00 22/08/2009 19:23

Ma se il cieco in questione lo è dalla nascita, come può l'apostolo supporre che stia scontando un suo peccato?



La domanda viene posta dai discepoli a Cristo con quella che era probabilmente una formula consueta, frutto di un'idea molto diffusa. Le fonti storiche ci dicono che il concetto di reincarnazione filtrò nella cultura ebraica solo in tempi molto tardi (mentre sappiamo per certo che l'idea che il male fisico fosse sempre il frutto di un peccato commesso era assai diffusa ai tempi di Gesù). Del resto, se la prima parte della domanda si potrebbe forse (e dico “forse”) prestare ad un'interpretazione reincarnazionista è la seconda parte ad escludere questa interpretazione in modo, credo, abbastanza netto: la metafisica soggiacente alla dottrina reincarnazionista, infatti, vuole che ognuno sconti in questa vita i peccati delle proprie precedenti esistenze, che cosa c'entrerebbero allora i peccati dei genitori?
Quello che conta, comunque, è che la risposta di Gesù taglia le gambe sia alla credenza popolare giudaica secondo cui il male fisico è necessariamente la conseguenza di un peccato proprio o di un peccato dei propri progenitori sia ad un'eventuale interpretazione “karmica” del dolore come conseguenza di quanto fatto nelle vite precedenti. Non possiamo comunque escludere che la domanda sia stata così formulata dall'evangelista al fine di evidenziare l'incompatibilità tra l'insegnamento del Cristo ed eventuali dottrine gnosticheggianti che all'epoca in cui egli scriveva forse si stavano diffondendo nella comunità cristiana.

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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)