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[Suggerimenti] La Pazzia di Dio

Ultimo Aggiornamento: 21/11/2005 14:58
21/11/2005 14:58
 
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Di PELLEGRINI Andrea.
Profondo, a tratti difficile, per me.
Lo sto leggendo, suggeritomi dal "fratello che amo" (Fabio A.) e lo trovo molto bello, condivido molto di quello che scrive.

Lo consiglio tantissimo ai Testimoni di Geova lo considero un ulteriore testimonianza, prova, meditazione de la Grazia salvifica di Dio e del mezzo, pazzia per il mondo appunto, con cui l'ha provveduta e con cui si è manifestato il Salvatore.

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Dal libro, pag 8.

Se il mistero del male è grande, incomprensibile e porta diversi uomini ad accusare la divinità dello
squilibrio che causa, la realtà storica del Dio fatto uomo e la sua crocifissione è un mistero ancora più profondo,
più alto e senza confini. Più lo si approfondisce, più il nostro orizzonte si allarga e lascia scorgere la dimensione
senza limiti di questo amore, che è volontà di vivere accanto a noi.
L’Eterno è sceso tra gli uomini; questo vuol
dire che Egli è entrato nella prigione che l’umanità si è scavata su questo granello dell’universo e si è messo a
camminare nel deserto infuocato di questo mondo per venire a manifestare a tutte le creature dell’universo: «Ti
amo di un amore eterno» Geremia 31:3.
Non è venuto a occupare il nostro posto, ma è venuto a vivere con noi e accanto a noi, come uno di noi vive accanto all’altro. E affinché nessuno potesse dire che Egli era grandemente
fortunato perché era il Figlio del Padrone, non è nato in un palazzo sontuoso e non ha fatto una bella morte.
Lui che avrebbe potuto disporre di tutto è venuto tra noi da povero, non disponendo di nulla e bisognoso di tutto e
di tutti. Nato senza casa, è cresciuto sfamandosi con il lavoro delle sue mani e, dopo aver operato per il bene,
punito ingiustamente, sul monte del teschio ha detto: «Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno»
Luca 23:34.
Il Dio onnipotente subisce tutto questo per vincere il male, il nostro peccato, non con la sua forza
bensì con la sua debolezza, con la sua morte.
La croce del Golgota è la manifestazione più completa per far comprendere all’umanità che è veramente
amata da Lui. Se su quella croce non scorgiamo niente altro che un innocente o un martire o un eroe che muore
e non una persona della Divinità che è scesa tra di noi, vuol dire che viviamo ancora, come purtroppo la
maggioranza vive, nel disorientamento esistenziale e continuiamo ad andare alla ricerca del perché della vita,
perduti nel silenzio di Dio, essendo noi stessi un mistero per noi.
In Gesù, l’Eterno, il Creatore (Ebrei 1:2; Colossesi 1:15-17; Giovanni 1:1-3) è sceso tra le sue creature
«Il volto dell’inesplorabile Eterno, che nessun uomo ha visto né può vedere (1 Timoteo 6:16), in Gesù è reso
accessibile all’uomo e gli parla “a faccia a faccia, come un uomo parla col proprio amico”» Esodo 33:11.
La filosofia può portare l’uomo a pensare che Dio esiste; il dio-idea di Platone; la natura può presentare
all’uomo l’esistenza di un “creatore”; il dio primo motore di Aristotele, ma in tutte queste tesi il concetto che si
può ricavare è sì quello di un dio potente, ma che rimane purtroppo silenzioso, impersonale, sperduto egli stesso
nel suo universo. Ciò di cui l’umanità ha bisogno è il Dio di Abrahamo, di Isacco e di Giacobbe che esce
dall’eternità e scende sulla nostra terra ed entra nel tempo. In Cristo Gesù l’umanità incontra l’Eterno sul terreno
della propria storia così difficile, contraddittoria e così poco spiegabile. E in questo suo venire tra gli uomini
come loro simile, l’umanità può scoprire l’amore stesso del Padre, vedere il Padre (Giovanni 14:9,10) e capire
che l’Eterno vuole servire gli esseri creati e non essere da loro servito (Matteo 20:28). Il Signore dell’universo
dimostra questo non facendo inginocchiare gli uomini davanti a sé, ma inginocchiandosi Lui davanti a loro per
lavare e asciugare i loro piedi dopo una giornata di cammino sulle strade sporche di Gerusalemme (Giovanni
13:5).
E nella camera alta, dove i discepoli sono attorno a Gesù, l’umanità può abbandonare le concezioni che si
è fatta su Dio e scoprire che l’Eterno è Padre.
La personalità di Cristo Gesù impone all’uomo razionale una scelta tra due posizioni opposte:

