TRA LE MACERIE DELLA TRAGEDIA
"Morta mentre cucinava"
Casolare sotto sequestro
Una madre uccisa dal fuoco di un camino: stava preparando il pollo. Il marito di Milena Ravaglia, 49 anni, non riesce a darsi pace. Intorno allo stabile a due piani, ridotto a un tizzone nero, il nastro coi sigilli appesi
Rimini, 30 gennaio 2008- C'è odore di dolore, tra quelle macerie. Frammenti d’una vita. Di mamma. Uccisa dal fuoco. Davanti a un camino. "Ci stava preparando il pollo", sibilano i vicini, che dall’angusta stradina, via Montale, sbirciano oltre il nastro svolazzante coi sigilli appesi. Il casale a due piani è ridotto un tizzone nero. Coi vetri infranti.
Tracce di soccorso. Quelle che hanno seminato i pompieri. Tracce di volontà di salvare per i capelli Milena Ravaglia, 49 anni, che non ce l’ha fatta. E ha lasciato una famiglia nei singhiozzi disperati. Marino Cenci, suo marito, camicia a scacchi e dignità stampata in viso, piange sulla spalla di due vicine di casa. Guarda la sua casa, la 'loro' abitazione. Non si dà pace. Scuote la testa, allontana i taccuini. E’ il carrozziere della zona. A Rovereta è una stella polare nel suo campo. Andrea, 21 anni, suo figlio, lavora con lui.
Abitava col padre e la madre. Silvia, 29 anni, sua sorella, è sposata. E ha due bimbi, i nipotini di Milena. E’ lei che ospita il papà. In via Montale, c’è una sinistra processione d’auto. Gente che guarda, si domanda. A terra, sparsi a raggiera, restano i fossili d’una vita tra quelle mura: zoccoli bianchi, tazze annerite, arnesi da laboratorio. Chi ha soccorso, racconta d’un piatto di patate, lasciato ancora lì, accanto ai fornelli del cucinotto. E poi delle buste, quelle della posta, sparpagliate sul tavolo del salotto, con le foto della famiglia, dei ricordi, degli affetti.
Oscurati dal nero maledetto, quello che arriva dopo il rogo. Dopo che s’è spento tutto fuori, ma che tutto brucia dentro. "Milena — raccontano le amiche — era una coraggiosa. Da tempo soffriva d’una malattia seria. Ma s’era operata, non perdeva mai il sorriso, sapeva farcela, in ogni caso. Anche se, chiaro, negli ultimi tempi era più debole". Milena era una mamma a tempo pieno.
Teneva la casa alla perfezione, ma in passato aveva pure lavorato supportando il marito, Marino. Aveva aderito alla fede dei testimoni di Geova, ma regalava sorrisi alle amiche. Una racconta, con gli occhi rossi, segnati dall’angoscia: "Sabato, ci siamo viste per l’ultima volta. Si parlava del più e del meno. E per oggi avevamo un altro appuntamento. Le avevo detto: dai, Milena, ci vediamo martedì. E invece...".
In quelle passeggiate, su e giù per la stradina asfaltata, la vedevano tutti. "C’era la mamma orgogliosa dei due figlioli — piange una signora anziana, coi capelli tirati — e la donna che sapeva guardare in faccia alla vita senza abbattersi. Mai". Oltre la reticella verde, rosicchiata dalle fiamme, c’è un manichino di peluche. Di cane. Le zampe sono immobili. Rigide. Anche lui, un bastardino, è stato fulminato dal rogo maledetto. Attorno a quelle mura, c’è solo odore di dolore.
Fonte:
ilrestodelcarlino.quotidiano.net/rimini/2008/01/30/62062-morta_mentre_cucina...
Che il Signore la possa accogliere tra le Sue braccia e confortare la sua famiglia
Bruno
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