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Roma e religioni

Ultimo Aggiornamento: 25/02/2008 20:23
25/02/2008 20:23
 
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Roma 290mila immigrati, 58mila musulmani

25/02/2008

I dati nella Guida sui luoghi di Preghiera di Caritas e Migrantes

Sono 290mila gli immigrati nel Comune di Roma e 141.500 negli altri comuni della Provincia, secondo stime al 1 gennaio 2007: E' quanto emerge dalla Guida redatta da caritas e Migrantes ''Immigrati a Roma e Provincia. Luoghi di incontro e di preghiera'', da cui risulta che a Roma si trovano 103.000 cattolici, provenienti da tutte le parti del mondo, 52.000 ortodossi (per piu' della meta' romeni), i 18.000 protestanti 58.000 musulmani (al primo posto i bengalesi e gli egiziani con 9.000 persone) e 16.500 fedeli di religioni orientali: per gli induisti il primo paese e' l'India e per i buddisti lo Sri Lanka (ciascuno con 4.500 persone). Sono poi presenti anche altre religioni, avverte la Guida, ma difficilmente disaggregabili nella loro consistenza. Dei sikh, ad esempio, e' conosciuta la concentrazione di diverse migliaia in provincia di Latina, dove sono addetti, in prevalenza, alla cura dei campi. I filippini nella citta' di Roma sono la prima comunita' tanto tra i cattolici (25.000, seguiti dai polacchi) che tra i protestanti (2.500, seguiti dai britannici), cosi' come i bengalesi sono la prima comunita' tra i musulmani (9.000) e tra i buddisti (4.500). Gli immigrati, sottolinea l'opuscolo, chiedono di essere accolti come una presenza stabile non solo dove lavorano ma anche nella societa' e sollecitano anche maggiore attenzione alle loro esigenze spirituali. La Guida Caritas/Migrantes risponde a questo bisogno. L'opuscolo e' stato realizzato con il sostegno del Comune e della Provincia di Roma, attenti con lungimiranza a facilitare il servizio religioso per gli immigrati nella convinzione che questo sia un tassello importante della politica di integrazione, anche perche' chi frequenta questi centri di preghiera, dove si attivano reti di amicizia, di scambio, di mutua assistenza e si promuovono diverse iniziative socio-culturali, viene aiutato nel suo processo di socializzazione, divenendo esso stesso sostegno agli altri.

E' del 1998 la prima uscita della Guida, mentre questa quarta edizione (dopo quelle del 2000 e del 2004) risulta notevolmente ampliata e tiene conto, per la prima volta, grazie alle segnalazioni delle diverse diocesi, anche della realta' provinciale oltre che di quella metropolitana: e' stato cosi' possibile censire 233 luoghi di culto (nel 2004 erano solo 186). E' andata, infatti, notevolmente incrementandosi la categoria di chi lavora a Roma e vive fuori e la Capitale si e' andata configurando sempre piu' come un territorio contrassegnato dalla continuita' con gli altri comuni, specialmente quelli della cintura. L'esempio piu' significativo e' quello dei romeni, che costituiscono la collettivita' numerosa con quasi 60.000 presenze registrate in anagrafe: 6 su 10 sono insediati al di fuori della Capitale, cosi' come avviene anche per gli albanesi. Un immigrato che abita in provincia e' disponibile a recarsi in citta' per le grandi ricorrenze religiose, ma in genere e' maggiormente interessato a conoscere e praticare luoghi di culto a lui piu' vicini che a Roma sono 201 cosi' ripartiti: cattolici 134, protestanti 31, ortodossi 14, musulmani 11, ebrei 5, buddisti 5 e induisti 1. Sono, invece, 32 i luoghi di culto operanti negli altri comuni della Provincia: 14 sia per i cattolici, 12 per gli ortodossi, 4 per i protestanti, 1 sia per i musulmani che per i sikh.

Gli immigrati cattolici, rileva la guida, hanno nel Centro di Roma 69 luoghi di culto, mentre gli altri 65 sono ubicati nei restanti Municipi e, in particolare, tra l'Aurelia-Boccea-Cassia e tra Casilina-Prenestina-Tiburtina, per cui e' piu' visibile la dimensione territoriale di questa rete di preghiera, tanto piu' che sono 40 le parrocchie che ospitano le celebrazioni liturgiche degli immigrati (mentre altre 13 parrocchie fanno lo stesso in Provincia). Le nazionalita' interessate ai luoghi di culto cattolici sono 60. Ad avere piu' strutture sono: filippini (43), i latino-americani di 12 paesi (19), i polacchi 12), i romeni (7), gli srilankesi (6), gli ucraini (3), gli indiani, i libanesi e i nigeriani (2), e le altre nazionalita' (1). I 14 centri fuori Roma sono dislocati maggiormente nei comuni lungo l'Aurelia e nella diocesi di Tivoli e riguardano i polacchi (6), gli immigrati bulgari e nigeriani (2), altre nazionalita' come quella romena e in maniera cumulativa gli africani e i latino-americani (1 ciascuno). Ciascuna comunita' celebra nella propria lingua di origine e secondo le tradizioni particolari del proprio Paese che, anche quando non si traducono in una diversita' di rito, comunque sono espressione dell'incontro delle culture mondiali con la fede in Cristo. I caratteri di ciascun popolo si rispecchiano nelle celebrazioni religiose delle diverse nazioni, per cui non e' semplicemente la lingua il fattore distintivo fra una celebrazione di una comunita' africana e una asiatica o europea, e' lo spirito del popolo che trova una sua espressione particolare e una vivacita' nuova nella professione della fede comune. Conoscere le comunita' cattoliche immigrate e' percio' un mezzo privilegiato per venire a contatto con la vita e la cultura dei diversi popoli.

