La mia vita in quattro parole...
Sono nata 33 anni fa da una giovane coppia fresca tdg ( si erano battezzati l’anno prima).
Sin da piccola dimostro una buona qualità oratoria, sono educata, una brava piccola tdg.
Ma nel crescere comincio a vivere con disagio la mia condizione di “ diversa”, mi sento inadeguata a scuola e con il tempo inizio a provare un senso di inferiorità, che mi accompagnerà per tanto tempo. Naturalmente a questi sentimenti si associa il senso di colpa ( un tdg ha sempre un qualche motivo per sentirsi in colpa); invece di essere orgogliosa di essere una tdg te ne vergogni!
Comunque gli anni passarono e giunse il termine della scuola dell’obbligo.
Esprimo il desiderio di proseguire negli studi.
Credo sia scontato dirvi cosa successe.
Una sera, al termine di uno studio di libro il conduttore, anziano, mi trattenne per parlarmi.Mi scoraggiò dal proseguire la scuola, “ perché bisogna impegnarsi nella predicazione e poi la scuola che brutto ambiente!” come se l’istruzione fosse un crimine e tutti coloro che vi accedono dei perduti.
Sfuma questo desiderio e si aggrava quel senso di inferiorità e inadeguatezza.
Comunque da brava proclamatrice cerco di impegnarmi nelle attività spirituali e come si incoraggiava all’epoca, mi battezzo all’età di 14 anni.
Comunque, qualcosa non andava, “ lo spirito di pioniere, la gioia nel servizio” possibile che io ne fossi insensibile, quando sulle pubblicazioni veniva presentato come condizione imprescindibile dall’essere tdg?
E giù con i sensi di colpa “ ecco sono poco spirituale, Geova non mi benedice” e bla bla.
Naturalmente vivevo in silenzio questo mio malessere.
Fino a che a 18/19 vivo una crisi esistenziale. Sentivo che stavo vivendo la vita di qualcun altro, non certo la mia. Mi guardavo allo specchio e non riconoscevo la ragazza riflessa. Non ne conoscevo il carattere, la personalità, i sogni i desideri. Già, dimenticavo che la figura riflessa era una tdg.
Ora il desiderio di proseguire gli studi era divenuto un bisogno psicologico sempre più insistente.
Così trovai una scuola serale statale quinquennale, che mi permettesse di conciliare gli orari del lavoro e senza indugiare comincia a frequentare.
Per fortuna che i miei genitori non fossero mai stati tanto zelanti e attivi nella congregazione, così, sebbene all’inizio non mi appoggiarono per lo meno non mi furono ostili.
Cominciai a nascere.
Per la prima volta nella mia vita, capii cosa volesse dire impegnarmi in un progetto, un idea, con tutto il proprio cuore, con tutta la propria mente, e con tutta la propria anima.
L’avevo letta tante volte questa scrittura eppure solo ora ne capivo la portata.
Piano piano cominciai ad allontanarmi dalla congregazione, e ciò nonostante i sensi di colpa che mi portavo dentro, per i miei genitori, ma ora mi sentivo viva.
Nel frattempo mi misi con un ragazzo “del mondo” e dopo un po’ venni segnata.
Gradualmente divenni inattiva ma sebbene questa scelta non fosse indolore era l’unica che potessi sentire giusta per me.
Dopo qualche anno lo stesso mio padre, su pressione degli anziani, dovette fare da delatore circa la mia condizione o meno di peccatrice ( che pena per loro che ebbi in quegli anni!)
Giunsi davanti al comitato giudiziario.
Non erano li per cacciarmi. Mi conoscevano e sapevano che tipo di persona fossi.
Così un candido pentimento, la ripresa delle attività spirituali e questo scivolone sarebbe stato presto dimenticato.
Fu allora che con il cuore in mano spiegai loro che l’unica cosa della quale mi pentivo era la dedicazione e il battesimo fatti da una bambina di 14 anni.
Dissi loro che il divenire cristiani è una scelta d’amore consapevole e non può essere motivata dalla paura di Armaghedon. Dio legge i cuori e a Lui non si può mentire.
Rimasero senza parole. Fui disassociata. Questo avveniva 10 anni fa.
Da allora condussi la mia vita secondo i principi morali che mi erano stati insegnati, ma applicandoli nel modo in cui ritenevo giusto per me.
Con i miei genitori non affrontammo mai l’argomento della mia disassociazione, fino a poco tempo
fa, quando, con stupore, appresi della loro decisione di uscire dall’organizzazione.
Ora sono veramente libera, leggera e non ho più il cuore oppresso. Mi presento a Dio con cuore pulito.
Oggi ho una figlia di 5 anni alla quale insegno i precetti morali che sono stati inculcati a me ma ricordandole che nella vita dovrà essere sempre lei a fare le scelte che più ritiene giuste per se e non perché lo dice una WTS di turno.
Scusate se mi sono dilungata ma era tanto tempo che volevo condividere questi pensieri tra amici.
A voi tutti un caloroso abbraccio.
Libera_74