00 01/12/2008 19:24
Non ho capito esattamente il tema dell'articolo. Prima si parla di un dichiarazione per depenalizzare l'omosessualità, cosa contro cui la Chiesa non avrebbe nulla da obiettare, mentre nelle parole del vescovo c'è scritto che questa dichiarazione renderebbe "discriminatorio" non celebrare matrimoni gay. Ergo un argomento molto diverso: bisognerebbe leggere bene questa dichiarazione e capire esattamente cosa vuole. Se vuole solo la depenalizzazione dell'omosessualità, ovviamente è da sostenere. Quanto ai matrimoni gay, la posizione della Chiesa è che l'impossibilità di un matrimonio gay non abbia nulla a che fare con la religione, bensì con l'incompatibilità stessa del concetto di matrimonio con l'omosessualità. "Matrimonio gay" è un'espressione sensata quanto "cerchio quadrato": il soggetto e il predicato si contraddicono nell'arco di due parole. Perché? Perché come dice la parola stessa, cioè "matrimonio" (dal lat. mater), il matrimonio è quell'istituzione in cui si manda avanti la società. Esiste ed è stato creato per questo. Se lo Stato dà dei vantaggi alle coppie sposate non è certo perché si amino, anzi l'amore tra i due coniugi è del tutto irrilevante per lo Stato. Se la società dà delle agevolazioni a questa forma di convivenza è perché questa coppia, a differenza di quella gay, dà qualcosa alla società, cioè la fa continuare, facendo figli. E' il motivo per cui un matrimonio in cui si sceglie di non avere figli è deficitario.
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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)