10/06/2007 16:49 |
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Il Mattino di Padova di oggi.
Il figlio si sposa, vietato partecipare
L'articolo non è visualizzabie online.
Se qualcuno di quelle parti è in grado di postarne il contenuto...
Achille |
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14/06/2007 16:54 |
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Il Mattino di Padova DOMENICA 10 giugno 2007
La denuncia di una mamma
Il figlio si sposa, vietato partecipare
Imposizione alla donna “scomunicata” dai Testimoni di Geova
Abano. Da 25 anni ha aderito senza cedimenti al credo dei Testimoni di Geova, poi una brutta depressione l’ha portata a riprendere a fumare. Un “vizio” per niente tollerato dalla congregazione. Che nonostante la malattia, ha costretto A.D., 52 anni, disoccupata, alla pena della “disassociazione” e all’allontanamento forzato dalla comunità. Una doccia fredda che ha gettato la donna sull’orlo del baratro. Tanto da aver tentato più volte di “farla finita”. Il colpo peggiore l’ha avuto proprio alcuni giorni fa quando alla malcapitata é stato vietato di partecipare al matrimonio del figlio minore, che si celebrerà entro breve nel contesto della comunità. Un ennesimo “pugno alo stomaco” che ha convinto A.D. ad uscire allo scoperto e denunciare questa regola dai risvolti sociali pesanti, specie per chi é già in difficoltà. “Ho aderito ai Testimoni di Geova 25 anni fa dopo che a soli 23 anni sono rimasta vedova con un bimbo – racconta la donna – Così ho conosciuto anche il mio nuovo marito da cui nel 2003 mi sono separata per le continue violenze che dovevo subire. Da allora mi é venuta una brutta depressione e ho ricominciato a fumare. Ho spiegato che avevo gravi problemi di salute e che avevo bisogno di aiuto, ma non é servito a niente. Sono stata “disassociata” contro la mia volontà e mi sono ritrovata nella più completa solitudine. I miei amici non possono salutarmi, ma la cosa peggiore é che non potrò partecipare al matrimonio di mio figlio. Mi é concesso di andare solo alla cerimonia a patto di non essere salutata da nessuno, ma non di partecipare ai festeggiamenti e per me sarebbe troppo dura ora da sopportare”. La disassociazione prevede l’isolamento totale dai membri della congregazione. Che, nella maggior parte dei casi, sono anche gli amici di una vita, i parenti stretti e i figli. Il tutto passando per una sorta di “processo pubblico”. Prima l’escluso viene “segnato” dal pulpito della Sala del Regno (luoghi di culto di Geova). da quel momento in poi chiunque incontri per strada colui che viene considerato lo “scomunicato, ha l’obbligo di ignorarlo e togliergli il saluto. Guai a frequentarlo anche soltanto per bere un semplice caffè al bar: chi viene “beccato” rischia la stessa sorte. Idem se un figlio cerca di coprire il genitore. Se poi c’é di mezzo un matrimonio, apriti cielo. Non c’é parentela che tenga: ad un padre o una madre “disassociati” viene vietato infatti di partecipare al pranzo nuziale. O loro, o tutti gli altri invitati i quali, alla vista del “peccatore”, potrebbero abbandonare subito sposi e banchetto. Eppure di fronte ai “vizi” non si chiude un occhio neppure in caso di malattia. Perché tale é la depressione. “Continuo a credere alle Scritture, ma non in un’organizzazione che rifiuta persino l’aiuto alle persone che si trovano in difficoltà”, ha concluso sconsolata A.D.
(Irene Zaino)
LA REPLICA
Abano. “La comunità arriva alla disassociazione con molta difficoltà e solo dopo numerosi tentativi di aiutare la persona a pentirsi tornando a seguire le regole originarie del Credo. Per noi é un dolore e non lo facciamo certo a cuor leggero, ma questo avviene in base alla violazione di leggi bibliche. Cosa ben nota ai membri della congregazione”. Risponde così alla vicenda della donna “disassociata” il portavoce dei Testimoni di Geova, Mario Martella. Che tiene a precisare come “Queste siano parole un po’ esagerate pronunciate da una persona risentita. Siamo pronti a riaccoglierla in qualunque momento e a braccia aperte se accetta di fare un atto di umiltà. Non alle sue condizioni, ma a quelle dettate dalla parola di Dio. É una forma di coerenza – sostiene – perché la religione non é fatta a nostro uso e costume”. (i.z.)
VitaleLa giustizia di ogni luogo é l'ingiustizia di ogni luogo.
Martin Luther King |
14/06/2007 18:27 |
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Come al solito le lamentele degli ex vengono ritenute ingiustficate, espressioni di persone "risentite".
Separano le famiglie, ostracizzano i "peccatori", e poi hanno anche il coraggio di criticare chi si lamenta...
Achille |
14/06/2007 19:39 |
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Scritto da: Achille Lorenzi 14/06/2007 18.27
Come al solito le lamentele degli ex vengono ritenute ingiustficate, espressioni di persone "risentite".
Separano le famiglie, ostracizzano i "peccatori", e poi hanno anche il coraggio di criticare chi si lamenta...
Achille
La Wts ha un corpo "carnale" ... di spirituale non c'azzecca nulla.
Asserisce di essere "portavoce" di Geova ... che Dio, me ne scampi
Elargisce **amore** ... Dio me ne scampi
É per la vita ... Dio me ne scampi
.....
Lo Stato italiano intende riconoscerla in tutto e per tutto?
É una mina vagante contro la crescita individuale et familiare.
Sappiamo chi sono costoro per cui l'INFORMAZIONE é d'urgenza.
VitaleLa giustizia di ogni luogo é l'ingiustizia di ogni luogo.
Martin Luther King |
18/06/2007 20:57 |
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Ma quale forma di coerenza... solo quando fa loro comodo, come dimostrano tantissime esperienze in tal senso. Compresa la mia.
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