00 15/01/2005 16:05
Berescitte
Ho visto che hai inserito in questa discussione un paio di miei interventi.
Mi riprometto in futuro di partecipare con altri commenti più mirati, sull’argomento da te proposto.

Per ora mi limito a proporre una poesia di Giuseppe Giusti, (Pistoia 1809-Firenze1850).
Quando la lessi, nel periodo scolastico, mi diede da pensare.
Cestinai quelle riflessioni, come tutte le altre che mi creavano dubbi.

I PIU’ TIRANO I MENO

Che i più tirano i meno è verità,
posto che sia nei più senno e virtù;
ma i meno caro mio, tirano i più,
se i più trattiene inerzia o asinità.

Quando un intero popolo di dà
sostegno di parole e nulla più,
non impedisce che ti butti giù
di pochi impronti la temerità.

Fingi che quattro mi bastonin qui,
e lì ci sien dugento a dire: Ohibò!
Senza scrollarsi o muoversi di lì;

e poi sappimi dir come starò
con quattro indiavolati a far di sì,
con dugento citrulli a dir di no.

La poesia continua con altre quattro strofe di uguale metrica, ma mi limito a trascrivere solo queste perché a mio avviso contengono più di qualche spunto per dare un contributo alla tua ricerca.
Nel caso tu stessi cercando commenti più approfonditi, cestina tranquillamente questo post.
Non penso che il Giusti ne avrà a male.

Ciao
Maurizio