Processo a un collega di lavoro per tentata estorsione. “Paga oppure morirai”
Ricatto via Sms al testimone di Geova
Messaggi farneticanti: “Stiamo organizzando la vostra eliminazione”
ANCONA - Prima una telefonata anonima: “Morirai, spia”. Poi una serie di messaggini inviati da cabine telefoniche, alcuni grevi e minacciosi, con richiami razzisti della peggiore specie: “Ti sgozzeremo come un maiale, stiamo organizzando, come Hitler per gli ebrei, l’eliminazione dei testimoni di Geova, una categoria da eliminare”. Un pressing durato qualche settimana, fino alla richiesta di soldi: 400 euro da consegnare in un luogo convenuto, sennò sarebbero stati guai seri. Quel tentativo di estorsione, ordito nel giugno del 2005 tra colleghi di lavoro, ieri è stato rinviato a giudizio Alfredo Talacchia, 43enne anconetano, accusato di aver cercato di spillare soldi a Marco N., trent’anni, testimone di Geova. Entrambi lavoravano all’epoca come operai nella cooperativa di servizi Formula Sociale, allora impegnata nella manutenzione del verde cittadino per conto di Anconambiente.
Tutto cominciò con una chiamata al cellulare di Marco N., con quella voce anonima che lo minacciava di morte e gli dava dello spione. Il giovane operaio non gli diede troppo peso, ma poi cominciarono ad arrivargli dei messaggini sempre più inquietanti, che lo offendevano anche nei sentimenti religiosi. Oltre agli insulti, c’erano minacce esplicite e la richiesta di denaro. “Il giorno 15 avrai istruzioni su dove consegnare i soldi”, era scritto in uno degli sms. “Se vai dai carabinieri o dalla polizia ti succederà qualcosa di grave”, si leggeva in un altro. Il giovane operaio, anzichè piegarsi al ricatto, andò dai carabinieri a presentare denuncia. Dagli accertamenti sui tabulati si scoprì che sia la prima telefonata minatoria che i messaggini erano stati inoltrati da apparecchi fissi, cabine telefoniche in diverse vie di Ancona.
Ma siccome in quel periodo Marco N. aveva ricevuto molte chiamate in arrivo dal telefonino di Talacchia, conversazioni non sempre simpatiche, i sospetti si concentrarono su quel collega, con cui in passato c’erano state ruggini per motivi di lavoro. “Ritengo che i messaggi me li abbia inviati lui, d’accordo con un altro collega”, aveva fatto mettere a verbale la vittima. Ma alla fine dell’inchiesta la procura ha chiesto il rinvio a giudizio solo per Alfredo Talacchia, imputato di tentata estorsione. Il presunto ricattatore giura però che non c’entra nulla con il tentativo di ricatto. Nell’udienza preliminare di ieri il suo avvocato difensore Paolo Sfrappini aveva chiesto il proscioglimento ritenendo che non fosse minimamente provata la sua responsabilità. Ma per il gup c’erano gli estremi per il rinvio a giudizio. Alla prima udienza del processo, in calendario il 30 maggio, deciderà se costituirsi parte civile Marco N., assistito dall’avvocato Omero Nardi.
L.S.
Fonte:
www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=4BACD2FFA92F271B7CF5FA50...