00 06/09/2009 13:39
Tutta questa discussione mi ha fatto venire in mente una persona che conosco ed una serie di domande che mi sono sempre posto. La persona è un ragazzo che una volta era molto amico di un mio amico. Era stato disassociato per condotta immorale (ne aveva fatte di tutti i colori) e letteralmente torturato da sua madre (alla faccia dell'amore), che non smetteva mai di mortificarlo, di riferire qualsiasi cosa facesse agli anziani che puntualmente lo rimproveravano, anche da disassocianto, e di fargli e fargli fare pressioni in tutti i modi. Una tortura psicologica in piena regola. Lui era (e probabilmente lo è ancora) senza amici, tranne quell'unico amico in comune, e sua madre è praticamente tutta la sua famiglia. Alla fine ha ceduto ed ha iniziato a fare "la corte" agli anziani per essere riassociato. Per qualche mese allontanò anche quell'amico dicendogli esplicitamente che dovevano temporaneamente allontanarsi per permettergli la riassociazione. Quando fu riassociato iniziò, dapprima clandestinamente (manco fossero amanti) a frequentarsi con quest'amico, poi, quando fu scoperto, inventò che stavano facendo uno studio. La cosa curiosa è che lui non ha mai parlato di religione con il mio amico e quando questo mio amico cercava di parlarne, lui cambiava discorso e gli chiedeva di non parlarne (bello studio). Dopo poco tempo mi capitò di avere l'occasione di parlargli. Inizialmente mostrò spavalderia, ma dopo qualche minuto che parlavamo si ammutolì e cambiò faccia. Quasi piangeva. Alla fine lo invitai a rinunciare a quella setta. La sua risposta fu "non posso... ti prego, non parliamone più", si alzò e tornò a casa lasciando anche il nostro amico comune, mentre si erano dati appuntamento per uscire. Il giorno dopo chiese all'amico di non parlare dell'accaduto e di non portarlo più a parlare con me. Un paio di volte mi è capitato di vederlo in coppia con qualcuno che era venuto a casa, ma per tutto il tempo restava in silenzio con la faccia da cane bastonato. Ormai è qualche anno che perfino il nostro amico comune lo ha allontanato, ma neanche i giovani della sua congregazione lo avvicinano. E' terrorizzato, solo e disperato, ma non può ribellarsi. Credo che molti predicatori TdG si trovino in una situazione simile e mantengano una certa forma pur di non subirne conseguenze.

La mia domanda è, comunque, per quale ragione un servo di Dio dovrebbe fare rapporto a degli uomini? Io non dico a nessuno quello che faccio perché Dio lo sa e Gesù stesso ci ha insegnato a fare così. Ciò che faccio, infatti, lo faccio con cuore, come potrebbe Dio benedire un'opera non voluta (cioè fatta controvoglia) come quella che fanno la maggiorparte di loro? Credono forse che Dio abbia bisogno dei rapporti per sapere cosa fanno? Dio è onniscente, come mai loro credono di poterlo ingannare dichiarando di aver fatto qualcosa? Credono che Dio non sia capace di guardarli? [SM=x570872] sinceramente non l'ho mai capito (e probabilmente è questa la ragione per cui tutti quelli a cui l'ho chiesto non mi sanno dire se risorgeranno, se hanno compiaciuto Geova e se resteranno fedeli dopo la risurrezione... loro dicono che solo attraverso di loro c'è salvezza, ma loro stessi non credono di essere salvati [SM=x570876] )

Saluti
Fausto
«Se perseverate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». [...] «Ora lo schiavo non dimora per sempre nella casa: il figlio vi dimora per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete veramente liberi».