. Finalmente, ecco l'occasione che tanto aveva desiderato. Portò con sé tutti gli strumenti medici che riteneva potessero essergli utili.
Poiché, come ho detto, era già famoso, la sua presenza su quel treno in viaggio per Lourdes incuriosì subito. Attirò l'attenzione soprattutto degli altri medici che accompagnavano gli ammalati. Stavano intorno a lui, discutevano, gli raccontavano esperienze di cui erano già stati testimoni. «Le guarigioni di cui voi mi parlate», diceva Carrel, «sono quasi sempre frutto di complicati processi psichici, frutto quindi di autosuggestioni. Solo nel caso di guarigione di una vera malattia organica si potrebbe parlare di miracolo. Per esempio, una gamba tagliata che ricresce, un cancro che scompare, una lussazione congenita che improvvisamente guarisce».
Mentre il treno procedeva la sua corsa verso Lourdes, Carrel volle esaminare i vari ammalati presenti e fece una classifica. Di tutte quelle persone, secondo il suo parere, soltanto quattro avevano malattie organiche la cui guarigione era assolutamente inammissibile. «Ecco», dichiarò agli altri medici che viaggiavano con lui, «se una di queste quattro persone guarisse, saremmo di fronte a un fatto veramente strepitoso, tale da far crollare tutte le mie convinzioni scientifiche. In particolare questa ragazza», disse, indicando una giovane di cui si prendeva cura personalmente. «Si chiama Maria Bailly, ha vent'anni e viene da Bordeaux. E’ affetta da una peritonite tubercolare all'ultimo stadio. Tutti i suoi parenti sono morti di tubercolosi. Non so neppure se arriverà viva a Lourdes. Ho già dovuto farle delle iniezioni di caffeina. Temo che mi muoia tra le mani. Ecco, se guarisse questa disgraziata, sarebbe veramente un miracolo. Ma è un fatto che non potrà mai avvenire».
Maria Bailly viaggiava in una specie di cassa da morto. I medici avevano accolto il suo ultimo desiderio, fare quel viaggio, ma erano convinti che non sarebbe arrivata viva alla meta e per questo avevano già provveduto in modo che ci fosse l'occorrente necessario per rinviare il cadavere a Bordeaux.
A mano a mano che il treno procedeva verso Lourdes, le condizioni di Maria peggioravano. Carrel era continuamente chiamato al suo capezzale per praticarle iniezioni di morfina.
Egli teneva un diario. Dopo la prima visita fatta a Maria, aveva scritto in quel quaderno: < Arrivati a Lourdes, i malati furono portati in albergo. Il giorno dopo, Carrel si informò se Maria fosse ancora viva. «Sì», gli rispose la suora che assisteva la ragazza. «Ma sta peggio. Ha espresso però il desiderio di essere portata alla piscina».
«E se muore per strada?», disse Carrel.
«Sarebbe crudele rifiutarle la grazia di andare nella piscina>>, rispose la suora. <>.
Carrel volle visitare ancora l’ammalata. Lo fece insieme con altri colleghi. « È in agonia», disse alla fine. «Può morire da un momento all'altro».
La suora accompagnò egualmente Maria alla piscina, ma non fu possibile immergerla. Le bagnarono il ventre con un panno inzuppato nell'acqua. Poi la ragazza, con un fil di voce, disse che voleva essere accompagnata alla grotta. La suora la accontentò ancora.
Lungo il tragitto, incontrarono Carrel che volle seguire la barella. Maria venne sistemata in prima fila, davanti alla statua della Madonna nella grotta. Nel suo diario Carrel annotò che forse non sapeva neppure dove si trovava perché più morta che viva.
La folla stava pregando. Il medico sentiva una potente tensione, che sfuggiva a ogni analisi. Ogni tanto controllava la sua assistita. Improvvisamente gli parve che il respiro non fosse più affannoso. Le prese il polso: era ancora disordinato, ma meno di prima. Chiese a un suo collega: «Vede un miglioramento?».
«No, non mi sembra», rispose il collega..
La cerimonia religiosa procedeva. Le preghiere, le invocazioni, i canti continuavano a levarsi nell'aria. Carrel ascoltava, distaccato, freddo, ma il suo sguardo non perdeva un attimo la paziente. Continuava a sentirne il polso, a toccarne il ventre, la fronte.
L'impressione di un lieve miglioramento si consolidava. Con incredibile stupore, Carrel aveva notato che il grosso ventre di Maria, ansimante sotto la coperta marrone, si stava sgonfiando. Era un fatto inspiegabile, inammissibile, che si stava verificando proprio sotto i suoi occhi, sotto il suo controllo.
«Qui sta accadendo qualcosa», disse Carrel al collega medico.
Dopo qualche minuto, ebbe un brivido. Il polso della ragazza era diventato normale. Il grosso ventre gonfio era sparito. II viso di Maria aveva perduto il pallore. Non c'erano più dubbi, tutti i sintomi della malattia se ne erano andati, come foglie inutili portate via dal vento.
Carrel continuava a tastare quel corpo che non era più sformato. I suoi occhi luccicavano di sconcerto e di commozione. La ragazza, non più assente, ma in piena conoscenza, lo guardava e sorrideva. «Sto bene», disse ad un certo momento e chiese a Carrel che la aiutasse ad alzarsi. Era guarita.
Il medico, il grande medico, il futuro premio Nobel, era frastornato. Come egli stesso scrisse nel suo diario, una terribile emozione gli attanagliava la gola. Sentiva il bisogno di piangere, ma non lo fece. Continuò il suo lavoro di medico, cercando di mantenersi freddo. Accontentò la ragazza. La aiutò a sedersi sulla barella. Maria stava dritta senza sforzo, cosa che non riusciva a fare da mesi. Poi la accompagnò in albergo. La visitò meticolosamente. Nel suo corpo non c'era più alcuna traccia della malattia. Il ventre, prima gonfio come un pallone, era diventato piccolo e morbido come quello di una ragazzina.
Finito il meticoloso controllo, Alexis Carrel uscì dall'albergo. Era agitato. Impossibile restare chiuso in camera. Continuò a camminare per la città, fino all'alba, in preda a un turbinio di pensieri e di emozioni. Che cosa sia accaduto nel suo cuore in quelle ore, non si sa. Al mattino, Carrel era cambiato. A Lourdes, quella notte, erano accaduti due miracoli: la guarigione di Maria Bailly e la conversione di un grande scienziato.


