00 20/10/2006 20:08
I TdG ritengono che i Puffi siano in qualche modo legati al mondo dell'occultismo e che quindi non siano personaggi adatti ai giochi o allo svago dei bambini.
Il racconto a cui ti riferisci costituisce un significativo esempio dello spirito "paranoico" che caratterizza molti TdG.
La coautrice del libro (Patrizia Santovecchi) ha conosciuto personalmente la protagonista di questa storia:

«Avevo otto anni e andavo pazza per i "Puffi". I miei me li lasciavano guardare in televisione e io viaggiavo serena dietro alle strampalate avventure. Finché un giorno non successe qualcosa che alla piccola Sara tolse anche loro. Eravamo nella Sala del Regno, aspettando che iniziasse l'adunanza, quando Sara notò un gruppo di adulti che bisbigliavano fra loro con aria preoccupata. Si era appena appresa una no tizia sconcertante. Durante un'adunanza in una città del Nord Italia, a un bambino era stato consentito di portarsi dietro un puffo di peluche.
A un tratto, nel bel mezzo del sermone, il pupazzo aveva preso vita, si era alzato, aveva iniziato a camminare verso l'uscita e se n'era andato, scomparendo.
Il puffo era certamente indemoniato, orribile opera di Satana. Il divieto fu immediato. Da allora in poi ai nostri genitori fu se veramente vietato farci vedere i cartoni dei Puffi. Ricordo la piccola Sara, in silenzio, in preda al terrore. Quella sera in auto, dopo l'adunanza, non crollò addormentata sul sedile di dietro, come al solito. Era troppo agitata. Il suo Gargamella e il micio Birba erano potenze del male. E la sua sigla adorata "Noi puffi siam così...", che canticchiava sottovoce quando nessuno la sentiva, era censurata. Fu uno ohoc. Appena a casa, si precipitò nella sua cameretta, prese tutta la raccolta di puffi di gomma che teneva sullo scaffale e li gettò dalla finestra. Puffetta, Puffo vanitoso, Quattr'occhi e soprattutto lui, il fattucchiere più potente, il Grande Puffo che conosceva anche le più segrete e pericolose pratiche di magia: tutti giù, lontani da lei.
Per molto tempo non ci fu più pace neanche durante la trasmissione "Bim bum bam". I genitori, allertati e impauriti, controllavano che in quelle immagini non si nascondesse troppa magia. Sara dovette lottare per poter guardare "Creamy", e non parliamo di "Emy magica Emy". Quante volte ha maledetto chi aveva avuto la brillante idea di titolare il cartone proprio in quel modo, con quella parola che automaticamente glielo faceva diventare proibito».

Tratto da "Figli di un dio tiranno", p. 49 ("Anche Dio va in vacanza"), ed, Avverbi, 2002.

Ciao
Achille

[Modificato da Achille Lorenzi 20/10/2006 20.26]