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Il verbo greco proskynèo corrisponde all’ebraico hishtachawàh in quanto rende l’idea sia di fare un atto di omaggio ad altre creature che di adorare Dio o una divinità. Il modo di esprimere tale omaggio forse non è così evidente in proskynèo come in hishtachawàh, che rende chiaramente l’idea di prostrarsi o inchinarsi. Secondo i lessicografi proskynèo deriva dal verbo kynèo, “baciare”. L’uso del termine nelle Scritture Greche Cristiane (come pure nella Settanta, versione greca delle Scritture Ebraiche) indica che la persona di cui è descritta l’azione in effetti si prostra o si inchina. — Mt 2:11; 18:26; 28:9.

Come per il termine ebraico così per proskynèo bisogna tener conto del contesto per determinare se esso si riferisce unicamente a un atto di profondo rispetto o a un atto di adorazione. Quando è rivolto direttamente a Dio (Gv 4:20-24; 1Co 14:25; Ri 4:10) o a falsi dèi e idoli (At 7:43; Ri 9:20), è evidente che l’omaggio va oltre l’atto consentito o compiuto abitualmente nei confronti di altri uomini e rientra nel campo dell’adorazione. Quando non è precisato a chi sia rivolto, è sottinteso che è rivolto a Dio. (Gv 12:20; At 8:27; 24:11; Eb 11:21; Ri 11:1) Viceversa l’azione di quelli della “sinagoga di Satana” costretti a “venire a rendere omaggio” ai piedi dei cristiani non è certo un atto di adorazione. — Ri 3:9.