Ecco, caro Eretikus cosa intendo dire quando asserisco che le guarigioni miracolose non hanno davvero nulla a che vedere con le remissioni spontanee di malattie incurabili.


Trianello, questa sarebbe una metodologia di "statistica attendibile"?
"Segnalazioni" "potrebbero essere di molto superiori"
Segalazioni e potrebbero, sono le tue “idee” di come fare statistiche attendibili?



Caro amico, tu mi metti in bocca pensieri che io non potrei mai nemmeno formulare (se non altro perché tanti anni di università mi hanno insegnato a ragionare). Io mi sono limitato a dire che non è possibile fare un paragone tra la media dei casi di guarigione spontanea di un cancro e quella delle guarigioni miracolose avvenute a Lourdes rispetto ai malati che lì si sono recati. Questo perché (a parte ovviamente il fatto che non abbiamo dei dati precisi sulle patologie di ogni singolo ammalato che si è recato a Lourdes), mentre per i casi di remissione spontanea del cancro abbiamo una documentazione che è praticamente esaustiva, per le guarigioni miracolose segnalate a Lourdes abbiamo una documentazione scientificamente attendibile solo per quei pochi casi che la Commissione (dati i limiti economici e materiali a cui è soggetta) ha potuto verificare, per cui non è detto che, in effetti, altre segnalazioni (tra quelle che non è stato possibile verificare) si riferissero a guarigioni che a tutti gli effetti sarebbe possibile definire come miracolose. In buona sostanza, non è possibile fare alcuna comparazione per via di una netta disparità di documentazione rispetto ai fenomeni che si vorrebbero comparare. Per quanto ne sappiamo, le guarigioni miracolose a Lorudes potrebbero (non ho mai detto che “sono”, mi sono limitato a dire che “potrebbero”) essere molto più numerose di quelle per cui abbiamo una documentazione esauriente.
Chiarisco meglio il mio discorso:
Solo qualora disponessimo di una documentazione completa per tutti i malati che si sono recati a Lourdes e solo qualora disponessimo di una documentazione assolutamente ineccepibile per tutti casi di guarigione qui verificatisi (in modo da poter distinguere tra quelli naturali e quelli miracolosi), potremmo comparare la media delle guarigioni miracolose dal cancro verificatesi a Lourdes rispetto ai malati di cancro che qui si sono recati alla media delle remissioni spontanee del medesimo rispetto ai tutti i casi di cancro documentati e verificare se per una persona malata di cancro sia o meno molto più “salubre” starsene a casa propria che andare a Lourdes (come ha asserito Odifreddi). Così però non è (in quanto non sappiamo di quali malattie soffrissero tutti i pellegrini di Lourdes né quanti dei casi di guarigione apparentemente inspiegabili segnalati alla Commissione medica siano stati di natura effettivamente miracolosa), quindi la battuta del nostro caro logico matematico è assolutamente fuori luogo.


Nessun miracolo è stato accertato per la sindrome di Down o per arti mancanti e improvvisamente ricomposti , come ugualmente mai sono avvenute per questi, guarigioni con remissione spontanee.
Questo è un altro fatto.



Questo non è un fatto, è una tua supposizione. La Congregazione per le Cause dei Santi ha verificato casi di miracoli che esorbitano probabilmente dalle capacità della tua immaginazione. C’è, per esempio, il caso di Ciana Rivera de Montiel che è riuscita a rimanere incinta per quanto una malattia genetica l’avesse resa sterile, sul quale puoi trovare una documentazione esauriente alle pp. 65-70 del libro di S. Gaesta, Miracoli, Ed. Piemme; o quello di Carla de Noni che, avendo perso gran parte della mandibola durante un bombardamento aereo, si sveglio una mattina e scoprì che la sua mandibola le era ricresciuta durante la notte (anche questo caso è riportato nel libro succitato pp. 151-163); o quello (sempre riportato da Gaeta nel suo libro, pp. 141-150) di Natalia Andrea Carcia Mora che, nonostante il midollo osseo troncato, riesce a muoversi senza alcun problema. Questi sono fatti! E potrei passare la notte ad elencarti casi simili su cui disponiamo di una documentazione completa e scientificamente ineccepibile.


Tutte le commissioni di giudizio per Lourdes sono composte da cattolici.
Ecco un altro fatto.



A parte il fatto che questo è un argumentum ad hominem e quindi indegno di un’argomentazione razionale (non si vede perché le analisi e le ricerche di medici cattolici, anche se eseguita attenendosi a tutti i criteri della ricerca scientifica, debba essere meno valida di quella di medici non credenti), per quanto mi risulta, invece, molti dei miracolati di Lourdes sono stati seguiti anche da medici non credenti. Anzi, per quanto ne so, la Commissione per le Cause dei Santi preferisce che le commissioni mediche atte a verificare la straordinarietà delle guarigioni siano miste, cioè costituite anche da medici e specialisti dichiaratamente non credenti o appartenenti a confessioni religiose diverse da quella cattolica. E questo è un altro fatto.

[Modificato da Trianello 21/03/2008 21:45]

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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)

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