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galati 6:10

Ultimo Aggiornamento: 08/09/2006 19:07
08/09/2006 15:48
 
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Cosa intese dire secondo voi con queste parole Paolo?

Operiamo il bene verso tutti ma sopratutto verso in nostri compagni di fede?

Vuol dire questo che in caso di necessità DEVO pensare prima alla mia famiglia e poi agli altri?

Vuol forse dirci di salvare prima la nostra congregazione e poi tutti gli altri? Devo fare una sorta di preferenza in caso di calamità???

Una distinzione del genere non rientra in qualche forma di "razzismo" (mi si consenta il termine forte)?

Grazie
RC
08/09/2006 18:26
 
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Utente Master
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Ho trovato nel commentario biblico del sito www.laparola.net questo commento:

Il "far del bene" non va limitato al bene materiale, alla beneficenza, sebbene sia questo il concetto che predomina nel versetto. Cfr. 1Timoteo 6:18. Oggetto della beneficenza cristiana devono esser tutti gli uomini, poichè sono nostri simili, nostri prossimi. Cfr. la parabola del buon samaritano Luca 10. Principalmente però devono esserlo coloro che appartengono alla fede cioè che fanno parte della famiglia dei credenti nel Cristo. Parecchie versioni portano: «i domestici della fede» e infatti la parola usata (oikeioV) vale: 'quelli della casa' e si applica ai membri della famiglia e a tutte le persone di servizio appartenenti ad una gran casa Efesini 2:19; 1Timoteo 5:8. Ma è usata pure negli autori greci, a significare l'idea più generica di speciale appartenenza per es. ad una scienza (filosofia, geografia) o ad una credenza. Quest'ultimo senso è da alcuni preferito qui, perchè la "fede" non è mai raffigurata, come lo è la chiesa, quale casa abitata dai credenti. Il primo dovere dunque è quello di provvedere ai bisogni dei fratelli in fede, abbandonati dai loro antichi correligionari, spesso perseguitati, erranti lungi dal loro nido ed ai quali ci unisce un potente vincolo spirituale. Il fuoco, nota il Curci, riscalda maggiormente gli oggetti che gli stanno più vicino. È così che deve fare la, beneficenza cristiana, specialmente se i suoi mezzi sono limitati.

Ciao
Achille
08/09/2006 19:07
 
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Il commento reperito da Achille chiarisce in maniera efficace i termini della questione.
Quando si tratta di far del bene, difficilmente si hanno le risorse per fare tutto il bene di cui ci sarebbe bisogno, quindi è necessario operare delle scelte. Vanno pertanto favoriti i più bisognosi e coloro che si trovano in una posizione tale da permetterci di massimizzare, per così dire, i risultati. E’ ovvio che coloro che ci sono più vicini, in genere, sono anche coloro che più facilmente possiamo aiutare (anche perché abbiamo una migliore percezione dei loro bisogni) e che ci permettono di massimizzare la nostra capacità di far del bene al prossimo disponendo di risorse limitate. Questo, ovviamente, non ci autorizza a dimenticarci di coloro che sono più lontani da noi, ma che più di tutti sono bisognosi.
Bisogna tenere a mente che nel momento in cui l’Apostolo scriveva erano proprio i fratelli di fede di coloro a cui questi si rivolgeva coloro che, da una parte, erano più bisognosi (per l’ostilità della società circostante) e, dall’altra, erano anche coloro che, essendo più vicini, permettevano di massimizzare il rendimento delle risorse a disposizione.

[Modificato da Trianello 08/09/2006 19.26]


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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)

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