- ridere di Lui che, uomo, pretende di essere l’Eterno;
- inginocchiarsi davanti a Lui e adorarlo (Giovanni 20:28).3

Nota in calce alla pagina
3 Vogliamo riportare una pagina di DOUGLASS Klaus, Gioia di credere, ed. Claudiana, Torino 1999, pp.102,103: «A Gesù non
interessava che noi credessimo come lui, interessava che credessimo in lui. A lui dobbiamo andare, quando siamo affaticati e oppressi
(Matteo 11:28). Le nostre testimonianze, le nostre azioni, la nostra vita intera devono essere centrate su di lui: “Chi mi riconoscerà davanti
agli uomini, anch’io riconoscerò lui davanti al Padre mio che è nei cieli” (Matteo 10:32). “Chiunque riceve uno di questi bambini nel nome
mio, riceve me” (Marco 9:37; confr. Matteo 25:40,45). “Chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà” (Matteo 10:39).
Tale esigenza si accompagna a un’opinione estremamente critica che egli ha dei suoi contemporanei: “Voi siete figli del diavolo”
(Giovanni 8:44). “Peccatori”: ecco cosa sono gli altri esseri umani per Gesù; egli però non si ricomprende sotto tali affermazioni: “Chi di voi
mi convince di peccato?”; “Io sono proceduto e vengo da Dio” (Giovanni 8:46,42).
Ecco il problema: da una parte troviamo un’alta considerazione di Gesù ampiamente diffusa, dall’altra troviamo in Gesù una
tendenza ad avere delle pretese che confinano con la megalomania. Qui non c’è assolutamente nessun collegamento tra il cristianesimo e le
altre religioni, e non vi sono neppure paralleli. C.S. Lewis scrive: “Se foste andati dal Buddha e gli aveste chiesto : ‘Sei tu il figlio di
Brahma’?, egli avrebbe risposto: ‘Figlio mio, tu vivi ancora nelle valle dell’illusione’. Se foste andati da Socrate e gli aveste chiesto: ‘Sei tu
Zeus?’, egli avrebbe a sua volta domandato: ‘Che cosa intendi per Zeus?’. Se foste andati da Maometto e gli aveste chiesto: ‘Sei tu Allah?’,
egli si sarebbe come prima cosa stracciato le vesti e poi vi avrebbe tagliato la testa. Se aveste domandato a Confucio: ‘Sei tu il cielo?’,
probabilmente egli avrebbe risposto: ‘Osservazioni che non sono in armonia con la natura sono di cattivo gusto’ Gott auf der Anklagebank, p.
95”.
Nessuno dei grandi maestri di morale di questo mondo si è, anche solo lontanamente, attribuito qualcosa di simile a ciò che Gesù ha
detto di se stesso. Siamo piuttosto abituati a sentire parole del genere dalla bocca di despoti come Ceaucescu o Adi Amin. Veramente solo un
invasato o un impostore possono esprimersi così; a meno che non si tratti davvero di una persona che è effettivamente qualcosa di diverso
dagli altri esseri umani, in quanto la sua esistenza può essere spiegata effettivamente solo a partire da Dio, e non partendo dalla realtà umana.
Se noi prendiamo sul serio le parole di Gesù, ci troviamo davanti a una sconvolgente alternativa: o Gesù era un invasato o un impostore,
oppure, come egli afferma di se stesso, era un “Dio disceso in terra”.
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