00 07/09/2007 20:44
Curiosità
Sto cercando di capire come fanno i cattolici a tenere insieme questi concetti.


chi fa il male fallisce esistenzialmente, non vive in comunione con Dio, e dunque s’è auto-escluso dal paradiso, che è comunione con Dio, senza che Dio debba fare alcunché, perché è l’uomo che si sceglie da solo l’inferno




quasi una forma di rispetto per il libero arbitrio di chi ha scelto il non-teismo. Dio non può associare a sé chi non lo vuole, e il paradiso è per l’appunto la comunione con Lui.



L’inferno per essere cosiderato tale comporta sofferenza,la sofferenza che deriva dal non essere in comunione con Dio.
Se come avete detto le anime hanno coscienza di se stesse e hanno ancora il libero arbitrio,perché mai continuano a scegliere la sofferenza ?
E’ impensabile che le anime dannate non soffrano di questa privazione,perché altrimenti sarebbe inopportuno parlare di inferno.Se stessero bene alienate Dio non starebbero all’inferno perché non lo percepirebbero come tale.
Se non è Dio ad imprigionarle in quello stato perché esse pur soffrendo non possono e non vogliono "uscire" da questa condizione ?

Come si può quindi affermare :


I beati sanno che i dannati non hanno altro che ciò che desiderano, proprio come loro, e sanno che non è possibile imporre loro di desiderare altro (per via di quella cosetta che si chiama libero arbitrio), quindi sono necessariamente in pace con sé stessi su questo punto e beati in quanto partecipi dell'impertubabilità della vita trinitaria.



Se i dannati stanno bene dove stanno l'inferno non esiste.

Ciao
Bruno


[Modificato da giainuso 07/09/2007 20:47]