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Riguardo alla formazione della LXX credo che siano di un certo interesse le notizie storiche riportate da S.Agostino ne “La città di Dio”.
Agostino riporta che uno dei Tolomei, discendenti di Alessandro il Grande, che allora governavano in Egitto, e precisamente Filadelfo, chiese ad Eleazaro, pontefice in quel tempo, che gli fossero dati i libri della Scrittura perché aveva udito che erano di origine divina e aveva desiderato di averli nella biblioteca che aveva reso molto celebre. ( Eusebio, Chronic.: PL 27, 407; Flavio Giuseppe, Ant. iud. 12, 2, 4ss).
Poiché Eleazaro glieli fece avere in ebraico, lingua che Filadelfo non conosceva bene e che anche gli ebrei d’Egitto ormai non conoscevano più, Filadelfo chiese anche i traduttori e furono incaricati 72 saggi, sei per ogni tribù, perché la traducessero nella lingua greca e, sebbene ognuno di loro avesse eseguito il proprio lavoro in perfetta autonomia (perché così Tolomeo Filadelfo voleva mettere alla prova la loro reale capacità), non discordarono fra di loro “nel significato e nella forma grammaticale delle parole e neanche nella struttura della proposizione. Sembrava che fosse un solo traduttore.”. Agostino ipotizza, da questa stupefacente omogeneità, che i settanta operarono sotto ispirazione divina.
Ecco alcuni passaggi ulteriori di S.Agostino:
“Vi sono stati altri intenditori che hanno tradotto i libri della sacra Scrittura dall'ebraico al greco, come Aquila, Simmaco, Teodozione; v'è anche una versione, il cui autore è ignoto e perciò a causa della sua anonimia è chiamata la quinta versione. Tuttavia la Chiesa ha accettato quella dei Settanta, come se fosse l'unica e la usano i popoli cristiani di lingua greca, la maggior parte dei quali non sa se ve ne sia un'altra qualsiasi. Della traduzione dei Settanta si ha anche la traduzione in latino, che usano le Chiese di lingua latina, sebbene ai nostri giorni sia vissuto il prete Girolamo, uomo assai colto e conoscitore delle tre lingue, il quale ha tradotto i libri della Bibbia in latino, non dal greco ma dall'ebraico. Ma sebbene i Giudei ritengano valida la sua opera erudita e sostengano che i Settanta hanno parecchi errori, tuttavia le Chiese di Cristo giudicano che nessuno si deve preferire all'autorevolezza di tanti uomini, scelti da Eleazaro, pontefice in quel tempo, a un'opera così grande. Infatti anche se in essi non si fosse manifestata un'unica ispirazione, certamente divina, ma avessero confrontato reciprocamente, secondo l'uso comune, le parole delle particolari traduzioni, in modo che fosse confermato il testo che era accettato da tutti, non doveva essere preferito a loro uno che aveva tradotto da solo. Dato che in loro apparve un segno così manifesto dell'intervento divino, è fedele quel traduttore dei libri della sacra Scrittura dall'ebraico a qualsiasi altra lingua che conviene con i Settanta, o se non conviene, si deve avvertire in quel passo un profondo significato profetico. Lo Spirito, che agiva nei Profeti quando hanno parlato, agiva anche nei Settanta quando hanno tradotto. È possibile che lo Spirito, con autorità divina, abbia suggerito un altro significato nella versione come se il Profeta avesse inteso l'uno e l'altro, poiché era il medesimo Spirito a parlare in ambedue i sensi, o meglio il medesimo significato diversamente cosicché, se non le medesime parole, almeno ai buoni intenditori apparisse il medesimo significato.”
Sandro

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Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia (Matteo 5,11)