Alcuni di questi centri cattolici, inoltre, celebrano la liturgia nei diversi riti dell'Oriente cristiano, rendendo presente e visibile a Roma tutta la ricchezza della liturgia cattolica: il rito bizantino (celebrato in diverse lingue) per greci, russi, ucraini, rumeni e per alcuni gruppi di fedeli del Medio Oriente; i riti della famiglia antiochena per i libanesi; il rito siro-malabarese per gli indiani del Kerala; il rito alessandrino copto ed etiope per egiziani ed etiopi-eritrei; il rito armeno per i cristiani armeni e il rito caldeo per gli irakeni. I luoghi di culto degli ortodossi si rivolgono a greci, russi, egiziani, etiopi, eritrei e specialmente romeni, diventati di gran lunga la prima comunita' sul territorio. Quasi la meta' (12 su 26) dei luoghi di preghiera dove questi immigrati si sono in prevalenza insediati e' fuori Roma (Grottaferrata, Monterotondo, Morlupo, Valmontone, Lanuvio, Albano, Civitavecchia, Fiumicino, Ladispoli, Tivoli). I luoghi di culto dei protestanti accolgono diverse comunita': anglicani, luterani, presbiteriani, episcopali, esercito della salvezza e anche a immigrati di una determinata lingua (francese, cinese, etiope). I mormoni e i testimoni di Geova non fanno parte degli evangelici e non sono stati qui indicati ma naturalmente hanno anch'essi i loro luoghi di culto.

Per gli ebrei la Guida indica, oltre alla sinagoga storica del Lungotevere, altri 4 centri, che naturalmente sono aperti anche agli immigrati di religione ebraica. Le moschee dei musulmani, da 7 nel 2004 sono aumentate a 11, di cui 1 in provincia (Ladispoli). I buddisti dispongono a Roma di 5 luoghi di culto e di numerosi luoghi di meditazione. Anche agli induisti hanno numerosi centri di meditazione: nella Guida e' stata indicato la sede dell'Unione Induisti Italiani, alla quale essi fanno riferimento. I sikh hanno un tempio ad Aranova e 1 altro in costruzione a Lanuvio. Qualche struttura sara' senz'altro sfuggita alla catalogazione, ma la periodicita' di questa Guida Caritas/Migrantes consentira' nel futuro di raccogliere altre segnalazioni.

Pregare Dio secondo la propria coscienza, sottolinea la guida, sempre nel rispetto delle norme e del costume del paese di accoglienza, e' un diritto fondamentale che va tutelato e anche agevolato nel suo concreto esercizio. Con questa convinzione la Guida ha dedicato una grande attenzione alle schede delle singole religioni, i cui contenuti sono stati individuati in maniera accurata, ma semplice e presentati positivamente. Diverse pagine sono state dedicate anche alle feste delle grandi religioni, che offrono una diversa scansione del tempo rispetto ai ritmi della vita moderna, con due insegnamenti fondamentali: la trascendenza del divino e la proposta di regole utili per la vita individuale e sociale. Non mancano una serie di precisazioni sui rispettivi calendari, che regolano queste feste. Il calendario gregoriano (l'unico solare), risalente ai tempi di Giulio Cesare ma modificato nel 1582 da Papa Gregorio XIII, e' quello piu' usato nel mondo. Il calendario giuliano, seguito da molte comunita' orientali, riporta le festivita' 13 giorni dopo rispetto a quello gregoriano e, cosi', la festa di Natale non cade il 25 dicembre bensi' il 7 gennaio. Per gli altri calendari l'anno d'inizio del conteggio non si riferisce alla nascita di Cristo ma ad eventi di data anteriore o posteriore e, cosi', al posto dell'attuale 2008, si parla per gli ebrei del 5768-5769 (il nuovo anno ebraico ha, infatti, un inizio infrannuale), del 2568 per i buddisti, del 2063-2064 per gli induisti, del 1428-1429 per i musulmani, del 1387 per gli iraniani, del 540 per i sikh e del 165 per i bahai.

Nell'area a prevalenza islamica il calendario lunare, introdotto dal profeta Muhammad nel 622 dell'era cristiana con il primo anno della Hijra o immigrazione del Profeta a Medina, continua ad essere utilizzato ma in diversi paesi solo a scopo religioso (Egitto, Siria, Iraq), mentre il calendario gregoriano serve da riferimento per le funzioni civili. Nelle varie comunita' religiose le date delle feste religiose variano di anno in anno, perche' il calendario lunare e' piu' corto di quello solare e non sussiste un'esatta corrispondenza tra i due sistemi di conteggio, cosi' come possono anche variare da paese a paese. Nelle intenzioni di mons. Guerino Di Tora e di mons. Pietro Sigurani, responsabili della Caritas e della Migrantes di Roma, ''la Guida e' un invito a prestare attenzione alla vita spirituale dei migranti, a superare i fondamentalismi tramite la conoscenza e il rispetto delle loro religioni, a facilitare il servizio di culto, a incentivare il sostegno delle comunita' religiose al processo di integrazione sostenendone le attivita'. Ai cattolici, poi, mostra nel concreto come la stessa fede possa essere vissuta secondo dimensioni culturali diverse''.

Link: www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=90244
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